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Forumer storico
Wall Street travolta da un’ondata di pesanti vendite
Seduta di paura per la piazza azionaria americana che dopo aver realizzato una buona tenuta ieri, è ricaduta quest’oggi nella morsa dei ribassisti, che sono tornati a colpire i listini con grande violenza. A mettere sotto pressione gli indici hanno contribuito i timori sempre più accentuati legati alla crisi del credito, che unitamente alla debolezza del settore immobiliare, potrebbero intaccare anche altri comparti. Il mercato non è riuscito a trovare alcun sollievo negli aggiornamenti macro diffusi oggi, nonostante le buone notizie arrivate dal mondo del lavoro. Le richieste di sussidi di disoccupazione nell’ultima settimana hanno segnato una flessione leggermente più ampia del previsto, pur mantenendosi sui livelli più elevati delle ultime ottave. Un’indicazione timidamente positiva è arrivata anche dal comparto immobiliare, con l’indice relativo alle vendite di case in corso che a gennaio non ha fatto registrare alcuna variazione, attestandosi sulla parità e segnando così un recupero rispetto alla flessione dell’1,2% precedente e al calo previsto dagli operatori nell’ordine dell’1,1%.
L’attenzione di questi ultimi però è stata calamitata ancora una volta dal mondo finanziario, dopo la delusione del fallito tentativo di salvataggio per Ambac. Il riassicuratore di bond ha annunciato ieri sera un aumento di capitale da 1,5 miliardi di dollari, da realizzare tramite vendita di azioni, con l’obiettivo di assicurarsi il mantenimento dei rating attualmente assegnati dalle principali agenzie.
Ad appesantire i listini è stata anche la novità arrivata da Merrill Lynch relativamente alla chiusura della sua unità specializzata nell’erogazione di mutui subprime, che porterà a perdere non pochi posti di lavoro. Il mercato ha così perso pesantemente terreno, alla vigilia dell’importante report sull’occupazione che potrebbero
risultare decisivo per l’evoluzione dei listini nel breve.
Un’ondata di vendite ha così costretto gli indici a chiudere sui minimi di seduta, con il Dow Jones e l’S&P500 in flessione rispettivamente dell’1,75% e del 2,2%. Ancor più ampio il ribasso del Nasdaq Composite, fermatosi a 2.220,5 punti, con un rosso del 2,3%, dopo aver segnato un minimo a 2.219 e un massimo a 2.272 punti.
Tra i titoli del Dow Jones, l’unico a chiudere in positivo è stato Wal-Mart che è salito dello 0,87%, grazie ai dati sulle vendite di febbraio che hanno evidenziato una crescita maggiore delle previsioni. La società ha comunicato quest’oggi che le sue stime per il mese in corso prevedono un incremento compreso tra lo 0 e il 2%.
Il nuovo record dei prezzi del petrolio non aiuta i titoli del settore energy, con Chevron in flessione dell’1,11%, preceduto da Exxon Mobil che ha lasciato sul parterre il 3,07%. Perde quota Pfizer che dopo aver confermato ieri l’outlook per l’anno in corso ha chiuso in ribasso di oltre due punti.
Le vendite però si sono concentrate in particolare sui finanziari, con American Express in rosso del 2,23%, ma è andata ancora peggio a Bank of America e a Jp Morgan, in discesa del 2,74% e del 3,54%. In caduta libera AIG e Citigroup che hanno ceduto il 3,88% e il 4,42%.
Sul tabellone elettronico del Nasdaq Composite, si salva dalle vendite e si muove in controtendenza Oracle che sale del 2,29%. Il titolo è stato spinto in avanti dalla promozione di Merrill Lynch che ha passato la sua raccomandazione da “neutral” a “buy” e a riavviare la copertura su Oracle è stata Goldman Sachs che consiglia ora di acquistare con un prezzo obiettivo a 24 dollari.
In frazionale rialzo dello 0,1% anche Yahoo, in attesa di novità sui colloqui con Time Warner per mettere a punto una strategia con la quale contrastarel’offerta di Microsoft.
In calo di oltre un punto Intel e Dell, mentre eBay ed Apple perdono il 2,28% e il 2,83%, preceduti da Google che ha lasciato sul campo li 3,35%.
