Macroeconomia Usa-Europa strategie di investimento (1 Viewer)

mariougo

Forumer storico
intenzione di ricopiare le strategie di investimento di........
tenendo presente che tutto cio' che scritto non costituisce in nessun modo
un incoraggiamento a seguire , ma e' solo e puramente lettura.
ognuno con la sua testa . e se qualcuno desidera aggiungere
e' iL benvenuto.
la partenza di tutto cio' che leggete e' dalla ch :mmmm:
Crescita economica 2014
A causa della crescita deludente nel primo trimestre abbiamo
ridotto le previsioni di crescita per gli Stati Uniti. Per contro abbiamo
aumentato notevolmente le previsioni di crescita per la
Gran Bretagna. Non solo perché la crescita economica britannica
nel primo trimestre è stata sorprendentemente forte, ma
anche perché i dati economici mensili sono stati più che convincenti

Inflazione nel 2014
Le previsioni sull'inflazione rimangono ampiamente
invariate. A causa del tasso d'inflazione sorprendentemente
basso per marzo e aprile nonché della forte sterlina abbiamo
ridotto le nostre previsioni sull'inflazione per la Gran Bretagna.
Qualora la nostra previsione si realizzasse, la Bank of England
raggiungerebbe per la prima volta dal 2005 il suo obiettivo
d'inflazione target del 2 per cento.

Rendimenti dei titoli di stato a dieci anni (su tre mesi)
Nei prossimi tre mesi aspettiamo un aumento dei rendimenti
tra i 10 e i 30 punti base. Prevediamo il maggiore aumento in
Germania e negli Stati Uniti, il minore in Giappone. Il programma
estremamente aggressivo di acquisto di obbligazioni della
Banca centrale giapponese dovrebbe limitare l'aumento dei
rendimenti dei titoli di stato giapponesi.


SITUAZIONE DI PARTENZA
L'attuale situazione di rischio sui mercati è contrassegnata
da bande di oscillazioni insolitamente ristrette. Il motivo
principale è nella politica monetaria molto espansiva delle
banche centrali, che per il momento, secondo le recenti
allusioni della Banca centrale europea, viene portata avanti
fino a nuovo ordine. In combinazione con una più forte
crescita economica, questo andamento ci rende ottimisti
per quanto riguarda le categorie d'investimento più
rischiose come le azioni, sia a breve che a medio termine.
Attualmente né l'umore degli investitori è estremamente
ottimistico né i mercati finanziari sono fortemente ipercomprati.
Anche dai paesi emergenti rileviamo segnali più
positivi. Sfruttiamo questa opportunita' x aumentare
ulteriormente il rischio nei portafogli


Abbiamo ridotto nuovamente la posizione
nelle
liquidità a causa del maggiore impegno

nelle azioni. Manteniamo tuttavia una​
leggera «sovraponderazione» della consistenza​
cash.​
2. Quanto alle​
obbligazioni, manteniamo la

«sottoponderazione». Continuiamo a​
preferire le obbligazioni ad alto rendimento e​
quelle dei paesi emergenti.​
3. Nella categoria d'investimento​
Azioni abbiamo

una posizione di «sovraponderazione».​
Abbiamo rafforzato l'impegno sia nei​
paesi industrializzati che nei paesi emergenti.​
4. Manteniamo sempre la « sottoponderazione​
» nella posizione in
oro

continua...:mumble:
MARIO

 

mariougo

Forumer storico
intenzione di ricopiare le strategie di investimento di........
tenendo presente che tutto cio' che scritto non costituisce in nessun modo
un incoraggiamento a seguire , ma e' solo e puramente lettura.
ognuno con la sua testa . e se qualcuno desidera aggiungere
e' iL benvenuto.
la partenza di tutto cio' che leggete e' dalla ch :mmmm:
Crescita economica 2014
A causa della crescita deludente nel primo trimestre abbiamo
ridotto le previsioni di crescita per gli Stati Uniti. Per contro abbiamo
aumentato notevolmente le previsioni di crescita per la
Gran Bretagna. Non solo perché la crescita economica britannica
nel primo trimestre è stata sorprendentemente forte, ma
anche perché i dati economici mensili sono stati più che convincenti

Inflazione nel 2014
Le previsioni sull'inflazione rimangono ampiamente
invariate. A causa del tasso d'inflazione sorprendentemente
basso per marzo e aprile nonché della forte sterlina abbiamo
ridotto le nostre previsioni sull'inflazione per la Gran Bretagna.
Qualora la nostra previsione si realizzasse, la Bank of England
raggiungerebbe per la prima volta dal 2005 il suo obiettivo
d'inflazione target del 2 per cento.

Rendimenti dei titoli di stato a dieci anni (su tre mesi)
Nei prossimi tre mesi aspettiamo un aumento dei rendimenti
tra i 10 e i 30 punti base. Prevediamo il maggiore aumento in
Germania e negli Stati Uniti, il minore in Giappone. Il programma
estremamente aggressivo di acquisto di obbligazioni della
Banca centrale giapponese dovrebbe limitare l'aumento dei
rendimenti dei titoli di stato giapponesi.


SITUAZIONE DI PARTENZA
L'attuale situazione di rischio sui mercati è contrassegnata
da bande di oscillazioni insolitamente ristrette. Il motivo
principale è nella politica monetaria molto espansiva delle
banche centrali, che per il momento, secondo le recenti
allusioni della Banca centrale europea, viene portata avanti
fino a nuovo ordine. In combinazione con una più forte
crescita economica, questo andamento ci rende ottimisti
per quanto riguarda le categorie d'investimento più
rischiose come le azioni, sia a breve che a medio termine.
Attualmente né l'umore degli investitori è estremamente
ottimistico né i mercati finanziari sono fortemente ipercomprati.
Anche dai paesi emergenti rileviamo segnali più
positivi. Sfruttiamo questa opportunita' x aumentare
ulteriormente il rischio nei portafogli


Abbiamo ridotto nuovamente la posizione
nelle
liquidità a causa del maggiore impegno

nelle azioni. Manteniamo tuttavia una​
leggera «sovraponderazione» della consistenza​
cash.​
2. Quanto alle​
obbligazioni, manteniamo la

«sottoponderazione». Continuiamo a​
preferire le obbligazioni ad alto rendimento e​
quelle dei paesi emergenti.​
3. Nella categoria d'investimento​
Azioni abbiamo

una posizione di «sovraponderazione».​
Abbiamo rafforzato l'impegno sia nei​
paesi industrializzati che nei paesi emergenti.​
4. Manteniamo sempre la « sottoponderazione​
» nella posizione in
oro

continua...:mumble:
MARIO
..............................................................................
RIPRENDE........

