Macroeconomia Trend Mercati 2016 (1 Viewer)

Con il numero di Dicembre non abbiamo voluto troppo appesantire la sezione di commento alla situazione di mercato con un eccesso di grafici, ma ora svolgeremo qualche approfondimento ed evoluzione dell’outlook aiutandoci anche con il supporto grafico.
In particolare sosteniamo nell’outlook la cattiva performance complessiva dei mercati che poi si può verificare nel difficile andamento di molti dei fondi comuni nei portafogli dei clienti.
La forte enfasi di questo ultimi mesi nei cosi detti fondi flessibili non ha certo aiutato la performance dei portafogli alle prese con le difficoltà oggettive di numerose asset class.
Recentemente un paper di David Bianco ha messo in fila la performance delle varie asset class in un portafoglio focalizzato sul dollaro ed i risultati non sono stati brillanti.
Il risultato è che per un investitore medio in fondi comuni orientati al mercato americano la performance non è stata particolarmente brillante.
Naturalmente questo risultato non tiene conto dei dividendi e dei flussi cedolari ma se si tengono presenti le commissioni di gestioni dei fondi e il dato è abbastanza reale.
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Per un investitore dell’area euro le cose sono andate meglio sia perché la forza del dollaro ha in parte compensato la debolezza degli asset in quella valuta sia perché i mercati azionari ed obbligazionari europei hanno fatto meglio di quelli USA anche se soprattutto nei primi mesi dell’anno mentre molti investitori sono entrati sui fondi multi asset solo in fase successiva.
Stesso discorso per gli investitori giapponesi.
C’è poi da dire che come indicato nella sezione Controcorrente di Trendmercati, nonostante i prezzi non abbiano avuto un elevata escursione da inizio a fine 2015, nel corso dell’anno abbiamo assistito a movimenti violenti e rapidi di correzioni e rotazione tra asset class che hanno di volta in volta cambiato all’interno delle singole asset class i titoli forti e deboli del mercato.
Naturalmente come dicevamo prima ci sono delle eccezioni ma non sono quelle che possono fare davvero la differenza di un portafoglio come ad esempio alcune big cap tecnologiche USA.
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Ma anche le performance degli ETF non sono andate meglio:
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In questo contesto difficile, con una crescita economica attualmente anemica, con delle valutazioni fondamentali interessanti sugli emergenti ed alcuni mercati europei (inclusa Italia) ma con le storture create dalle banche centrali che rendono difficile al mercato prezzare il rischio attuale, il 2016 diventa un anno difficile da prezzare e giudicare.
In particolare gli operatori diventano positivi sui mercati azionari più per costrizione che per convinzione e quindi qualunque evento anche minore che faccia deteriorare la percezione del rischio causa degli improvvisi movimenti correttivi dei trend in atto così come il ritorno della protezione della banca Centrale di turno porta a movimenti altrettanto violenti ma contrari al movimento precedente creando quella crisi di percezione degli operatori.
Questa situazione a nostro avviso è la vera ragione per cui la FED ha preferito comunque alzare i tassi, nonostante una situazione economica non certo brillante, nella speranza che il mercato riesca a riprendere un metodo fondamentale di valutazione del rischio che non contempli la necessità di una fiducia perenne nelle capacità taumaturgiche della banca centrale.
 
