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tontolina

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Gli Effetti Collaterali del Salvataggio Spagnolo (indicazioni operative)

Gli Effetti Collaterali del Salvataggio Spagnolo (indicazioni operative)

Di FunnyKing

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Dunque ci (ri)siamo, la Spagna è salva!
Non vi ricorda nulla?
Grecia a parte, andiamo a vedere di cosa si tratta.



Allo stato attuale non si sa nulla di preciso se non che un qualche ente europeo sovranazionale (ESM o ESFS) presterà al FROB Spagnolo (ovvero il fondo iberico per il salvataggio delle banche) una cifra che per adesso è stimabile intorno a 100 miliardi di euro ad un tasso di circa il 3%.
Il presidente Spagnolo Mariano Rojoy ha potuto cantare vittoria perchè in effetti la Spagna sembra che non abbia dovuto cedere quote di sovranità nazionale rilevanti per ottenere il prestito. Vedremo se sarà realmente così, ad ogni modo c’è un inevitabile particolare che nessun italico media sussidiato vi ha detto:
Il Debito Pubblico Spagnolo da ora è subordinato, vi sembra un dettaglio?
I 100 miliardi che la Spagna ha potuto ottenere ad un tasso agevolato, e all’esclusivo scopo di ricapitalizzare le sue banche sono, per stessa ammissione del governo spagnolo debito pubblico. Ma non dello stesso tipo attualmente in circolazione.
Capitale e interessi maturati hanno la PRECEDENZA su qualsiasi altra obbligazione pubblica o privata (inutile dire che le obbligazioni senior delle banche salvate diventano anche esse subordinate).
Intendiamoci è giusto che sia così, la Spagna non avrebbe potuto andare da sola sul mercato a chiedere i soldi necessari e giustamente i paesi europei che garantiscono e si tassano per prestare i soldi (Italia compresa…per ora) vogliono quanto meno avere la precedenza sul debito nazionale Spagnolo. Quindi abituiamoci, è così per la Spagna lo è stato per i prestiti di BCE e UE alla Grecia e sarà così anche per ogni altro intervento futuro (ehm, ehm…..).
Le obbligazioni dello stato dei paesi “aiutati” diventano delle subordinate e dopo un primo periodo di euforia cominceranno a prezzare come subordinate.




Ecco dunque le indicazioni operative: se avete Bonos in portafoglio approfittate di un (eventuale) rimbalzo dei prezzi e vendete.

Se avete titoli di stato italiani incrociate le dita, se il mercato ci regalerà ancora qualche mese di serenità con rendimenti relativamente bassi (diciamo 3% sul 2 anni e 4,5% dul 10 anni), vendete senza pietà e dimenticatevi anche solo dell’esistenza di questa classe di investimenti.
Non vorrei che a qualcuno venissero idee malsane per le quali:
a) La Spagna è realmente salva
b) Dunque lo è anche l’Italia.
c) I debiti (nostri) li pagherà qualcun’altro (magari i tedeschi)
siamo solo all’antipasto allacciate le cinture e tirate un sospiro di sollievo, abbiamo ancora qualche mese di tempo (o settimana) per fare ciò che è necessario.
 

tontolina

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Italia, dieci ragioni per cominciare a tremare

