Wall Street punita ancora dai ribassisti. La recessione spaventa sempre più
Nonostante i tentativi di recupero compiuti a più riprese soprattutto nella seconda parte della sessione, la piazza azionaria americana non è riuscita ad evitare il peggio neanche oggi. Dopo la chiusura in netto calo di venerdì scorso, gli indici a stelle e strisce hanno imboccato da subito la via delle vendite, frenati ancora una volta dalla minaccia di una fase recessiva dell’economia. In mattinata si è appreso che il Giappone è entrato in una recessione tecnica e le notizie non sono certo migliori per gli Stati Uniti. Da un’indagine realizzata dalla Federal Reserve di Philadelphia si è appreso che gli economisti si attendono per il trimestre in corso una contrazione del 2,9% del PIL americano, mentre nei primi tre mesi del 2009 la flessione dovrebbe essere più contenuta nell’ordine dell’1,1%.
Intanto dal fronte macro è arrivata la conferma di una frenata dell’attività manifatturiera nell’area di New York, come evidenziato dall’indice Empire State Manufacturing, sceso a -25,4 punti dai -24,6 della lettura precedente. Non è stato di alcun aiuto il dato relativo alla produzione industriale di ottobre, cresciuta a sorpresa dell’1,3%, mentre il mercato si aspettava una contrazione dello 0,4%.
E gli operatori hanno ignorato anche il ritorno delle vendite sui prezzi del petrolio che sono scesi ad un passo dalla soglia dei 55 dollari al barile, sui minimi da quasi due anni.
A mettere sotto pressione i listini hanno contribuito anche le cattive notizie dal mondo finanziario, alimentate dalle novità consegnate da Citigroup che hanno avuto l’effetto di scatenare le vendite sull’intero comparto.
A fine giornata così i tre indici principali si sono diretti nuovamente sui minimi di sessione, con il Dow Jones e l’S&P500 che hanno chiuso in flessione del 2,63% e del 2,58%. Leggermente migliore la situazione per il Nasdaq
Composite, fermatosi a 1.482,05 punti, con una ribasso del 2,29%, dopo aver toccato un minimo a 1.481,7 e un massimo a 1.526,96 punti.
Tra i titoli del Dow Jones, in rally General Motors che ha portato a casa un guadagno del 5,65% grazie alla dichiarazioni del neo-presidente degli Stati Uniti, Obama, che ha ribadito la necessità di offrire aiuti al settore auto. In frazionale rialzo anche General Electric e Boeing, saliti dello 0,56% e dello 0,34%, mentre la correzione del greggio ha costretto a chiudere in rosso Exxon Mobil e Chevron, in contrazione dello 0,41% e del 2,61%.
Si difeso bene dalle vendite McDonald’s che ha ceduto lo 0,93% sostenuto dalla promozione di Ubs che si è detta ottimista sul titolo, definito a prova di recessione. La banca elvetica ha migliorato il rating da “neutral” a “buy”, tagliando però il prezzo obiettivo da 69 a 63 dollari.
Sempre Ubs ha invece bocciato Alcoa, causando un affondo del titolo che ha lasciato sul parterre quasi 11 punti percentuali. Male i finanziari, con American Express e Jp Morgan in flessione del 3,1% e del 4,93%, insieme a Bank of America che ha accusato un ribasso dell’8,47%. Pesante anche Citigroup, arretrato del 6,62%, dopo aver annunciato di aver intenzione di tagliare la sua forza lavoro di 50mila unità.
Sul tabellone elettronico del Nasdaq Composite, in controtendenza Research in Motion e Adobe System, in salita del 5,6% e del 2,06%, insieme a Sandisk e Starbucks che hanno guadagnato lo 0,7% e lo 0,35%.
Male Apple e Cisco Systems in ribasso di oltre due punti, e non si è arrestata la discesa di Google, tornato a quota 300 dollari, con una flessione del 3,19%. Dell ha archiviato gli scambi in rosso del 3,4%, complice la bocciatura di Merrill Lynch che ha tagliato il giudizio sul titolo da “buy” a “neutral”, con un fair value rivisto da 22 a 13 dollari.Tra i peggiori del listino si segnalano Sun Microsystems e Baidu.com che hanno lasciato sul parterre rispettivamente il 12,38% e il 25,04%.