SONO UNA DONNA SEMPLICE. SE TU M'IMPONI DI FARE UNA COSA, IO NON LA FACCIO (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Dragoni: ad una settimana dal green Pass si scopre .... che è inapplicabile




Fabio Dragoni torna ad Agorà e porta un po’ di pepe parlando di Green pass e di fisco e di assistenza sociale.

Per quanto riguarda il Green pass ecco la verità che, finalmente, emerge chiara:

i governatori stanno chiedendone il rinvio perché la sua applicazione pratica è impossibile.

Se il governo non agirà in questo senso si va verso un disastro.

Quindi si parla di riforma del catasto e di assistenza sociale:
l’ingiustizia dell’IMU e della revisione del catasto, che aggraverà il peso delle imposte patrimoniali, salta agli occhi.

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Val

Torniamo alla LIRA
"Non esiste correlazione fra tasso di vaccinazione e numero di casi covid".

Ricerca scientifica spazza la propaganda di molti governi.





Il mantra dei media banali è che l’aumento dei tassi di vaccinazione porterebbe al calo nel numero dei casi di covid-19.

Questo lo avete sentito in ogni talk show, ripetuto centinaia di volte allo scopo di colpevolizzare chi non brilla dal desiderio di farsi bucare.



Peccato che una recente ricerca scientifica pubblicata nel European Journal of Epimediology,
e scritta da Kumar e Subramanian non trovi nessuna correlazione fra queste due misure,
anzi trovi una correlazione, minima, positiva, fra numero di vaccinati e casi covid-19.


Vi proponiamo direttamente le conclusioni:

A livello nazionale, non sembra esserci alcuna relazione distinguibile
tra la percentuale di popolazione completamente vaccinata
e i nuovi casi di COVID-19 negli ultimi sette giorni
.
In effetti, la linea di tendenza suggerisce un’associazione marginalmente positiva
in modo tale che i paesi con una percentuale più elevata di popolazione completamente vaccinata
abbiano casi COVID-19 più elevati per milione di persone
.



In particolare, Israele con oltre il 60% della popolazione completamente vaccinata
ha avuto i casi di COVID-19 più alti per 1 milione di persone negli ultimi 7 giorni.

La mancanza di un’associazione significativa tra la percentuale di popolazione completamente vaccinata
e i nuovi casi di COVID-19 è ulteriormente esemplificata, ad esempio, dal confronto tra Islanda e Portogallo.


Entrambi i paesi hanno oltre il 75% della loro popolazione completamente vaccinata

e hanno più casi di COVID-19 per milione di persone rispetto a paesi come Vietnam e Sudafrica
che hanno circa il 10% della loro popolazione completamente vaccinata.


Ecco il grafico che mostra la leggera correlazione positiva:
correlazione-vaccinati-casi-covid.png


Quindi se lo scopo della vaccinazione è un calo dei casi,

allora, scientificamente, si rischia di fare un clamoroso errore che prepara picchi di casi futuri.

Di cui qualcuno, sapendolo ora in anticipo, dovrebbe essere ritenuto responsabile.

Del resto c’è il caso di Singapore, con una popolazione vaccinata all’80% e con un boom di casi preoccupante:

casi-a-singapore.png


e, anche se statisticamente poco rilevanti per i numeri limitati, anche di morti.
morti-a-singapore.png
 

foo fighter

Forumer storico
"Non esiste correlazione fra tasso di vaccinazione e numero di casi covid".

Ricerca scientifica spazza la propaganda di molti governi.





Il mantra dei media banali è che l’aumento dei tassi di vaccinazione porterebbe al calo nel numero dei casi di covid-19.

Questo lo avete sentito in ogni talk show, ripetuto centinaia di volte allo scopo di colpevolizzare chi non brilla dal desiderio di farsi bucare.



Peccato che una recente ricerca scientifica pubblicata nel European Journal of Epimediology,
e scritta da Kumar e Subramanian non trovi nessuna correlazione fra queste due misure,
anzi trovi una correlazione, minima, positiva, fra numero di vaccinati e casi covid-19.


