Sui fatti della Virginia (1 Viewer)

Fleursdumal

फूल की बुराई
Una cosa mi ha colpito molto, questo è un estratto di una testimonianza presa in loco:

La classe interamente massacrata al secondo piano del Norris Hall, il mio building, era un «graduate course» di ingegneria ambientale (quindi una classe del mio corso), Hydrology, tenuto dal professore Loganathan, una simpatica persona originaria dell'India che sembra sia stato giustiziato per primo (un colpo in faccia). Poi l'assassino ha fatto alzare tutti i ragazzi, in piedi sul loro posto, e ha sparato ad ognuno di loro, sedia dopo sedia, fila dopo fila. In pieno viso.


ma come c@zzo hanno fatto a farsi massacrare come agnelli al macello senza neanche accennare una reazione? eppure vedevano che erano tutti colpi in pieno viso :-? :-? :-?
 

sharnin

Forumer attivo
Fleursdumal ha scritto:
Una cosa mi ha colpito molto, questo è un estratto di una testimonianza presa in loco:

La classe interamente massacrata al secondo piano del Norris Hall, il mio building, era un «graduate course» di ingegneria ambientale (quindi una classe del mio corso), Hydrology, tenuto dal professore Loganathan, una simpatica persona originaria dell'India che sembra sia stato giustiziato per primo (un colpo in faccia). Poi l'assassino ha fatto alzare tutti i ragazzi, in piedi sul loro posto, e ha sparato ad ognuno di loro, sedia dopo sedia, fila dopo fila. In pieno viso.


ma come c@zzo hanno fatto a farsi massacrare come agnelli al macello senza neanche accennare una reazione? eppure vedevano che erano tutti colpi in pieno viso :-? :-? :-?
Tipo buttarsi sotto i banchi?
 

Fleursdumal

फूल की बुराई
sharnin ha scritto:
Tipo buttarsi sotto i banchi?

se non sbaglio altri si son buttati dalle finestre, oppure perso per perso buttarsi addosso al tizio come pare aver fatto un professore che era stato nei lager , insomma non riesco ad immaginarmi la scena di sti studenti fermi lì come automi a farsi sparare in faccia uno dietro l'altro
 

paper2006

Forumer attivo
Il primo film choc a Cannes sul massacro nella scuola del Colorado
Un'opera dura e di denuncia contro la vendita delle armi negli Usa
La strage di Columbine
scuote il Festival
La regia è di Michael Moore. Duro attacco
a Charlton Heston, portavoce delle lobby delle armi
dal nostro inviato CLAUDIA MORGOGLIONE

CANNES - Altro che scandali annunciati. Altro che polemiche, montate ad arte, su sequenze di sesso e violenza. Il primo, vero film choc del Festival, il primo, vero pugno nello stomaco dello spettatore arriva da un documentario di due ore girato da uno specialista del genere, l'americano Michael Moore, su uno degli episodi più neri della cronaca statunitense: il massacro alla Columbine School del Colorado, la strage compiuta da due liceali, Eric e Dylan, che fecero fuoco all'impazzata, uccidendo 12 studenti e un insegnante, e ferendo decine di giovanissimi. Prima di togliersi la vita.

Era la mattina del 22 aprile a Littleton, sobborgo della città di Denver. Fu quel giorno e in quel luogo, mentre il presidente Bill Clinton annunciava alla tv l'ennesimo bombardamento sulla Serbia, che i due ragazzi, fondatori della "confraternita degli impermeabili", trasformarono la scuola in un inferno: questo il punto di partenza del film in questione, Bowling for Columbine, presentato in anteprima per i giornalisti ieri sera. Opera accolta da applausi, e proiettata nelle stesse ore in cui, a pochi metri di distanza, il Festival celebrava se stesso, con la cerimonia d'apertura alla presenza di Woody Allen.

