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inflazione e tassi di interesse: cosa ti aspetti?

  • si alza di poco e gradualmente saliranno i tassi

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vetro

valgo zero ma non sono scemo
Il debito pubblico italiano è a giugno 2.766,4 miliardi di euro o_O Si tratta del nuovo record

La banconota più grande, quella da 500 euro, è lunga 16 cm

La distanza terra luna in km minima è 363.300 km la massima 405.500 km
1 km= 1milione di cm.


quante banconote da 500 eur occorrono per coprire la distanza minima andate e ritorno dalla terra alla luna?
 

vetro

valgo zero ma non sono scemo
ieri male...verso 1,2....domani si vedra'

Vedi l'allegato 662794
difficile beccare timing ma..basta aspettare e guardarsi intorno...veicoli elettrici per ora sono mosche bianche
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vetro

valgo zero ma non sono scemo
inflazione e tassi di interesse: cosa ti aspetti?
  • è momentanea, passato periodo critico resta sotto 2% nessun rialzo tassi
    Votes: 120,0%
  • si alza di poco e gradualmente saliranno i tassi
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  • salirà in modo permanente e saliranno molto i tassi da fine qe
    Votes: 360,0%
  • salirà così tanto che l'euro contro $usd si deprezzerà

 

vetro

valgo zero ma non sono scemo


sotto elezioni cento partiti mille promesse....MA UNA LA FANNO TUTTI, fermare o almeno frenare immigrazione fuori controllo.... bene e allora la domanda uno dovrebbe porsela: tolto fratelli d'italia della meloni oggi chi promette sta al governo ancora in carica, di coalizione, e non hanno fermato un kasso
 

vetro

valgo zero ma non sono scemo
Mario Draghi al Meeting di Cl a Rimini. «Di qualunque colore sarà il prossimo governo, l'Italia ce la farà anche questa volta», assicura il premier uscente.

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vetro

valgo zero ma non sono scemo
stralci: Programma_Italexit.pdf (pagellapolitica.it)

Altra importante questione è quella di campi nomadi. È impensabile che al giorno d’oggi esistano campi con migliaia di nomadi di cui non si sa nulla; la cronaca ci parla continuamente di situazioni al limite che vedono coinvolti gli abitanti di queste vere e proprie città nelle città. Prima di tutto bisogna prendere atto che nella stragrande maggioranza dei casi non si può parlare di nomadismo ma di veri e propri cittadini italiani che semplicemente vivono nei campi a spese dello stato che sovvenziona gli stessi fornendo acqua e luce senza però avere alcun potere di controllo. Anche qui il caso va risolto alla radice, creando dei campi molto più piccoli, con al massimo dieci famiglie, non di più, allocati al di fuori delle città; vivere in un campo nomadi deve essere una situazione temporanea; i nomadi devono essere spinti ad integrarsi nella società, a cercare un lavoro ed a mandare i figli a scuola. Nessuna delle forze politiche dice che ci sono migliaia di Rom, italiani, perfettamente integrati che svolgono una vita uguale a quella di tutti i cittadini; non si capisce perché allora si permette la ghettizzazione di quei nomadi che ancora pretendono di vivere nei campi a spese dello Stato.

Il Reddito di Cittadinanza 5Stelle non aveva alcuna finalità se non raccogliere consenso elettorale. La nostra visione è completamente diversa: trasformeremo il RdC in una misura che limiti il disagio sociale ma che non si trasformi in una sorta di regalia per chi non vuole lavorare. Abbiamo a cuore chi vive in condizioni di grave disagio, il drammatico aumento di famiglie in condizioni di povertà è la conseguenza di trent'anni di politiche liberiste e non possiamo ignorarlo. Ma nello stesso tempo l'RdC dev'essere una misura finalizzata alla creazione di posti di lavoro reali. Chi riceve il reddito di cittadinanza dovrà sempre rendersi disponibile a lavorare appena viene chiamato, anche con 24 ore di preavviso. Se rifiuterà tre volte, perderà per sempre il reddito, come avviene in altri Paesi europei.