Vi proponiamo direttamente le conclusioni:

A livello nazionale, non sembra esserci alcuna relazione distinguibile
tra la percentuale di popolazione completamente vaccinata
e i nuovi casi di COVID-19 negli ultimi sette giorni
.
In effetti, la linea di tendenza suggerisce un’associazione marginalmente positiva
in modo tale che i paesi con una percentuale più elevata di popolazione completamente vaccinata
abbiano casi COVID-19 più elevati per milione di persone
.



In particolare, Israele con oltre il 60% della popolazione completamente vaccinata
ha avuto i casi di COVID-19 più alti per 1 milione di persone negli ultimi 7 giorni.

La mancanza di un’associazione significativa tra la percentuale di popolazione completamente vaccinata
e i nuovi casi di COVID-19 è ulteriormente esemplificata, ad esempio, dal confronto tra Islanda e Portogallo.


Entrambi i paesi hanno oltre il 75% della loro popolazione completamente vaccinata

e hanno più casi di COVID-19 per milione di persone rispetto a paesi come Vietnam e Sudafrica
che hanno circa il 10% della loro popolazione completamente vaccinata.


Ecco il grafico che mostra la leggera correlazione positiva:
correlazione-vaccinati-casi-covid.png


Quindi se lo scopo della vaccinazione è un calo dei casi,

allora, scientificamente, si rischia di fare un clamoroso errore che prepara picchi di casi futuri.

Di cui qualcuno, sapendolo ora in anticipo, dovrebbe essere ritenuto responsabile.

Del resto c’è il caso di Singapore, con una popolazione vaccinata all’80% e con un boom di casi preoccupante:

casi-a-singapore.png


e, anche se statisticamente poco rilevanti per i numeri limitati, anche di morti.
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esattamente e questo è evidente da mesi, i vaccini e le strategie vaccinali semplicemente non funzionano è l'unica conclusione logica dell'assenza di correlazione
 

Val

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Gerusalemme accusa Teheran di aver orchestrato un piano per assassinare,
attraverso i suoi sicari per procura, cittadini e uomini d’affari israeliani a Cipro
, ma l’Iran respinge le accuse.


Un’operazione coordinata in collaborazione tra i servizi di intelligence del Mossad
e del Cyprus Intelligence Service – KIP
, la scorsa settimana ha portato all’arresto,
da parte della polizia cipriota, di un uomo di 38 anni in possesso di una pistola munita di silenziatore e diverse decine di munizioni.


Il sospetto, di nazionalità azera con passaporto russo, era stato fermato
al checkpoint di Agios Dhometios dalla polizia di frontiera cipriota, a
l confine con la zona settentrionale dell’isola controllata dalla Turchia.
Verrà trattenuto in custodia cautelare per otto giorni in attesa che la polizia,
una volta terminata l’inchiesta, possa presentare un’istanza al tribunale al fine di prolungarne la detenzione.


Secondo una prima ricostruzione l’uomo che era arrivato nell’isola circa 20 giorni prima,
aveva noleggiato uno scooter elettrico e due auto con cui faceva avanti e indietro dal confine
che divide in due Cipro, insospettendo con i suoi movimenti le forze di polizia di Nicosia.


Inizialmente si pensava che l’obiettivo del presunto sicario fosse esclusivamente il magnate miliardario israeliano Teddy Sagi, fondatore delle società Playtech e SafeCharge (e numerose altre attività legate al mondo del gioco d’azzardo e al campo immobiliare), il quale, avvertito dalla polizia cipriota di quanto stava accadendo, ha potuto mettersi in salvo fuggendo dal paese appena in tempo.


Secondo quanto gli inquirenti avevano ipotizzato in principio,
l’attentato era stato pianificato nei dettagli e il tentativo efferato
poteva essere riconducibile ai debiti accumulati dall’uomo d’affari israeliano
nei confronti dei suoi partner russi, i quali a loro volta si erano rivolti alla mafia russa per assassinarlo.


Ma evidentemente il programma del presunto sicario era un altro,
secondo le dichiarazioni del portavoce del primo Ministro israeliano Naftali Bennet, Matan Sidi,
trattandosi questa di un’azione terroristica da parte dell’Iran studiata nei minimi dettagli.

