Dalla Tobin tax effetti nulli sulla speculazione
Tramontata l’ipotesi di introdurre la Tobin Tax all’interno della Ue tramite una direttiva comunitaria, undici Stati, tra cui l’Italia, hanno promosso l’utilizzo dell’istituto della cooperazione rafforzata.
Dai primi commenti degli operatori del settore sono emerse le criticità legate alla perdita di numerosi posti di lavoro nel settore bancario e finanziario e le problematiche derivanti da un aumento della volatilità dei mercati. È opinione diffusa, poi, che tale imposta non costituisce uno scudo adeguato contro il ripetersi di attacchi speculativi nei confronti del debito sovrano del nostro Paese.
Le operazioni di vendita allo scoperto sui titoli di Stato e la negoziazione di credit default swap sui titoli di Stato, ad esempio, non saranno colpite da tale forma di imposizione.
. La rarefazione della liquidità in circolazione non gioverà pertanto al funzionamento efficiente dei mercati.
L’aumento del costo di raccolta del capitale per le imprese è stato, infatti, già rilevato a seguito dell’introduzione della Tobin Tax in Svezia, nel 1984. La rilevante fuga di capitali dal paese scandinavo verso la City Londinese, portò all’abrogazione dell’imposta nel 1992.
La diretta correlazione tra la riduzione del volume delle contrattazioni e la riduzione della volatilità dei mercati è stata smentita in vari studi scientifici. Gli operatori alla ricerca di guadagni speculativi potrebbero essere quindi paradossalmente favoriti dall’introduzione di tale imposta, oppure più semplicemente spostare la propria attività presso centri finanziari tax-free.
Paul Krugman, analizzando lo studio degli economisti G. Gorton and A. Metrick, che hanno individuato tra le cause dell’attuale crisi finanziaria l’eccesso di prestiti a breve termine tra banche americane, unito alla cattiva gestione dei mutui subprime, afferma che la Tobin Tax avrebbe potuto contribuire a prevenire l’attuale crisi. Lo stesso Krugman afferma però che la Tobin Tax non può risolvere da sola tutti i problemi della finanza mondiale. Per contrastare il moral hazard di coloro che hanno causato la recente crisi finanziaria, piuttosto che inserire un "granello di sabbia nell’ingranaggio dei mercati finanziari", sarebbe più opportuno effettuarne una manutenzione straordinaria attraverso, ad esempio, un profondo ripensamento della deregulation statunitense, che ha portato alla nascita di un rischio sistemico dal quale nessuno può considerarsi esente.