12 giugno 2012 Di FunnyKing

Guest Post dal Sussidiario.net di Mauro Bottarelli
Accidenti, cos’è questo mortorio? Ma come, l’Ue per una volta agisce rapidamente e sgancia fino a 100 miliardi per salvare il sistema bancario spagnolo e l’euforia sui mercati dura solo un paio d’ore? Addirittura, all’ora di pranzo la Borsa di Milano virava in negativo fino a chiudere le contrattazioni al -2,79% e lo spread, sceso in mattinata al minino di 422 punti da 438 dell’apertura, veleggiava a quota 465, salvo chiudere a 473, portando il rendimento dei nostri decennali sopra la quota psicologica del 6%. Ma cosa diavolo vogliono questi maledetti mercati per tranquillizzarsi, il sangue? No, solo un po’ di realismo e la fine delle pantomime politiche. Vediamo qualche punto di criticità.
Primo, la Spagna dovrà sottoporsi ai controlli della troika come tutti gli altri paesi europei che hanno ricevuto aiuti, lo ha detto chiaro e tondo il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble. Quindi, un bello stigma per i mercati che verrà scontato sulla curva dello spread iberico, esattamente come accaduto per i tre Pig. Indirettamente, infatti, Schaeuble ha smentito i proclami di vari esponenti del governo di Madrid in merito al piano di sostegni che intende chiedere all’Ue. In particolare, il ministro del Bilancio spagnolo, Cristobal Montoro, aveva sostenuto che in Spagna non sarebbero arrivati i “men in black” della troika, come in Grecia, Irlanda e Portogallo. «Ci sarà una troika come è avvenuto in altri casi. In questo modo – ha detto Schauble – verrà monitorato il programma che si esegue», posto che questo monitoraggio in Spagna sarà appunto limitato alla gestione del settore bancario, laddove nei paesi che sono stati “salvati” riguarda tutta la politica economica e le riforme. Temo che i mercati non terranno troppo in considerazione questa sottile, ancorché decisiva differenza.
Secondo, «il piano di aiuti europei che la Spagna ha annunciato di voler chiedere a favore delle sue banche evidentemente avrà un impatto sul debito pubblico». Lo ha affermato non il sottoscritto, ma il portavoce del vicepresidente della Commissione europea, Olli Rehn, responsabile per gli Affari economici e euro. E sapete di che cifretta stiamo parlando? Attualmente il debito spagnolo è di 1178 miliardi di euro, mentre dopo il salvataggio salirà a 1858, pari a una ratio debito/Pil del 146,60%!
Terzo, 100 miliardi di euro sono una bella cifra, ma guardando in faccia la disastrosa realtà bancaria spagnola scopriamo che solo verso il settore immobiliare, le banche iberiche sono esposte per 400 miliardi di euro, 150 dei quali già oggi definiti come tossici, ovvero inesigibili: una volta che queste perdite verranno messe davvero a bilancio, cosa se ne faranno dei 100 miliardi dell’Ue? Tanto più che la situazione del real estate iberico è definita tendente a una china da subprime statunitense dalla maggior parte degli analisti, europei e non. Dati recentemente diffusi dal Knight Frank Global House Index ci dicono che il valore delle proprietà immobiliari spagnole è sceso del 7,3% annualizzato alla fine dello scorso marzo, mentre dati ufficiali iberici parlano di un -20% dal picco della bolla creata dal governo Zapatero: peccato che questo dato sia basato sulle valutazioni delle banche, le quali ovviamente hanno tutto da guadagnare a non valutare il dato reale mark-to-market e le vendite effettive. Stime più credibili parlano chiaramente di un -30% dal picco e con tendenza a peggiorare, fino a quota -50% che dovrebbe essere il floor prima di risalire, esattamente come accaduto in Irlanda. Non a caso, un recente report di JP Morgan parlava di necessità reali di ricapitalizzazione delle banche spagnole valutabili in 350 miliardi di euro.
Quarto, in tema di Irlanda, ecco cosa è trapelato ieri da fonti governative di Dublino attraverso la France Press: «L’Irlanda vuole rinegoziare il suo piano di salvataggio al fine di beneficiare dello stesso trattamento della Spagna, la quale pare otterrà il salvataggio delle proprie banche senza dover dar vita, in cambio, ad alcun riforma economica in grande stile». Insomma, un’altra forma di contagio. La quale, potrebbe rivelarsi decisiva in vista del delicatissimo voto politico di domenica in Grecia, visto che la sinistra di Syriza, accreditata come primo partito e decisa a rinegoziare essa stessa i piani di austerity, potrebbe dimostrare all’elettorato che un’alternativa al rigore tout-court esiste e la Spagna ne ha beneficiato. Il giochino messo in pratica da Ue e Madrid, infatti, è ingegnoso, ma un po’ troppo furbetto: i soldi dell’Efsf, visto che l’Esm nascerà solo a luglio, andranno infatti non a Madrid come governo ma al Frob, il fondo per la ricapitalizzazione delle banche iberiche, evitando quindi l’effetto commissariamento tout court che impone agli altri governi, come appunto quello di Atene, la dolorosa agenda di tagli e riforme. E perché Atene non dovrebbe poter rinegoziare il suo piano di salvataggio?

