Macroeconomia Usa-Europa strategie di investimento (1 Viewer)

mariougo

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Le tensioni tra Corea del Nord e USA si sono intensificate. Dapprima i test dei missili intercontinentali nordcoreani a fine luglio avevano provocato le sanzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU nei confronti delle Corea del Nord e suscitato una spirale di provocazioni. L'attuale culmine dell'escalation sono l'annuncio di Trump "Fuoco e furia" contro la Corea del Nord e la minaccia del dittatore nordcoreano di un attacco a Guam. In caso di un'aggressione militare, Kim Jong Un dovrebbe però aspettarsi un contrattacco USA, a cui il regime non resisterebbe. In caso di un attacco preventivo contro la Corea del Nord, Trump rischierebbe invece ritorsioni nucleari, anche nei confronti degli alleati. Valide opzioni militari non sono quindi presenti a breve termine per nessuna delle due parti. A medio termine la situazione rimane irrisolta, poiché la Corea del Nord procede con lo sviluppo dell'armamento nucleare. Rimane l'opzione di inasprire le sanzioni nei suoi confronti, puntando a una disgregazione del regime dall'interno. A breve termine i rischi rimangono però elevati e la situazione sui mercati finanziari tesa. Gli abituali porti sicuri hanno mostrato le loro qualità anche in questa escalation. Il franco è salito rispetto a tutte le valute principali. Anche oro e obbligazioni di qualità del credito da elevata a media hanno mostrato una tendenza a rafforzarsi . Dopo che nei giorni precedenti i mercati azionari si erano mossi in acque tranquille, ora la volatilità è nettamente salita. Un'ampia diversificazione, in particolare includendo strategie alternative, oro, immobili e le tradizionali categorie d'investimento, rimane la strada preferita per proteggere il portafoglio dalle turbolenze. Fondamentalmente, nei prossimi giorni la situazione dovrebbe migliorare. I dati congiunturali dell'EZ rimangono forti. Una prima stima per la crescita del PIL nel T2 ha mostrato un aumento dello 0.6% rispetto al T1, il che ha portato al 2.1% il tasso di crescita rispetto all'anno scorso. Questo è stato il primo aumento di oltre il 2% da più di sei anni. La prossima settimana sono previsti i dati sulla crescita della Germania. Con un consumo robusto, un'elevata attività d'investimento e un forte contributo del commercio estero, l'economia tedesca cresce su larga scala. Anche l'economia italiana ha registrato nel primo trimestre una dinamica sorprendentemente forte. Il tasso di crescita dello 0.4% nel T1 rispetto al trimestre precedente dovrebbe essere stato mantenuto anche nel T2.
 