1..TITOLI DI STATO DEI PAESI INDUSTRIALIZZATI SEMPRE POCO
INTERESSANT
I

I rendimenti dei titoli di stato decennali della Germania
e degli Stati Uniti sono diminuiti di 50 punti base
dall'inizio del 2014. Prevediamo che i rendimenti
nell'arco di un anno aumenteranno di nuovo di circa
50 punti base. Manteniamo la nostra forte «sotto-
ponderazione» dei titoli di stato e preferiamo i titoli a
reddito fisso dei paesi emergenti (in valuta locale) e le
obbligazioni ad alto rendimento e le obbligazioni con-
vertibili.
Nell'anno in corso, il rendimento dei titoli di stato decennali
statunitensi è sceso dal 3 al 2.5 per cento, una diminuzione
che riteniamo ingiustificata. Tra luglio 2012 e marzo 2014,
l'inflazione di base è continuamente scesa dal 2.3 all'1.6 per
cento, ma nel frattempo si delinea un'inversione di tendenza.
Anche la previsione di un aumento dei tassi di riferimento farà
alzare il rendimento dei titoli di stato (vedere anche «Econo
-
mia dei paesi industrializzati», da pagina 8). Il rendimento dei
titoli di stato decennali tedeschi è sceso dalla fine del 2013
dall'1.9 all'1.4 per cento e si trova quindi di pochissimo sopra
l'inflazione. Il calo del tasso di disoccupazione ha già determi
-
nato una crescita dei salari del 3 per cento circa. Ne risente la
competitività tedesca rispetto alla periferia, il che però contri
-
buisce a ridurre gli squilibri all'interno dell'Eurozona (vedere
anche «Tema speciale», da pagina 12). Ciò dovrebbe far sì
che i rendimenti estremamente bassi in Germania aumentino
fino a un livello «normale». Riteniamo quindi non interessanti
anche le obbligazioni tedesche
"""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""

2..Cosa influisce contem-
poraneamente sui prezzi
del mais, della soia e dello
zucchero

I prezzi delle materie prime agricole vengono influen-
zati dalla domanda e dall'offerta. L'offerta dipende
tra l'altro dalle condizioni climatiche. Ma anche la pro-
duzione di altre materie prime dipende dall'andamen-
to delle condizioni climatiche. Per esempio, per il con-
tinente americano e l'Asia ogni anno si pone la ques-
tione riguardante il fenomeno «El Niño». Questo inso-
lito riscaldamento dell'acqua marina nel Pacifico tropi-
cale, che non si ripete periodicamente, influenza le
condizioni climatiche in diverse regioni.
Secondo le previsioni del Climate Prediction Center statuni
tense, la probabilità di un'insorgenza del fenomeno El Niño
entro l'estate 2014 sale oltre il 65 per cento. In questo ambi
to, El Niño in Sudamerica occidentale dovrebbe portare in mi
sura maggiore tempo umido, mentre per l'Asia sudorientale si
prevede un tempo asciutto. In uno studio, la grande banca
francese Société Générale ha analizzato gli effetti di El Niño
su diversi prezzi delle materie prime. Così violenti piogge in
Cile possono pregiudicare la produzione di rame, mentre il
tempo asciutto in Asia sudorientale ha un effetto negativo sul
raccolto dello zucchero. In entrambi i casi ciò può provocare
aumenti dei prezzi. Per contro, secondo lo studio, El Niño non
ha alcun effetto negativo sul clima nell'America del Nord.
Anche per questo motivo per quest'anno si prevede un rac
colto normale per mais e soia negli Stati Uniti, il che dovrebbe
far scendere relativamente i prezzi.



continua
mario:rolleyes:
 
Ultima modifica:

mariougo

Forumer storico
Dopo che il prezzo per un barile di greggio del tipo Brent,
determinante per l'Europa, da dicembre 2013 per quasi sei
mesi non aveva superato 112 USD e per la maggior parte del
tempo si muoveva sotto il livello di USD 110, negli ultimi
giorni ci sono stati forti movimenti rialzisti. Nei dodici giorni
di negoziazione fino al 20 giugno, il petrolio Brent è aumen-
tato del 6%; un aumento altrettanto forte in un lasso di
tempo simile era stato registrato l'ultima volta nel mese di
novembre 2013.
Con i recenti sviluppi il prezzo si avvicina quindi alla nostra
previsione valida da questa primavera per la fine del 2° tri-
mestre 2014, ossia USD 113 (vedi Focus:Fracking :consid
razioni di natura economica sulla nuova tecnica di estrazione).
Tuttavia, il recente movimento dei corsi dovrebbe essere
determinato in gran parte dalle crescenti preoccupazioni per
l'Iraq. L'anarchia, nella quale i ribelli sunniti dell'ISIS, che
stanno avanzando, minacciano di far precipitare l'Iraq, susci-
ta sul mercato petrolifero preoccupazioni di una mancata
produzione del secondo fornitore all'interno dell'OPEC dopo
l'Arabia Saudita. Tuttavia, anche se i guerrieri islamici radicali
dovessero occupare il sud, importante per l'estrazione di
petrolio, riteniamo inopportuno il timore di una carenza
nell'offerta di petrolio. Infatti, le capacità produttive stimate
all'interno dell'OPEC sono sufficientemente elevate da com-
pensare in modo relativamente rapido anche una completa
assenza dell'Iraq. Infatti nel primo trimestre, con 6.5 milioni
di barili al giorno, le capacità produttive disponibili degli altri
membri OPEC erano notevolmente superiori alla quantità
estratta dall'Iraq di circa 3.3 milioni di barili al giorno. La sola
Arabia Saudita dispone di capacità inutilizzate pari a quasi 3
milioni di barili al giorno e, nel recente passato, ha dimostra-
to inoltre la sua disponibilità e capacità di compensare con
un aumento della propria produzione le quantità estratte
degli altri membri del cartello, inferiori alle aspettative.
Basso rischio di una scarsità dell'offerta
Nemmeno un'eventuale estensione della rivolta armata dei
jihadisti ai paesi vicini all'Iraq dovrebbe mettere in difficoltà il
mercato petrolifero. Poiché il coinvolgimento degli Emirati
Arabi Uniti, relativamente stabili, e dell'Arabia Saudita è
praticamente da escludere,in teoria dei paesi vicini all'Iraq

