Spagna: i disoccupati emigrano... in nordafrica (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
Spagna e il ritorno alla peseta

Sempre più villaggi spagnoli stanno accettando di nuovo la peseta



IL GRANDE BLUFF: Sempre più villaggi spagnoli stanno accettando di nuovo la peseta





L'attività del mio Blog e del mio canale Twitter
riprende grazie alla lungimiranza di un'avanguardia di sostenitori attivi che sa guardare lontano.
Semplicemente....GRAZIE.

Su Business Insider ho scovato questa interessante parabola iberica...che ci fa capire come nei paesi "periferici" dell'eurozona la nostalgia per le valute nazionali sia molto forte e vada di pari passo con la forte delusione per l'euro-avventura...
Ma anche la core-Germania non scherza: secondo un sondaggio il 50% dei tedeschi vorrebbe tornare subito al marco...

Nel frattempo anche la Spagna è entrata ufficialmente in Recessione tecnica, anche se in modo un po' meno brutale dell'Italia
Spanish GDP (Constant SA) (Q4 F) Q/Q -0.3% vs. Exp. -0.3% (Prev. -0.3%)
Era iniziata come una campagna per raccogliere le pesetas rimaste inutilizzate e cambiarle in euro presso la Banca di Spagna...ma con la crisi che continua ad ingigantirsi senza che si possa intravvederne la fine, l'iniziativa ha iniziato a vievere di vita propria...
Attualmente almeno 4 città spagnole, anche se temporaneamente, si sono riconvertite all'uso delle pesetas (la valuta in uso in precedenza) al posto dell'odiato euro...

Questa nuova tendenza......è iniziata a Marzo dell'anno scorso a Murgados, una piccola cittadina spagnola di pescatori sulla costa nord della Spagna.
Più di 60 negozi hanno iniziato ad accettare sia l'euro che la peseta per gli acquisti.
L'iniziativa è stata un successo: la gente in tutta la Spagna ha iniziato a tirar fuori le pesetas dimenticate nei nascondigli più improbabili per recarsi a Murgados e comprare un po' di tutto.

Anche Salvaterra De Mino, Gorbea, e Villamayor de Santiago sono tornate per pochi mesi ad essere terra di Pesetas...e ne hanno raccolte parecchie.
In ogni caso l'unica cosa che i negozianti possono fare con quelle pesetas è di andare a cambiarle in euro presso la Banca di Spagna.
La valuta unica è stata introdotta nel Paese a Gennaio 2002 ma il Governo spagnolo non ha mai fissato una data limite per cambiare le proprie pesetas in euro.
Così la Spagna è l'unico paese dell'eurozona nel quale la vecchia valuta può ancora essere convertita in euro (nel 2002, 166.386 pesetas=1 euro).
La Banca di Spagna stima che ci siano ancora in circolazione pesetas per un valore di 1,7 miliardi di euro.
Mentre la "mossa" potrebbe essere stata semplicemente un mix di nostaglia e di espediente pubblicitario, la gente delle città che sono "tornate alla peseta" ha percepito l'iniziativa come una mossa che è servita a rianimare un'economia stagnante.
Infatti i dati sulla disoccupazione spagnola sono allucinanti con un 23% di disoccupati ed i prezzi del cibo che sono aumentati del 43% dall'introduzione dell'euro.

E si teme che la Spagna debba essere "salvata" dall'Eurozona.
 

tontolina

Forumer storico
Spagna: i disoccupati emigrano... in nordafrica

dove vengono arrestati perchè clandestini


Spagna: i disoccupati emigrano... in nordafrica - Crisis




Catturati dalla guardia costiera algerina giovani disoccupati spagnoli, che tentavano lo sbarco clandestino in Algeria da un barcone improvvisato. Crisi, e mondo alla rovescia.

