Titoli di Stato Italia Trading Titoli di Stato (5 lettori)

IsThe End

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stefanofabb

GAIN/Welcome
Cosa deciderà sta sera S&P?

Il nuovo governo Conte bis, nato dall’alleanza tra Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico venuto a formarsi dopo la crisi innescata in estate dal leader della Lega Matteo Salvini, pare ricevere consensi dagli investitori e anche da parte degli analisti.

Quella di S&P è la prima importante dichiarazione sulle finanze italiane da quando il governo Conte bis ha preso il potere e potrebbe dare un ulteriore vantaggio al suo debito sovrano. Le obbligazioni italiane registrano le migliori performance di quest’anno nell’area dell’euro, con un rendimento del 13% secondo gli indici di Bloomberg Barclays. E, riporta Bloomberg, ci sono buone speranze che l’agenzia di rating stasera possa alzare le sue aspettative sul paese anche se l’Italia ha il secondo debito pubblico più alto di tutta Ue.

Le prospettive politiche più stabili e tassi di finanziamento molto più bassi rispetto ad un anno fa convinceranno S&P a scacciare le prospettive negative e riportarle a neutral o addirittura positive.

Così Arne Lohmann Rasmussenn di Danske Banck. Ottimista anche Davide Iacovoni, Capo Direzione Debito Pubblico al Tesoro, che recentemente ha parlato di una forte ripresa dell’interesse degli investitori stranieri per le obbligazioni rispetto allo scorso anno.

L’Italia non è più sotto il radar degli investitori internazionali come potenziale fonte di rischio.

I commenti positivi delle agenzie di rating aggiunti alla valutazione ottimistica sul debito italiano, potranno contribuire a ridurre il differenziale di rendimento dell’Italia sul debito tedesco tanto che, secondo Rasmussen di Danske bank lo spread arriverà a ridursi a 120 punti base se la reputazione del mercato italiano continuerà a migliorare.
Non c'è da essere tanto ottimisti con un debito pubblico di quasi 2,5 miliardi di euro e che cresce a più riprese.Se vogliamo provare ad essere felici nel mentre un po va bene ma per me è difficile fingere nel prosieguo,buon week-end. Ps:IL Dott.Iacovoni è ottimista ! O che non conosce i numeri o è masochista. Buona sera
 

stefanofabb

GAIN/Welcome
Questo è quello che succede in Italia ..i nostri governanti ci incitano a farlo..in 20 anni saremmo pari..ma che fatica!!
Unimpresa, evasione in Italia tocca i 110 miliardi. Irpef la preferita dai furbetti del fisco
Circa 110 miliardi di euro è l’ammontare dell’evasione
tributaria e contributiva in Italia. I calcoli sono quelli
fatti da Unimpresa secondo cui sono oltre 98 i miliardi di euro
di tasse sottratti alle casse dello Stato a cui si aggiungono
oltre 11 miliardi di contributi previdenziali. Ma la regina del
balzelli più evasa è l’Irpef con 38 miliardi che mancano
all’appello, seguita dai 36 miliardi mancanti del gettito Iva.
Secondo il centro Studi, nel periodo 2014-2016 la media
dell'evasione fiscale si è attestata in media a 109,6
miliardi. “L'evasione fiscale è un fenomeno assai diffuso che
va affrontato conoscendo tutti gli elementi e soprattutto
facendo le doverose distinzioni, mentre il governo, con le
misure introdotte nell'ultimo decreto legge vuole dare il via
a una pesca a strascico pericolosa che corre il rischio di
punire partite Iva e piccole imprese, spesso costrette a non
pagare regolarmente le tasse per necessità e non per
arricchirsi. Le manette agli evasori con il nuovo tetto oltre
100.000 euro e i super poteri che consentiranno all'agenzie
dell'Entrate di trasferire informazioni alle procure della
Repubblica sono misure che lasceranno il segno, colpiranno i
deboli e probabilmente non risolveranno a fondo il problema del
denaro sottratto all'amministrazione finanziaria perché sarà
punito chi non ha liquidità” commenta il vicepresidente di
Unimpresa, Giuseppe Spadafora. “Spesso chi evade, chi paga in
ritardo, chi non ottempera a tutti gli obblighi legati dalle
norme tributarie è una situazione di estrema difficoltà. Non
sono pochi i casi di imprenditori che si trovano di fronte a un
bivio. E tra la scelta di onorare un adempimento fiscale o
pagare lo stipendio dei dipendenti, si preferisce dare i soldi
ai lavoratori, magari per consentire alle famiglie di fare la
spesa” aggiunge Spadafora. “Tutto questo non vuol dire
arrendersi di fronte alla "vera" evasione o soprattutto di
fronte ai casi delle grandi aziende, dell'industria e della
finanza, che aggirano sistematicamente le norme fiscali per
chiudere i bilanci con utili milionari” conclude il
vicepresidente di Unimpresa. Milano, Finanza.com
 