potrebbero essere coinvolti nella rivolta armata l'Iran e la
Siria, non membro OPEC. Mentre una mancata produzione
della Siria, già nel caos di una guerra civile, con un'estrazio-
ne giornaliera di soli 25'000 barili sarebbe praticamente
trascurabile, nel caso dell'Iran la situazione sarebbe molto
più grave. Se si verificasse una completa interruzione della
produzione petrolifera in Iraq e in Iran, il cartello dovrebbe

far fronte a una mancanza di circa 6.2 milioni di barili al
giorno, quantità che corrisponde alla capacità disponibile
degli altri membri (cfr. grafico). Il volume di estrazione target
di circa 30 milioni di barili al giorno, valido dal 4° trimestre
2011, potrebbe quindi essere mantenuto, anche se solo di poco..
L'OPEC può mantenere il volume di estrazione target (sulla
base del 1° trimestre 2014; in milioni di barili al giorno).
Tuttavia, un corrispondente movimento dei prezzi del petro-
lio in questo scenario estremo sarebbe probabilmente inevi-
tabile, anche se questo non dovrebbe assumere le dimensio-
ni raggiunte durante l'ultima vera crisi petrolifera all'inizio
degli anni Novanta (guerra del Golfo). Infatti, in primo luogo
i membri dell'OPEC non hanno né l'incentivo né l'intenzione
di inasprire ulteriormente un'eventuale crisi petrolifera me-
diante una diminuzione delle quantità estratte e in secondo
luogo la più grande economia mondiale, gli Stati Uniti, gra-
zie al fracking, copre nel frattempo meno di un quinto del
suo fabbisogno petrolifero mediante importazioni dagli stati
OPEC e ha quindi ridotto la sua vulnerabilità agli andamenti
nel Vicino Oriente.
Mentre l'andamento in Iraq è attualmente incerto, un'esten-
sione del terrore islamico all'Iran, dominato dagli sciiti, è
estremamente irrealistica. Rimane quindi invariato il nostro
scenario di base, secondo il quale la domanda mondiale di
petrolio nel resto dell'anno può essere coperta in ognuno
degli scenari sopra descritti. Di conseguenza, anche nei pros-
simi mesi il prezzo di un barile di greggio del tipo Brent do-
vrebbe muoversi per lo più all'interno della fascia di negozia-
zione tra USD 106 e USD 112; non sono escluse isolate e
modeste oscillazioni al rialzo. Per la fine dell'anno mante-
niamo la nostra previsione di USD 110 al barile.
:bow::titanic:
 

mariougo

Forumer storico
buonasera...

Facendo riferimento a una famosa citazione dello scrittore Mark Twain è possibile affermare che le notizie giunte quattro anni fa sulla morte dell’euro erano di gran lunga esagerate. La moneta unica è salva, ma molti investitori tuttavia sono fortemente insicuri sulle prospettive future dell’Unione monetaria europea. La domanda se sia possibile ricadere in qualsiasi momento in una crisi profonda resta aperta
Nondimeno l’Unione Europea è uscita rafforzata dalla crisi, nonostante le voci di malaugurio. E anche l’avanzata degli euroscettici alle elezioni per il Parlamento Europeo a maggio non ha fatto cambiare la situazione. Di fatto l’Europa ha fatto passi decisivi per evitare e combattere la crisi. E 25 stati dell’UE hanno introdotto, in perfetto stile svizzero, dei freni all’indebitamento. Il Meccanismo europeo di stabilità rappresenta inoltre uno strumento a sostegno dei paesi con difficoltà finanziarie. Inoltre la Banca centrale europea (BCE) si è impegnata a intervenire senza limiti in caso di emergenza per evitare oscillazioni ingiustificate dei tassi d’interesse nei singoli paesi dell’euro. Un ulteriore pilastro dell’architettura istituzionale consolidata, l’Unione bancaria europea, è vicina alla sua realizzazione.
Naturalmente i problemi nell’eurozona restano. A inizio giugno la BCE ha ridotto ulteriormente i tassi, confermando la sua disponibilità ad adottare misure straordinarie in caso di emergenza per evitare contraccolpi economici. I passi fatti dai banchieri centrali europei potrebbero indebolire l’euro, esercitando a loro volta un effetto positivo sulla congiuntura dell’UE. In questo contesto riteniamo che le azioni europee restino un investimento privilegiato.

a presto.....mario:mumble:
 

mariougo

Forumer storico
prospettive settimanali

se serve......