Quinto, subordinazione. Di fatto i prestiti dell’Efsf viaggiano pari passu con i bonds esistenti, trasformando il cosiddetto il settore ufficiale (vedi la Bce) in creditore senior. All’ora di pranzo di ieri, è stata la stessa Commissione Ue a confermare che «qualsiasi aiuto che arrivasse dall’Esm, che è atteso cominci a funzionare dal prossimo mese, avrebbe status di creditore privilegiato, secondo solo al Fmi». Gli ottimisti si fanno forza del fatto che i 100 miliardi dell’Ue rappresentano solo il 13% del debito pubblico spagnolo, circa il 10% del Pil del 2011. Vero, peccato che nell’arco di una settimana le necessità di ricapitalizzazione delle banche spagnole è salita da 40 a 100 miliardi: si fermerà qui o salirà ancora dopo il 21 giugno, data entro la quale Madrid dovrà comunicare il dato reale? Il fatto che ieri Goldman Sachs invitasse la gente ad acquistare bonds spagnoli a breve scadenza come un vero affare, fa venire altri dubbi: se Goldman vuole vendere, di solito è meglio non comprare. Inoltre, non si sa quali saranno i creditori dell’operazione Efsf-Frob, né se ci sarà un’emissione obbligazionaria: si sa, però, che ci sarà subordinazione e questo non è certo un viatico per acquisti di massa di bonds spagnoli, visto il precedente greco.
Sesto, mentre le Borse europee si godevano le loro due ore di euforia, la Germania ha collocato titoli di Stato semestrali (Bubill) zero coupon per 3,53 miliardi di euro, poco meno dell’ammontare massimo prefissato di 4 miliardi, con un rendimento quasi a zero e una domanda che ha raggiunto in totale i 4,4 miliardi. Il rendimento medio è sceso allo 0,007% dallo 0,037% dell’asta di maggio: capito, la gente era talmente eccitata per il salvataggio spagnolo che invece i comprare Bonos o titoli di Santander, si è lanciata ad acquistare Bubill che rendono zero!
Settimo, non ci vuole Gordon Gekko e neppure David Einhorn per capire quale sarà l’atteggiamento dei mercati di fronte alla subordinazione del mercato obbligazionario spagnolo: vendere i bonds emessi sotto legislazione spagnola e comprare in massa quelli emessi sotto legislazione inglese con clausola di “negative pledge”, gli stessi che hanno fatto la fortuna di hedge funds e vulture funds dopo lo swap greco e che si preparano a diventare la pietra tombale del Portogallo. Non appena avverrà il prestito Esm al Frob, i detentori di questi bonds faranno valere la loro “negative pledge” e chiederanno un interesse di sicurezza, anche alla luce del fatto che sarà l’Efsf ad anticipare i fondi a Madrid. E la Spagna è piena di questo tipo di bonds, soprattutto a livello regionale, ma anche sovrano nazionale. Il grande short può partire, fare hedge sul mercato obbligazionario drogato della Spagna è cosa molto semplice.
Ottavo, il piano dell’Ue è talmente risolutivo che la Bce ha già chiesto alla Spagna di avviare dei piani per creare una “bad bank” dove parcheggiare gli asset tossici immobiliari delle banche iberiche. È quanto emerge da un documento ufficiale dell’istituto di Francoforte, nel quale si chiede a Madrid di convogliare gli asset tossici in una “bad bank”, in attesa di rivenderli successivamente. Non vi ricorda qualcosa?