Già, perché nei piani non c’era solamente Teddy Sagi, ma diversi cittadini israeliani in affari residenti a Cipro.


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Secondo il governo israeliano, l’Iran continua ad essere una minaccia globale
e Israele proteggerà i propri cittadini ovunque essi si trovino, contro ogni forma di minaccia.



Ma non sarebbe la prima volta che Teheran cerca di colpire gli interessi di Israele all’estero,
sia direttamente che soprattutto per mezzo dei suoi “proxy” come Hezbollah.

Recentemente questo è avvenuto in India, nei confronti di diplomatici di Gerusalemme,
e proseguito negli attacchi alla navi di proprietà di armatori di Israele.

Inoltre già nel 2012, un uomo di nazionalità svedese – ma di origini libanesi – Hossam Yaakoub,
era stato fermato perché sorpreso a pedinare cittadini israeliani residenti a Cipro,
e che si scoprì essere un agente assoldato da Hezbollah.

Altri complotti erano stati scoperti in Thailandia, India, Georgia, Azerbaijan, Kenya e Bulgaria dove furono uccisi cinque turisti israeliani.


L’attacco iraniano sventato è riconducibile a una nuova rete terroristica della Forza Quds iraniana,
che è responsabile dell’esecuzione di attacchi terroristici contro obiettivi occidentali e israeliani in tutto il mondo.


La rete comprende principalmente combattenti delle guardie rivoluzionarie iraniane e delle forze anti-somossa iraniane, il Basij.




Sono stati rivelati i nomi di due membri Senior dell’unità del Basij:

Abolfazi Alizadeh e Mohammad Hossein Shamoradi Zadeh.

I due sono responsabili di buona parte delle operazioni sventate.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il Sindacato dell'Arma dei carabinieri chiede la disapplicazione del Green Pass


Il sindacato dei Carabinieri Unarma ha chiesto,
con una lettera al ministro della Difesa e al Comando generale dell’Arma,
con tanto di motivazioni giuridiche, la disapplicazione del decreto relativo al Green Pass
in quanto contrario alla Costituzione e alla normativa europea.

Eccovi un estratto della missiva che potete leggere per intero a questo link.

Sotto il profilo procedurale, il Governo francese ha dunque scelto la via maestra dell’atto legislativo
e del dibattito parlamentare per adottare una misura che, al pari di quella italiana,
impatta su diritti e libertà fondamentali,
mentre l’azione del Governo italiano si è appiattita sulla logica emergenziale del decreto legge,
sottraendo ancora una volta al Parlamento il potere di orientare
– anche attraverso il contributo delle minoranze parlamentari che sono logicamente escluse dalla deliberazione
sul decreto legge, dominio della maggioranza governativa –
la scelta politica in un ambito, come quello dell’adozione del Green pass,
nel quale principi fondamentali, diritti individuali di libertà e interesse della collettività alla salute
devono trovare una loro equilibrata coesistenza.

In merito al primo punto, il nostro ordinamento con l’ultimo Decreto-legge
sembrerebbe esprimere un modello divergente e dicotomico
da quanto rappresentato nel su citato quadro ordinamentale europeo,
pertanto sulla base degli artt. 11 e 117, comma 1 Cost. e della giurisprudenza della Corte costituzionale,
tale d.l. andrebbe disapplicato dal Giudice, ovvero in subordine,
attivato il meccanismo del rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia.

Infatti, non si tratterebbe di una divergenza minore e superabile nel quadro di un libero esercizio di discrezionalità politico-legislativa,
ma saremmo in presenza della configurazione di un altro modello di governance della pandemia,
fondato su forme discriminatorie, piuttosto che estensive dell’esercizio dei diritti
(vedasi In tema Causa C-378/17 – Sulla disapplicazione del diritto nazionale
da parte di un organismo non giurisdizionale, sentenza del 4 dicembre 2018, in Osservatorio sulle fonti, 3, 2018;
si veda anche C. AMALFITANO, Il rapporto tra rinvio pregiudiziale alla Corte Di Giustizia E rimessione alla Consulta
e tra disapplicazione e rimessione alla luce della giurisprudenza “Comunitaria” e Costituzionale, in Rivista Aic,1, 2020, pp. 220 ss.)