Appendice all’outlook 2016


L’outlook 2016 è stato realizzato da me e Cesare tra il 29 ed il 30/12/2015.
Esiste una versione fantasma rimasta nella mia tastiera che vi propongo oggi, dopo una serie di giornate negative in cui elencavo i potenziali rischi del mercato, rischi che tra l’altro avevamo già evidenziato in una conferenza realizzata a metà dicembre.
Questa parte risulta ancora nell’outlook:
“Non possiamo non evidenziare che ci sono altri rischi da non sottovalutare sui mercati, dalle elezioni USA, ai rischi geopolitici, dalla brexit ad una crisi finanziaria cinese.”
Subito sotto c’è il pezzo che ho tagliato per non rendere troppo pesante la lettura e che oggi metto in rete in quanto ancora più attuale:
Su queste pagine abbiamo già scritto diverse volte su questi temi che adesso andiamo ad analizzare sinteticamente.
1)Elezioni USA La polarizzazione dell’economia e le difficoltà oggettiva degli establishment politici a governare non è un problema soltanto europeo. Anche negli USA questo fenomeno sta creando una serie di candidati outsider che sembrano disporre di un largo consenso complessivo.
Questo capita soprattutto a destra dove però la destra populista e la destra parlamentare non riescono a trovare la sintesi politica comune così come capitava fino a qualche anno fa in Europa alla sinistra.
Vi è quindi la chiara possibilità che le divisioni dell’ala repubblicana portino poi alla vittoria dei democratici e quindi a confermare una visione di politica estera magari un po più interventista di quella di Obama ma comunque a segnare il lento declino americano in veste di superpotenza.
E’ sulla politica estera USA che si gioca buona parte del futuro degli equilibri di mercato attuale e quelli dovremo monitorare.
2)Rischi geopolitici Come già detto in altre occasioni siamo da diverso tempo concentrati tutti sulle tensioni medio orientali, tensioni che hanno coinvolto non solo le potenze regionali che vogliono avere un controllo dell’area sfruttando il pretesto religioso, ma anche delle potenze globali come la Russia e l’Unione Europea che vogliono penetrare in un area dove l’influenza americana sta scemando.
Questo perché alcune di queste tensioni (ma molto minoritarie) hanno avuto epicentro anche nel cuore dell’Europa e degli USA innalzando l’attenzione dei media sulla complessa questione dell’area.
Siamo tutti consapevoli che l’elevato livello di interessi, sia energetici, che geografici, dell’area può portare ad un incremento della tensione anche se riteniamo che questo status quo fa comodo a molti.
La debolezza dei paesi esportatori di petrolio faceva comodo ai produttori shale e sand USA e canadesi così come agli sceicchi sunniti del golfo persico, che però hanno ecceduto nella repressione verso gli sciiti portando ad un lento ma inesorabile aggressività delle minoranze sciite che hanno trovato la sponda militare russa a propria difesa. In questo si innesta il desiderio ottomano di rinverdire la potenza del passato grazie all’appoggio della Nato ed a spese della minoranza curda.
Groviglio di difficile risoluzione ma che serve molto ora ad indebolire un paese ora l’altro ed ad esaurire almeno in parte le riserve di bilancio di molte delle potenze petrolifere dell’area.
Ma se questa situazione è da monitorare a nostro avviso un potente centro di instabilità politica è il cosi detto Mar Cinese, che essendo oramai al centro dei traffici internazionali, molto più che Suez o altree aree, diventa area di interesse geopolitico ed economico senza precedenti.
Triliardi di merci e petrolio transitano ogni anno su quelle rotte e gli interessi globali e locali si stanno confrontando nel controllo di quell’ampio fazzoletto di mare dove ogni paese rivendica il controllo.
A nostro avviso è da quell’area che potrebbero svilupparsi situazione di tensioni globali senza precedenti.
3)Brexit nel 2016 sarà un tema ampiamente dibattutto visto l’avvicinarsi del referendum e certo la posizione di Cameron sarà chiave per sapere quello che succederà.
A nostro avviso la brexit sarà scongiurata nonostante tutto, ci sono le condizioni per cui sia all’Europa che al Regno Unito convenga non scioglier l’antico vincolo anche se è possibile che dopo l’accordo l’Europa sarà diversa da quella che vediamo oggi o forse almeno lo speriamo.
4)Crisi Cinese Diversi anni fa avevo previsto che la crisi europea si sarebbe poi trasformata in una crisi emergente e cosi’ è stato. La natura però al momento è diversa dall’ipotesi in quanto ha colpito in maniera maggiore alcuni paesi a scapito di altri.
Tra quelli che hanno sopportato meglio la fase di rallentamento emergente fino ad oggi ci sono stati i paesi asiatici e la Cina, cioè una delle principali cause del rallentamento che però al momento, ed a costo di una espansione del debito senza precedenti, sta traghettando la trasformazione della propria economia, perdendo PIL ma evitando crisi sistemiche.
Il controllo alla circolazione dei capitali e la forte repressione ai comportamenti più acuti del liberismo al momento ha pianificato un atterraggio morbido ma è evidente che la leva del debito prima o poi porta a delle conseguenze di aggiustamento e di riparazione che non si potranno evitare nonostante la dominanza di quell’economia.
Riteniamo che il livello del debito cinese sia oramai a livelli insostenibili e non permetta una espansione economica sana per cui riteniamo che nel giro di qualche tempo l’economia cinese tornerà sotto i riflettori e non per motivi confortanti.
Come vedete abbiamo evidenziato alcuni problemi e tra questi c’è il problema cinese che tanto è entrato sulle prime pagine dei giornali.
I movimenti di questi ultimi giorni sembrano confermare ed accelerare questo scenario.
Al momento pensiamo che non ci siano le condizioni per una crisi Cinese ma è necessaria la stabilizzazione dei mercati.
 