E, soprattutto, alla luce di questa necessità, i famosi 100 miliardi saranno sufficienti, visto che gli assets tossici legati al settore real estate già oggi viaggiano a quota 150 miliardi di euro?
Nono, il breve ritracciamento dai minimi toccati in tarda mattinata, sia a livelli di spread che di indici azionari, altro non è stato che l’ennesimo “buy the rumors, sell the news” che vedrebbe la Bce pronta a riattivare, contestualmente al piano di salvataggio bancario, il programma di acquisti obbligazionari sul mercato secondario, per dar vita a un combinato congiunto capace di congelare i rendimenti e permettere alla Spagna di piazzare in serenità il 42% di debito da rifinanziare per quest’anno. La Germania, visto l’atteggiamento da Kevin Spacey in “Seven” tenuto da Wolfgang Schauble in mattinata, lo permetterà a Mario Draghi? Difficile, resta l’opzione di una terza asta Ltro con durata minore e importo calmierato ma anche in questo caso siamo nell’ambito delle supposizioni.
Decimo, una riprova della bontà dell’operato Ue verso la Spagna la avremo dalle aste obbligazionarie che riempiono la settimana appena iniziata. Oggi emetteranno bonds l’Austria (1,1 miliardi di euro), l’Olanda (1,5-2,5 miliardi di euro) e la Grecia, mentre domani toccherà a Berlino collocare 5 miliardi di Bund decennali e a Roma piazzare 6,5 miliardi di Bot a 12 mesi, con il nostro Tesoro impegnato giovedì anche nella prova più dura dell’asta a medio e lungo termine. Al di là dei proclami, saranno i numeri a parlare. E io, ve lo dico chiaramente, non sono affatto ottimista. Anzi. Soprattutto perché se si fallisce con la Spagna come si è fatto con la Grecia (e mi pare che la strada sia quella), in linea diretta di contagio c’è l’Italia. Non a caso, ieri a un’ora dalla chiusura di contrattazioni, tutte le Borse europee erano ancora positive, compresa Madrid: Milano era al -1,20%.
Temo si stia già prezzando altro sui mercati, non il piano di salvataggio delle banche iberiche. Il cds spagnolo a 5 anni, infatti, ieri ha toccato quota 603 punti base (+19%, +31 punti base), poiché in molti vedono un “credit event” (cioè la condizione che fa scattare le clausole per il pagamento dei cds) nel caso la Spagna ricevesse fondi dall’Esm. Come ampiamente dimostrato nel pezzo, infatti, questo, rispetto agli altri portatori di titoli di stato spagnoli, è un creditore privilegiato.Complimenti Europa, stavolta l’hai fatta davvero grossa: Madrid non è Atene. Non a caso, ieri, fonti Ue hanno dovuto ammettere che tra le ipotesi allo studio in caso di uscita della Grecia dall’euro – anche non organizzata – ci sarebbero controlli sui capitali, limitazione dei prelievi, sospensione del Trattato di Schengen con aumento dei controlli alle frontiere. Dallo “Spailout”, siamo già allo “Spanic”.

P.S. Cipro ha bisogno in modo «eccezionalmente urgente» di un piano di salvataggio internazionale, a causa della forte esposizione delle sue banche al debito greco. Lo ha affermato, stando a quanto riportava il sito del Wall Street Journal, il ministro delle Finanze di Nicosia, Vasos Shiarly, parlando con la stampa dopo un’audizione in Parlamento. «Si tratta di un problema urgente, sappiamo che la ricapitalizzazione delle banche deve essere completata entro il 30 giugno», ha sottolineato Shiarly, «mancano solo pochi giorni, quindi si tratta di una questione di eccezionale urgenza». Evvai, altro giro, altro bail-out, altri soldi pubblici
 

tontolina

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FARAGE: Col salvataggio della Spagna fallisce l'Italia. NON CE LA

FARAGE: Col salvataggio della Spagna fallisce l'Italia. NON CE LA FARà!

