Spending review (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
e il governo per aiutare ecomnomicamente i terremotati

aumenta ancora una volta le Accise sulla benzina
Terremoto: Cdm decide aumento accise benzina ROMA (MF-DJ)--Il Consiglio dei Ministri ha deciso l'aumento di 2 centesimi di euro dell'accisa sui carburanti per autotrasporto cosi' come l'utilizzo di fondi resi disponibili dalla spending review per coprire le misure a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto di ieri in Emilia Romagna.
Nel dettaglio, il Consiglio, dopo aver osservato un minuto di raccoglimento per commemorare le vittime del terremoto del 29 maggio, ha approvato l'estensione dello stato di emergenza alle Province di Reggio Emilia e Rovigo. Al Presidente della Regione sono affidati i compiti di Commissario per la ricostruzione; ai Sindaci dei Comuni colpiti dal sisma sono affidate le funzioni di Vice Commissari.
Il Consiglio ha anche dato il via libera a un decreto ministeriale di rinvio dei versamenti fiscali e contributi a settembre e l'applicazione di un decreto legge che prevede: la concessione di contributi a fondo perduto per la ricostruzione e riparazione delle abitazioni danneggiate dal sisma, per la ricostruzione e la messa in funzione dei servizi pubblici (in particolare le scuole), per gli indennizzi alle imprese e per gli interventi su beni artistici e culturali; l'individuazione di misure per la ripresa dell'attivita' economica. In particolare sono previsti un credito agevolato su fondo di rotazione Cassa Depositi e Prestiti e sul fondo di garanzia MedioCredito Centrale; la delocalizzazione facilitata delle imprese produttive nei territori colpiti dal terremoto.
E' stata anche autorizzata la proroga del pagamento delle rate del mutuo e la sospensione degli adempimenti processuali e dei termini per i versamenti tributari e previdenziali, degli sfratti; la deroga del Patto di stabilita', entro un limite definito per i Comuni, delle spese per la ricostruzione.
Il decreto legge del Governo segue ai primi interventi di soccorso predisposti ieri dal Comitato operativo della Protezione Civile, che aveva gia' operato per gli eventi sismici dei giorni scorsi dal 20 maggio al 23 maggio. Il Comitato ha potenziato i Centri operativi per la gestione dell'emergenza con l'attivazione di un nuovo Centro Coordinamento Soccorsi a Bologna, che si aggiunge a quelli gia' attivi. Il Capo del Dipartimento, accompagnato da un team di esperti, ha avviato un sopralluogo nei territori colpiti dal sisma. Contestualmente le strutture operative del servizio nazionale della protezione civile continuano ad operare nel territorio con un ulteriore potenziamento delle forze. Le strutture di accoglienza gia' attive sul territorio sono state potenziate ciascuna del 20% per un totale di ulteriori 1250 posti letto. L'eventuale restante fabbisogno assistenziale sara' soddisfatto con il ricorso alle strutture alberghiere presenti nel territorio regionale. pev
(END) Dow Jones Newswires
May 30, 2012 06:27 ET (10:27 GMT)
 

tontolina

Forumer storico
No, no e no a Giarda e all’eccidio fiscale!

http://www.chicago-blog.it/2012/04/10/12032/comment-page-2/
Oscar Giannino
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Come purtroppo c’era da temere – per me era scontato, l’ho piùvolte scritto – l’intervista di stamane alla Stampa di Piero Giarda conferma che la spending review non darà un euro per meno tasse con meno spesa. A parte le gravi imprecisioni a fondamento del ragionamento di Giarda – la spesa pubblica non è affatto “sostanzialmente” stabilizzata da anni, come esordisce, mentre è vero che un giro di vite al suo tasso di accrescimento è stato dato da Tremonti assai più che dal salva-Italia del governo attuale – quel che conta è la sostanza.

Il governo attuale non crede affatto alla necessità di un turaround serio del perimetro pubblico e della spesa corrente, e non crede affatto che l’abbassamento della pressione fiscale record sull’Italia che lavora e produce e paga sia la “vera” cura nel breve per ridare un’orizzonte di crescita all’Italia.