Seduta di paura per la piazza azionaria americana che dopo aver realizzato una buona tenuta ieri, è ricaduta quest’oggi nella morsa dei ribassisti, che sono tornati a colpire i listini con grande violenza. A mettere sotto pressione gli indici hanno contribuito i timori sempre più accentuati legati alla crisi del credito, che unitamente alla debolezza del settore immobiliare, potrebbero intaccare anche altri comparti. Il mercato non è riuscito a trovare alcun sollievo negli aggiornamenti macro diffusi oggi, nonostante le buone notizie arrivate dal mondo del lavoro. Le richieste di sussidi di disoccupazione nell’ultima settimana hanno segnato una flessione leggermente più ampia del previsto, pur mantenendosi sui livelli più elevati delle ultime ottave. Un’indicazione timidamente positiva è arrivata anche dal comparto immobiliare, con l’indice relativo alle vendite di case in corso che a gennaio non ha fatto registrare alcuna variazione, attestandosi sulla parità e segnando così un recupero rispetto alla flessione dell’1,2% precedente e al calo previsto dagli operatori nell’ordine dell’1,1%.
L’attenzione di questi ultimi però è stata calamitata ancora una volta dal mondo finanziario, dopo la delusione del fallito tentativo di salvataggio per Ambac. Il riassicuratore di bond ha annunciato ieri sera un aumento di capitale da 1,5 miliardi di dollari, da realizzare tramite vendita di azioni, con l’obiettivo di assicurarsi il mantenimento dei rating attualmente assegnati dalle principali agenzie.
Ad appesantire i listini è stata anche la novità arrivata da Merrill Lynch relativamente alla chiusura della sua unità specializzata nell’erogazione di mutui subprime, che porterà a perdere non pochi posti di lavoro. Il mercato ha così perso pesantemente terreno, alla vigilia dell’importante report sull’occupazione che potrebbero
risultare decisivo per l’evoluzione dei listini nel breve.
Un’ondata di vendite ha così costretto gli indici a chiudere sui minimi di seduta, con il Dow Jones e l’S&P500 in flessione rispettivamente dell’1,75% e del 2,2%. Ancor più ampio il ribasso del Nasdaq Composite, fermatosi a 2.220,5 punti, con un rosso del 2,3%, dopo aver segnato un minimo a 2.219 e un massimo a 2.272 punti.
Tra i titoli del Dow Jones, l’unico a chiudere in positivo è stato Wal-Mart che è salito dello 0,87%, grazie ai dati sulle vendite di febbraio che hanno evidenziato una crescita maggiore delle previsioni. La società ha comunicato quest’oggi che le sue stime per il mese in corso prevedono un incremento compreso tra lo 0 e il 2%.
Il nuovo record dei prezzi del petrolio non aiuta i titoli del settore energy, con Chevron in flessione dell’1,11%, preceduto da Exxon Mobil che ha lasciato sul parterre il 3,07%. Perde quota Pfizer che dopo aver confermato ieri l’outlook per l’anno in corso ha chiuso in ribasso di oltre due punti.
Le vendite però si sono concentrate in particolare sui finanziari, con American Express in rosso del 2,23%, ma è andata ancora peggio a Bank of America e a Jp Morgan, in discesa del 2,74% e del 3,54%. In caduta libera AIG e Citigroup che hanno ceduto il 3,88% e il 4,42%.
Sul tabellone elettronico del Nasdaq Composite, si salva dalle vendite e si muove in controtendenza Oracle che sale del 2,29%. Il titolo è stato spinto in avanti dalla promozione di Merrill Lynch che ha passato la sua raccomandazione da “neutral” a “buy” e a riavviare la copertura su Oracle è stata Goldman Sachs che consiglia ora di acquistare con un prezzo obiettivo a 24 dollari.
In frazionale rialzo dello 0,1% anche Yahoo, in attesa di novità sui colloqui con Time Warner per mettere a punto una strategia con la quale contrastarel’offerta di Microsoft.
In calo di oltre un punto Intel e Dell, mentre eBay ed Apple perdono il 2,28% e il 2,83%, preceduti da Google che ha lasciato sul campo li 3,35%.