Trick or treat?


https://trendmercati.wordpress.com/2016/01/10/trick-or-treat/

La prima settimana borsistica dell’anno è passata agli annali come il peggiore degli inizi borsistici di ogni tempo.
Gli statistici si sono sbizzarriti a mostrarci le statistiche che seguono le peggiori partenze degli anni passati. In realtà i risultati mostrano una media complessiva non particolarmente brillante ma una media ottenuta da una dispersione tale di dati e su un numero limitato di campione che diventa difficile fare vera statistica su questi dati:
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Dall’altra parte chi va a verificare la similitudini di mercato ha cominciato ad intravedere in questa fase similitudini con il movimento del mercato nel periodo del 2008.
Anche in questo caso c’è l’evidenza che una correzione tende ad assomigliare approssimativamente a tutte le correzioni che si succedono ma nonostante le similitudini, durata, rally improvvisi, imprevisti capovolgimenti avvengono con una certa casualità difficile da verificare.
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Siamo già entrati in un bear market ciclico a seguito della restrizione monetaria messa in atto dalla FED e che dura oramai da diverso tempo, prima attraverso la fine degli acquisti del QE, poi con il rafforzamento del dollaro ed infine con il rialzo dei tassi?
Come detto nell’outlook 2016 questo è possibile e potrebbe avvenire prima di quanto ci si immagini appunto perché la restrizione monetaria USA sta già manifestando i suoi effetti ma prima di dichiarare cominciato il bear market abbiamo bisogno di una serie di conferme che sono già in atto (e da qua è derivato il nostro scenario negativo) ma che non hanno ancora definito compiutamente lo scenario negativo.
In effetti l’ampia divergenza monetaria delle varie macroaree in cui si può dividere l’andamento economico globale, soprattutto in una fase di cambiamenti epocali come quelli che attraversiamo non possono essere escluse nell’analisi che viene realizzata.
Certo che la sola BCE a supportare la liquidità mondiale non sembra sufficiente ed a malapena riesce a supportare gli asset del credito dell’area anestetizzando le tensioni sui debiti sovrani.
La vera cartina di tornasole dell’attuale andamento sono sicuramente le politiche monetarie cinesi ed i suoi effetti sul cambio e sull’economia reale. Il mercato sull’andamento è molto scettico sia perché non stima reali i dati prodotti dalla Cina sia perché nel valutare la situazione economica cinese sembra di rivedere i giudizi dell’area euro di qualche anno fa, cioè molto severi al di la dei demeriti propri.
In ogni caso come abbiamo detto nel commento dell’altro giorno i timori dei mercati sono legati alla correlazione tra debolezza del cambio cinese e la vendita delle riserve che significano una forte fuoriuscita di capitali dalla Cina.
Se però non ci facciamo influenzare dalle reazioni momentanee del mercato è evidente che dobbiamo considerare l’effetto del dollaro in questa situazione che effettivamente si sta rafforzando contro più o meno molte della valute in circolazione a causa della politica monetaria intrapresa.
Se infatti guardiamo l’andamento dello Yuan e lo confrontiamo con l’andamento del paniere di valute costituito dalla CEFTS per la Banca Centrale Cinese e considerato dalla stessa un punto di riferimento più importante di quanto non lo possa essere il cross dello Yuan contro dollaro si nota una stabilità del cross differente.
E’ evidente che in questo caso il paniere ha oscillato nell’ultimo anno tra i 100 ed i 105 ed è nei momenti di debolezza di questo indice (quando va verso i 100) che la banca centrale è intervenuta pesantemente per stabilizzare il cambio come si può notare dai due grafici che seguono.
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Riteniamo quindi che a breve ci possa essere una stabilizzazione della valuta cinese e quindi di tutti i trend collegati.
D’altronde vediamo che i dati cinesi, nonostante una certa difficoltà mostrino dei chiari segnali di ripresa che non si sono ancora manifestati nei commenti dei principali analisti anche perché il resto del globo sembra far fatica a riprendersi. Ma la domanda finale sembra in fase di recupero e questo dovrebbe far bene all’intera economia.
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Se davvero si manifestasse nel giro di qualche seduta un radicale cambio di posizione delle aspettative economiche e finanziarie degli operatori a nostro avviso il mercato potrebbe sviluppare quel recupero di forza che abbiamo evidenziato negli ultimi articoli e che avevamo indicato come scenario principale nell’outlook, sebbene con una certa accelerazione negli eventi.
A tal proposito anche le commodities sembrano dare dei segnali non del tutto negativi. Il Rame nonostante la debolezza di fondo negli ultimi mesi ha tenuto i livelli recenti nei pressi di un supporto dinamico fondamentale ma ancora più interessante è l’andamento del CRB RIND, cioè l’indice della materie prime industriali cash e che per una buona parte non sono manipolate dagli operatori dei futures.
Al contrario degli indicatori classici questo indice sta mostrando da fine novembre una forza relativa significativa. Certamente per alcuni componenti di questo indice gli effetti climatici del Nino hanno avuto una parte ma per molte altre componenti no.
Il segnale sembra promettente.
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Un recupero delle componenti reflazionistiche potrebbe permettere anche alle componenti degli indici delle obbligazioni HY più penalizzate di recuperare parte della debolezza attuale (ma non tutta vista la guerra in corso sulla produzione petrolifera che non ha ancora visto vincitori e/o vinti) e impedire alle componenti che per il momento hanno resistito meglio di soccombere alle pressioni ribassiste (vedi le obbligazioni HY con rating migliori oppure l’HY europeo che è arrivato ai limiti della correzione precedente che non deve essere superata per non far degenerare la performance dell’indice).
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Se questa è la situazione intermarket, la situazione dei mercati azionari si è chiaramente deteriorata con questa correzione di inizio anno portando molti indici o poco prima o poco dopo i livelli che segnano l’inizio di un bear market (correzione di 20% o più).
La negatività sui mercati però è estremamente elevata è solitamente questa negatività porta a dei rimbalzi quantomeno tecnici se non anche a vere e proprie inversioni di tendenza che possono poi essere di breve medio o lungo in base allo sviluppo delle reazioni.
Il DSI, e cioè il Daily sentiment index mostra sia sui mercati azionari USA sia sul CRB index delle letture fortemente negative segno di una capitolazione che può durare qualche seduta ma niente più.
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Gli indicatori di partecipazione come i titoli che sono attualmente sopra la propria media mobile a 50 giorni sono vicini ad un bottom.
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Lo SP500 mostra un potenziale supporto a un paio di punti percentuali dal livello raggiunto nella seduta di venerdì.
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Inoltre molti indici importanti sono nei pressi di importanti supporti dinamici che in caso di perforazione segnerebbero la fine del bull market in essere da oramai diverso tempo. (Grafici presi da @TechCharts su twitter)
@TechCharts


