Sui fatti della Virginia (1 Viewer)

sharnin

Forumer attivo
ricpast ha scritto:
L'ultimo quote non esiste!

L'America è una repubblica fondata sull'industria delle armi (e sugli psicofarmaci distribuiti a gogò).

Il tizio è uno schizofrenico pericoloso come ce ne possono essere dappertutto, ma lì può comperare armi da guerra "al supermercato", non ha nessun supporto sociale vero e invece di ammazzare uno o due (supposti) nemici personali, ammazza 32 persone che non c'entrano niente.
 

dan24

Forumer storico
Fleursdumal ha scritto:
se non sbaglio altri si son buttati dalle finestre, oppure perso per perso buttarsi addosso al tizio come pare aver fatto un professore che era stato nei lager , insomma non riesco ad immaginarmi la scena di sti studenti fermi lì come automi a farsi sparare in faccia uno dietro l'altro

effettivamente è assurdo...ieri sera guardavo il servizio e la ricostruzione sulla columbine....anche la polizia ha atteso ore prima di entrare in azione...quando da fuori si sentiva chiaramente che stavano massacrando quei poveri studenti....e dopo la columbine sembra che anche questa volta non abbiano fatto niente di niente...


c'e' da dire...a rivedere la ricostruzione dei fatti della columbine...che c'e' da mettersi nei panni di un ragazzo di 20 anni o poco più..che si trova a scuola a fare lezione...ed a un tratto ti ritrovi come in centro della guerra a Bagdad...di certo non ti trovi pronto ad affrontare una cosa dle genere....ed il terrore può bloccarti...

alla columbine erano cmq due...questo era solo...e di certo se gli saltavano addosso in 200....lo fermavano...ma chi se la sente di buttarsi per primo e farsi sparare?....è tutto lì...se mai è la polizia o la sicurezza che deve entrare in azione subito...

cmq pazzesco...la freddezza con cui massacravano la gente..neanche fossero formiche...

da brividi
 

gipa69

collegio dei patafisici
dan24 ha scritto:
L'ultimo quote non esiste!

Qualche mese fa a Fuori Orario su Raitre hanno mandato in onda Elephant di Gus Van Sant, il documentario di Moore e sequenze tratti dagli scontri di piazza nelle banlieu parigine.
Mentre Moore tenta di trovare un motivo alla strage (la facilità di procurarsi le armi) nel film di Van Sant e nelle immagini degli scontri francesi emergono in realtà i futili pretesti che scatenano questa violenza immotivata e probabilmente la paura della normalità, dell'omologazione uniti ad un desiderio perverso narcisistico di apparire in una società completamente mediata.

Come direbbe il recentemente scomparso Baudrillard è la trasparenza del male.
 

sharnin

Forumer attivo
E i fabbricanti di armi aspettano che passi la bufera
Silenzio della potente associazione Nra. Intanto il 56% degli americani chiede leggi più severe sulla vendita di pistole
Maria Colombo
New York

«Se non ora, quando?» si è chiesto nei giorni scorsi Paul Helmke, presidente della Brady Campaign to Prevent Gun Violence, «se questo non serve a cominciare un dibattito, non ci sarà niente che servirà». Dall'altra parte della grande barricata che divide l'opinione pubblica americana, però, Helmke non ha trovato per il momento un interlocutore. Nella grande e lussuosa sede della associazione dei produttori di armi a Fairfax, in Virginia, i responsabili della National Rifle Association hanno preferito barricarsi dietro il silenzio. In attesa di ritirare fuori dal cassetto, passata la tempesta, i loro tradizionali e temibili strumenti di pressione.
Per le organizzazioni che si battono negli Stati uniti per il controllo delle armi, gli ultimi anni sono stati anni di delusioni e di sconfitte. Appena eletto, George Bush ha ringraziato la Nra per averlo aiutato e ha ordinato all'Fbi di distruggere dopo 24 ore le informazioni sui proprietari di armi, allontanando così lo spettro di un registro nazionale. Subito dopo, la Casa bianca ha cercato di annacquare le iniziative dell'Onu contro il contrabbando di armi e il Congresso ha lasciato decadere il bando sui fucili semi-automatici favoluto da Clinton. A modificare le cose, non è bastata la strage di Columbine. «Ogni volta che c'è un incidente c'è un po di attenzione», si è lamentato Paul Helmke, «poi l'attenzione passa e non succede niente. Se è possibile, abbiamo fatto dei passi indietro».
Adesso, finalmente, il vento potrebbe essere cambiato. Secondo un sondaggio dell'Università della Pennsylvania il 71% degli americani che non possiedono un'arma in famiglia e il 64% di quelli che la possiedono vorrebbe ripristinare il bando per le micidiali mitragliette. Il 56%, secondo un sondaggio fatto dalla Gallup dopo la strage della Virginia, vorrebbero una legislazione più severa e controlli più stretti. A essere sulla difensiva, così, ci sono certamente i 3 milioni e 800 mila membri della Nra, gli innocenti cacciatori degli stati rurali e i membri delle milizie, i conservatori in buona fede e i produttori di fucili e mitragliette, tutti ben decisi a battersi per mantenere quello che considerano un fondamentale diritto garantito dalla costituzione. «Preparatevi alle tempeste in arrivo», ha gia messo in guardia il vicepresidente esecutivo Wayne LePierre.
Alla Nra, è chiaro, non mancano le armi di convinzione. Tra il 1990 e il 2006, hanno speso 16 milioni di dollari di contributi ai politici, per 83% repubblicani, 15 milioni per finanziare le pubblicità postali a favore di qualche candidato, 16 milioni per l'attività dei 5 lobbisti a tempo pieno che stanno a Washington. Nel 2006, i favori dell'elettorato sono cambiati, ma i sistemi dell'organizzazione sono rimasti gli stessi. Sono solo aumentati i contributi a favore dei democratici moderati, tant'è vero che, tra i nuovi eletti del congresso, ci sono ben 11 democratici e 13 repubblicani ben decisi a battersi contro ogni controllo delle armi. Chiusi nei loro uffici, i responsabili stanno studiando ora le mosse per la prossima campagna elettorale. Paradossalmente, i milioni di dollari di contributi elettorali potrebbero andare , questa volta, soprattutto ai democratici. Nancy Pelosi e Harry Reid, infatti, non hanno mostrato nessuna premura per discutere delle nuove leggi limitative, il presidente del partito, Howard Dean, si è già detto a favore della scelta di lasciare le decisioni ai singoli stati, Hillary e Obama hanno sorvolato sulla questione. Mentre Mitt Romney, Rudy Giuliani e John McCain si sono pronunciati per un controllo più severo. «Staremo a vedere che cosa succede, ma finora non ci sembra che ci sia da preoccuparsi», ha confessato un funzionario della Nra.


