Stellantis: EFFETTI DELLA FUSIONE FCA - PSA (1 Viewer)

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Fca, Manley: Supereremo questa crisi. Primo trimestre in rosso di 0,5 miliardi. La fusione con Psa procede
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TEODORO CHIARELLI Pubblicato il 05 Maggio 2020 Ultima modifica 05 Maggio 2020 14:05


L'emergenza coronavirus cala come un macigno sui conti del primo trimestre di Fiat Chrysler Automobiles, così come su quelli di tutti i grandi gruppi delle quattroruote. Fca chiude il primo quarto dell’anno con una perdita netta di 1,7 miliardi di euro. La perdita netta adjusted è di 0,5 miliardi di euro. Nonostante l'effetto significativo del Covid-19 l'ebit adjusted è positivo.

L’amministratore delegato Mike Manley lancia comunque un segnale di speranza e fiducia. «In queste avversità senza precedenti Fca ha sempre dato priorità alla salute e alla sicurezza delle proprie persone e comunità. La pandemia ha avuto e continua ad avere un impatto significativo sulle nostre attività. Ho piena fiducia che, grazie all'esperienza dei nostri leader e alla dedizione dei nostri dipendenti, saremo in grado di attraversare questa crisi emergendone ben posizionati per crescere e prosperare».

In questo quadro vanno registrati due annunci significativi. Il primo è che a causa del protrarsi dell'incertezza sulle condizioni di mercato e delle restrizioni all'operatività in Italia e nel mondo sull'evolversi della pandemia il gruppo presieduto da John Elkann ha ritirato la "guidance" per il 2020, ossiai target previsti. Un aggiornamento verrà fornito più avanti, forse con i conti del secondo trimestre.

La seconda è che nonostante il coronavirus e questa situazione inattesa e senza precedenti, Fca e Groupe Psa vanno avanti sulla fusione. «Rimaniamo impegnate - dicono in Fca - e alla fusione paritetica (50/50) volta alla creazione di un leader mondiale nella mobilità. Insieme, continuiamo a portare avanti i diversi filoni di attività finalizzati alla fusione e confermiamo l'impegno a chiudere l'operazione entro la fine del 2020 o all'inizio del 2021».

Tornando ai conti, le consegne globali complessive di Fca nel primo trimestre sono 818.000, in calo del 21% «per la sospensione temporanea della produzione in tutte le Regioni e la caduta della domanda a livello globale». I ricavi ammontano a circa 20,6 miliardi di euro, in calo del 16%.

La liquidità disponibile di Fca, comunque, è pari a 18,6 miliardi di euro a fine trimestre, inclusiva di una linea di credito revolving da 6,25 miliardi di euro che è stata interamente utilizzata in aprile. Inoltre, sempre nel mese di aprile, la liquidità è stata ulteriormente rafforzata con una linea di credito aggiuntiva da 3,5 miliardi di euro, attualmente inutilizzata. «Il gruppo - spiega Fca - continua a valutare tutte le opzioni di finanziamento e si aspetta di accedervi con tempi e modalità ragionevoli al fine di rafforzare ulteriormente la struttura patrimoniale e incrementare la liquidità per ottimizzare la flessibilità finanziari».

Fca sta affrontando ora la fase di ripartenza iniziata in Estremo Oriente e in Italia. «Considerando il riavvio con successo in Cina delle attività nella nostra joint venture e della rete di vendita e la ripresa della produzione nel nostro impianto di veicoli commerciali di Atessa il 27 aprile scorso, operativo al 70% della sua capacità - sottolinea - siamo confidenti sulle nostre prospettive. Nelle altre Regioni il riavvio della produzione sarà graduale e allineato alla domanda del mercato. Anche il ritorno al lavoro negli uffici e sedi è iniziato e proseguirà gradatamente, con un parallelo ampio ricorso al lavoro in remoto. Il team alla guida di Fca ha messo in atto misure rapide e decisive a tutela dei dipendenti e delle comunità operando nel contempo per proteggere la capacità reddituale e la liquidità del gruppo».

