Sp mib e titoli quando sarà il momento giusto (1 Viewer)

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ariete22

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Economia
Da un articolo su Bloomberg.com
Banche: preoccupazioni sulle obbligazioni callable
Credito Valtellinese avrebbe rinviato il rimborso di bonds


Milano, 18 apr. – Secondo un articolo a firma Esteban Duarte e Andrei Reierson su Bloomberg.com, il mercato europeo delle obbligazioni emesse dalle banche potrebbe subire un crollo a maggio a causa di un rischio liquidità delle banche stesse, che preferiscono prorogare le scadenze delle obbligazioni piuttosto che rimborsarle e rifinanziarle; a dirlo sono analisti di BNP Paribas SA e Royal Bank of Scotland Group Plc.

Normalmente queste obbligazioni, definite "callable bonds", sono emesse dalle banche, proposte ai loro clienti con tassi leggermente superiori rispetto ai titoli di Stato e possono venir rimborsate anticipatamente dall'emittente: il fatto che dietro all'obbligazione ci sia una banca lascia tranquilli i risparmiatori, soprattutto dopo quel che è successo ai bond argentini o nei casi di obbligazioni emessi da società private (tipo Cirio e Parmalat).

Negli ultimi dieci anni le banche europee hanno raccolto sempre molto denaro da queste obbligazioni: con largo anticipo rispetto alle scadenze originarie sono stati sempre rimborsati, per giunta; quindi i risparmiatori sinora hanno dormito sonni tranquilli.

A turbare i loro sonni ci si è messo il Credito Valtellinese: secondo l'articolo di Bloomberg.com, la banca italiana sarebbe diventata la prima a rinviare il rimborso di queste obbligazioni "callable" preferendo pagare ai risparmiatori un interesse superiore di 60 punti base (a titolo di penale) piuttosto che affrontare un rimborso ed una riemissione certamente più onerosa.

Secondo Bloomberg.com, in Europa ammontano a 9,4 miliardi di euro le emissioni in scadenza quest'anno, ripartite tra le varie banche (Barclays Capital, Credit Suisse Group ed altri 27 istituti bancari): un simile precedente innescato dal Credito Valtellinese potrebbe creare turbativa in questo mercato causando un "repricing" (un riaggiustamento del prezzo) dei bond stessi. In più rinviando il rimborso, il rischio su questo tipo di obbligazioni ricade totalmente sul risparmiatore creditori dei bonds.

Rimborsare le obbligazioni come è stato fatto finora costa molto di più alla banca, la quale si deve approvvigionare sul (in questo momento) costoso mercato dei capitali: meglio quindi remunerare con spreads più alti i risparmiatori e rinviare nel tempo un rimborso che – in teoria – potrebbe non avvenire mai, come nel caso di emissioni "perpetual". Secondo Bnp Paribas, tali sovrapprezzi – dopo la decisione del Credito Valtellinese – possono arrivare anche a 179 punti base, rispetto ai 22 punti di aumento che l'indice JP Morgan Chase & Co. ha avuto da giugno.

Sempre secondo Bloomberg.com, Banca Antonveneta ha chiesto alla Banca d'Italia di riscattare 450 milioni di euro su un'emissione scadenza 2013 che sarà "callable" (esigibile) il 23 aprile prossimo. Se non riscatterà le obbligazioni, potrebbe dover pagare un sovrapprezzo ai detentori dei bonds pari a 150 punti base (1,5% in più di rendimento).

Sembra che tale richiesta sia stata avanzata il 20 marzo scorso ma finora non avrebbe ottenuto il via libera dalla Banca d'Italia. E se non verrà questa autorizzazioni, potrebbero esserci implicazioni negative per il mercato obbligazionario.

Ovviamente nessun commento da Banca d'Italia sino ad oggi; in realtà, nemmeno i media ne stanno parlando, come fa notare Maurizio Blondet sul suo blog (1) "Salvo errori, questa notizia – data con rilievo da Bloomberg e dal Financial Times – non l'ho trovata sul Sole-24 Ore né sull'Ansa. A questo servono i «grandi» media: a celare la verità sulla presunta «buona salute» delle banche italiane, loro proprietarie o inserzioniste".