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Nel corso della settimana precedente l'annuale conferenza delle BC di Jackson Hole, e al termine della stagione delle comunicazioni, non vi sono stati impulsi per i mercati finanziari. Il contesto dei tassi resta ancora molto moderato, malgrado i robusti dati congiunturali. Nonostante i tre aumenti dei tassi della Fed, dalla fine dello scorso anno, i tassi di interesse a lungo termine permangono a livelli bassi pressoché invariati. Complessivamente negli ultimi tempi le condizioni di finanziamento per l'economia USA sono addirittura migliorate. Ma in realtà la normalizzazione della politica monetaria mira a un inasprimento di queste ultime. Oltre ai bassi rendimenti dei titoli di stato, i supplementi per i crediti alle aziende e le ipoteche si sono leggermente ridotti nel corso dell'anno . L'USD si è inoltre deprezzato. Di recente l'allentamento delle condizioni di finanziamento è stato più volte sottolineato dai funzionari della Fed e rappresenta un fattore determinante a favore di una prosecuzione della normalizzazione della politica monetaria. Parallelamente anche la congiuntura USA risulta essere su una buona strada, nonostante una correzione nelle vendite immobiliari, questa settimana. Venerdì prossimo verranno pubblicati il rapporto sul mercato del lavoro e l'indice dei responsabili degli acquisti per l'industria manifatturiera (ISM) per agosto. L'USD più debole dovrebbe avere effetti positivi sull'andamento degli affari dell'industria USA. Nell'Eurozona i banchieri centrali hanno invece di recente manifestato preoccupazione per le possibili ripercussioni negative di un apprezzamento dell'euro troppo forte. Finora l'aumento del valore esterno dell'euro va tuttavia valutato come espressione di un consolidamento congiunturale. Questa stima è stata condivisa questa settimana anche dal membro del Consiglio direttivo della BCE Hansson. Le aspettative per le imprese dell'Eurozona finora non sembrano aver subito l'influsso della maggiore forza dell'euro, come confermano gli indici provvisori dei responsabili degli acquisti per agosto. In particolare per l'industria manifatturiera la situazione viene valutata ancora come ottima. E le aspettative per le esportazioni sono cresciute a livelli record assoluti. Il sondaggio per la Germania non rivela inoltre ripercussioni negative dovute alle accuse di cartello nel settore automobilistico. Sono tutti buoni presupposti per la pubblicazione del sondaggio tra le imprese svizzere della prossima settimana, tanto più che il franco più debole favorisce valori della fiducia costantemente positivi. I dati significativi per l'economia svizzera restano tuttavia in ritardo rispetto ai valori della fiducia. A giugno e luglio si è registrato addirittura un calo delle esportazioni. Tuttavia non si dovrebbe sopravvalutare la correzione. La dinamica delle esportazioni svizzere ha infatti registrato una forte ripresa già lo scorso anno, dopo lo shock del franco. E le imprese segnalano complessivamente una buona situazione degli ordinativi. I livelli elevati nei sondaggi sulla fiducia sono a nostro parere in parte espressione di una distensione o miglioramento duraturi della situazione dei margini e non devono necessariamente produrre un forte aumento della produzione. Lo scorso anno p. es., secondo un sondaggio di Swissmem, ancora quasi un quarto delle aziende MEM ha chiuso il bilancio con una perdita operativa.
 

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Durante la conferenza della Federal Reserve Bank of Kansas City regionale a Jackson Hole alla fine della settimana scorsa non vi sono state nuove dichiarazioni dei banchieri centrali sul futuro corso di politica monetaria. Il silenzio del Presidente della BCE, Mario Draghi, sulla recente forza dell'euro, risp. il mancato avvertimento sulle conseguenze di una rivalutazione troppo forte della moneta unica europea, sono stati però accompagnati da un ulteriore temporaneo aumento dell'EUR/USD. Pertanto la BCE nella sua riunione di giovedì prossimo si troverà di fronte a un difficile esercizio di equilibrismo. A seguito della solida dinamica congiunturale nell'EZ, ulteriormente confermata questa settimana dalla ripresa della fiducia dei consumatori in Italia, e a causa dell'ormai scarso volume di titoli di stato acquistabile, la BCE praticamente deve preparare una riduzione del programma di acquisti. In questo modo si rischia però un'ulteriore rivalutazione dell'euro. Il forte aumento del tasso di cambio significa un irrigidimento delle condizioni monetarie , analogamente a un aumento dei tassi, il che dovrebbe avere un effetto sempre più frenante sulla dinamica congiunturale e inflazionistica dell'EZ. In agosto l'inflazione di base è rimasta invariata a un moderato 1.2%. Ciò a sua volta è favorevole a un corso più lento nella normalizzazione della politica monetaria. Di conseguenza, per la riunione della BCE prevediamo l'inizio della discussione sul programma di acquisti, non ancora, però, una decisione su una riduzione del volume di acquisti. Inoltre è senz'altro possibile che a differenza del discorso a Jackson Hole i rischi del tasso di cambio siano discussi in modo esplicito. Oltre al silenzio a Jackson Hole, questa settimana il riaccendersi del conflitto nordcoreano ha mosso i mercati finanziari. Inoltre hanno provocato agitazione l'uragano «Harvey» e le preoccupazioni per un nuovo «Government shut-down» negli USA. Il Presidente intende approvare il nuovo bilancio USA solo se verranno considerati i mezzi finanziari per un muro al confine con il Messico, il che dovrebbe determinare trattative molto difficili con il Congresso. Gli effetti dell'uragano dovrebbero essere nell'insieme modesti per gli USA da un punto di vista puramente congiunturale e non dovrebbero far rallentare l'attuale ripresa. Un netto aumento della fiducia dei consumatori con una solida valutazione delle possibilità occupazionali e una revisione al rialzo della crescita annualizzata del PIL del T2 al 3.0% hanno consolidato questa settimana la robusta situazione economica USA
 