Il governo prla di manutenzione della spesa pubblica, quando serve impugnare – con inteligenza e sapendo dove incidere – ascia e bisturi. Temo le illusioni cala-spread di Monti e dei suoi siano finite. Il mondo si è accorto che sono le banche italiane a ricomprare i titoli pubblici. E a questo ritmo di recessione e di ripresa del ballo europeo ci aspetta molto probabilmente un’altra manovra tassaiola entro fine anno. E’ il caso di tornare ai fondamentali di che cosa sia e a che cosa debba servire un moderno ed equilibrato sistema fiscale. Per dire, ripetere urlare tre volte no, a questa errata mistificazione che spaccia per moderazione e prudenza “tecnica” la conferma di un errore ventennale ed esiziale della politica di bilancio italiana.
Con il disegno di legge di riforma del mercato del lavoro, il governo Monti ha proposto una nuova raffica di aggravi d’imposta e contributivi. L’aumento dell’1,4% dei contributi sul lavoro a tempo determinato, in crescita asintotica verso l’equiparazione della contribuzione a tempo indeterminato, secondo l’errato criterio che occorra rendere più caro il lavoro a tempo, invece che meno costoso quello indeterminato. Poi la nuova tassa sui 75 milioni di decolli annuali nel nostro Paese, una nuova sberla a turismo e vettori aerei. Ancora, l’aggravio d’imposta alle flotte aziendali, l’ideale per colpire insieme settore dell’auto in crisi nera e generalità delle imprese, in tensione crescente per credit crunch e calo di ordini da recessione. Poi, l’abbattimento di 10 punti di deduzione per i proprietari immobiliari che non adottassero il regime di cedolare secca sugli affitti. Infine,ed è sfuggita ai più, la triplicazione della tassa sui licenziamenti, che sale da un mese e mezzo di retribuzione lorda da pagare all’Inps da parte delle imprese, a quattro mesi e mezzo!
E’ singolare, la strada fiscale intrapresa in quattro mesi dal governo Monti. Persegue contestualmente l’aggravio delle imposte dirette, attraverso il via libera alle addizionali locali. Quello delle imposte indirette, già deliberato per il prossimo mese di ottobre. Quello delle imposte patrimoniali, appesantite con Imu e prelievi su conti titoli. Quello dei contributi. A fronte dell’impegno assunto ad azzerare il deficit pubblico nel 2013 mentre gli eurospread risalgono e Francia e Spagna potrebbero dare nuove spinte verso l’alto, e mentre l’effetto delle LTRO operate da Bce appare per quello che è, aver opportunamente comprato altro tempo con liquidità che non sana l’europroblema, e mentre dall’Economist al Wall Street Journal tutti i più seri ammoniscono l’euroarea a non illudersi, mentre avvine tutto questo il “prendere dove si può” fiscale del governo Monti può costituire apparentemente una manifestazione di rigore.
Non lo è, invece. E’ la classica manifestazione da sindrome di impotenza nel dover mutare rapidamente indirizzo alle politiche economiche. Il “non possumus” opposto a “meno spesa,m eno tasse” dai vertici delle tecnocrazie amministrative – ragioneria generale dello Stato, direttori generali e capi di gabinetto dei ministeri – è diventato il carattere dominante della politica di bilancio italiana, ovviamente ancor più forte nei confronti di chi non ha alle sue spalle un mandato elettorale. Ed è ovviamente conservativo dell’indirizzo ventennale sin qui seguito dai tecnici vent’anni fa, poi da destra, poi da sinistra, e infine dai tecnici ancora: inseguire la spesa pubblica mai fermata – non lo è neppure oggi con Monti – attraverso le più diverse forme di prelievo possibile.
Quel che impressiona, nel fiorire settimanale di nuove tasse e aggravi d’imposta, è l’acquiescienza e il silenzio dell’accademia italiana di scienza delle finanze. Va detto senza che si manchi di rispetto ad alcuno. Non è albagia liberista, rispetto a keynesiani e sraffiani dominanti. Ma non è rincuorante vedere un grande filone di studi italiano ridursi da Francesco Ferrara e Vilfredo Pareto al rassegnato encomio statolatrico, fatto proprio in nome del favor fisci anche da una corriva e illiberale giurisprudenza della Suprema Corte e di quella Costituzionale.
Va ricordato che tre sono i princìpi fondamentali ai quali dovrebbe restare ancorato un moderno sistema del prelievo, affinché sia efficiente. Laddove l’efficienza non consiste nell’assicurare “comunque” allo Stato ciò di cui esosamente abbisogna. Bensì è quella economica, cioè un equilibrato dosaggio tra disincentivi e incentivi agli attori economici che non ne pregiudichi troppo crescita e reddito, consumi e investimenti.
I tre princìpi sono quelli inerenti al cosiddetto sacrificio di utilità. Dove l’utilità è quella marginale del reddito, al suo crescere. Il primo principio è quello del sacrificio di utilità proporzionale. Basato sul distogliere a ciascuno una medesima utilità, esso è stato negato dalle curve di utilità marginale del reddito sostenute da keynesiani e marxisti, secondo i quali esse decrescono al crescere del reddito.
Di qui il secondo principio, quello del sacrificio di utilità progressivo. In questo secondo caso, il fisco prende da ciascuno non quantità eguali, ma “proporzionate” alla sua valutazione di ciò che per redditi più elevati un maggior onere fiscale comporta, rispetto ai redditi più bassi. Il terzo principio, quello del sacrificio minimo collettivo, nasce per derivazione dal secondo, è propugnato da chi è convinto della maggior efficienza nel distogliere il più che allo Stato serve da coloro che più hanno.
Nella storia evolutiva del fisco moderno, al primo principio si lega la flat tax; al secondo aliquote fortemente progressive sul reddito; al terzo aliquote ancor più elevate più imposte patrimoniali sui ricchi. Negli ultimi vent’anni in Italia, l’atrofizzazione della critica tributaria alle pretese crescenti di uno Stato fuori controllo ha prodotto però due conseguenze paradossali.
La prima è che così procedendo l’Italia si è tagliata fuori dalle evoluzioni contemporanee dei tre vecchi princìpi tradizionali. L’emergere di sempre più vae insieme “problematici” sti cespiti imponibili nelle economie terziarie contemporanee – caratterizzate da altissima mobilità transnazionale di capitale, investimenti, tecnologia e (meno) lavoro che si allocano alla ricerca di maggior redditività – al fine di ottimizzare gettito e compliance si rivela più compatibile con flat tax rese “progressive” da deduzioni e detrazioni a tal scopo finalizzate, che coi vecchi sistemi beveridgiani ad aliquote iperprogressive e a consistente prelievo patrimoniale su impieghi e immobilizzi.
Il secondo paradosso è che in Italia la quantità disorganica e incrementale del “prendere dove si può” ha finito per falsare anche i tre vecchi princìp stessi. Per le persone fisiche, l’inefficienza tributaria e amministrativa ha prodotto, grazie alla progressività elevata delle aliquote italiane, la più bassa percentuale di redditi elevati risultante alla nostra anagrafe tributaria, rispetto alla media dei Paesi “davvero avanzati”. Per le persone giuridiche, il tax rate reale è pazzoticamente inversamente proporzionale al loro perimetro e finanziarizzazione, per effetto del compromesso tra legislatore e grandi gruppi banco-industriali. E quanto a sacrificio collettivo, un sistema come quello italiano lo comporta non minimo ma massimo per tutti: famiglie a basso reddito, ceto medio che evapora, piccola e piccolissima impresa, lavoratori autonomi e professionisti, tasso demografico insostenibile, multinazionali in fuga.
Il prezzo è sempre più amaro, di un sistema fiscale dettato dalla disperazione più che dalla lungimiranza.
Il sogno è quello di un’Italia legale e lagalitaria che si decida a riempire le piazze, scandendo “ora basta”. Senza rompere alcuna vetrina, né fermare il traffico, e senza bandiere di partito. L’unico partito che m’interessa si ciama PIl, in questa Italia senza priorità. O meglio, di priorità pubbliche che sono solo legnate a lavoro e impresa.
 

