Ignatius
sfumature di grigio
Ordunque: il libro è breve.
L'autore, però, è colpevole di aver scritto un tomo da un migliaio di pagine, Infinite Jest o qualcosa di simile, sul tennis.
Ciò dimostra che egli è uno che, se ci si mette, riesce a essere poco sintetico. O analitico in modo esasperato.
Il libro è composto da due mini-saggi indipendenti (sui 5, mi pare, mini-saggi scritti dall'autore sul tennis).
Nel primo saggio c'è la mano del disgraziato che ritiene lecito scrivere un libro da mille pagine.
Esso riguarda l'aspetto commerciale del tennis, e descrive per pagine e pagine dettagli sull'abbigliamento del pubblico che frequenta Flushing Meadows, le bancarelle, i negozi intorno al luogo… insomma: sono arrivato a lèggere come un canguro (due righe sì e cinque no) sperando che comparisse qualche spunto interessante, ma niente. Chissà, magari mi son perso qualcosa, ma non ce la facevo.
Il secondo mini-saggio, invece, più che compensa il fastidio del primo.
Tratta finalmente di tennis, dell'evoluzione dello strumento (materiali e dimensioni) e l'impatto che la racchetta moderna ha sul tennis (la sostanziale scomparsa del serve and volley, ad esempio), del fatto che Lendl sia stato il primo esemplare di questo nuovo tennis, molto più muscolare che tecnico… e molto riguarda Federer, con un'accurata descrizione delle particolarità del campione elvetico.
Tieni conto che il libro è di qualche anno fa.
Insomma: io ne consiglierei la lettura, a partire dalla seconda metà. Ma, magari, ad un economista più attento ai dettagli commerciali piacerà anche la prima.
Non è facile prevedere cosa possa succedere quando Federer scomparirà al 100% dai campi.
Magari qualcuno stabilirà delle regole più restrittive sulle dimensioni minimo-massime dell'ovale e sul peso minimo-massimo della racchetta, per riportare alla vita il talento ormai sempre meno importante ("il braccio", si diceva una volta).
O magari no.