Lo sguardo nello specchietto retrovisore non è rilevante​
per la Fed​
La terza lettura del PIL USA nel T1 ha portato a una nuova​
drastica revisione verso il basso: rispetto alla seconda stima,​
il calo del PIL si è quasi triplicato (dal -0.25% al -0.7%,​
non annualizzato). Si tratta della più forte contrazione dalla​
recessione del 2008 / 2009. Soprattutto il consumo privato,​
ma anche le esportazioni nette e la costituzione delle​
scorte, sono risultati peggiori delle previsioni. Se in un​
primo momento si partiva da un contesto di spese al consumo​
notevolmente più elevato per servizi nel settore della​
salute, il risultato finale ha evidenziato un calo. ll calcolo è​
stato reso più difficile dall'implementazione della riforma​
sanitaria di Obama. Dopo il minimo intermedio nel primo​
trimestre, parzialmente attribuito alle condizioni meteorologiche,​
l'aumento della maggior parte delle componenti​
del PIL nel T2 dovrebbe risultare tanto più forte. Tuttavia​
non sarà possibile compensare completamente l'inizio​
dell'anno deludente. E quindi il 2014, contrariamente alle​
aspettative di inizio anno, non dovrebbe raggiungere tassi​
di crescita significativamente più elevati rispetto all'anno​
scorso. La Fed, in materia di politica monetaria, non dovrebbe​
tuttavia lasciarsi influenzare dal passato: la ripresa​
nel T2 e le prospettive di crescita per il resto dell'anno sono​
intatte. Gli «indici di sorpresa» di Citigroup e Bloomberg​
mostrano che le elevate aspettative per i dati congiunturali​
nel secondo trimestre sono state addirittura superate. Nonostante​
il vento congiunturale contrario, gli aumenti occupazionali​
nei primi cinque mesi sono risultati interessanti​
e la settimana prossima dovrebbe essere annunciato un​
altro incremento di circa 200'000 posti. A causa dell'Indipendence​
Day, il 4 luglio, la pubblicazione non avverrà​
come al solito di venerdì, bensì già di giovedì. Anche l'ISM​
per l'industria manifatturiera dovrebbe mantenersi stabile a​
un livello elevato, in quanto gli indici regionali dei responsabili
degli acquisti a giugno sono risultati per lo più forti e​
la componente degli ordinativi è addirittura complessivamente​
cresciuta. Il costante miglioramento sul mercato del​
lavoro e la buona atmosfera nell'industria sono segnali​
positivi per l'ulteriore corso dell'anno.​
Nessuna nuova misura della BCE dopo la valanga di​
misure​
Nell'Eurozona la settimana prossima dovrebbe essere confermato​
che l'inflazione resta invariata. Il lieve aumento da​
noi atteso, dallo 0.5% allo 0.6%, è principalmente da attribuirsi​
ai maggiori prezzi del petrolio nell'ambito della​
crisi in Iraq. Per quanto riguarda le aspettative inflazionistiche,​
la differenza rispetto agli Stati Uniti nelle ultime due​
settimane è di nuovo chiaramente aumentata. Sull'orizzonte​
di due anni si attende per gli Stati Uniti ora un tasso di​
inflazione del 2.2%, per l'Eurozona invece del solo 0.9%.​
Dopo la valanga di misure dello scorso mese, non ci attendiamo​
alcuna altra mossa dalla riunione di luglio della BCE,​
il prossimo giovedì. Il minimo dei tassi di riferimento ora è​
praticamente raggiunto e la BCE ha sottolineato che l'uso​
di misure non convenzionali potrebbe proseguire. In particolare​
si intensificano i preparativi per possibili acquisti di​
obbligazioni private. Tuttavia, per questi, secondo le dichiarazioni​
di diversi funzionari della BCE ora non esiste​
un'acuta necessità di intervento. Inoltre, le decisioni di​
giugno hanno bisogno di tempo per mostrare i loro frutti.​
Dalla riduzione dei tassi, gli interessi a breve si sono chiaramente​
adeguati verso il basso. Il Libor a 3 mesi si è dimezzato​
allo 0.17%. Ma soprattutto le nuove operazioni​
mirate di rifinanziamento a lungo termine (TLTRO), che​
hanno lo scopo di stimolare la concessione di crediti alle​
imprese, verranno attuate solo a partire da settembre. E​
comunque non è ancora per niente chiaro quanta liquidità​
verrà utilizzata dalle banche.​
In Svizzera il PMI, dopo la deludente componente degli​
ordinativi del mese precendente, dovrebbe leggermente​
riprendersi. Complessivamente i valori del T2 restano tuttavia​
inferiori rispetto a quelli del primo trimestre, segnalando​
una dinamica congiunturale leggermente inferiore.​

mario


 

mariougo

Forumer storico
aggiornamento

scrivevo.....

4. Manteniamo sempre la « sottoponderazione​
» nella posizione in oro


Se il nuovo governo indiano eletto sotto il Primo ministro
Modi nel corso del mese mantenesse le promesse fatte in
campagna elettorale e allentasse davvero i freni alle importazioni,
ciò dovrebbe determinare un impulso a livello
di domanda per il prezzo dell'oro, tanto più che a luglio e
agosto vi saranno numerose festività religiose e in autunno
comincia la stagione dei matrimoni in India. Se la domanda
di oro nel secondo paese più popoloso non sarà
tenuta artificialmente bassa, prevediamo un leggero potenziale
rialzista per il prezzo dell'oro che fra 12 mesi
potrebbe essere pari a USD 1'420. In particolare vediamo
anche confermata la nostra stima che il prezzo dell'oro
non scenderà sotto USD 1'200



Focus: continua la ripresa del prezzo dell'​
oro​
Dopo che durante l'anno scorso l'oro era stato notevolmente​
sotto pressione – nel 2013 il metallo giallo ha perso​
oltre il 28% – nel frattempo si muove in una fascia di​
negoziazione relativamente stretta tra 1200 e 1380. Calcolato​
sull'intero primo semestre, il prezzo dell'oro è aumentato​
del 10%; tuttavia principalmente a causa del​
rapidissimo rebound dall'inizio di giugno, quando l'oro​
era ancora quotato a quasi USD 1240.​
Con USD 1'322, il metallo prezioso è ora quotato praticamente​
allo stesso livello di un anno fa. In seguito a​
questo aumento di prezzo, anche la domanda di oro fisico​
è aumentata. Per esempio, le consistenze in oro nell'SPDR​
Gold Trust – il veicolo obbligazionario in oro più grande al​
mondo quotato in borsa – all'inizio di luglio hanno registrato​
per la prima volta dopo molto tempo un forte aumento,​
attestandosi a quasi 800 tonnellate​
L'aumento di prezzo dovrebbe essere attribuibile in gran​
parte al riaccendersi delle incertezze geopolitiche. Soprattutto​
l'avanzata dei ribelli ISIS in Iraq, ma anche il conflitto​
nell'Ucraina orientale e la situazione tesa nella Striscia di​
Gaza sembravano spingere gli investitori nel breve periodo​
sempre più verso il porto sicuro rappresentato dall'oro. Al​
margine attuale si riscontra però nuovamente una tendenza​
verso un movimento laterale, il che alla fine significa​
che per il momento lo spazio per ulteriori aumenti dei​
corsi dovrebbe essere esaurito, a meno che la situazione​
nei focolai di crisi non peggiori ulteriormente.​