[ame=http://www.youtube.com/watch?v=SkMD15zKFKw&feature=channel&list=UL]FARAGE: Col salvataggio della Spagna fallisce l'Italia. NON CE LA POTETE FARE! - YouTube[/ame]



http://www.byoblu.com/post/2012/06/13/Per-salvare-la-Spagna-indebitano-lItali... Nigel Farage è intervenuto oggi a Strasburgo, al Parlamento Europeo, per commentare il prestito di 100 miliardi al sistema bancario spagnolo. Il pacchetto prevede che l'Italia contribuisca al 20% e che il prestito venga erogato al 3%. Ma l'Italia, per trovare i soldi da conferire, deve indebitarsi sul mercato al 7%: un vero e proprio colpo di genio, non c'è che dire. Questa la trascrizione dell'intervento di Farage.

Questo accordo non migliora le cose: le peggiora.



Cento miliardi di euro sono stati accordati al sistema bancario spagnolo, e il 20% di quei soldi deve venire dall'Italia. L'accordo prevede che gli italiani debbano prestare soldi alle banche spagnole al 3 per cento, ma per trovare quei soldi, devono indebitarsi sui mercati al 7 per cento. E' veramente geniale, non trovate? Veramente brillante!

Insomma, quello che stiamo facendo con questo accordo è che stiamo accompagnando paesi come l'Italia all'esigenza di salvarsi da soli. In aggiunta, ricarichiamo con un ulteriore 10 per cento il debito pubblico spagnolo e vi dico una cosa, che ogni analista bancario vi direbbe: cento miliardi non risolvono il problema bancario della Spagna: dovrebbero essere oltre quattrocento!


E con la Grecia che barcolla in bilico sull'orlo dell'uscita dall'Euro, il vero elefante nella stanza è che quando la Grecia se ne va, la BCE, la Banca Centrale Europea, falisce. Andata!

Ha 444 miliardi di euro di esposizione verso i paese salvati e per sistemare la situazione dovreste chiedere immediata liquidità all'Irlanda, alla Spagna, al Portogallo, alla Grecia e all'Italia.



Non ce la potete fare, no!

E' un fallimento totale ed assoluto.

Questa nave, l'Euro Titanic, ha impattato contro l'iceberg ed è triste ma, semplicemente, non ci sono abbastanza scialuppe di salvataggio.
 

tontolina

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Azioni e obbligazioni in un funerale comune








[ame="http://www.youtube.com/watch?v=g5VeLhNAaCs&list=UUkvi23qr2ZWGIBmgS1QogzQ&index=1&feature=plcp"]Azioni e obbligazioni in un funerale comune - YouTube[/ame]
 

tontolina

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SPAGNA: SALVANO LE BANCHE TAGLIANDO I SERVIZI AI CITTADINI

l debito pubblico spagnolo è duplicato dall’inizio della crisi. Secondo i dati pubblicati ieri dalla Banca di Spagna, nel primo trimestre di quest’ anno rappresenta il 72,1% del PIL, 774 miliardi di euro. Si tratta del debito più alto negli ultimi cento anni di storia del Paese, che guarda preoccupato la soglia di indebitamento fissata dal Governo per l’ intero 2012, pari al 79,8% del PIL. E il salvataggio messo sul tavolo dall’ Eurogruppo peserà, di nuovo, sul debito dello Stato, come ha segnalato l’ Eurostat in una nota questa settimana. Un massimo di 100 miliardi che dovrà gestire direttamente lo Stato: “se una banca non potrà pagare, sarà la Spagna a farlo”, ha spiegato il giornalista de El Pa¡s Enric Gonz lez.




’ FMI ha chiesto alla Spagna “l’ immediata applicazione”: aumentare l’IVA e diminuire i salari dei dipendenti del settore pubblico.
 

tontolina

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Economia
02/07/2012 - LA SOCIETÀ DI FIAT INDUSTRIAL RAZIONALIZZERÀ ENTRO L’ANNO LA SUA PRESENZA IN FRANCIA, AUSTRIA E GERMANIA
Iveco chiuderà cinque stabilimenti

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Lo Stralis prodotto a Madrid dalla Iveco è stato presentato ieri sera all’Iveco Village di Torino




Marchionne: scongiurato
il disastro nell’Ue, l’accordo
di Bruxelles è un
capolavoro di Monti


TEODORO CHIARELLI

torino
Iveco chiuderà cinque stabilimenti- LASTAMPA.it



Da un lato il gruppo Fiat Industrial annuncia la chiusura di cinque stabilimenti di mezzi pesanti in Europa. Dall’altro l’amministratore delegato del gruppo Fiat, Sergio Marchionne, commenta il vertice Ue appena concluso e parla senza mezzi termini di «capolavoro Monti». Domenica sera all’Iveco Village di Torino: presentazione un po’ sui generis dello Stralis, il nuovo camion di casa Iveco prodotto a Madrid, due ore prima della sfida fra Italia e Spagna agli europei di Kiev.