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Li ha meritati infatti anche questa news che arriva dall'Algeria:
Le guardie costiere di Orano hanno arrestato un gruppo di spagnoli su un barcone illegale, mentre cercavano di sbarcare in terra algerina per cercare lavoro.
I giovani spagnoli avevano perso l'impiego dopo il fallimento delle loro aziende e avevano richesto un visto per l'Algeria, a Orano, nella speranza di trovare lavoro presso alcune compagnie spagnole che hanno sede colà.
Sembra però che il visto per l'Algeria sia uno dei più difficili da ottenere al mondo, e così i determinati ragazzi spagnoli hanno scelto di tentare la via dell'immigrazione clandestina. Ora attendono di essere rimpatriati.
Sicuramente si tratta di un evento particolare, non certo destinato a diventare fenomeno di massa. Non vedremo probabilmente mai gommoni carichi di europei che sbarcano sulle coste libiche, e i respingimenti al contrario.

Ma tutto ciò ancora una volta (scusate la fissa), mi ricorda un vecchio splendido romanzo di fantascienza: The World in Winter, di John Christopher. Mentre l'emisfero nord viene improvvisamente sepolto da neve e ghiaccio, gli europei emigrano in Africa per cercare di sopravvivere. Ma in Africa gli Stati si sono appena liberati dal colonialismo, e i "profughi bianchi" finiscono col doversi adattare a lavori umili, paghe da schiavi e vita nelle baraccopoli.
Inquietante, come al solito.
 

big_boom

Forumer storico
guarda che in africa se sbarchi tu con il gommone clandestino ti mitragliano mica ti vengono a prendere :lol:
 

tontolina

Forumer storico
la Spagna nella bufera. La più importante banca nazionale cola a picco in borsa.




di Sergio Di Cori Modigliani


I francesi, di solito, vengono definiti i nostri “cugini”. E gli spagnoli? Spero che non siano i nostri fratelli, nel senso di appartenenti alla stessa famiglia, con i quali dovremo condividere, quindi, lo stesso destino.
Nelle ultime ore i dispacci di agenzia provenienti dalla Spagna e le notizie sulla web iberica sono davvero frastornanti. Comunque sia, una cosa è certa, cioè l’unica sulla quale sono tutti d’accordo: 400.000 persone, per lo più ceto medio, si ritengono “truffate e ingannate” dalla banca Bankia, una delle più solide e grosse del Regno di Spagna, garantita dal governo e dal Re, la quale esattamente un anno fa –era il 25 giugno 2011- presentò un piano di rifinanziamento e investimento approvato con applausi sia dalla BCE che dal Fondo Monetario Internazionale con inviati europei che volarono a Madrid e in televisione spiegarono al dimissionario Zapatero come si dovevano fare davvero le cose. Lanciarono un’offerta pubblica di azioni, invitando la popolazione ad acquistare azioni, sostenendo che faceva parte di un piano economico che avrebbe poi aperto la strada a crediti agevolati alle imprese. 400.000 persone abboccarono, fidandosi, visto che lo diceva l’Europa, consulenti del re, Zapatero balbettava un sì certo lo farei anch’io e il candidato dell’opposizione Rajoy (poi eletto a settembre) incitava in televisione la gente “a dare il proprio contributo per la ripresa economica”. In massa, gli spagnoli acquistarono il titolo pagandolo la cifra tra 3,5 e i 4,12 euro ad azione, consentendo alla banca un rastrellamento di circa 2 miliardi di euro. Ciò che agli investitori non era stato detto consisteva nel fatto che quei soldi servivano per pagare dei mostruosi interessi passivi su investimenti speculativi dei derivati che erano andati male a J.P. Morgan, la quale –a sua volta- li ha persi, procurandosi un buco di circa 3 miliardi di dollari. Chi acquistava il titolo, lo depositava poi in banca come garanzia per avere prestiti. Morale della favola: il titolo, in undici mesi ha perso il 75% del valore e oggi in borsa valeva 1,2 euro. La banca, quindi, chiede a chi ha avuto il credito di pagare la differenza perché il titolo vale oggi il 75% di meno. Soltanto a Madrid si calcola che circa 30.000 famiglie (per lo più dipendenti pubblici e piccoli professionisti) sono rovinati e hanno perso tutto. Non soltanto la banca li ha ingannati. Ma adesso pretende il pagamento del differenziale. La gente è inferocita.