Difficilmente dovrebbe esplodere l'euforia sul mercato​
dell'oro, poiché l'avversione al rischio sui mercati non è​
aumentata notevolmente e le tensioni geopolitiche hanno
per lo più un effetto di aumenti dei prezzi provvisorio. Ci​
sembra quindi piuttosto probabile un movimento laterale​
o addirittura una leggera tendenza ribassista, poiché non​
si possono escludere prese di beneficio. La ripresa ancora​
moderata ma complessivamente costante della congiuntura​
mondiale, l'ulteriore costante diminuzione degli acquisti​
di obbligazioni statunitensi da parte della Fed e i​
tassi d'inflazione sempre estremamente contenuti non​
segnalano attualmente un ulteriore aumento del prezzo​
dell'oro. Tuttavia, l'attuale livello dei prezzi dovrebbe risultare​
interessante per quanto riguarda il secondo semestre.​
Verso la metà del terzo trimestre potrebbe giungere un​
nuovo impulso dall'India. Questo paese, insieme alla Cina,​
è già oggi il maggior importatore di oro (cfr. grafico 2),​
ma impone severe restrizioni al commercio estero del​
metallo prezioso. Infatti, sulle importazioni viene riscosso​
un dazio del 10%, e il 20% delle importazioni di oro deve​
alimentare di nuovo le esportazioni.​
L'India e la Cina coprono assieme circa il 60%

della domanda di oro globale

mario:titanic:
 

mariougo

Forumer storico
ecco... se serve..

Cosa faranno le banche centrali?
Nel primo semestre, i tassi d'inflazione in tutti i paesi industrializzati
– almeno fino a poco tempo fa – sono stati inferiori
alle aspettative. Ciò ha consentito alle banche centrali più importanti
di perseguire ancora una politica monetaria accomodante.
È stata la Banca centrale europea (BCE) a far seguire
alle parole i fatti. All'inizio di giugno ha sorpreso i mercati con
molte misure non convenzionali che hanno lo scopo di ridurre
il rischio di deflazione e di stimolare la concessione di crediti
nell'Eurozona. La decisione dei banchieri centrali è stata unanime.
Evidentemente il Presidente della BCE, Mario Draghi,
riesce a coinvolgere la Deutsche Bundesbank – da sempre un
baluardo contro tutte le misure inflazionistiche.
Tuttavia, le banche centrali non inietteranno per sempre liquidità
nei mercati . La Banca centrale statunitense
Fed dovrebbe terminare i suoi acquisti di titoli («Quantitative
Easing», QE) in autunno. Ciò rappresenterà un punto di
svolta nella politica monetaria statunitense, anche se probabilmente
il tasso di riferimento sarà lasciato ancora a lungo
vicino allo zero. Effettivamente, dallo scoppio della crisi finanziaria
nel 2008 l'indice S&P 500 ha registrato un aumento
solo nelle fasi di QE. E poiché le banche centrali prima o poi
dovranno terminare le iniezioni di liquidità, si può dire a ragione
che in futuro gli aumenti dei corsi sui mercati azionari
si dovranno realizzare mediante un aumento dei profitti
aziendali.
I rischi: aumenti dei tassi e balzi del prezzo del
petrolio
Cosa potrebbe annullare la diffusa ripresa congiunturale da
noi prevista e indurci di conseguenza a un cambiamento degli
scenari? Soprattutto due rischi: in primo luogo, la formazione
di una bolla sui mercati finanziari potrebbe provocare un intervento
delle banche centrali preoccupate per la stabilità finanziaria.
Questa però non è la nostra preoccupazione principale.
Di recente, la Presidente della Fed, Janet Yellen, ha
nuovamente dichiarato che le valutazioni in tutte le categorie
d'investimento non le sembrano eccessive e che siamo di
fronte solo a una «ricerca di rendimento». Per la BCE e la Bank
of Japan i corsi dei titoli in forte rialzo non sarebbero un problema
– anzi, tutt'altro. Solo alla Bank of England il surriscaldato
mercato immobiliare di Londra crea lentamente delle
preoccupazioni. Il secondo rischio riguarda le crisi irrisolte in
Ucraina e in Iraq. Il rialzo dei prezzi del petrolio in seguito alla
persistente violenza nella Mesopotamia potrebbe frenare la
ripresa congiunturale su larga scala.
Parziale copertura del portafoglio contro le correzioni
del mercato.
L'attuale contesto – politica monetaria estremamente accomodante,
moderata crescita economica e buoni profitti aziendali
– è conveniente per i mercati finanziari nonostante il pericolo
di un forte rialzo. La «normalizzazione» della politica
monetaria, in qualsiasi modo essa avvenga, genera senza
dubbio modeste prospettive di rendimento per i titoli di stato
e per molte obbligazioni societarie. Sono già riconoscibili i primi
segnali di esuberanza.
Infatti, il carosello delle fusioni e delle acquisizioni procede
a pieno ritmo e vengono emesse obbligazioni ad alto rendimento
con ridotta protezione dei creditori. Tuttavia, gli investitori
non sono ancora convinti dello scenario «goldilocks»,
ovvero di una ripresa congiunturale con bassi tassi, e non si
registra (ancora) l'euforia che sarebbe normale per un massimo
storico del mercato.
Per il momento non vediamo alcun motivo per prendere le
distanze dalla nostra «sovraponderazione» di investimenti rischiosi,
soprattutto dalle azioni. In questo ambito prestiamo
attenzione alle valutazioni e ai punti di svolta nella politica
monetaria. Ai nostri clienti raccomandiamo però di proteggere
in parte i loro portafogli contro una correzione dei mercati