A Torino come a Detroit ricordano, infine, che Fca sta facendo la sua parte nella lotta alla pandemia. «Facciamo leva sulle nostre risorse e ingegno per fornire un'ampia gamma di iniziative a supporto delle comunità in tutte le Regioni. Stiamo producendo mascherine facciali per operatori sanitari e primi soccorritori, con oltre 1 milione di pezzi consegnati. Stiamo inoltre collaborando con produttori di apparecchiature medicali in Italia e negli Stati Uniti per supportare la produzione di ventilatori polmonari, altre attrezzature medicali e dispositivi di protezione individuale. Il gruppo ha anche finanziato borse di studio per l'accesso a scuole di medicina, creato un ospedale da campo in Brasile e altri due sono in costruzione sempre in Brasile e in Argentina, oltre ad aver fornito supporto finanziario per iniziative quali la fornitura di un milione e mezzo di pasti a bambini bisognosi».
 

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Aver accettato le condizioni del finanziamento vuol dire una sola cosa…
Fca, cosa si nasconde dietro la richiesta di prestito

di Riccardo Ruggeri circa 19 ore fa 24.4k Visualizzazioni 17 Commenti
Fca, cosa si nasconde dietro la richiesta di prestito - Riccardo Ruggeri


Fino a qualche giorno fa si sussurrava nei corridoi del Deep State romano che Fca avesse avviata la pratica per chiedere un prestito di 6,5 miliardi di euro con garanzia Sace (leggi Governo). Dopo la tragicommedia del mitico “convertendo” anni 2000, le Banche stanno alla larga da quella che un tempo si chiamava Fiat. Sinistre e Destre si erano immediatamente sollevate, quintali di indignazione si rovesciarono sui media, sulla Rete, con la solita storytelling del paradiso fiscale anglo olandese.

Il vice Segretario del Pd, Andrea Orlando, ha riassunto il tutto con un tweet il 16 maggio 2020: “Senza imbarcarci in discussioni su che cosa è un paradiso fiscale credo si possa dire con chiarezza una cosa: un’impresa che chiede ingenti finanziamenti allo Stato italiano riporta la sede in Italia. Attendo strali contro la sovietizzazione e dotti sermoni sul libero mercato”.


Se l’Olanda (è di lei che parla Orlando) compie un’illegalità (i paradisi fiscali sono vietati dalle varie legislazioni internazionali) e continua a farlo da anni, significa che è autorizzato da Bruxelles. Punto.
Se non si conosce la materia, se si confonde Fca (Holding) con Fca Italia, meglio tacere. Quella di Orlando era una fake truth. Punto.
Fca (Holding) è da anni un’azienda americana, il suo HQ è a Detroit, è quotata a Wall Street,
mentre Fca Italia ha una targa al Lingotto, un certo numero di Stabilimenti produttivi, molti operai, paga le tasse in Italia, quindi, a certe condizioni, ha diritto ai finanziamenti statali.

Un anno fa, gli azionisti di Fca (Holding) hanno deciso, liberamente, di fondersi con la Peugeot e di lasciare la guida ai francesi, dando loro la maggioranza nel Board, non gratis, ma in cambio di oltre 5 miliardi, da spartirsi successivamente.
Nel 2021 il Quartier Generale sarà spostato da Detroit a Parigi. Punto.
Ricordo agli smemorati che nel 2009 i bond Fiat furono certificati “spazzatura”. Fiat, era tecnicamente fallita, fu “salvata” dai dollari di Barack Obama, non dagli euro italiani, nella geniale operazione Chrysler condotta da Sergio Marchionne con le modalità tipiche del grande pokerista qual era. Ovviamente, dopo sceneggiate d’ogni tipo (ci scrissi due libri) tutte le funzioni strategiche di Fiat furono trasferite a Detroit, nel silenzio del Governo e dei Sindacati. E giustamente, perché nel business, come nella vita, chi ci mette i quattrini comanda. Punto.

Torino cessò di essere una grande città industriale, prima la spacciarono come città della cultura, oggi, ripiegata su se stessa, è intristita, irriconoscibile per chi la ama.
In Italia rimasero alcuni stabilimenti produttivi, chi vuole approfondire verifichi il loro rapporto ore lavorate-ore in cassa integrazione e l’atmosfera che in essi si respira.
Fiat come entità industriale non esiste, è un marchio da mettere sul cofano. Punto.