In sostanza, la certificazione verde finirebbe per costituire
l’imposizione, surrettizia e indiretta, di un obbligo vaccinale
per quanti intendano circolare liberamente e/o usufruire dei suddetti servizi o spazi.

Ne conseguirebbe la violazione della libertà personale,
intesa quale legittimo rifiuto di un trattamento sanitario non obbligatorio per legge,
o comunque di continue e quotidiane pratiche invasive e costose quali il tampone.



Resta sullo sfondo la questione se il Green pass, nella versione precettiva introdotta dal Decreto-legge n. 105/2021,
possa costituire valido strumento per imporre quelle limitazioni alla libertà di circolazione
per motivi di “sanità” pubblica previste dall’art. 16 della Costituzione, che attenta dottrina tiene distinta dalla libertà personale ex art. 13 Cost.,
sebbene si tratti di libertà strettamente connesse.

Se da un lato si può sostenere che la riserva di legge formale contenuta nell’art. 16 Cost.
sia stata rispettata dall’adozione del Green pass con Decreto-legge,
dall’altro occorre interrogarsi se il Green pass, per essere ragionevole e proporzionato in termini di costi/benefici,
sia effettivamente l’unico strumento in grado di garantire la sicurezza sanitaria dei cittadini
e dunque tale da imporre limiti legittimi alla libertà di circolazione, così come consente la Costituzione.

Da un’attenta lettura dell’art. 3 del Decreto-legge n. 105/2021,
sembrerebbe che s’intenda attribuire al Green pass la valenza di “lasciapassare”
per l’accesso ai servizi (attività ricreative e/o sportive e/o culturali),
riferendosi, dunque, più alla sfera della libertà personale,
intesa quale diritto di svolgere attività che sviluppino la propria dimensione psicofisica
(art. 2 in combinato disposto con l’art. 13 Cost.), piuttosto che alla sfera della libertà di circolazione.

Infatti, quest’ultima non subirebbe limitazioni dall’introduzione del Green pass,
ben potendo i non vaccinati circolare “liberamente” sul territorio nazionale,
fintantoché l’indice regionale dei contagi lo consentirà.

Ma anche a voler ritenere il Green pass uno strumento limitativo della libertà di circolazione,
la questione si infrange sulla carenza del presupposto giustificativo della natura prescrittiva dello stesso,
che non potrebbe collegarsi esclusivamente alla “sua” fonte di produzione (il decreto-legge),
ma che andrebbe identificato nella preventiva imposizione dell’obbligo vaccinale con legge,
nel rispetto del parametro del principio di legalità sostanziale e formale.

La prova di resistenza, per testare la legittimazione giuridica del Green pass,
è dunque costituita dall’assenza di obbligo vaccinale, per cui soltanto una legge che imponga la vaccinazione obbligatoria
– ove sussistano i presupposti legali e scientifici – potrebbe costituire valido fondamento giuridico al Green pass di tipo prescrittivo.

Si passa dunque da un modello europeo che propone di agevolare la libertà di circolazione in sicurezza,
impostato su un concetto di responsabilità individuale e collettiva, ben riconducibile, nei suoi aspetti strutturali e funzionali,
dai modelli liberal-democratici,
ad un modello prescrittivo e
discriminatorio, nel quale la dimensione della doverosità,
pur presente in Costituzione, si troverebbe priva di un fondamento giuridico costituzionale,

ed in ogni caso apparirebbe sproporzionata rispetto alle esigenze tese a garantire l’esercizio responsabile di libertà individuali.

Per quanto sopra, si chiede pertanto in ossequio ai disposti di cui agli artt. 11 e 117, comma 1 Cost.
e della giurisprudenza della Corte costituzionale, la DISAPPLICAZIONE di tale d.l.,
ovvero attivare il meccanismo del rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia.
 

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