azionari. Grazie alla volatilità a minimi record, una tale protezione
è attualmente molto attraente in termini di prezzi.
Eurozona: premesse intatte per la ripresa
Dopo che l'anno scorso l'economia dell'Eurozona è diminuita
ancora dello 0.4 per cento, i semafori congiunturali sono attualmente
sul verde. Nel 2013, i governi dell'Eurozona hanno
dovuto adottare ancora incisive misure di risparmio per quanto
riguarda il bilancio. Il saldo di bilancio depurato dal ciclo
economico senza pagamenti di interessi è stato migliorato di
0.9 punti percentuali del prodotto interno lordo: questo dato
mostra fino a che punto la politica di bilancio influenza la
congiuntura. Quest'anno, questo indice scenderà allo 0.1 per
cento, il che determina una stimolazione della congiuntura
rispetto al 2013 . Le condizioni di finanziamento
nell'Eurozona sono enormemente migliorate già nel 2013
I rischi geopolitici passano in primo piano
Secondo la suddetta analisi avremmo probabilmente dovuto​
aumentare le probabilità di insorgenza per il nostro scenario​
principale che lo scorso novembre avevamo stimato all'80 per​
cento. Vi abbiamo però rinunciato a causa dei nuovi rischi​
geopolitici. La crisi ucraina ha il potenziale di mettere a rischio​
l'approvvigionamento di gas naturale dell'Europa – il più importante​
gasdotto di transito dalla Russia all'Europa occidentale​
passa attraverso l'Ucraina – e di generare una guerra​
commerciale con sanzioni tra la Russia e l'Occidente.​
La guerra civile in Siria si è inasprita e in Iraq parti del territorio​
nazionale sono controllate dalla milizia Isis (Isis deriva​
da: islamic state in Iraq and Syria). L'Iraq è il secondo produttore​
di petrolio all'interno dell'Organizzazione dei paesi esportatori​
di petrolio (OPEC) ed è al quinto posto nel mondo​
per quanto riguarda le riserve di petrolio provate. L'instabilità​
dell'Iraq potrebbe mettere in pericolo gli investimenti​
nell'economia petrolifera irachena e quindi mettere in dubbio​
l'ambizioso obiettivo di aumentare la produzione di petrolio​
fino al 2017 a 12 milioni di barili al giorno (dagli attuali 3 milioni​
circa). Ciò potrebbe determinare un forte aumento del​
prezzo del petrolio.​
L'aumento dei prezzi dell'energia e i conflitti commerciali​
hanno il potenziale di frenare la ripresa economica globale.​
Rispetto a novembre abbiamo quindi rivisto al rialzo di 5 punti​
percentuali la probabilità di insorgenza del nostro scenario​
«Ricaduta in stagnazione», portandola dal 15 per cento al 20​
percento e abbiamo ridotto quella della «Ripresa sincronizzata​
» dall'80 per cento al 75 per cento.​
Inflazione sempre molto improbabile​
Riteniamo sempre molto improbabile lo scenario «Diffusione​
di timori inflazionistici». Da novembre 2013, per gli Stati Uniti​
abbiamo rivisto al ribasso di 0.2 punti percentuali le previsioni​
sull'inflazione per il 2014 portandole all'1.9 per cento e per​
l'Eurozona addirittura di 0.7 punti percentuali allo 0.9 per​
cento. Perfino per i paesi emergenti abbiamo ridotto le previsioni
sull'inflazione 2014 dal 4.3 per cento al 4.1 per cento.
Esiste tuttavia un rischio residuo (come finora del 5 per cento)
che le banche centrali abbiamo adottato una politica monetaria
troppo espansiva per troppo tempo,generando quindi inflazione
Dopo il letargo nel primo trimestre, ora la congiuntura
negli Stati Uniti accelera di nuovo. Nell'Eurozona, la
ripresa è ancora contenuta, ma l'economia ha superato
la recessione dell'anno scorso. In Giappone si registra
un miglioramento del clima economico, dopo che
in aprile l'aumento dell'IVA aveva influenzato negativamente
l'umore.

continua:rolleyes:
troppo espansiva per troppo tempo, generando quindi
 

mariougo

Forumer storico
prospettive settimanali

buon. we.. e buona settimana


La Fed prospetta la fine degli acquisti di obbligazioni​
La pubblicazione dell'ultimo verbale della riunione della​
Banca centrale statunitense aveva fornito risposte ad alcune​
domande tecniche. Se la congiuntura in America​
continuerà ad avere un andamento positivo, come prevediamo​
sulla base dei robusti indicatori anticipatori, durante​
la riunione del 29 ottobre si dovrebbe decidere di terminare​
il QE3 a novembre e non soltanto a gennaio. Questo,​
si noti bene, non significa la fine della politica monetaria​
non convenzionale, poiché i proventi e i rimborsi dei​
precedenti acquisti di obbligazioni devono essere reinvestiti​
ancora almeno fino al primo aumento dei tassi. Quindi,​
per il momento, il bilancio della Fed resta circa cinque​
volte più grande di quello precedente alla crisi. Ciò è stato​
già anticipato dagli attori del mercato. Per molti un po'​
inaspettatamente nel verbale di riunione della Fed non è​
stata tuttavia quasi trattata l'inflazione ultimamente in​
leggero aumento. Ciò dovrebbe spiegare il leggero calo​
dei rendimenti obbligazionari, avvenuto subito dopo. Per​
quanto riguarda i previsti aumenti dei tassi non è stato​
detto niente di nuovo. L'attenzione è ora rivolta all'audizione​
al Congresso di Janet Yellen, in programma la prossima​
settimana. La Presidente della Fed presenterà il rapporto​
semestrale della Fed sulla politica monetaria e risponderà​
alle domande dei parlamentari. In precedenza, i​
fatturati della vendita al dettaglio e la produzione industriale​
dovrebbero confermare il buon momentum congiunturale.​
La fiducia delle imprese nel settore edile è​
notevolmente aumentata a giugno e quindi prevediamo​
anche un incremento dei permessi di costruzione e​
dell'avvio di lavori di costruzione. Poiché i rispettivi dati​
nei mesi di aprile e maggio sono stati solidi, per il secondo​
trimestre ci aspettiamo un contributo migliore degli investimenti​
edilizi alla crescita del PIL.​
Il mercato immobiliare della Cina rimane un fattore​
frenante​
Nel mercato immobiliare cinese, la fiducia è sempre più​
negativa. Gli indicatori anticipatori, quali l'avvio di lavori di​
costruzione e le vendite di nuove costruzioni, sono in calo​
rispetto all'esercizio precedente e il numero degli immobili​
invenduti resta elevato. La prossima settimana saranno​
pubblicati i prezzi degli immobili a uso abitativo per giugno;​
qui prevediamo un nuovo calo degli aumenti dei​
prezzi. Successivamente saranno pubblicati i dati relativi​
alla crescita del PIL per il secondo trimestre. Sebbene negli​
ultimi 3 mesi gli indici dei responsabili degli acquisti siano​
migliorati, prevediamo una crescita invariata del 7.4%. I​
dati «forti» finora disponibili per aprile e maggio non mostrano​
infatti alcuna ripresa. La dinamica della produzione​
industriale non è aumentata e la crescita degli investimenti​
in impianti è stata addirittura un po' inferiore. Anche il​
commercio estero inferiore alle attese e i risultati contrastanti​
dei sondaggi condotti dall'azienda privata «China​
Beige Book» non segnalano alcuna accelerazione della​
crescita nel secondo trimestre. Il consumo privato non è​
ancora in grado di compensare il rallentamento della dinamica​
degli investimenti. I dati sulle vendite al dettaglio​
lo dovrebbero confermare la prossima settimana. Nel​
resto dell'anno, la crescita dovrebbe indebolirsi leggermente,​
non da ultimo a causa della continuazione della​
correzione sul mercato immobiliare.​
Anche in Svizzera saranno pubblicati i nuovi dati sui prezzi​
delle abitazioni. Prevediamo un leggero rallentamento​
dell'aumento dei prezzi (maggiori informazioni nel tema​
Focus a pagina 2). Diversamente dalla Cina, la crescita​
economica non viene tuttavia penalizzata. Nell'Eurozona,​
a maggio, la produzione industriale è con ogni probabilità​
calata fortemente. Tuttavia, i deboli dati nazionali sono​
attribuibili in parte agli effetti del calendario (a maggio vi​
sono state più festività e ponti del solito). Pertanto vediamo​
sempre confermato il nostro scenario di base di​
una congiuntura in moderata ripresa.​