juninho

Inítium sapiéntiæ timor Dómini
S&P conferma il rating «BBB» all’Italia
L’agenzia conferma il rating e mantiene negativo l’«outlook».
di Morya Longo

La buona notizia è che le agenzie di rating non fanno più notizia. Non solo perché il mercato non attendeva alcun cambio nel voto di Standard & Poor’s sull’Italia, ma anche perché l’Italia stessa non è più ormai da tempo nel radar degli investitori. Così la giornata per i titoli di Stato italiani è stata tranquilla, con lo spread tra BTp e Bund sostanzialmente fermo a 142 punti base. E alla sera, dopo la chiusura dei mercati americani alle 22, S&P Global ratings ha comunicato quanto era atteso da tutti: il rating dell’Italia resta fermo a «BBB» (dunque due gradini sopra il livello «spazzatura») e l’outlook (cioè le prospettive del rating stesso) resta «negativo». Nessuna sorpresa. Nessun sussulto.

La pagella di S&P
L’agenzia di rating, come detto, ha fatto ciò che tutti si aspettavano. E il motivo è ben chiaro sin dalle prime righe del comunicato diramato in tarda serata di venerdì 25: «Il nuovo Governo italiano ha passato una proposta di legge di Bilancio per il 2020 che mira a tenere il deficit giusto sopra il 2% mentre introduce misure per incentivare l’occupazione. La debole domanda esterna e interna e la bassa inflazione complicano lo sforzo del Governo di abbassare il rapporto tra debito e Pil, nonostante i tassi sui minimi storici». Poi S&P aggiunge: «Ci aspettiamo che l’economia resti stagnante quest’anno».

Il comunicato offre un’apertura di credito al nuovo Esecutivo Giallo-Rosso: «Il nuovo Governo - si legge nel comunicato - ha fatto progressi su vari fronti. Ha mandato alla Commissione europea una proposta di legge di Bilancio sostanzialmente in linea con le regoel del Patto dio Stabilità». Ma - continua S&P - «le sfide per l’Italia restano grandi».

La reazione dei mercati
Ovviamente, dato che la notizia del rating è arrivata in tarda serata quando in Italia i mercati erano tutti abbondantemente chiusi, per vedere una reazione bisognerà attendere lunedì. Ma con tutta probabilità non ci sarà . Come non c’è stata alcuna tensione nella giornata di venerdì in attesa del rating. Il motivo - come detto - non è solo legato al fatto che era ampiamente scontato il nulla di fatto da parte di Standard & Poors’. Questa ovviamente è la ragione principale. Il motivo è però anche un altro: l’Italia non è più nei radar degli investitori internazionali.