Al «mercatino» delle pistole
La guerra in casa Baby killer e diritto alla «difesa dopo la strage» alla Virginia Tech University
I massacratori di Columbine acquistarono le armi in un «gun show» senza controllo federale. Ma anche dopo la strage di Blacksburg nessuno mette in discussione queste fiere
Luca Celada
Los Angeles

Rampage, «atto spontaneo di violenza omicida», è il termine preferito dai network per definire il raptus improvviso di ragazzi armati nelle scuole. È significativo che esista la parola per descrivere l'omicidio plurimo indiscriminato, che le occasionali carneficine scolastiche vengano considerate una sorta di psicopatologia sociale in cui i risentimenti trovano sfogo naturale in terribili massacri. Un fenomeno che ha una scadenza quasi regolare nella cronaca, specie degli ultimi dieci anni.
Il linguaggio si adatta alla necessità, così come accadde per il termine Going postal coniato per catalogare una certa «consuetudine» degli impiegati delle poste, suscettibili più di altri impiegati pubblici allo stress causato dalla ripetitività del lavoro. Negli anni '80 e '90 si verificarono episodi in cui postini insoddisfatti o licenziati si presentavano al posto di lavoro armati fino ai denti e davano sfogo al malessere esistenziale facendo strage di caposervizi e colleghi, con sufficiente regolarità da meritarsi la qualifica di «sindrome dell'era reaganiana».
La categoria adolescenziale è più inquietante, con il suo mix di turbe psichico-emotive dell'età e di armi da fuoco ad alta efficienza che produce eccidi caratterizzati da un'apparente, nichilista insensatezza. La casistica è abbondante, dalla sparatoria di Brenda Spencer, sedicenne di San Diego che, improvvisatasi cecchina col fucile ricevuto come regalo di Natale dal padre, uccise nel 1979 il preside e il bidello della sua scuola e ferì nove compagni. La sua motivazione dichiarata - «non mi piacciono i lunedì» - divenne il titolo dell'omonima canzone di Bob Geldof e dei Boomtown Rats. Fu solo la capostipite di una macabra lista di bambini-killer, da Barry Loutakis che nel '96 fece tre vittime a colpi di pistola e carabina nella sua scuola media di Lake Moses, Washington, a Luke Woodham, che freddò due studenti e la propria madre l'anno dopo al liceo di Pearl in Mississippi, fino a Michael Carneal che appena due mesi dopo fece tre vittime e cinque feriti nel suo liceo di Paducah, Kentucky, all'età di 14 anni. Qualche mese più tardi, nel 1998, vennero imitati da Mitchell Johnson e Andy Golden, rispettivamente 13 e 11 anni, che, vestiti in uniforme militare e con un arsenale da guerra, uccisero 5 compagni e ne ferirono 15 mentre uscivano dalla scuola media di Jonesboro in Arkansas. Lo stesso anno il quindicenne Kipland Kinkel di Thurston, Oregon, uccise due compagni e i loro genitori. L'anno dopo Dylan Klebold, 17 anni, ed Erica Harris, 18, compirono la strage nel liceo di Columbine, che fino a tre giorni fa era l'episodio più tragico del genere.
A ogni tragedia sono stati chiamati in causa squilibri psicologici, abusi emotivi e sessuali, bullismo, depressione. Imputati film, videogiochi, il rap e il metal, specie se suonati all'indietro schiudendo la piena forza dei contenuti satanici. Ma dietro all'angoscia profonda provocata da ogni nuovo episodio c'è la sensazione di uno squilibrio più profondo, culturale. L'impossibilità di ignorare il livello endemico di violenza come paradigma sociale. Lo ha ben detto Michael Moore: «Come americani la nostra consuetudine è di sparare prima e fare domande dopo. Mettiamo mano alla pistola come nessun'altra cultura. Lo consideriamo nostra prerogativa, il nostro destino manifesto». È difficile dargli torto. In quale altro luogo, pochi minuti dopo la peggiore sparatoria nella storia del paese, il presidente si sarebbe sentito in dovere di tutelare il sacrosanto diritto di portare armi da fuoco? Quando nel 1991 un simile massacro venne perpetrato da un folle all'interno di una tavola calda a Killeen in Texas, i texani si sollevarono indignati contro le norme sul porto d'armi che vietavano ai cittadini di portare le proprie pistole in locali pubblici. Se più avventori avessero avuto un'arma a portata di mano, ragionamento logico, sicuramente avrebbero potuto difendersi meglio. Quattro anni dopo la legge venne modificata secondo i loro desideri.