Vediamo che succederà: ma come si fa a non sospettare che – forse – le banche, a dispetto di quanto si continua a sostenere "ufficialmente", qualche problema di liquidità ce l'abbiano davvero?…

Speriamo solo di sbagliarci…

Chi volesse leggere l'articolo di Bloomberg.com, è visualizzabile al seguente link
http://www.bloomberg.com/apps/
news?pid=newsarchive&sid=aPGNO0.koAUg
 

ariete22

Forumer storico
gusman ha scritto:
tornerai mai a 40.000 l'spmib?
ciao gusman, non per ora, questo target è incompatibil con una correzione di lungo che è ina tto sugli indici, a meno che non viene fermato tutto e si fa retrofront. Tutto è possibile, ma bisogna anche avere delle basi economiche solide che ora sono del tutto assenti.
 

ariete22

Forumer storico
petrolio

(ASCA) - Roma, 21 apr - Paesi consumatori preoccupati per la
corsa dei prezzi del petrolio e la carenza di investimenti in
nuova produzione e paesi esportatori che limitano lo sviluppo
di nuove risorse temendo 'un salto nel buio' finanziario di
fronte ad una domanda incerta. Questo il nodo che imprese e
governi cercano di sciogliere a Roma nel corso dell'11*
Interntional Energy Forum, partito ieri con la giornata
dedicata alle grandi compagnie, che proseguira' oggi e domani
con i ministri dell'energia di tutto il mondo. Sullo sfondo
la spinta della speculazione e gli effetti collaterali del
caro greggio come il 'boom' dei biocarburanti che stanno
sottraendo sempre piu' spazio all'agricoltura tradizionale
mandando alle stelle i prezzi degli alimentari.
L'Opec, ha spiegato il ministro dello Sviluppo Economico
Pier Luigi Bersani a margine dei lavori, "ci chiede piu'
leggibilita' e chiarezza sul fronte della domanda, noi
temiamo la mancanza di sufficienti investimenti. Bisogna che
ci rassicuriamo reciprocamente: noi, dimostrando che sappiamo
leggere meglio l'esigenza della domanda nei prossimi 10-15
anni, loro, insieme alle rispettive compagnie nazionali,
facendo programmi di investimenti coerenti sugli
investimenti". Anche perche', ha aggiunto "non si puo' andare a tentoni
su un tema di questo genere" visto che "sul prezzo
all'origine ci sono l'incontro tra domanda e offerta ma anche
fatti speculativi, psicologici e geopolitici". E propio per
contrastare la speculazione, Bersani ha insistito sula
necessita' che "l'Ue si tenga nel cassetto un piano
drastico di riduzione dei consumi, che abbia la capacita' di
sviluppare una qualche nuova forma contrattualistica anche di
tipo assicurativo e che si coordini meglio come un luogo di
500 milioni di consumatori perche' penso che sarebbe
importante dare un segnale al mercato che non si puo'
accettare qualsiasi prezzo".
I paesi produttori, da parte loro, insistono a respingere
le accuse di essere dietro la corsa del prezzo del barile. Lo
stesso segretario generale dell'Opec, Abdullah al-Badri, ha
ribadito che "'non dipende dai fondamentali" del mercato, e
cioe' dall'andamento di domanda e offerta, ma da "'fattori
esterni" come la continua debolezza del dollaro. In
quest'ottica, ha aggiunto, "se l'Opec aggiunge piu'
petrolio, non penso che aiutera' il mercato". Per Al-Badri,
insomma, "fino a quando ci sono altri fattori che
influenzano il mercato noi pensiamo che i prezzi possano
salire".
E di fattori esterni ha parlato anche l'amministratore
delegato dell'Eni, Paolo Scaroni, sottolineando il ruolo
della speculazione nella corsa dei prezzi. "Per ogni barile
scambiato ce ne sono circa 100 di carta - ha detto - un
fenomeno che non ha precedenti nel passato". "D'altra parte - ha aggiunto - chi investe deve avere la
certezza che la domanda ci sia. Ricordo che alla fine degli
anni '90 c'era chi, come l'Economist, prevedeva che il
petrolio sarebbe sceso a 5 dollari e questo non incentiva
certo investimenti". Le previsioni di Eni e' per un prezzo
in discesa intorno a 50-60 dollari al barile nei prossimi
anni anche se "in questo settore fare previsioni e' molto
difficile". Quello che e' certo e' che "oggi non ci sono
problemi di fornitura sul mercato ma prezzi alti e un vento
di speculazione". D'accordo il ministro dell'energia del
Qatar, Abdullah Bin Hamad Al-Attiah. "Siamo fiduciosi che
non ci saranno problemi nella produzione - ha detto - tutta
la domanda dei nostri clienti viene regolarmente soddisfatta.
Credo che non ci sara' nessuna riunione a breve per valutare
modifiche alla produzione".
L'elemento di preoccupazione seria, ha aggiunto - e' che
"il mondo corre il rischio di rimanere a corto di cibo. Non
si tratta piu' di aumenti di prezzo, ora stiamo rischiando di
restare senza cibo sufficiente". Secondo Al-Attiah "questo
e' colpa essenzialmente dei biocarburanti perche' moltisime
colture sono state trasformate da cibo a biocarburanti. Certe
volte mi chiedo se sia meglio guidare o mangiare. Posso
fermarmi con la macchina ma non posso smettere di mangiare.
Il panico di questi giorni sul prezzo del riso, ad esempio,
non e' dovuto a timori per il suo prezzo ma per la sua
mancanza sul mercato". fgl/cam/rob
 
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