tontolina

Forumer storico
La supercasta dei dirigenti pubblici pesa sul comparto statale

Oltre 100 mila dipendenti statali in meno ma la spesa per gli stipendi cresce ancora a causa delle retribuzioni d'oro dei dirigenti

La supercasta dei dirigenti pubblici pesa sul comparto statale - News Finanza & Economia - InvestireOggi.it
Secondo un report della Cgia di Mestre infatti negli ultimi anni il numero degli statali è diminuito di 111mila unità passando da 3.637.503 unita’ nel 2001 a 3.526.586 nel 2009. Nonostante questo calo, la spesa totale degli stipendi degli statali è cresciuta di 39,4 miliardi di euro (+29,9%).
L’incremento della spesa non è però andato a vantaggio dei dipendenti di base come gli infermieri o i bidelli ma solo ed esclusivamente a vantaggio dei grandi dirigenti pubblici. Il significato dell’indagine della Cgia è chiaro: nonostante la sforbiciata tra i dipendenti statali di base, la spesa per gli stipendi cresce a causa del peso dei dirigenti.
 

tontolina

Forumer storico
La supercasta dei dirigenti pubblici pesa sul comparto statale

Oltre 100 mila dipendenti statali in meno ma la spesa per gli stipendi cresce ancora a causa delle retribuzioni d'oro dei dirigenti

La supercasta dei dirigenti pubblici pesa sul comparto statale - News Finanza & Economia - InvestireOggi.it
Secondo un report della Cgia di Mestre infatti negli ultimi anni il numero degli statali è diminuito di 111mila unità passando da 3.637.503 unita’ nel 2001 a 3.526.586 nel 2009. Nonostante questo calo, la spesa totale degli stipendi degli statali è cresciuta di 39,4 miliardi di euro (+29,9%).
L’incremento della spesa non è però andato a vantaggio dei dipendenti di base come gli infermieri o i bidelli ma solo ed esclusivamente a vantaggio dei grandi dirigenti pubblici. Il significato dell’indagine della Cgia è chiaro: nonostante la sforbiciata tra i dipendenti statali di base, la spesa per gli stipendi cresce a causa del peso dei dirigenti.
il poltronificio voluto da berlusconi ci costa carissimo


licenziano e bloccano i nostri stipendi
ma aumentano quello dei dirigenti ammanicati politicamente

e lo scandalo è nello scandalo

molti di loro percepiscono uno stipendio annuo superiore a quello del presidente degli Stati Uniti
 