Per me la stranezza è che Fca Italia abbia fatto questa richiesta, accettando le tre condizioni del finanziamento:
1. non distribuire dividendi;
2.
non acquistare azioni proprie;
3. non licenziare.
Chiederli, nel linguaggio del business, equivale a dichiarare al mercato che la sua situazione è finanziariamente disperata. In altre parole i quattrini le servono, e lo dichiara pure, non per rafforzare la sua struttura finanziaria in vista degli sviluppi futuri, ma per pagare fornitori e dipendenti. È l’anticamera dell’inferno.

Tutti sanno che l’industria dell’auto (occidentale) è moribonda. Infatti è stata fulminata dal “Virus” a metà del processo di elettrificazione, dal quale si può uscire solo investendo montagne di quattrini (che i suoi azionisti non hanno), con un mercato in caduta libera, quindi deve licenziare montagne di dipendenti in eccesso (i governi non glielo permetteranno, per timore di rivolte popolari).
Questo lo stato dell’arte. Il Conte Bis è un Governo che si regge su un’ideologia di sinistra old fashion e la battuta di Orlando lo dimostra.
 

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COME TESLA HA SALVATO ALFA E MASERATI E VICEVERSA….
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Anche se non ci sono accordi commerciali diretti fra le due case, o di collaborazione tecnica, Tesla ha salvato molti modelli, se non gli interi marchi, Alfa Romeo e Maserati, ed è riuscita a fare utili senza vendere un’auto o un componente tecnico. Il motivo è molto semplice: come riportato dal Financial Times Fiat Chrysler si è accordata con Tesla affinchè i i veicoli della casa automobilistica elettrica vengono conteggiati come parte dell’offerta FCA al fine di evitare multe elevate per aver infranto le nuove e rigide norme UE sulle emissioni, ma per farlo ha dovuto pagare centinaia di milioni di dollari ad Elon Musk.


Il problema deriva dal
regolamento europeo 2019/631, che impone dei limiti molto bassi per le emissioni medie di una casa automobilistica, che, se non rispettati, portano a pagare una sanzione molto pesante. Il limite di emissione è di 95 mc di CO2 a Km, mala media della FCA in Europa era di 120-123. La sanzione è di 5 euro per ogni grammo di CO2 in più, all’anno, per ogni macchina venduta. A conti fatti si rischiava una sanzione di oltre 2 miliardi di euro. la situazione era talmente grave e pesante che il CEO Michael Manley si era detto pronto a tagliare i modelli con maggior emissione di CO2, cioè quelli sportivi Alfa Romeo e Maserati. L’Alfa è già sul filo del rasoio, e rischiava di chiudere.

La normativa europea ha però una via di fuga, che si chiama “Open Pool”: con un accordo fra più case si può far finta che le auto di una casa rientrino nell’offerta di un altra casa. Ecco quindi la furbata: un accordo fra la casa californiana e FCA che permetterà di far finta che nell’offerta della seconda vi siano le auto della prima, che, essendo senza emissioni, abbassano notevolmente la media. La FCA non pagherà sanzioni e, nel frattempo, potrà introdurre modelli ibridi ed elettrici e sviluppare motori con consumi minori. L’accordo è stato concluso a febbraio 2020 e registrato dopo un mese.

Anche Toyota e Mazda hanno creato un open pool. ed è un modo per sovvenzionare indirettamente i produttori di auto elettriche, e spiega anche come mai Tesla sia ancora in piedi.
 

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Azioni Fca in forte ribasso, dubbi dell'Antitrust su fusione con Psa
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Liliana Farello