Atmosfera molto diversa, dunque, rispetto al documentario di Moore. Che non si limita a rievocare la strage del Colorado (mostrandone anche alcune immagini, riprese da una telecamera interna alla scuola); ma amplia il discorso alle radici, al perché gli Stati Uniti sono il paese occidentale con un tasso di omicidi così alto. La risposta, guardando il film, è chiarissima: la colpa è della vendita libera delle armi. Del fatto che qualsiasi adolescente può procurarsele facilmente, comprando tranquillamente i proiettili nei grandi magazzini.

Una denuncia che il regista porta fino in fondo. Non risparmiando critiche feroci a quell'America "blindata", resa più paranoica dall'11 settembre: un clima che alimenta la paura, fomentata anche dall'allarmismo dei media, e che a sua volta spinge la gente a barricarsi nelle case. E, soprattutto, a comprare armi. Sempre di più, e sempre più potenti.

Ma il tema serio, duro, affrontato senza sconti (da qui la sensazione di pugno nello stomaco che prende lo spettatore), non deve far pensare a un'opera seriosa. Anzi. Il ritmo è serrato, e spesso si ride, magari con amarezza, per aspetti della realtà americana involontariamente comici: ad esempio, il fatto che una banca per invogliare i clienti regala a chi apre un conto un fucile; o il calendario sexy della aderenti a quella milizia del Michigan frequentata da Timothy Mc Veigh, l'autore della strage di Oklahoma city. Ma il vero bersaglio polemico è Charlton Heston, veterano di Hollywood nonché portavoce della lobby dei produttori di armi: lo si vede andare a Denver, per una convention, pochi giorni dopo il massacro alla Columbine. E lo si vede rifiutare la foto di una bimba di sei anni di Flint, Michigan, uccisa a colpi d'arma da un suo coetaneo.

E se Bowling for Columbine indica con chiarezza i responsabili, finisce per assolvere uomini e cose che, all'indomani dell'eccidio, finirono sul banco degli imputati. I film violenti, ad esempio ("i giovani li vedono anche in Canada ma lì non ci sono quasi omicidi", ricorda il regista); i videogiochi picchiaduro ("la maggior parte sono giapponesi, ma lì i delitti sono rari); e perfino la controversa rockstar Marilyn Manson, di cui i due assassini erano fan.

Insomma, un punto di vista fuori dal coro sulla violenza giovanile. Tema che è presente anche in altre opere in cartellone qui a Cannes: ad esempio si parla di giovani omicidi in Murder by numbers di Barbet Schroeder, con Sandra Bullock, in programma venerdì 24 maggio.


da Repubblica
 

paper2006

Forumer attivo
uno degli aspetti che un giornalista portava all'attenzione era che queste stragi,indubbiamente deprecabili, era che:
1) non sono così rare.
2) che avvengono non sulle coste ma nella profonda America.
3) che alcuni analisti politici hanno già da tempo iniziato a pensare di attualizzare il secondo emendamento della costituzione e quindi di porre dei limiti alla detenzioni di schioppi et similia.
 

sharnin

Forumer attivo
Ma è una mania!

Ultimo flash del Corriere:

Usa, uomo minaccia strage in scuole
Le scuole di una contea californiana sono state chiuse mentre quelle di un’altra vicina sono in stato di allerta dopo che un uomo ha minacciato di mettere in atto un massacro ben peggiore di quello della Virginia. Jeffery Thomas Carney, 28 anni ha chiamato il pastore della sua chiesa e alcuni familiari annunciando le proprie intenzioni omicide e dicendo di avere con se un fucile a ripetizione automatica Ak-47, ordigni artigianali e veleno.
 

ricpast

Sono un tipo serio
Nessuna statistica può avere un valore SCIENTIFICO.

Che statistica sarebbe sennò?!

Ad ogni modo io ho enormi difficoltà a non vedere una correlazione diretta tra il numero di armi che girano tra le mani della popolazione statunitense (e di conseguenza le libertine leggi in merito al possesso e all'acquisto delle stesse) e avvenimenti stragisti come quest'ultimo.

Meno armi forse non vorrà dire meno criminalità.

Ma mi chiedo come diavolo si possa provare una sensazione di maggiore sicurezza solo per il fatto che si vive in una realtà dove è possibile armarsi con facilità.