Iveco, dunque, chiuderà cinque stabilimenti in Europa entro l’anno: saranno interessati 1.075 lavoratori. Lo ha reso noto Alfredo Altavilla, amministratore delegato dell’azienda controllata da Fiat Industrial.

Saranno chiusi lo stabilimento francese di Chambery, quelli tedeschi di Weisweill e Ulm (dove però nascerà un centro di eccellenza per i mezzi anti-incendio) e le fabbriche austriache di Graz e di Goerlitz. Le chiusure vengono dopo la cessazione della produzione lo scorso anno di due stabilimenti di autobus in Spagna (Barcellona) e Italia (l’Iribus di Avellino). In compenso Iveco ha investito in Spagna 500 milioni di euro, destinati in buona parte allo stabilimento di camion di Madrid, creando 1.200 nuovi posti di lavoro.

«Decisioni come queste sono dolorose, ma inevitabili spiega Altavilla riferendosi alla chiusura degli stabilimenti - Questi passi sono però cruciali per rafforzare l’azienda nel suo insieme e ci permetteranno di reagire adeguatamente quando il ciclo economico subirà un cambio di marcia. Non abbiamo tagliato gli investimenti: Iveco si sta muovendo e quando la situazione economica tornerà a essere positiva, noi saremo assolutamente pronti ad affrontare il mercato».

Dai camion alle auto. «Mantengo la mia previsione per il mercato italiano: 1,4 milioni di vetture vendute nel 2012 - dice Marchionne - A giugno il calo delle vendite è stato a doppia cifra, ma meno del 20%». L’ad della Fiat risponde, invece, sull’andamento del gruppo nel secondo trimestre: «E’ troppo presto, è finito solo ieri».


Molto più prodigo di dichiarazioni Marchionne è sull’accordo di Bruxelles. E ancora una volta l’amministratore delegato della Fiat coglie l’occasione per elogiare il presidente del Consiglio e il suo «capolavoro» nel vertice Ue. «Scongiura un disastro che la gente ha assolutamente sottovalutato. Monti é stato veramente un grande, ha fatto un capolavoro. A livello internazionale non credo abbiamo mai avuto nessun altro capace di farlo».

Si accalora il manager italocanadese mentre si avvia alla cena allestita nell’Iveco Village, con tanto di mega-schermi per seguire la finale degli europei di calcio. «Il problema c’era, era grande - sostiene Marchionne - E’ uno sbaglio parlare di sconfitti o vincitori. Quell’accordo lì è stato fatto per il bene dell’Europa, non a favore di un Paese o di un altro. Chi fa discorsi di campanilismo sbaglia alla grande, si vanno ad aizzare reazioni che è meglio evitare. Bisogna ringraziare tutti quelli che si sono rimboccati le maniche».

Certo, aggiunge l’ad della Fiat, in Europa restano molte cose da fare per far ripartire gli investimenti, non si può dire che l’accordo di Bruxelles sia risolutore. «E poi ci sono Paesi come il nostro - spiega che hanno ancora problemi da risolvere». Un riferimento, neppure tanto velato, alla vicenda di Pomigliano?
 

tontolina

Forumer storico
La Spagna salva le banche, non il suo debito


di Giorgio Arfaras
La crisi iberica ha origini immobiliari. I fondi europei blindano le Casse di risparmio di Madrid. Questo salvataggio solleva il problema dell'unificazione dei controlli finanziari in Europa. La manovra aumenta il debito pubblico.