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Nonostante la crisi nordcoreana il contesto congiunturale globale si presenta robusto, cosicché manteniamo la nostra quota azionaria e per il Giappone la aumentiamo perfino leggermente. Dopo il forte aumento dei corsi, l'oro dovrebbe di nuovo diminuire leggermente e per gli investimenti immobiliari indiretti ci posizioniamo un po' più prudentemente. Dopo la recente stagione delle comunicazioni sorprendente molto positiva, sui mercati azionari sono comparsi alcuni ostacoli. Il motivo è soprattutto la crisi nordcoreana, la cui breve fase di de-escalation è stata improvvisamente interrotta da un nuovo test missilistico. In tal modo Kim Jong Un ha determinato tendenze di fuga da investimenti rischiosi. Inoltre i tassi sono ulteriormente diminuiti e le previsioni di misure delle Banche centrali restano moderate. In tale contesto, l'USD ha perso terreno mentre l'EUR è aumentato su larga scala. Ciò ha fatto sì che un indice dominato dai titoli ciclici, come il DAX tedesco, abbia registrato oscillazioni maggiori rispetto all'indice di riferimento svizzero con i suoi pesi massimi difensivi . Anche se attualmente un'escalation militare è improbabile, la crisi nordcoreana dovrebbe rimanere un potenziale fattore negativo per i mercati e tendenzialmente frenare la propensione al rischio. Non prevediamo però che dopo il recente rally, l'oro, l'investimento dei periodi di crisi, possa trarre profitto ancora a lungo da questo atteggiamento di cautela. Raccomandiamo invece prese di beneficio e diminuiamo a leggermente sottoponderata la nostra quota tattica. Il metallo giallo rimane però un importante componente del portafoglio e il calo del prezzo da noi previsto chiaramente sotto USD 1'300 per oncia troy può di nuovo essere sfruttato per un aumento della quota di oro. Azioni giapponesi ben supportate A parte la crisi nordcoreana i mercati rimangono ben coperti al ribasso. Nell'EZ una quota azionaria neutrale resta ancora opportuna malgrado il rafforzamento della moneta unica. La ripresa stabile e ampiamente sostenuta compensa di gran lunga i negativi effetti valutari e giustifica ancora la preferenza rispetto ad azioni USA. A queste ultime continuiamo a preferire anche azioni svizzere, poiché i titoli nazionali hanno certo anch'essi una valutazione cara, ma dovrebbero essere ben sostenuti dal miglioramento economico. Un miglioramento ultimamente evidenziatosi nettamente in Giappone, dove l'economia nel secondo trimestre ha registrato un forte aumento. Poiché inoltre la BoJ conferma invariata la sua politica espansiva, le azioni giapponesi dovrebbero rimanere ben supportate. Inoltre, il miglioramento congiunturale globale continua a costituire un contesto robusto per i mercati emergenti, cosicché una quota tattica rimane opportuna anche per le obbligazioni dei paesi emergenti in valute locali. Raccomandiamo ora una quota neutrale per gli investimenti immobiliari svizzeri che tra l'altro riduciamo leggermente per il calo dell'immigrazione. Il potenziale di rendimento rimane tuttavia relativamente interessante rispetto ai titoli di stato. D'altra parte, il contesto di bassi tassi di interesse continua a fornire sostegno a settori difensivi, come il settore delle telecomunicazioni, per il quale stiamo aprendo un call tattico nelle azioni.
 