 

mariougo

Forumer storico
buon week.....

Stati industrializzati: la congiuntura​
mette una marcia in più
Dopo il letargo nel primo trimestre, ora la congiuntura
negli Stati Uniti accelera di nuovo. Nell'Eurozona, la
ripresa è ancora contenuta, ma l'economia ha superato
la recessione dell'anno scorso. In Giappone si registra
un miglioramento del clima economico, dopo che
in aprile l'aumento dell'IVA aveva influenzato negativamente l'umore
Di recente dagli stati uniti e' giunta una notizia piuttosto
insolita: la crescita dell'economia statunitense per il primo
trimestre è stata rivista per la seconda volta al ribasso dalle
autorità. Nei primi tre mesi del 2014 è ora ufficialmente diminuita
dell'1 per cento (rispetto al trimestre precedente e stimata
in base al tasso annuo). Tuttavia, dopo il letargo invernale
nel primo trimestre molti indicatori economici segnalano
una forte accelerazione della crescita economica. Il tasso di
disoccupazione sceso al 6.3 per cento e i redditi disponibili
aumentati a un tasso annuo del 2 per cento circa hanno fatto
salire la fiducia dei consumatori a giugno al livello massimo da
gennaio 2008. In questo ambito sono migliorate sia le aspettative
sia la valutazione attuale. Pertanto, la domanda di
consumo, soprattutto quella di beni di consumo durevoli,
dovrebbe aumentare ancora. A maggio, le vendite di autovetture
sono salite già del 4.6 per cento e il tasso di crescita
annuo è arrivato all'8.3 per cento, il valore più elevato da
agosto 2013.
La produzione nell'industria manifatturiera è aumentata a
maggio dello 0.7 per cento; rispetto al mese dell'esercizio
precedente ciò corrisponde a un incremento del 3.8 per cento.
Il più importante barometro dell'umore per il mondo delle
imprese – l'indice dei responsabili degli acquisti per l'industria
manifatturiera degli Stati Uniti – per giugno non è ancora disponibile,
ma gli indicatori della fiducia già noti segnalano che
l'indice parziale degli ordinativi (vedi grafico 1) ha registrato
un forte incremento. Prevediamo quindi che nei prossimi mesi
la produzione nell'industria manifatturiera accelererà.
Eurozona: la «periferia» raggiunge i livelli della
Germania
L'economia dell'Eurozona si trova sempre di fronte a una moderata
tendenza rialzista. Come si può rilevare dalle componenti
relative alla debole crescita del prodotto interno lordo
(PIL) nel primo trimestre, l'economia estera ha sempre un effetto
frenante a causa del forte euro. Da un lato, le esportazioni
hanno registrato solo una debole crescita dello 0.3 per
cento rispetto al trimestre precedente (vedi grafico 2) e
dall'altro lato le importazioni sono aumentate dello 0.8 per
cento, con conseguente risultato complessivamente negativo
del settore estero. Per contro, tutte le componenti
dell'economia nazionale hanno contribuito alla crescita
anche se questo in gran parte è da attribuire al settore pubblico.
I recenti indicatori dell'umore segnalano una dinamica
sempre moderata. Infatti, a giugno sia l'industria sia il settore
dei servizi si sono mostrati meno ottimisti, anche se le imprese
prevedono sempre un'espansione. Rispetto all'industria
che dipende maggiormente dalle esportazioni, il settore dei
servizi si mostra relativamente resistente. Sebbene nel complesso
le imprese siano solo moderatamente ottimiste, la ripresa
dovrebbe rivelarsi stabile. Questo perché nel frattempo
le imprese della cosiddetta periferia, che sono state maggiormente
colpite dalla crisi dell'euro, sono fiduciose come quelle
della Germania. Inoltre, l'umore dei consumatori nell'Eurozona
è attualmente a un livello quasi euforico.

I banchieri centrali europei adottano misure
coraggiose
L'inflazione ostinatamente bassa e la debole dinamica
dell'economia nell'Eurozona hanno indotto la Banca centrale
europea (BCE) a giugno a un ulteriore allentamento della sua
politica monetaria. Da un lato ha ridotto i tassi di riferimento
e ha introdotto per la prima volta un tasso negativo sui depositi
per le banche. Dall'altro lato ha annunciato misure non
convenzionali per stimolare la concessione di crediti e la congiuntura
nell'Eurozona. Infatti, mirate operazioni di rifinanziamento
a lungo termine («Targeted Long-Term Refinancing
Operations», TLTRO) hanno lo scopo di incentivare i prestiti
bancari alle famiglie e alle imprese al di fuori del settore finanziario.
Inoltre, la BCE intende fornire all'economia ulteriore liquidità.
Il pacchetto di misure complessivamente sostanzioso
dovrebbe supportare la ripresa congiunturale, non da ultimo
tramite un euro più debole.
Giappone: l'aumento dell'IVA ha un effetto frenante
solo temporaneo
L'aumento dell'imposta sul valore aggiunto in aprile ha evidentemente
provocato un anticipo degli acquisti nel primo
trimestre da parte dei consumatori giapponesi. Ciò ha regalato
all'economia giapponese nei primi tre mesi una crescita
economica estremamente elevata del 6.7 per cento (rispetto
al trimestre precedente e stimata in base al tasso annuo). Tuttavia,
ciò ha suscitato preoccupazioni per una possibile lacuna
della domanda nel secondo trimestre. Il crollo dei fatturati
delle vendite al dettaglio, le immatricolazioni per le autovetture,
la fiducia dei consumatori e l'umore delle imprese in
aprile sembravano confermare questi timori.
Tuttavia, alcuni indicatori anticipatori, come la fiducia dei
consumatori e l'umore delle imprese, segnalano ora che
l'aumento dell'IVA non penalizzerà in maniera duratura la
ripresa economica in Giappone (vedi grafico 3). Inoltre,
l'annunciata diminuzione dell'imposizione fiscale per le aziende
dovrebbe compensare l'effetto frenante sulla congiuntura,
dovuto all'aumento dell'IVA.