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E’ necessario però che la reazione si manifesti entro breve tempo e non porti ad una correzione troppo profonda, in poche parole che il mercato USA non perfori i supporti delle correzioni di agosto/settembre e gli altri indici come il DAX non scendano sotto le trendline che sostengono il rialzo di lungo.
L’indice italiano sembrerebbe aver già perforato il supporto dinamico ma essendo un dato weekly occorrerà vedere questa settimana come si comporterà anche perché con dati del genere la precisione dei punti non è un dato essenziale.
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Conclusioni:
In queste inizio di 2016 il mercato si è convinto che il restringimento monetario delle politiche della FED cominciate oramai 2 anni fa abbia causato delle dislocazioni di capitale e di debito tali che ora il suo impatto sui mercati si è fatto pressante nonostante il tentativo delle altre banche centrali di mitigarne gli effetti.
In questo commento abbiamo tentato di dimostrare che le considerazioni dei mercati a nostro avviso sono sul breve eccessive.
Nonostante un livello di debito che nel passato ha sempre causato dei problemi la Cina sembra in grado di stabilizzare per il momento la propria economia e di controllare il cambio che gli interessa. (e non quello su cui si è concentrato il mercato).
Se la Cina avesse successo (cosa che è fondamentale per i mercati mondiali) i temi delle materie e prime e dei mercati più penalizzati potrebbero recuperare parte delle perdite anche perché il sentiment su quei mercati è fortemente negativo.
I mercati sono nei pressi di importanti supporti da cui potrebbero rimbalzare nonostante sia evidente una lenta degenerazione dei fondamentali del mercato che deve far riflettere sulle caratteristiche del potenziale recupero.
L’eccessiva leva del debito sarà il problema del prossimo futuro per i paesi emergenti 8ed anche per quelli avanzati) ed avrà delle ulteriori conseguenze sui mercati.
 
Nel report Trendmercati abbiamo iniziato la rubrica 'Controcorrente', dove si analizza in modo differente un tema che viene riportato da tutta la stampa in modo univoco: noi cerchiamo di fare una riflessione diversa.

Leggiamo su una nota pubblicazione si consiglia di investire nei bond emergenti 'nonostante la volatilità' che va accettata nel breve insieme alle perdite. Premesso che l'impostazione metodologica può essere condivisa, prendiamo spunto da queste parole per riprendere il concetto della volatilità come fenomeno separato dalla direzionalità.