SEZIONE LAVORO UN MODELLO DI LAVORO COSTITUZIONALMENTE ORIENTATO Non è banale elaborare delle proposte in materia di lavoro perché non si tratta solo di ragionare sulla condizione che gli individui vivono sui luoghi di lavoro: essa è centrale, ovviamente, ma lo sono anche (forse persino di più) le implicazioni sul piano sistemico, democratico, costituzionale. Ricostruire un sistema costituzionalmente orientato in materia di lavoro significa lottare per la democrazia. Detto in altri termini: le riforme in materia di lavoro sono state, sono e saranno sempre riforme di potere. È al lavoro che la Costituzione affida il compito di vivacizzare la vocazione democratica del paese:  L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro;  È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli [che limitano] (…) l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori;  Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione (…) in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. Sono solo alcuni esempi: se ci discostiamo dal modello costituzionale di lavoro, vengono meno la democrazia e la libertà del popolo. Le élite dominanti, la finanza internazionale, sono perfettamente consapevoli di ciò e difatti è su questo che hanno puntato negli anni: tutti hanno chiesto di flessibilizzare (FMI, OCSE, Banca Mondiale, Unione Europea, BCE, etc.) per ottenere il risultato di incatenare, dominare le masse. Per questo motivo è essenziale abbattere, o quantomeno ridimensionare all’osso, la flessibilità del lavoro; tale risultato va tuttavia ottenuto senza creare una guerra tra poveri: dobbiamo essere in grado di distinguere le grandi imprese dalla piccola e media imprenditoria. Si è infatti nel tempo creato un sistema vizioso: ogni volta che si riduce la flessibilità, la piccola e media imprenditoria paga i costi maggiori; ogni volta che si aumenta la flessibilità, la grande multinazionale raccoglie i maggiori vantaggi. La legge Fornero e il jobs act hanno di fatto legalizzato il licenziamento illegittimo. In caso di licenziamento, oggi, se il giudice accerta l’illegittimità del provvedimento non ha gli strumenti giuridici per restituire il lavoro alla persona cui è stato sottratto. Il lavoro è pane: in Italia è stato legalizzato il furto del pane. 21 È essenziale recuperare l’originaria previsione dello Statuto dei Lavoratori: con la reintegra e il risarcimento del danno (assai diverso dalle indennità). E questa volta anche per le piccole e medie imprese: non si allontana la persona dal lavoro senza adeguata motivazione disciplinare ed economica. La flessibilità nel lavoro (insieme a quella del lavoro) ha reso ricattabili gli individui e questo ha ricadute gravissime sulla democrazia costituzionale: una persona ricattabile, esposta alla ritorsione, non parteciperà, in azienda e in generale nel paese. Dunque: 1. bisogna ridurre la portata di riforme che hanno flessibilizzato all’estremo i contratti di lavoro. Il contratto c.d. non standard deve tornare ad essere un’assoluta eccezione: oggi tutto lo stock in ingresso nel mondo del lavoro è precario e, in questo momento, l’Italia registra il più alto tasso di precarietà mai registrato nella sua storia; Il jobs act ha provato a liberalizzare il controllo a distanza: bisogna fare chiarezza sul punto specificandone l’illegittimità in quanto lesivo della dignità della persona umana. Inoltre, tale norma ha completamente liberalizzato il demansionamento: l’attuale legislazione, oltre ad aver completamente cestinato le conquiste degli anni ’70, ha persino instaurato regole meno protettive di quelle del ’42, per questo è necessario tornare alla normativa precedente agli interventi dal governo Renzi; 2. il contratto a tempo determinato deve essere assolutamente residuale, limitato a circostanze specifiche previste dalla legge (non dai contratti collettivi aziendali come voluto da Draghi) e soprattutto certificate e verificabili. Non solo: non è giusto affidare gli stessi strumenti ad aziende grandi e piccole. Le grandi imprese, forti economicamente, devono essere escluse dal ricorso a queste forme contrattuali: assumerebbero comunque; 3. il lavoro in somministrazione, a tempo determinato ma a maggior ragione a tempo indeterminato (vecchio staff leasing), va abolito; 4. i contratti di apprendistato (di vario tipo) devono avere programmi seri di formazione che li sottendano: vanno certificati e verificati prima, durante e dopo il rapporto; 5. lo stage non è un contratto di lavoro anche se la vulgata continua a presentarlo in 22 questi termini: va abolito in quanto adoperato quale strumento di sfruttamento e lavoro gratuito. A proposito di formazione, siamo ormai stati abituati all’idea per la quale la formazione fine a sé stessa non serva, che debba avere necessariamente una implicazione pratica, economica funzionale al sistema di sfruttamento. Se ci pensate non è un’idea nuova: un tempo la cultura, in particolar modo umanistica, era riservata ai ricchi. Per la finanza, i poveri dovevano imparare un mestiere e rendersi funzionali al profitto di pochi. La c.d. buona scuola, voluta dallo stesso governo (non a caso) che ha approvato il jobs act, va abolita: è inaccettabile che gli studenti vengano strappati dai banchi di scuola e trascinati giovanissimi su luoghi di lavoro. In generale i contratti precari devono risultare assai onerosi e il contratto a tempo indeterminato più vantaggioso, sostanzialmente più vantaggioso, di qualsiasi contratto precario. È