:mmmm:m

 

mariougo

Forumer storico
buone vacanze..

A causa del tempo variabile e poco estivo, una vera atmosfera di vacanza non si è proprio vista in Svizzera. E anche sulle borse mondiali i temporali han-no rovinato l'estate e negli ultimi giorni hanno ridimensionato l'euforia mondiale che ancora poco tempo fa era pre-valente, anche se in modo più contenuto di prima. Quasi tutti sapevano che i mercati azionari avevano una valutazione elevata, che la politica del denaro a basso costo sarebbe finita presto e che la primavera congiunturale in Europa non aveva la forza per suscitare speranze troppo grandi. Al massimo gli Stati Uniti facevano pensare di aver superato in modo duraturo l'inversione congiunturale, mentre il Giappone non andava molto meglio dell'Europa. Nono-stante questi segnali sfavorevoli e il prevedibile peggio-ramento delle incertezze geopolitiche, i rialzisti hanno mantenuto il sopravvento sui mercati. Quando in tarda primavera la BCE ha detto chiaramente che si sarebbe sganciata dalla tendenza dei tassi globali, ovvero statunitensi, le borse europee e i mercati obbligazionari sono stati ancora trascinati con forza al rialzo. All'inizio di giugno, l'indice azionario tedesco DAX aveva superato il livello dei 10'000 punti, c'era molta euforia in seguito all'esuberanza politico-monetaria suscitata dal Presidente della BCE Draghi. Ora si sta però diffondendo la disillu-sione: l'avvicinamento alla realtà, necessario da tempo, è iniziato.
[FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com][FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com] Il nervosismo può cambiare improvvisamente
[/FONT][/FONT] Nel frattempo, la maggior parte degli indici azionari si trova di nuovo sotto o vicino al proprio valore di inizio anno. La volatilità è di nuovo aumentata e con essa an-che la paura che non si tratti solo di una correzione. Gli ingredienti che hanno generato la correzione covano da tempo sotto la cenere, ma ora compaiono a cascata. Dall'annessione della Crimea all'inizio dell'anno è nato nel frattempo un conflitto militare che ha generato una dura guerra economica dall'esito incerto e con notevole potenziale di escalation. In Iraq e in Siria, gli estremisti islamici cercano di creare uno stato teocratico radicale, che gli americani tentano di ostacolare. In molti paesi arabi e (nord-)africani è in atto in modo latente o alla luce del sole una guerra civile e Israele si vede costretta a contrastare duramente Hamas nella Striscia di Gaza, il che ha rimosso nel frattempo dall'agenda di Israele la minaccia atomica da parte della Siria. Questo cocktail geopolitico neppure completo diventa sempre più indigesto. E anche se la BCE con la sua promessa di tassi bassi prospetta un terreno solido alle borse, questo non è più sufficiente per impedire che anche in Europa si diffonda il panico quando arrivano cattive notizie. Il braccio di ferro per il Banco Espírito Santo e per la sua dicotomia miliardaria è stato il recente testimone del fragile stato delle borse. Il comportamento dell'Argentina nella controversia relativa al debito con gli hedge fund ha generato preoccupazione in tutto il mondo. E in precedenza erano stati i dati di crescita sorprendentemente forti dell'economia statunitense nel secondo trimestre a generare un piccolo terremoto borsistico solo perché vaghi timori di aumenti dei tassi si sono concretizzati all'improvviso, passando di nuovo in secondo piano soltanto a causa di un rapporto sul mercato del lavoro meno favorevole. Con le notizie congiunturali ultimamente negative soprattutto dall'Italia e con i risultati trimestrali delle imprese euro-pee, tutto sommato piuttosto deludenti, le quotazioni hanno inoltre perso slancio. Il nervosismo degli investitori è ora l'ago della bilancia. Se peggiora ancora, può tra-sformarsi rapidamente in panico e a quel punto non si possono escludere neppure violentissimi cali dei corsi.
[FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com][FONT=Frutiger Next Com,Frutiger Next Com] Quasi la fine del «superciclo»
[/FONT][/FONT] Non solo profeti di crolli vengono di nuovo offerti dai media. Si diffondono anche voci che prevedono la fine del boom delle azioni iniziato a marzo 2009. In effetti, questo superciclo è già insolitamente lungo. Tuttavia non è mai stato del tutto esente da flessioni. Ci sono sempre stati cali dei corsi che come quello attuale hanno forzato addirittura costellazioni tecniche, generando inoltre pressione sulle vendite. Tuttavia ogni volta è stata trovata una base solida, poiché alla fine ogni investitore sapeva che non ci sono quasi alternative alle azioni. Anche se la correzione attuale dovesse continuare ancora, difficilmente finirebbe in un crollo, poiché prima o poi l'elevata liquidità e la pressione d'investimento genererebbero di nuovo acquisti di azioni con effetto di supporto. Questo si verificherà al più tardi quando le valutazioni sembreranno di nuovo giustificabili e risulterà che è stato scontato troppo pessimismo come negli anni 2011 o 2013, quando le borse erano riuscite a recuperare dopo le correzioni eccessive. Questa volta ciò dovrebbe richiedere più tempo e forse prima si dovrebbero registrare cali ancora un po' più forti, ma un crollo dovrebbe essere provocato solo da fattori esogeni, per esempio se la situazione geopolitica sfuggisse di mano. Tutto il resto, crisi del debito e crisi bancarie, timori di recessioni e di tassi, ecc., finora è stato infatti sopportato dalle borse
:Dm

 

Users who are viewing this thread

Alto