Le notizie che vengono dalla Spagna si dividono in due categorie:
A). Ufficiali. Tutti d’accordo. “Non è assolutamente vero che sono stati ritirati dai correntisti soldi in contanti e la voce è completamente destituita da ogni fondamento. Il titolo va male in borsa perché siamo oggetto di speculazione finanziaria internazionale”.
B). Networks indipendenti. Nelle radio, nelle piccole televisioni locali e in rete, invece, si cominciano a sommare le voci facendo calcoli empirici dai quali verrebbe fuori –come sostiene in Italia rainews24 e Milano Finanza- che sono stati ritirati dalle banche circa 1 miliardo di euro negli ultimi quattro giorni.



Splendida (si fa per dire) una intervista che sta facendo il giro della Spagna a un consulente finanziario della borsa di Lisbona, al quale hanno chiesto se anche in Portogallo stesse accadendo la stessa cosa. “Da noi no, non c’è più niente da ritirare”.


Non è facile riuscire a districarsi tra la miriade di informazioni, spesso contrastanti, che provengono dalla Spagna. Ma una cosa mi sembra certa e lampante: nessun esponente politico, né tantomeno dirigenti bancari dal commesso di cassa fino al presidente, forniscono notizie attendibili alla cittadinanza. Stanno colando a picco, e cercano di raschiare il barile fintantoché è possibile.




Notoriamente, quando una banca è in difficoltà grave, l’ultima cosa che fa è dirlo in giro. Non solo. Tanto più va a fondo, tanto più emettono comunicati ottimisti.


Guardandolo dall’esterno è uno scenario affascinante; per noi che, invece, ci siamo dentro, definirlo inquietante è dir poco. Queste sono persone che vivono in un mondo altro, che non ha nessuna relazione e nessun rapporto con il mondo reale delle persone.
Basterebbe pensare che Alessandro Profumo (buttato fuori da Unicredit qualche anno fa con una liquidazione intorno ai 45 milioni di euro e una pensione di circa 800.000 euro all’anno) ha annunciato, due mesi fa, che intendeva dedicarsi alla politica attiva (nel PD) è stato assunto come Presidente di MPS (Monte dei Paschi di Siena) con uno stipendio di circa 6 milioni di euro l’anno più benefits e rimborsi spese. Da quando ha preso il controllo della banca, il titolo in borsa a Milano ha perso circa il 30% del suo valore. Il 9 marzo il titolo valeva 0,42 euro. Oggi, vale 0,20. In meno di tre mesi ha perso il 51% del suo valore. Ad aprile, esaltato come principe del managers che davvero se ne intendono, ha girato i salotti buoni di tutta la Toscana –in alcuni casi addirittura presentandosi insieme a Stefano Fassina perché adesso Profumo fa il sinistro- spiegando come e perché la banca è solida, sana ed è un investimento sicuro e garantito, convincendo imprenditori e famiglie ad acquistare il titolo. Ha raccolto circa 600 milioni di euro. Migliaia e migliaia di famiglie toscane hanno abboccato. Da allora è sceso del 22%.
In compenso hanno aumentato lo stipendio a tutti gli alti dirigenti.


Prima o poi (quantomeno me lo auguro) la gente si sveglierà anche in Italia e comincerà a chiedere conto su tutto ciò.


Wall Street Journal, Dow Jones, Fitch, Moody’s considerano il titolo MPS “spazzatura”.
 

tontolina

Forumer storico
Gli incubi di Obama parlano spagnolo

Con il problema della rielezione alle porte, Obama non può più far finta di niente e deve impegnarsi a sanare le ferite economiche dell'Europa. Non tanto per la Grecia in sè (l'esposizione verso il Paese è minima se non nulla), ma per i problemi derivanti da un default spagnolo o anche italiano. La paura di una recessione di "rimbalzo" è alle porte.