Di Liliana Farello
11 giu 2020
3 minuti di lettura
Il colosso automobilistico che nascerà dalla fusione potrebbe occupare ben più di un terzo della quota del mercato nel settore minivan: è su questo che l'Antitrust Ue intende indagare, minacciando uno slittamento del matrimonio
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Neanche la pandemia di coronavirus era riuscita a dissuadere dai vertici di Fiat-Chrysler e Peugeot dal successo dritti sulla via della fusione tra le due società leader nel settore automobilistico, il cui stretto calendario prevedeva l'aggregazione dei due gruppi nel primo trimestre del 2021 .
Potrebbe invece riuscirci l' Antitrust europea, intenzionata e aperta a indovinare intorno al settore del mercato un livello comunitario che il colosso in formazione potrebbe occupare, una volta completata la fusione.
Su cosa stai sta concentrando l'Antitrust?
I dubbi dell'autorità per la concorrenza riguardano nello specifico il settore dei veicoli commerciali leggeri che, nel caso di completamento degli accordi tra le case automobilistiche, potrebbe arrivare ad occupare più del 30% del mercato europeo . Le perplessità in tal senso sono state sollevate dalla presenza della joint venture Fca-Psa “Sevel Sud”, attiva nel settore del 1978.
Il prossimo appuntamento in calendario sarà quello del 17 giugno, davanti alla Commissione europea . Le due casi automobilistiche avrebbero dovuto Presentare un piano per la futura Regolamentazione del Settore di Mercato a Oggetto, ma SEMBRA Che finora non SIA Stato prodotto nulla - il Che potrebbe Portare la Commissione una sfida il tramite delle Nazioni Unite' istruttoria , le cui durate potrebbero Indagini fino a quattro mesi .
Come hanno reagito le azioni Fca e Psa?
Dopo una breve sospensione per eccesso di ribassi, le quote Fca al momento lasciano sul terreno il 5,84%, a 8,24 euro.
Non va meglio sul listino francese Psa , che costa in ribasso del 6,37% a 13,45 euro, dopo aver toccato un minimo a metà mattinata a 13,24 euro.
Secondo Findentiis, "il rischio di un'indagine antitrust completa è il possibile ritardo nella tempistica della fusione . Questa notizia è negativa, ma non è una sorpresa totale perché era noto che il settore dei veicoli commerciali è limitato". di vista antitrust a causa della sua alta quota di mercato aggregata in Europa ".
Negativa alla prospettiva di un'altra idea anche Banca Imi: "la procedura antitrust potrebbe mettere a rischio la tempistica della fusione, la cui finalizzazione è attesa nella prima metà del 2021. Questo potrebbe tenere il titolo sotto pressione".
L'annuncio di una fusione tra l'italoamericana Fca e la francese Psa risale allo scorso ottobre . In ballo c'è la nascita di un colosso automobilistico da 45 miliardi di euro , in grado di arrivare a posizionarsi quarto tra i più grandi costruttori al mondo (dopo Volkswagen, Toyota e il gruppo Renault-Nissan).
Come sta reagendo Fca alla crisi coronavirus?
Dall'inizio anno, le azioni Fca hanno perso il 37,5% . Il confronto automobilistico è stato tra i più colpiti dalla pandemia di Covid-19 (e, in Italia, la stessa sorte è toccata proprio da una Fiat-Chrysler), prima con lo stop dell'arrivo dalla Cina delle componenti necessarie all'industria - quando Pechino ha iniziato a chiudere la chiusura delle attività non essenziali, ancora a febbraio -, poi con la chiusura degli impianti (solo in Europa durante i mesi di blocco della produzione totale di veicoli è scesa di 2.446.344 unità, di cui 157.933 in Italia), infine con la chiusura dei concessionari per quasi tre mesi (300 mila auto non vendute solo in Italia).
Ad aprile le vendite di auto sono crollate in Italia del 97,5%, con proprio Fiat-Chrysler che ha subito i ribassi più forti. Quanto all'interno del settore, proprio stamattina, l' Istat ha pubblicato i dati relativi ala produzione industriale di aprile : il settore della produzione di mezzi di trasporto ha registrato un crollo del 74%.
L'intero indice destagionalizzato della produzione industriale sarebbe diminuito del 19,1% rispetto a marzo, che diventa il 23,2% nei media tra febbraio e aprile.
 

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NEWS
Fusione FCA PSA: i termini dell’accordo sono da rivedere

di Redazione online
Pubblicato 24 maggio 2020
È l'opinione della banca francese Société Générale, secondo la quale le due società non valgono più come lo scorso anno, quando fu firmato l’accordo.
 

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DISASTRO AUTO: ALTRO CROLLO DELLE VENDITE A MAGGIO. Chi manterrà aperte le fabbriche ?
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