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Da quando l'OPEC ha frenato la produzione, le quotazioni di petrolio vengono negoziate all'interno di una fascia controllabile. Né la delibera del cartello petrolifero è riuscita a spingere nettamente i prezzi verso i livelli precedenti al crollo dei prezzi del 2014, né si è verificato un nuovo crollo dei prezzi come all'inizio del 2016. In considerazione della tendenza ribassista delle scorte a fronte però di una contemporanea eccedenza di offerta non ancora superata, la stabilizzazione sembra consolidata a un livello di USD 50 circa. Neppure l'uragano «Harvey» è riuscito a modificare qualcosa, nonostante abbia fermato notevolmente la produzione delle raffinerie nella costa sud degli USA: Sebbene nel frattempo oltre il 22% delle capacità delle raffinerie USA non era disponibile, il WTI ha reagito solo moderatamente al conseguente calo della domanda di greggio. Tuttavia, la sensibile penalizzazione dell'industria petrolifera USA ha generato solo una preoccupazione estremamente breve per le eventuali difficoltà di approvvigionamento per i richiedenti finali, come si evince dai prezzi della benzina USA (ved. grafico). Pertanto eventuali distorsioni dei prezzi a causa dell'uragano «Irma» dovrebbero rimanere controllati
I prezzi del petrolio sembrano quindi essere ben protetti al ribasso anche in caso di shock esterni, perfino se allo stesso tempo non è prevedibile un forte rialzo. Infatti a causa del nuovo regime sul mercato del petrolio, un aumento troppo forte dei prezzi determinerebbe un nuovo rafforzamento della flessibile produzione di shale USA, il che comporterebbe un nuovo aumento dell'inondazione di petrolio e una rispettiva correzione dei prezzi. Nonostante la flessibilità delle imprese USA di fracking, le scorte dei magazzini USA mostrano una tendenza leggermente in calo. Una parte del calo delle scorte di greggio osservabile da questa primavera è dovuto a uno spostamento strutturale verso i prodotti distillati. Ciò significa che la diminuzione delle scorte di greggio fino a un certo punto è dovuto a una costituzione di scorte di carburanti o di olio combustibile. Tuttavia, il fatto che le scorte complessivamente diminuiscono almeno leggermente, può senz'altro essere ritenuto un piccolo successo della strategia dell'OPEC, finora rispettata insolitamente in modo disciplinato. Soprattutto il fatto che l'aumento della produttività dell'estrazione di shale in considerevole misura ha dovuto essere di nuovo abbandonato lascia il prezzo del WTI BEN PROTETTO VERSO IL BASSO......
 