Il vero problema per gli Stati Uniti non è la Grecia in sè, ma le conseguenze dell’atteggiamento europeo in seguito a una sua caduta. E l'incertezza sul futuro della Grecia nella zona euro è in aumento esponenziale. Con il default Grecia, la ricaduta in termini di costi sulle altre economie europee, sarà molto grave e le ripercussioni sull’andamento finanziario degli Stati Uniti, pesanti.
Non solo, ma il salvataggio simultaneo di più economie arretrate, come l'Italia e la Spagna, rischia di zavorrare ulteriormente la ripresa (già di per sè assente) e pone altri e seri problemi per Obama, le cui possibilità di essere rieletto devono considerare anche quest’opzione.
Fino a prova contraria, la Grecia dà un apporto minimo all’economia globale europea, a prescindere dalla sua situazione attuale, ma soggetti più forti come la Spagna, ad esempio, sono entità notevoli, la cui caduta potrebbe essere anche più pericolosa.
Tornando al di là dell’Oceano,l'esposizione delle banche statunitensi al debito sovrano greco ammonta a solo circa 5,8 miliardi di dollari, una cifra irrisoria soprattutto se si considera che il sistema di credito americano può contare su colossi come JP Morgan la cui recente perdita di oltre 5 miliardi è stata descritta dal suo CEO come un semplice “sfioramento dei conti".
l problema nasce per Spagna e Italia con cifre che vanno dai 50 miliardi di dollari per la prima, 66 miliardi dollari per la seconda oltre, se si vuole aggiungere, ai 6,6 miliardi dollari per il Portogallo.
Ma tutto questo non si avvicina nemmeno lontanamente a coprire i rischi che si creano per il sistema bancario americano davanti all’eventualità di un collasso disordinato dell'euro, che alcuni dicono inizierà con una uscita della Grecia.

E’ lo stesso Bernanke, presidente della Fed a dichiarare che anche se le banche statunitensi hanno limitato l'esposizione ai paesi periferici europei, le aziende europee rappresentavano il 35% delle attività dei fondi del mercato monetario prime degli Stati Uniti nel mese di febbraio, e quindi i fondi rimangono strutturalmente vulnerabili.
Imprese statunitensi rallentano: molti prodotti venduti dalle società statunitensi in Europa sono realizzati in Europa e qui le vendite sono in calo. Le perdite stanno già mordendo le imprese multinazionali americane, dalle case automobilistiche come General Motors e Ford (ricordarsi che il settore auto nel Vecchio Continente è praticamente bloccato da anni), fino anche agli alimentari come Kellogg. Non sono escluse dal taglio delle esportazioni nemmeno piccole aziende di nicchia come Fossil , la cui azioni erano precipitate del 40% in un solo giorno dopo la segnalazione di vendite diminuite in Europa all'inizio di questo mese.
Se il valore dell'euro rispetto al dollaro continua a scendere, i beni statunitensi diventeranno troppo costosi rispetto a quelli realizzati dai concorrenti europei. E questo potrebbe danneggiare le vendite commerciali degli Stati Uniti e le esportazioni in tutto il mondo visto che i Paesi possono ottenere invece importazioni a basso costo dall'Europa stessa (evitando così il sovrapprezzo del trasporto oltreoceano...).
E ancora: qualora ci dovesse essere un rallentamento della domanda europea per i prodotti del Dragone, si rischia una conseguente recessione generalizzata in tutti quei mercati la cui natura si fonda sulle esportazioni (Cina in testa).
E con il PIL degli Stati Uniti del 2,2% registrato nell’ultimo trimestre, è dubbio che gli Stati Uniti possano evitare di cadere anche loro nel vortice negativo, in caso di un rallentamento globale.
 

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