giuseppe.d'orta
Forumer storico
Il 60% dei lavoratori italiani ha scelto di mantenere il TFR con le regole attuali.
Quasi il 10% dei lavoratori, invece, non ha scelto proprio niente ed il loro TFR confluirà nei fondi pensioni (o nel FondoInps). Circa il 30% dei lavoratori, invece, ha scelto dei fondi pensione.
Questo, in estrema sintesi, il risultato della riforma voluta prima dal governo di centro-destra e poi "accelerata" dall'attuale governo di centro-sinistra.
Circa un miliardo e mezzo di TFR dei lavoratori italiani confluirà nel sistema dei fondi pensione attraverso il gioco del silenzio-assenso. Già questo ci sembra una cosa piuttosto grave, ma ormai la frittata è fatta.
Questi risultati, però, ci dicono che la maggioranza dei lavoratori non si fida dei fondi pensione (e non possiamo certo dargli tutti i torti).
I lavoratori che non vogliono affidare il proprio TFR ai gestori si vedono discriminati rispetto ai loro colleghi che fanno lo stesso lavoro e che possono usufruire di una componente (per quanto modesta) della retribuzione aggiuntiva per il solo fatto di aver fatto una scelta diversa.
Francamente, crediamo che questo meccanismo sia ingiusto e che vada eliminato quanto prima!
I lavoratori che hanno scelto di mantenere il TFR in azienda (che fra l'altro sono la maggioranza) devono avere gli stessi diritti e la stessa retribuzione dei lavoratori che hanno scelto i fondi pensione.
Ad oggi non è così e per questo sarà necessario iniziare una battaglia per l'introduzione in Italia dei Conti Individuali Pensionistici. Tutti i lavoratori italiani dovranno avere un Conto Individuale Pensionistico attraverso il quale il lavoratore deciderà se investire il proprio denaro nell'azienda (attraverso il TFR con un rendimento fisso, stabilito dalla legge e garantito dallo Stato), oppure se investire il proprio salario differito in forme di risparmio gestito (fondi pensione) o singoli titoli.
In tutti e tre i casi, se il lavoratore decide di destinare al Conto Individuale Pensionistico un proprio contributo volontario deve ricevere il contributo del datore di lavoro a prescindere dalla scelta di investimento effettuata.
La battaglia, come spesso accade a quelle promosse da noi, sarà durissima, ma crediamo che valga la pena di essere combattuta
Quasi il 10% dei lavoratori, invece, non ha scelto proprio niente ed il loro TFR confluirà nei fondi pensioni (o nel FondoInps). Circa il 30% dei lavoratori, invece, ha scelto dei fondi pensione.
Questo, in estrema sintesi, il risultato della riforma voluta prima dal governo di centro-destra e poi "accelerata" dall'attuale governo di centro-sinistra.
Circa un miliardo e mezzo di TFR dei lavoratori italiani confluirà nel sistema dei fondi pensione attraverso il gioco del silenzio-assenso. Già questo ci sembra una cosa piuttosto grave, ma ormai la frittata è fatta.
Questi risultati, però, ci dicono che la maggioranza dei lavoratori non si fida dei fondi pensione (e non possiamo certo dargli tutti i torti).
I lavoratori che non vogliono affidare il proprio TFR ai gestori si vedono discriminati rispetto ai loro colleghi che fanno lo stesso lavoro e che possono usufruire di una componente (per quanto modesta) della retribuzione aggiuntiva per il solo fatto di aver fatto una scelta diversa.
Francamente, crediamo che questo meccanismo sia ingiusto e che vada eliminato quanto prima!
I lavoratori che hanno scelto di mantenere il TFR in azienda (che fra l'altro sono la maggioranza) devono avere gli stessi diritti e la stessa retribuzione dei lavoratori che hanno scelto i fondi pensione.
Ad oggi non è così e per questo sarà necessario iniziare una battaglia per l'introduzione in Italia dei Conti Individuali Pensionistici. Tutti i lavoratori italiani dovranno avere un Conto Individuale Pensionistico attraverso il quale il lavoratore deciderà se investire il proprio denaro nell'azienda (attraverso il TFR con un rendimento fisso, stabilito dalla legge e garantito dallo Stato), oppure se investire il proprio salario differito in forme di risparmio gestito (fondi pensione) o singoli titoli.
In tutti e tre i casi, se il lavoratore decide di destinare al Conto Individuale Pensionistico un proprio contributo volontario deve ricevere il contributo del datore di lavoro a prescindere dalla scelta di investimento effettuata.
La battaglia, come spesso accade a quelle promosse da noi, sarà durissima, ma crediamo che valga la pena di essere combattuta