Usando l'ETF sugli Emerging Government Bond come parametro, è facile vedere che la direzione e la volatilità hanno comportamenti talvolta correlati ma affatto coincidenti: è pur vero che in caso di discesa la volatilità cresce, a causa della maggiore emotività degli operatori che fa sì che le vendite siano più rapide e con maggiori variazioni di prezzo rispetto alle fasi di risalita, ma si osserva che la volatilità aumenta e diminuisce anche nelle fasi di negatività, come nei mesi di luglio 2015 e settembre 2015.

Quindi occorre fare attenzione ai discorsi sulla volatilità, che come detto in Trendmercati rappresenta la differenza tra i prezzi e la loro media mobile: e la fase di negatività sullo EMKBT è indicata dalla pendenza della media mobile di riferimento, qui a 20 periodi, mentre per quanto rigurda la direzione si vede come EULERO sia entrato da poco nella fare neutra con Herakles in zona negativa. Ll tutto con una volatilità in crescita, anche se per ora senza aver toccato livellialti nè aver indicato degli eccessi.
 

Allegati

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Obbligazionario HY


https://trendmercati.wordpress.com/2...gazionario-hy/


Se il petrolio ha reso incerto i mercati azionari causando un flusso di vendite che ha avuto un suo seguito dagli investitori di momentum, sicuramente il suo impatto ha avuto una notevole importanza sull’andamento delle obbligazioni HY USA.
Come abbiamo detto anche nel passato il peso delle obbligazioni HY energy nel paniere delle obbligazioni HY USA è cresciuto fino all’anno passato e questa crescita, nella fase di correzione ha reso più debole l’indice.
Molte delle obbligazioni shale ricomprese nell’indice sono ora quotate a livello distressed e il rischio di default su un certo campione delle emissioni è molto alto:
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Nel settore la bolla del settore energy sembra ancora più rilevante di quella dei titoli TMT che si finanziavano prettamente tramite equity:
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La cosa positiva, fino a questo momento era che l’influenza dell’andamento delle obbligazioni HY non avev colpito tutto il settore delle obbligazioni corporate che in questi anni si è espanso in maniera davvero importante e quindi potrebbe causare delle difficoltà al sistema finanziario nonostante le scadenze siano orientate a lungo termine.
Complessivamente il settore HY USA ed europeo esclusi i titoli più rischiosi che quotano quindi sotto 80 di prezzo nominale e esclusi i titoli del settore nergy ha valutazione ancora tutto sommato sui minimi di periodo.
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Va però detto che il rialzo del rendimento delle obbligazioni tripla CCC nel passato ha sempre causato un aumento dei rendimenti complessivi delle obbligazioni HY ma soprattutto si è verificato in momenti di stress dei mercati così come c’è sempre stato un settore o mercato che ha trascinato il rialzo complessivo dei rendimenti.
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Anche questo settore come il resto del mercati fortemente correlati alla presenza di liquidità globale hanno cominciato a correggere da giugno/luglio 2014 ma diversificando poi gli andamenti con le obbligazioni HY emergenti rimaste sempre più elevate mentre le obbligazioni HY USA hanno solo subito l’influenza shale e quelle europee si sono rialzate moderatamente e soprattutto durante le fasi di accelerazione negative dei mercati.
L’ultimo sell off dei mercati ha poi causato un peggioramento dell’andamento anche delle obbligazioni sovrane emergenti alle prese, chi più chi meno con il positivo andamento del dollaro che drena liquidità ai paesi più indebitati.
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Concludendo la disamina del settore, nonostante la debolezza causata da alcuni settori e mercati è evidente che per un investitori mediamente investito nel settore la possibilità di far performance è stata limitata dalla debolezza di diversi mercati mentre molto meglio è andato chi ha fatto bond picking sul settore. Ma la situazione è in deterioramento e ulteriori ribassi dell’OIL e dei mercati con forza del dollaro verso le valute emergenti porterebbe ad una ulteriore gamba ribassista per cui anche questi mercati sperano in un recupero del prezzo delle materie prime.
__________________
 
preghiamo i nostri lettori di seguirci anche nel thread nell'altra sezione o se preferiscono nel blog:
le considerazioni sulla liquidità sistemica si adattano molto bene anche a chi opera prevalentemente in obbligazioni,
e ci pare ridondante scrivere due volte lo stesso articolo

http://www.investireoggi.it/forum/trend-mercati-2016-a-vt86709-2.html#post1044812970

http://www.investireoggi.it/forum/trend-mercati-2016-a-vt86709-2.html#post1044814092


quando avverranno fattori specifici sul settore obbligazionario provvederemo a postarli solo in questa sezione

Grazie e buona lettura :)
 

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