Quattro motivi per salire
di Bernie Schaeffer* - 12/06/2007
Il ribasso degli indici della scorsa settimana è stato imputato dagli osservatori al rialzo dei tassi di interesse. C'è la preoccupazione che un contesto di tassi in crescita possa incidere negativamente sulla liquidità, che è stata il fattore che ha favorito fusioni e acquisizioni, il private equity e la tendenza al riacquisto delle azioni proprie. Impliciti in questi timori la convinzione che i tassi di interesse possano salire ulteriormente, il che non è proprio scontato.
La settimana corrente si è aperta con la sensazione che il rimbalzo di venerdì possa continuare. Diverse sono le ragioni a favore di questa ipotesi: anzitutto siamo in settimana di scadenze tecniche, che storicamente si sono rivelate positive per la borsa. Da gennaio 2006, in 12 casi su 17 lo S&P500 ha chiuso positivamente in occasione della settimana delle scadenze trimestrali: è poco più del 70% di frequenza, rispetto al 50% delle settimane non collegate alle scadenze tecniche. Inoltre, il ritorno è stato sensibilmente superiore: 0.73 contro 0.11%.
In secondo luogo, stiamo parlando di scadenza delle tre streghe, quando scadono contemporaneamente future sugli indici, opzioni su indici e opzioni su azioni. Se da un lato i media hanno fatto rilevare come questa settimana sia stata non particolarmente brillante dal 2000 in poi, di recente questa tendenza sembra essere cambiata. Dal 2004 la settimana delle tre streghe ha fornito un ritorno in media dello 0.35% per lo S&P. Un altro fattore rilevante poggia sul drastico calo fatto registrare giovedì dall'ISEE Sentiment Index. Questo indice misura l'apertura di posizioni lunghe in call rapportate all'apertura di posizioni lunghe in put sull'ISE. Questo indice ha toccato un minimo di 74 giovedì - implicando un maggiore acquisto di put rispetto alle call - quando lo S&P ha perso l'1.76%. Da ottobre 2002, l'indice è rimbalzato vistosamente all'indomani di una discesa sotto gli 85 punti da parte dello S&P.
Sempre giovedì, abbiamo visto il CBOE Market Volatility Index (VIX) schizzare del 14.7% fino al livello più alto dal 16 marzo. Queste fiammate in questo "indicatore della paura" si sono rivelate di significato positivo per l'andamento del mercato. Dal 2004 in poi, lo S&P è salito da 2.3 a 3.8 volte il suo ritorno medio nei successivi 3/50 giorni dopo una fiammata del VIX pari o superiore al 14%. Per esempio, in casi simili lo S&P sale in media del 3.98% in 50 giorni, rispetto ad un media del +1.73% nel medesimo arco di tempo.
Infine, secondo Paul Desmond giovedì è stato un "90% Day": il 90% degli scambi del NYSE era Down Volume, e il 90% delle azioni è scesa. Questo tipo di sedute tipicamente contrassegnano la fine di contesti discendenti. E' il caso di notare che ci sono stati ben quattro casi simili dal 27 febbraio in poi: un periodo di tre mesi e mezzo nel contesto di un bull market, il che evidenzia lo scetticismo dilagante che esiste fra gli investitori, il che è da leggersi in termini bullish.
Tutti questi aspetti evidenziano che potremmo essere su un bottom. Inoltre il mercato conoscerà una serie di dati, che potrebbero essere interpretati positivamente. Si incomincia mercoledì con il Beige Book, il quale illustrerà lo stato di salute dell'economia prima del FOMC previsto per fine mese. Giovedì e venerdì vedranno la pubblicazione di dati sull'inflazione: PPI e CPI, rispettivamente. Eventuali segnali di raffreddamento dei prezzi potrebbero indurre gli investitori a tornare sul mercato.