Il punto forse non è però nemmeno questo ma bisognerebbe addentrarsi in considerazioni di ambito culturale.
Non per stilare classifiche del tipo: noi europei abbiamo una cultura migliore, badate bene.

Ma per interrogarsi sui profondi perchè ad esempio anche una tranquilla, onesta e per nulla guerrafondaia o violenta persona del profondo USA gira col suo pick-up con 2 bei fucili a canne mozze appesi dietro al sedile di guida....
 

ricpast

Sono un tipo serio
ricpast ha scritto:
Nessuna statistica può avere un valore SCIENTIFICO.

Che statistica sarebbe sennò?!

Ad ogni modo io ho enormi difficoltà a non vedere una correlazione diretta tra il numero di armi che girano tra le mani della popolazione statunitense (e di conseguenza le libertine leggi in merito al possesso e all'acquisto delle stesse) e avvenimenti stragisti come quest'ultimo.

Meno armi forse non vorrà dire meno criminalità.

Ma mi chiedo come diavolo si possa provare una sensazione di maggiore sicurezza solo per il fatto che si vive in una realtà dove è possibile armarsi con facilità.

Il punto forse non è però nemmeno questo ma bisognerebbe addentrarsi in considerazioni di ambito culturale.
Non per stilare classifiche del tipo: noi europei abbiamo una cultura migliore, badate bene.

Ma per interrogarsi sui profondi perchè ad esempio anche una tranquilla, onesta e per nulla guerrafondaia o violenta persona del profondo USA gira col suo pick-up con 2 bei fucili a canne mozze appesi dietro al sedile di guida....

Proseguendo nel ragionamento provo a dire la mia.

La storia lascia il segno, sempre e comunque.
Quindi se si volesse tracciare una linea che unisce in qualche modo il tizio sul pick up che ho descritto e gli avventurieri pionieri del vecchio far-west usa non credo si compierebbe un semplice esericizio di scherno ma solo una considerazione che ha il suo perchè storico-sociale.

Ecco, capire il perchè di certe tradizioni non per forza le giustifica.

Altrimenti (estremizzando il concetto e tirandolo per i capelli...) noi cattolici saremmo ancora qui nel 2007 a bruciare gli eretici in piazza.

Le brutte (o anacronistiche...) tradizioni io credo che possano, anzi, DEBBANO essere abbandonate.
Capite, comprese.
Ma abbandonate.

E questo è quello che penso anche del riferimento alle armi nella costituzione stessa degli stati uniti d'america.
Io credo che nel momento in cui esso verrà tolto sarà un momento di forte progresso civile per gli stati uniti d'america.
Nel momento in cui verrà CONSAPEVOLMENTE accantonato, abbandonato.

Credo però che siamo ben lontani da questo.
E allora pragmaticamente mi accontenterei di vedere l'approvazione di leggi che limitino drasticamente il commercio di armi da fuoco.

Questo è indubbiamente uno degli aspetti che allontana profondamente noi europei dagli americani; una di quelle cose che più ci lascia storditi perchè così lontana dal ns sentire.
E' uno degli aspetti che più ce li fa sentire "stranieri".

Dobbiamo avere l'incrollabile forza di credere che su questo la vecchia europa non si sbaglia per permettere di convincere davvero i ns amici americani che il gesto di "sotterrare l'ascia di guerra" è un gesto di ineguagliabile forza e coraggio.

Non lasciamo che vinca LA PAURA.
 

sharnin

Forumer attivo
Non solo armi, ma armi da guerra. Una mia amica che viveva nel tranquillo Tennessee aveva un vicino che aveva un carro armato in giardino!
Ma non è solo quello, è anche l'isolamento sociale, non hanno mica la famiglia e gli amici (e la solidarietà sociale) come noi.

Aggiungo: in America non hanno i luoghi di aggregazione sociale che abbiamo noi, la piazza, il corso dove si passeggia, i locali di svago e riunione che abbiamo noi, e i campus isolano i giovani dalla famiglia.
 

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