La conferma arriva non solo dall’andamento dello spread tra BTp e Bund, ormai sostanzialmente stabile intorno ai 140 punti base da tempo, pur nei giorni solitamente tesi della discussione sulla Manovra, ma anche dalle testimonianze dei trader e degli investitori esteri. «L’Italia non è più un tema di dialogo tra gli investitori internazionali - osserva Karen J. Ward, chief market strategist Europe di JP Morgan Asset Management -. Il motivo? Ora è chiaro che l’Italia non intende uscire dall’euro. Questo è ciò che gli investitori temevano, per cui ora le vicende italiane non sono più percepite come un problema».

I RATING DEI PRINCIPALI PAESI
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Come dire: l’Italia resta con tutti i suoi problemi (nessun economista li nega), ma dal punto di vista degli investitori tutto è tornato nella normalità. Il rischio estremo (dal punto di vista degli investitori) di Italexit è accantonato. Questo faceva davvero paura: chi compra BTp presta infatti euro allo Stato italiano, per cui non auspica che alla scadenza lo Stato restituisca lire (molto probabilmente svalutate) invece che euro.

Per questo il rischio di ridenominazione del debito è sempre stato il vero timore degli investitori. Accantonato, l’Italia è tornata l’Italia di sempre. Con tutti i suoi problemi, il suo debito gigantesco, la sua crescita asfittica. Ma senza il rischio estremo di Italexit. Così, nel periodo in cui gli occhi sono tutti puntati su Brexit, rapporti commerciali tra Cina e Usa, sull’andamento dell’economia e delle trimestrali, di Italia non si parla più.
 
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camaleonte

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Buongiorno.

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Sul tema della politica fiscale Andrea Delitala, Head of Investment Advisory, e Marco Piersimoni, Senior Portfolio Manager di Pictet Asset Management sono intervenuti in una nota. "Draghi si congeda dal mercato difendendo le sue scelte di politica monetaria confermando l'opportunità di agire sulla leva fiscale. Si apre dunque una nuova stagione di politica di bilancio, attuabile ovunque il tasso di crescita dell'economia superi il livello dei tassi di interesse. Il superamento dell'incertezza geopolitica o misure fiscali espansive potrebbero esercitare un effetto positivo sull'azionario (e negativo sulle obbligazioni). In particolare, i principali beneficiari sarebbero: il settore industriale, delle small cap e materiali di base (con profitti in potenziale rialzo fino al +5%).

In particolare gli esperti di Pictet spiegano: "Se sembra evidente che lo spazio della politica monetaria sia destinato a diminuire, resta da capire se e dove esista uno spazio per avviare una politica fiscale, che ha il potenziale di far aumentare la crescita ma anche di far salire i tassi. La risposta si ottiene osservando il rapporto tra tassi di crescita dell’economia e tassi di interesse. Ogni volta che i primi sono superiori ai secondi esiste uno spazio di manovra per la politica fiscale, nella forma di misure di taglio fiscale o aumento della spesa pubblica; e questo spazio di manovra esiste anche in quei Paesi altamente indebitati in cui avere tassi di crescita superiori ai tassi di interesse innesca una dinamica virtuosa".

E' l'ora di Christine Lagarde: cosa accadrà se convince gli Stati a spendere - MilanoFinanza.it


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E' l'ora di Christine Lagarde: cosa accadrà se convince gli Stati a spendere
Investment bank e gestori ora si affidano alle mosse della nuova presidente della Bce. Sono tante le domande a cui dovrà dare risposte. E i mercati si chiedono cosa accadrà se convince gli Stati a spendere | Bce stima Pil invariato e inflazione al ralenty"
 

IsThe End

Forumer attivo
Il saluto di commiato era da parte della mia coscienza buona atta e desiderosa di contribuire a dare una mano agli altri con l'aiuto dell'analisi tecnica e della disponibilità a mettersi in discussione. Quella parte non ci sarà più. Resterà solo quella pronta a smentire i fanta guru e la loro aria di supponenza e tutta la sua armata degli utili idioti che credono che la salita dei prezzi sia stata decisa da un algoritmo
 

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