Ultima modifica:

tontolina

Forumer storico
Spending review, il Governo va sotto

Il Governo inciampa al Senato sul decreto sulla spending review. Dall'Aula di palazzo Madama arriva l'ok, con il parere contrario dell'Esecutivo, a un emendamento a firma di Adriana Poli Bortone (Grande Sud) che cancella l'esplicita esclusione degli organi costituzionali (dal Parlamento alla Presidenza della Repubblica) dai poteri sui tagli alla spesa per beni e servizi attribuiti dal provvedimento al super-commissario, Enrico Bondi. Ma negli sviluppi operativi della spending review cambierà poco visto che la Costituzione garantisce autonomia alle Camere come al Quirinale.


Spending review, il Governo va sotto - Il Sole 24 ORE




insomma se la Costituzione è contro la guerra.... i politici se ne infischiano ed invadono l'Afganistan-l'Iran-e aiutano il massacro in Libia ed in Serbia




ma se tocchi i loro furti a danno della Nazione
allora no!
la Costituzione è sacra...






questi politici ci hanno reso Sudditi e loro Imperatori che ci tartassano dopo averci indebitato




come invidio i francesi e la loro ghigliottina
 

tontolina

Forumer storico
Bondi sul versante delle regioni con piani di rientro di extra-deficit nella sanità: il super-commissario potrà intervenire direttamente soltanto sulla spesa sanitaria e non su tutti i capitoli di bilancio.


come dire Bondi dice quel che dobbiamo fare
che poi i nostri nominati a 250mila euro all'anno
continueranno a fare e rubare come prima dando la colpa
all'incapacità del commissario
 

tontolina

Forumer storico
insomma se la Costituzione è contro la guerra.... i politici se ne infischiano ed invadono l'Afganistan-l'Iran-e aiutano il massacro in Libia ed in Serbia

ma se tocchi i loro furti a danno della Nazione
allora no!
la Costituzione è sacra...


questi politici ci hanno reso Sudditi e loro Imperatori che ci tartassano dopo averci indebitato
Sì del Senato al decreto sulla spending review modificata dal Senato, il provvedimento passa alla Camera



senato-ansa-258.jpg



Via libera del Senato al Dl spending review, che ora passa alla Camera. I sì sono stati 236, 5 i no e 30 astenuti. Il provvedimento passa adesso all'esame della Camera. Il passaggio del decreto al Senato non è stato indolore per il governo: mercoledì è stato approvato in Aula un emendamento della senatrice Poli Bortone che vieta i tagli ai costosissimi organi costituzionali, emendamento cui il governo aveva dato parere negativo. Tra le principali misure che hanno ottenuto il semaforo verde di palazzo Madama, la certificazione dei crediti delle imprese verso la Pa, il termine del 30 settembre di quest'anno per la presentazione da parte del Governo al Parlamento del programma di tagli strutturali. Vengono poi definiti i poteri del supercommissario Enrico Bondi, che potrà fare affidamento anche sulla Guardia di Finanza per raggiungere i suoi obiettivi di contenimento della spesa pubblica.
Sì del Senato al decreto sulla spending review, il provvedimento passa alla Camera - Il Sole 24 ORE
 

tontolina

Forumer storico
anche Luttwak punta il ditto diritto diritto contro il furto del poltronificio italiano

dà molto fastidio sapere che un Manganelli qualsiasi guardagna tre volte il presidente degli Stati Uniti
e che la Casta Politica continua a tagliare le pensioni... e gli stipendi degli operai che sono davvero ai minimi
mentre lascia inalterati loro introiti

 

tontolina

Forumer storico
Sei in: Il Fatto Quotidiano > Politica & Palazzo > Il record dell&...
Il record dell’istituto per l’agroalimentare: avviate 36 pratiche in sette anni

Costa oltre 5 milioni all'anno ed è una società partecipata al 100 per cento dal ministero, ma è sopravvissuta anche all'ultima sforbiciata del governo. Dal 2004 ha viaggiato al ritmo di 5 finanziamenti ogni anno. Ha 34 dipendenti e 4 sono dirigenti:l'ad, Annalisa Vessella, moglie di un deputato del Pid di Romano, è anche consigliera regionale in Campania
Il record dell’istituto per l’agroalimentare: avviate 36 pratiche in sette anni – Il Fatto Quotidiano




ecco un altro modo con cui questi politici ingrassano i loro conti e derubano il popolo!!!!

 

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