Tassi di cambio (valute) Tenere fisso il cambio del franco svizzero è sempre più difficoltoso (1 Viewer)

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Lunedì 17 settembre, 11:49
Fuga di capitali da banche svizzere

"La pressione sugli evasori si farà sentire"
Le banche svizzere si potrebbero presto trovare con centinaia di miliardi di franchi in meno nei loro forzieri. Il motivo? Lo spiega il responsabile della gestione patrimoniale di UBS: a pesare sarà l’imposta liberatoria e in generale la pressione internazionale sugli evasori.
“Per i piccoli clienti”, afferma in un’intervista apparsa sulla rivista Schweizer Bank, “sarà meno attraente avere un conto nella Confederazione a causa dei costi”.
Attesi deflussi di 200 miliardi di franchi
UBS si attende deflussi di 12-30 miliardi di franchi, Credit Suisse invece si aspetta di perderne fra i 25 e i 35 miliardi. Secondo uno studio della società di consulenza tedesca ZEB, gli istituti di credito elvetici amministrano circa 2'800 miliardi di clienti esteri, 800 dei quali sarebbero di provenienza europea e non dichiarati. Sempre secondo la ZEB, entro il 2016 gli istituti elvetici potrebbero perdere sino a 200 miliardi.
 

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Implicazioni

S&P: "Gli spread fuori controllo
sono anche colpa della Svizzera"


La società di rating "accusa" la Banca centrale elvetica di avere acquistato, negli ultimi 7 mesi, 80 miliardi di euro di titoli tedeschi, francesi, olandesi, austriaci e finlandesi. Una montagna di bond che ha contribuito a far scendere i rendimenti dei paesi virtuosi, allargando la forbice che li separa dai paesi in crisi dell'Europa mediterranea. Un compito reso più facile dai flussi di capitali in fuga da Italia, Spagna e Grecia

di FRANCO ZANTONELLI
La Svizzera ha giocato un ruolo nell'allargarsi degli spread
LUGANO - Per difendere il franco dalla speculazione la Banca Nazionale Svizzera ha acquistato, negli ultimi tre anni, così tanti euro da contribuire alle variazioni dello spread, tra i titoli di Stato dei paesi economicamente forti dell'eurozona e quelli più deboli. Lo sostiene, in un rapporto, l'agenzia di rating statunitense, Standard & Poor's, secondo cui la banca centrale elvetica, oggi, ha una tale montagna di euro da poter finanziare "da sola il 48 per cento del debito pubblico di cinque Stati". Ovvero Germania, Francia, Olanda, Austria e Finlandia, guarda caso quelli messi meglio, sul versante dei conti pubblici.

Negli ultimi sette mesi del 2012, sempre stando a S&P, l'istituto di emissione svizzero ha acquistato 80 miliardi di euro di bond, emessi dai cinque paesi in questione. "Se la Germania può permettersi di mettere obbligazioni sul mercato a un tasso di poco superiore all'1,5 per cento, o la Francia al 2,23 per cento, la Banca Nazionale Svizzera ha le sue responsabilità", argomenta l'agenzia di rating americana. Come pure, rileva, le ha nello "scarto tra i rendimenti dei titoli dei paesi del centro-nord Europa e quelli del Sud". La potremmo definire, volendo, la pista svizzera dello spread.

Che la banca centrale elvetica contesta, spiegando come il verdetto di Standard & Poor's non consideri i cospicui investimenti "fatti presso altre banche centrali ed istituti internazionali e, puntualmente, comunicati alla fine di ogni mese". Ma perché


la Banca Nazionale Svizzera è arrivata ad avere in deposito 313 miliardi di euro, cioè poco meno della metà del Pil del Paese? Sostanzialmente perché, sin dal 2009, di fronte a una corsa al franco svizzero, da parte di quei risparmiatori europei, preoccupati di un'implosione della moneta unica, ha contrattaccato, procedendo a importanti acquisti di euro. Una politica che ha avuto un'accelerazione, nell'estate dello scorso anno, quando Philipp Hildebrand, allora presidente dell'istituto di emissione, ha deciso di stabilire un cambio fisso franco-euro, dopo che le due valute avevano toccato la parità, compromettendo seriamente l'industria svizzera di esportazione. Cosi, sostanzialmente per decreto, da allora un euro vale un franco e 20 centesimi.

Per mantenere questo cambio, tuttavia, Berna ha dovuto contribuire alla difesa dell'euro, rischiando di dissanguarsi come ha denunciato, a fine 2011, Christoph Blocher, leader dell'Udc, il principale partito della Confederazione. L'esponente della destra populista è poi riuscito ad avere la testa di Philipp Hildebrand, accusandolo di insider trading sulle valute. Il suo successore, Thomas Jordan, non ha però cambiato linea e l'incetta di euro è continuata. Secondo uno schema alquanto paradossale, a detta di Standard&Poor's. "I flussi di euro, provenienti dai Paesi periferici - la tesi di S&P - sono serviti per acquistare obbligazioni di Paesi del centro-nord". Per dire come, anche attraverso la Svizzera, non si sa quanto consapevolmente, Italia, Spagna e Grecia hanno contribuito alle variazioni dello spread e al finanziamento del debito pubblico di alcuni di quei Paesi dai quali continuano, oltretutto, a subire lezioni di bon ton economico. (26 settembre 2012)



Certo che alcuni aspetti di questa vicenda sono,
almeno per me,
davvero sorprendenti.
A cominciare dalle cifre che ballano
per finire alle implicazioni che comportano. :)
 

Yunus80

Del PIG non si butta nulla
Non capisco in quale modo la svizzera si starebbe dissanguando.
Ricevono tonnellate di euro (valuta attualmente pregiata) a fronte di cartaccia che possono stampare ad libitum...
Ma in effetti, chi dice questo è un politico... non ci si può aspettare che capisca davvero le sue affermazioni :lol:
 

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