L'Italia può pagare le scelte di Spagna e Francia | Alla guerra dell'euro (scarica su iPad)

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(Carta di Laura Canali tratta da Limes 3/2012 "La Francia senza Europa" - per andare all'originale clicca qui)


La crisi della Spagna ha la sua origine nel settore immobiliare. Le banche iberiche - e soprattutto le Casse di risparmio - hanno compiuto cospicui investimenti, anche con crediti erogati da istituti finanziari esteri. La costruzione è andata avanti a un ritmo insostenibile, anche vista la domanda in contrazione e la grande offerta ha fatto cadere i prezzi. Gli immobili invenduti sono circa un milione. Il credito del settore bancario verso quello immobiliare è di 600 miliardi di euro e i crediti inesigibili sono cospicui.

Le banche spagnole debbono perciò far emergere i crediti inesigibili verso il settore immobiliare. Per farlo devono però ridurre il patrimonio netto (i crediti sono infatti nell'attivo e devono pareggiare il patrimonio netto, il passivo). Tuttavia, così facendo, devono erogare meno crediti, perché questi sono erogabili un numero limitato di volte il patrimonio netto (la famigerata leva bancaria).

Per evitare questa mossa che manderebbe in crisi l'economia, le banche devono varare degli aumenti del proprio capitale di rischio. Gli istituti finanziari non trovano però dei sottoscrittori privati o, meglio, potrebbero anche trovarli ma a condizioni capestro per i vecchi azionisti e per i dirigenti (questo punto cruciale sarà ripreso più avanti).

Deve perciò intervenire lo Stato che emette obbligazioni per sottoscrivere gli aumenti del capitale delle banche. Qui arrivano le complicazioni. La crisi economica ha ridotto le entrate fiscali e, a differenza del passato, la Spagna ha cominciato ad avere un cospicuo deficit pubblico. Il deficit alimenta il debito pubblico, perché è finanziato con l'emissione di obbligazioni e non con moneta. Nel giro di pochi anni, il debito spagnolo passerà dal 60% al 90% del pil.

La notevole crescita del debito spinge i mercati a chiedere rendimenti maggiori per sottoscriverlo (un'offerta crescente di debito spinge i prezzi all'ingiù: nel caso delle obbligazioni la cedola è fissa, perciò se il prezzo dell'obbligazione scende, sale il rendimento, pari alla cedola sul prezzo). I maggiori oneri finanziari peggiorano i conti pubblici, facendo così aumentare il deficit, dando il via a una spirale di crisi.

Tempo fa il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha fatto delle stime per il 2012 e il 2013 sull'andamento dell'economia spagnola nel caso in cui le cose prendano la piega peggiore:
A) il pil diminuirebbe cumulativamente del 5,7%;
B) la borsa del 51,7%;
C) il prezzo degli immobili del 23,5%;
D) il credito del 26,5%.

In questo scenario dell'orrore, per bilanciare le perdite sui crediti le banche spagnole avrebbero bisogno di capitale per 37 miliardi di euro, secondo l'Fmi. Un numero alla fine modesto data l'entità del cataclisma. Dall'eurozona sabato scorso è arrivato un aiuto di 100 miliardi di euro. Possiamo perciò dire che le banche spagnole (si noti che in difficoltà sono le Casse di risparmio e non le grandi banche spagnole internazionalizzate) a questo punto siano blindate.

Tutto bene allora? Non proprio. Vi sono due punti aperti. Il primo è che la Spagna ha ricevuto l'aiuto senza alcuna condizione, ma quei 100 miliardi vanno registrati come un incremento del debito pubblico, in quanto ricevuti dai vari fondi "salva Stati" dell'eurozona. Il debito pubblico spagnolo - per la spinta del deficit centrale e regionale - punta al 90% del pil ma arriva al 100%, contabilizzando l'aiuto dei paesi dell'euro area alle banche.

