Cresce la paura a Wall Street: indici colpiti da un pesante sell-off. Crollano GM e i finanziari
per fronteggiare il rallentamento dell’economia che potrebbe rivelarsi maggiore di quello atteso.
A fine giornata, il Dow Jones e l’S&P500 lasciano così sul parterre rispettivamente il 2,64% e il 2,94%, ma è altrettanto pesante il bilancio del Nasdaq Composite che segna il peggior calo degli ultimi nove mesi, con una flessione del 2,7% a 2.748,76 punti, dopo aver registrato un top di seduta a 2.810 punti.
Tra i titoli del Dow Jones, la peggiore performance è stata quella di AIG che ha chiuso in ribasso del 6,69%, nonostante le indicazioni di Ubs sulla limitata esposizione del gruppo al subprime che dovrebbe portare a delle svalutazioni ma non così rilevanti.
Tonfo per General Motors che arretra del 6,11%, dopo aver chiuso il terzo trimestre con una perdita record di 39 miliardi di dollari, di gran lunga superiore a quella messa in conto dal mercato.
Sotto pressione il comparto finanziario, con American Express che ha accusato un ribasso del 5,46%, insieme a Citigroup e a JP Morgan in calo del 4,76% e del 4,24%. Forti vendite anche per Exxon Mobil che scende del 3,52%, nonostante il frazionale calo registrato dai prezzi dell’oro nero.
Tra i titoli che sono riusciti a difendersi meglio dalle vendite troviamo Wal Mart che limita i danni allo 0,81%, insieme a Boeing che chiude in ribasso dello 0,83%.
Sul tabellone elettronico del Nasdaq Composite, guadagna terreno Bea Systems che sale dell’1,18% sfruttando le indiscrezioni in merito ad una possibile offerta da parte di IBM. Rimbalza Sun Microsystems che porta a casa l’1,16% dopo il calo della vigilia legato ai deludenti risultati trimestrali.
Poco mossa la chiusura di Amazon che cede lo 0,26%, seguito da Qualcomm che arretra dello 0,89% in attesa dei conti trimestrali di domani. Ancora un crollo per Garmin che chiude in flessione dell’11,16%, ma tra i big si segnala il forte calo di Yahoo che perde il 7,68%, diversamente da Google che accusa un ribasso di poco superiore ad un punto.
Cisco Systems chiude trimestre in crescita. I numeri però non convincono e il titolo cade in after-hours
Al termine di una rovinosa seduta per la piazza azionaria americana, che ha visto i tre indici chiudere tutti in forte ribasso, notizie non particolarmente incoraggianti arrivate dal mondo societario. Dopo il suono della campanella, Cisco Systems (CSCO) ha alzato il velo sui risultati del primo trimestre dell’esercizio fiscale 2008, archiviato comunque con utili e fatturato in crescita.
Il colosso attivo nella produzione di infrastrutture per internet ha chiuso gli ultimi tre mesi con un utile netto pari a 2,2 miliardi di dollari, in salita del 37% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando il dato si era fermato a 1,6 miliardi. Il risultato per azione è stato pari a 0,35 dollari, ma il dato sale a 0,4 al netto delle partite non ricorrenti, superando così le previsioni del mercato che si era preparato ad un progresso più contenuto, con un eps atteso di 36 cents.
Buone notizie anche dal fronte del fatturato, che nel primo trimestre è aumentato del 17% attestandosi a quota 9,55 miliardi di dollari, rispetto agli 8,18 miliardi dell’analogo periodo del precedente esercizio fiscale. La società è riuscita così a rispettare le previsioni formulate ad agosto scorso, con un dato che si è attestato al massimo della forchetta indicata tra 9,45 e 9,55 miliardi di dollari. La crescita del fatturato è stata inoltre lievemente superiore alle attese del mercato, che aveva scommesso su un incremento pari a 9,54 miliardi di dollari.
Il gruppo californiano è riuscito a realizzare questi numeri grazie al buon andamento delle attività di computer networking nei Paesi emergenti, che rappresentano il 10% del totale. Tanto in Medioriente quanto in Asia e in Africa, si è avuta una crescita degli investimenti in comunicazione e questo si è tradotto in un aumento delle vendite per Cisco Systems nell’ordine del 91% in tali aree.