fondamentale investire sui controlli: la funzione ispettiva è essenziale (in questo ambito ma non solo) e servono importanti risorse pubbliche, difficilmente impiegabili nella gabbia euro unitaria. − Restituire forza contrattuale ai lavoratori, con l’abbattimento della precarietà (e con politiche economiche di piena occupazione), di per sé induce un aumento delle retribuzioni. Nel frattempo, è comunque necessario introdurre meccanismi di indicizzazione delle stesse, abbattendo il falso mito neoliberista secondo cui indurrebbero (tali meccanismi) un circolo vizioso nella spirale inflazionistica. Aumentare gli stipendi crea ricchezza per i più fragili, per i molti, viceversa arricchiamo i soliti noti, impoverendo chi ha più bisogno: il popolo, la vera comunità nazionale. − La contrattazione collettiva è fondamentale, ma è importante che sia una buona contrattazione collettiva. I contratti c.d. pirata devono essere messi fuori legge: non sono essi a limitare l’autonomia sindacale. Ogni forma di deroga peggiorativa introdotta mediante accordi territoriali o aziendali va evitata e, soprattutto, va abolito il c.d. decreto Sacconi, voluto dalla BCE di Draghi nel 2011 e varato dal governo Berlusconi, che consente ad accordi aziendali e territoriali di modificare in peggio persino disposizioni di legge. 23 − Si parla molto di incentivi e sgravi fiscali in relazione alle assunzioni: è un’arma a doppio taglio. Al netto delle agevolazioni fiscali, resta un problema di sostenibilità economica del lavoro dipendente: anche se aiuti fiscalmente il piccolissimo artigiano, egli farà comunque fatica a tenere in piedi un rapporto di lavoro. Le agevolazioni fiscali saranno un banchetto per la grande impresa multinazionale, finendo per costituire una forma di redistribuzione economica dal basso verso l’alto. Detto in altri termini, con le imposte finanziamo le multinazionali che sono ricchissime già di loro. Gli incentivi vanno aumentati di molto, ma riservati alla piccola e media imprenditoria: nessun vantaggio, se non minimo, per la grande impresa. − Il fronte del lavoro deve compattarsi: basta scontro tra dipendenti pubblici e privati e basta scontro tra dipendenti ed autonomi. Non è vero che togliendo agli uni si dà qualcosa in più agli altri: anni di flessibilizzazione del mondo del lavoro subordinato, che vantaggi hanno dato al lavoro autonomo? La piccola e media imprenditoria va sostenuta con grandissima forza: è patrimonio economico e culturale del paese. Così come le c.d. partite iva: il fenomeno dei finti autonomi va scardinato, sradicato. I diritti devono diventare il nuovo campo comune. Per tutti: anche per i lavoratori della gig economy, lavoratori di fatto subordinati che meritano le stesse tutele di tutti gli altri. − Una ulteriore riflessione meritano le nuove modalità di prestazione lavorativa, prima fra tutte lo smart working. Se marginale, un paio di giorni a settimana ben regolamentati, può essere un ottimo strumento di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Viceversa, inteso come nuovo paradigma ordinario e generalizzato del lavoro (peraltro deregolamentato), finisce col diventare uno straordinario sistema di dominio dei pochi sui molti. Il diritto alla disconnessione deve essere reale e cogente: superato il limite massimo di tempo previsto da leggi e contratti i sistemi di lavoro devono essere tecnicamente disattivati. Il meccanismo deve essere certificato e verificabile dall’autorità individuata come competente. La lavoratrice e il lavoratore devono avere diritto a tutti gli istituti retributivi (in senso lato) previsti per il lavoro in presenza: quali buono pasto e indennità 24 varie. Deve essere erogato un contributo economico laddove il lavoratore utilizzi mezzi propri: utenze domestiche di vario tipo. Esso deve essere sostanzioso, in modo da coprire il costo delle utenze ma anche l’usura degli impianti (es. di condizionamento ambientale). Il datore di lavoro deve essere responsabile della salute e della sicurezza dei lavoratori: formando adeguatamente il personale e fornendo tutti i dispositivi di sicurezza necessari. Se il lavoro è smart, deve restare tale: nessun tipo di vincolo circa il luogo dal quale prestare la propria opera deve essere esercitato dal datore di lavoro. − Un elemento deve essere chiarissimo: il diritto è sovrastruttura dell’ordine economico, pertanto, stabilire delle regole protettive in materia di lavoro, che non siano supportate da politiche economiche espansive che puntino alla piena occupazione è semplicemente inutile: resteranno carta straccia perché la fame indurrà qualcuno fuori dal sistema a vendersi per pochi euro pur di sopravvivere e di provare a garantire un futuro alla famiglia. Ecco perché le élite neoliberiste fingono di voler combattere la disoccupazione: la disoccupazione è strutturale, funzionale al dominio sul fronte del lavoro. La piena occupazione, non a caso prescritta dalla nostra Costituzione, infonde grandissima forza alle lavoratrici e ai lavoratori. Ecco perché gli organismi internazionali e sovranazionali ci spingono verso politiche economiche austere: sono la chiave per indebolire i lavoratori. In definitiva, il modello di lavoro del paese deve essere costituzionalmente orientato: solo il modello costituzionale di lavoro è in grado di garantire vitalità e vivacità alla vocazione democratica dell’Italia, emancipazione dei più deboli, sovranità popolare.

ect

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