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Questa settimana, Apple ha presentato il suo nuovo smartphone atteso con impazienza. Dieci anni dopo il lancio del primo iPhone, che ha stabilito nuovi standard, da parte del fondatore dell'azienda, Steve Jobs, il gruppo di Cupertino ha fatto per la prima volta una grande mossa, dopo che gli iPhone degli ultimi anni avevano rappresentato piuttosto miglioramenti incrementali dei rispettivi modelli precedenti. Tuttavia, a quanto pare il nuovo fiore all'occhiello della Apple non riesce a soddisfare completamente le aspettative degli investitori. Nei due giorni di negoziazione dal momento della presentazione, il corso azionario è addirittura sceso leggermente. Una reazione del mercato, che tuttavia non è affatto così insolita: dopo le rispettive presentazioni degli iPhone degli ultimi anni, spesso si sono verificati movimenti ribassisti dell'azione Apple. Un nuovo iPhone da solo non è più alcun garante per Apple per un rialzo dei corsi azionari
Se perfino il prestigioso iPhone dell'anniversario viene accolto in modo piuttosto freddo dai mercati, sembra poco probabile che per i modelli seguenti si verifichi un forte rialzo dei corsi, come era avvenuto con il primo iPhone che aveva avviato l'era degli smartphone. Ciò non significa che il corso dell'azione Apple non possa salire ancora. I telefoni Apple non hanno più la caratteristica di differenziazione e la superiorità tecnica, che determinano forti rialzi dei corsi. La concorrenza ha recuperato anche per quanto riguarda l'offerta e gli standard tecnologici; gli smartphone high-end dei differenti produttori si differenziano solo marginalmente a un livello molto alto nelle questioni puramente tecniche. Da un'osservazione isolata e – in considerazione della domanda «Apple o Android» diventata quasi una questione di fede – soprattutto obiettiva emerge che, in merito agli smartphone nessun produttore è quindi nettamente in vantaggio. E fino a quando sarà sempre un testa a testa fra i produttori per quanto riguarda le specifiche degli apparecchi, un nuovo smartphone da solo non determinerà un forte rialzo dei corsi delle rispettive azioni. In questo contesto un impegno in un determinato singolo titolo sembra essere quindi poco promettente. Consigliamo piuttosto di investire nel settore sovraordinato della tecnologia dell'informazione nel suo insieme. Poiché in questo modo esiste il vantaggio che la performance dei corsi non dipende solo dagli apparecchi appena presentati, ma si basa anche su altri fattori trainanti, come per esempio il commercio Internet, la pubblicità online o altro hardware e software del mondo digitale e della telecomunicazione. Che questo settore nel suo insieme mostri una tendenza dei corsi sempre attraente si evidenzia guardando il mercato azionario USA, dove l'indice della tecnologia dell'informazione ha superato nettamente l'indice complessivo
 

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APPLE INC 17.18 MICROSOFT CORP 11.60 FACEBOOK CLASS A INC 8.17 ALPHABET INC CLASS A 5.71 ALPHABET INC CLASS C 5.63 VISA INC CLASS A 3.84 INTEL CORPORATION CORP 3.32 CISCO SYSTEMS INC 3.24 ORACLE CORP 3.04 MASTERCARD INC CLASS A
 

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EUR/USD Il rally EUR/USD che prosegue da inizio anno potrebbe essere andato troppo in là. Non ci sorprenderebbe quindi una flessione su livelli intorno a 1.14. A provocare questa correzione potrebbe essere un intervento verbale della BCE, che vede i suoi obiettivi d'inflazione messi in pericolo dalla rivalutazione dell'EUR. Una riforma fiscale USA positiva, che riteniamo ancora possibile, spingerebbe al rialzo l'USD. A 1.14 tendiamo comunque a preferire l'EUR rispetto all'USD. Infine, la BCE si trova in un primo stadio di normalizzazione della politica monetaria, mentre la Fed è già più avanti.
 

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Questa settimana, il risultato sorprendentemente forte del partito «Alternative für Deutschland» (Alternativa per la Germania) (AfD) durante le elezioni del Bundestag ha dato il via a una correzione del tasso di cambio dell'euro sia rispetto all'USD sia rispetto al CHF. L'esito elettorale, invece, non ha quasi mosso i corsi sui mercati azionari. Le prospettive di crescita a breve termine per l'Eurozona sono rimaste invariate. Queste rimangono sempre solide. I provvisori indici dei responsabili degli acquisti per l'Eurozona sono addirittura ancora aumentati alla fine dell'ultima settimana. Anche se nel frattempo le previsioni sulle esportazioni sono state un po' meno ottimistiche a causa del rafforzamento dell'euro, il livello dell'indice dei responsabili degli acquisti nell'industria manifatturiera è al livello più elevato dall'inizio del 2011 .
Pertanto, la BCE dovrebbe rimanere sul percorso della riduzione degli acquisti di obbligazioni nonostante il tasso d'inflazione sempre moderato pubblicato questa settimana - anche perché ultimamente l'EUR/USD ha superato il livello di 1.20 non in modo duraturo. La prossima settimana sarà pubblicato il verbale dell'ultima riunione della BCE, che dovrebbe contenere maggiori dettagli sulla discussione relativa al programma di acquisti di obbligazioni
 

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