Dopo Columbine, fu accertato che gli assassini avevano acquistato il proprio arsenale presso un Gun show, «mercatini» di armi da fuoco, dove non sono in vigore i controlli federali e dove quindi è molto più facile per un criminale o un minorenne acquistare una pistola. Bill Clinton, in seguito al massacro, tentò di far passare una legge che estendesse anche a queste fiere della pistola, roccaforte della Gun lobby, le restrizioni che impongono controlli sugli acquirenti, ma il congresso repubblicano respinse la proposta. Un'ulteriore misura a sostegno del secondo emendamento alla Costituzione introdotto nel 1789 per garantire ai cittadini il diritto di portare armi «essendo una milizia ben regolata necessaria alla sicurezza di un libero stato». Anacronismo assurto a sacramento inviolabile della lobby delle armi e vangelo della destra fondamentalista, inviolabile tabù che racchiude il volto cupo, violento e paranoico della nazione e la cui sola messa in discussione è capace di suscitare le reazioni più virulente dell'anima conservatrice d'America.
Così, pur nel mezzo dei bollettini da guerra domestica (ma «in fondo ultimamente sono un po' meno frequenti...» ha detto qualcuno ieri alla radio del Washington Post), i già lievi controlli sulla vendita delle armi da fuoco imposti dal Brady bill - legge intitolata a James Brady, il portavoce di Ronald Reagan rimasto gravemente ferito nell'attentato al presidente del 1981 - sono stati ulteriormente allentati. Uno di questi ad esempio prevedeva fino a qualche anno fa un limite di 10 proiettili per caricatore da 9mm. Ma la legge è stata prescritta, così oggi sono tornati in legale commercio quelli maggiorati da 19 proiettili l'uno, che hanno molto contribuito all'efficienza omicida dell'assassino di Blacksburg. Lo slogan della Nra, associazione che «tutela» i 200 milioni di fucili e pistole attualmente in circolazione in Usa, diretta in passato da Charlton Heston, è che «non sono le pistole che uccidono la gente ma i malintenzionati». In parte hanno ragione, afferma ancora Michael Moore, che ricorda il tasso annuale di omicidi, che a New York 12 anni fa era di 2100. In seguito alle restrizioni sulle vendite di armi da fuoco il numero scese a 600, un buon risultato ma non la soluzione perché in definitiva «non sono le pistole che uccidono la gente ma gli americani», il popolo che al mondo detiene di gran lunga il triste primato di violenza «civile».
Le ultime settimane di manovre preelettorali repubblicane hanno visto le acrobazie dialettiche di candidati moderati come Rudy Giuliani e Mitt Romney. Il primo, fautore della «tolleranza zero», ha affermato il diritto inviolabile al porto d'armi; il secondo, che non aveva mai sparato in vita sua, ha convocato in fretta i fotografi a una battuta di caccia per assicurarsi la simpatia della destra pistolera. Ora nel dibattito fra i candidati che si terrà il 3 maggio sarà forse necessario qualche riposizionamento alla luce dei fatti della Virginia. Difficilmente però si andrà al di là delle dichiarazioni di circostanza, a un effettivo ridimensionamento della Gun lobby.
 

Fleursdumal

फूल की बुराई
permanendo un sacco di domande altre osservazioni in uscita

- l'ineffabile giorgino che la prima cosa che si sente di dichiarare è che il diritto degli americani al possesso armi per autodifesa resterà immutato
- gli striscioni issati dagli studenti sull'università: MEDIA STAY AWAY :up: :up:
- le tv anglosassoni stanno facendo diventare il coreano l'eroe negativo del nuovo millennio, sparano ad ogni notiziario le suo foto e il testamento video
Ieri vedendo la BBC la prima cosa che mi hanno propinato è la foto del tizio che dalla tv mi puntava contro diretto la pistola , ekekazzo :rolleyes:
 

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