Il secondo problema è che sono le Casse di risparmio ad essere mal messe. In questi istituti si concentrano i poteri locali, i quali sono sottoposti al giudizio dei poteri centrali spagnoli e di nessun altro. Ergo, la sovranità nazionale spagnola non è minimamente scalfita. In altre parole, i paesi dell'euro, temendo un riverbero della crisi delle banche iberiche sulle loro, hanno aperto il portafoglio, rinunciando però a controllare l'impiego dei fondi.

La conclusione è triplice.
A) Positiva per quanto riguarda l'entità del salvataggio, che blinda i conti delle banche.
B) Negativa perché si accelera la crescita del debito pubblico.
C) Negativa relativamente alla sopravvivenza dei poteri locali, che hanno contribuito alla generazione della crisi alimendo l'investimento immobiliare. Altrimenti detto, l'Europa dell'euro compra tempo per evitare nel breve periodo una crisi maggiore del proprio sistema bancario. Dal canto suo, la Spagna aumenta il proprio debito pubblico, salva le banche più a rischio mentre il regolamento dei conti avviene fra i suoi diversi poteri, senza che i creditori abbiano voce in capitolo. Il salvataggio senza condizioni del sistema bancario spagnolo solleva il problema dell'unificazione dei controlli bancari in Europa.

Intanto nel fine settimana si vota in Grecia. Alèxis Tsìpras, leader del partito favorito Syriza, ha dichiarato che, qualora vincesse le elezioni, la Grecia non abbandonerà la valuta comune, riformerà l'intervento pubblico e cercherà di mantenere sul livello medio europeo sia la spesa (ora in linea) sia le entrate (al momento ben al di sotto di esso).

Come conciliare austerità e crescita | Così l'Europa può uscire dalla crisi(14/06/2012)
 

big_boom

Forumer storico
In quel grafico sopra l'Inghilterra AAA fa ridere, e' una pagliacciata/

E' un paese gia' fallito dal 2008.
 

tontolina

Forumer storico
Spagna in rivolta: anche i militari si uniscono alla protesta popolare

Lunedì 16 Luglio 2012, 12:33 in Ordine Pubblico di Debora Billi
Monta la protesta in Spagna: dopo i minatori, anche i poliziotti, i vigili del fuoco e persino un comunicato delle forze armate. Che contiene certe velate minacce...


Passa doverosamente sotto silenzio, qui da noi, quel che sta succedendo in Spagna. Dopo la rivolta dei minatori delle Asturie, repressa pesantemente, la protesta degli spagnoli contro le misure di austerity non si ferma e anzi, pian piano, sembra dilagare. (foto:Flickr)
Come accadde in Grecia, anche tra la Polizia inizia a serpeggiare il malcontento: ma a differenza dei colleghi greci i poliziotti spagnoli sono direttamente scesi in piazza insieme ai Vigili del Fuoco, dando via ad una rumorosa ed affollata manifestazione (foto qui).
L'ultima notizia, più clamorosa, è delle ultime ore: un comunicato delle Forze Armate spagnole, che recita:
Le Forze armate spagnole si associano alla protesta contro "lo smantellamento dei diritti che non avremmo mai dovuto perdere". E' quanto si legge in una nota dell'Associazione di categoria I militari, in quanto statali, sono colpiti dalla manovra del governo Rajoy che prevede l'eliminazione della tredicesima e la riduzione delle ferie. Il comunicato critica il governo, "a corto di idee" e sottolinea: "la nostra capacità di sopportazione ha un limite".
L'ultima frase suona come velata minaccia. Non contate troppo sui militari per mantenere l'ordine, se i militari sono tra i colpiti dalle vostre manovre e dai vostri tagli.
La rivolta spagnola sembra montare lentamente ma inesorabilmente: è probabile che vedremo sempre più scontri nelle prossime settimane. Tutto ciò ricorda molto la vicenda argentina, e c'è da sperare che gli spagnoli, a differenza dei greci, riescano a prendere in mano la situazione anziché subirla.
L'Italia, come sempre, è non pervenuta.
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big_boom

Forumer storico
i militari italiani si muovono solo se lo ordina la nato!!!

come dicevo tanto vale uscire dall'europagliacciata e entrare negli Usa perlomeno meno tasse e benzina a prezzo politico
 

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