SONO UNA DONNA SEMPLICE. SE TU M'IMPONI DI FARE UNA COSA, IO NON LA FACCIO (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Green pass: il 15 ottobre si rischia l'Apocalisse Logistica:
ci mancherà il 35% degli autotrasportatori, ma il Governo fa finta di nulla




La Verità conferma un dubbio che ci era sorto negli scorsi giorni.

Siamo sicuri che tutti i lavoratori, in tutti i settori, avranno il Green Pass per il 15 ottobre e continueranno a lavorare?

Un dubbio più che legittimo e che, curiosamente, pare abbiamo avuto solo noi e pochissimi altri, fra cui la sempre ottima La Verità.


Il quotidiano di Belpietro intervista Alessandro Larghezza, responsabile di Confetra Liguria,
Confederazione Italiana dei Trasporti e della Logistica: al 15 ottobre mancheranno un altro 15% di autotrasportati che non ha il Green pass
e che, questo punto, non lo vuole fare, anche lavoratori che provengono dall’est Europa
e che quindi facilmente potranno ricollocarsi nei paesi in cui non viene richiesto.

A questo si aggiunge una carenza strutturale ed endemica di camionisti, che ormai è giunta al 20%.

Quindi dal quindici ottobre verranno a mancare il 35% dei camionisti.


Come faranno ad essere trasportate merci e carburanti

resta un mistero la cui soluzione aleggia nelle menti di Draghi e Speranza.



La norma tra l’altro colpisce sia i padroncini sia i lavoratori dipendenti,
per cui non c’è da aspettarsi che arrivi un’ondata di furgoni esenti a salvare la giornata.


Lle merci che giungono in Italia rimarranno sui moli ed i carburanti nelle raffinerie, per tempi lunghi.


Quello che sta succedendo nel Regno Unito, per una carenza di autotrasportatori è sotto gli occhi di tutti,
allora perché non lo si è considerato?

Il desiderio politico della sinistra, ed a questo punto anche di Draghi,
di cacciare il grosso della Lega dal governo è tale da mettere in pericolo l’intero Paese,
e vite umane, per giungere a questo risultato?



Assieme a questo settore sicuramente ce ne sono altri critici che rischiano di essere messi in ginocchio,
perché l’Italia è un paese strano:

la disoccupazione è altissima,

ma il pubblico ed il privato assumono al di sotto dello stretto necessario,
a causa da un lato di un milione di vincoli burocratici e dall’altro di costi impropri.


L’autotrasporto è proprio il tangibile esempio:
oltre un anno di corso per avere la patente con un investimento di 8 – 9 mila euro
ed una paga che poi arriva a 2500 euro, con lunghe ore fermi nel traffico per il perenne congestionamento.

Ovvio che poi non ci siano autisti.


Pensiamo che gli stessi problemi non li incontreremo, ad esempio , nella Sanità o in manutenzioni essenziali?


Però abbiamo il Green Pass, il tutto per cacciare una parte politica………
 

Val

Torniamo alla LIRA
Potevo forse dimentica bidet ? Certo che no, una ne fa e cento ne pensa.


L'ultima nomina da Biden... è una marxista alla guida del sistema bancario.
Cosa può andare storto?


Biden ha scelto il nuovo Comptroller of the Currency,
una carica politica indipendente che ha la funzione di fornire le autorizzazioni alle banche nazionali,
e la scelta è stata molto bizzarra e preoccupante.

La nominata è la professoressa di giurisprudenza della Cornell University Saule Omarova,
un’attivista che ha proposto di “porre fine al sistema bancario come lo conosciamo
e che vuole un cambiamento radicale del sistema, che renderebbe l’istituzione
più inclusiva, efficiente e stabile“, tanto da essere stata spesso messa sotto accusa per le proprie posizioni estreme.


Quando sono arrivata negli Stati Uniti, non potevo immaginare
che cose come il divario retributivo di genere esistessero ancora nel mondo di oggi.
Dì quello che vuoi sulla vecchia URSS, lì non c’era divario retributivo di genere.
Il mercato non sempre “sa meglio, “

Omarova ha twittato nel 1999, aggiungendo (dopo essere stata duramente criticata)

Non ho mai affermato che donne e uomini fossero trattati in modo assolutamente uguale in ogni aspetto della vita sovietica.
Ma gli stipendi delle persone erano fissati (dallo stato) in modo cieco rispetto al genere.
E tutte le donne hanno ricevuto indennità di maternità molto generose.
Entrambe le cose sono ancora un sogno irrealizzabile nella nostra società!



Quindi per lei l’URSS era meglio…

Inoltre, Omarova sostiene diverse proposte progressiste
– tra cui il Green New Deal e la creazione di una gigantesca burocrazia che ha soprannominato National Investment Authority,
che – tra le altre cose – coordinerebbe la strategia economica a lungo termine per gli Stati Uniti con i prossimi sviluppi infrastrutturali,
secondo il Washington Free Beacon.

Gestirebbe anche un’agenda climatica “grande e audace”.


L’autorità avrebbe un consiglio di amministrazione approvato dal Congresso e uffici regionali in tutto il paese.

Oltre allo sviluppo di strade, ponti e altri progetti infrastrutturali tradizionali,
l’autorità finanzierà alloggi a prezzi accessibili, trasporti pubblici e progetti di energia pulita,
nonché “soluzioni per la mitigazione dei cambiamenti climatici”, ha dichiarato Omarova al Congresso quest’anno.


Come osserva il comitato editoriale del Wall Street Journal,

La signora Omarova pensa che i prezzi delle attività, le scale salariali, il capitale e il credito
dovrebbero essere dettati dal governo federale.
In due documenti, ha sostenuto l’espansione del mandato della Federal Reserve
per includere i livelli di prezzo di ” attività finanziarie di rilevanza sistemica” così come i salari dei lavoratori.
Come amano dire all’università moderna, da ciascuno secondo le sue capacità a ciascuno secondo le sue esigenze
”.


Praticamente viene a contestare completamente i meccanismi del libero mercato
e vorrebbe un perfetto sistema sovietico..

Neanche la Cina è a questo punto.


In un recente articolo “The People’s Ledger”,
ha proposto che la Federal Reserve assuma il controllo dei depositi bancari dei consumatori,
di fatto ‘porre fine all’attività bancaria,’ come la conosciamo” e diventare
“l’ultima piattaforma pubblica per generare, modulare e allocare risorse finanziarie in un’economia moderna”.

Vorrebbe anche che gli Stati Uniti creassero una valuta digitale della banca centrale,
come stanno facendo Venezuela e Cina, per “ridisegnare il nostro sistema finanziario
e trasformare il bilancio della Fed in un vero “Ledger del popolo””, ha twittato quest’estate.


Che cosa potrebbe andare storto?
-WSJ


Omarova vuole anche creare un “Consiglio di interesse pubblico” di accademici “altamente pagati”
che eserciterebbero il potere di intervento e censura sulle agenzie di regolamentazione, inclusa la Fed.


Nei suoi primi giorni, Omarova ha lavorato nel Dipartimento del Tesoro dell’amministrazione Bush.


Come osserva The Washington Free Beacon,
le politiche di Omarova hanno ottenuto i suoi riconoscimenti da importanti legislatori progressisti e gruppi di interesse speciale.


La senatrice Elizabeth Warren (D., Mass.) ha affermato che la nomina di Omarova è stata “una notizia tremenda”.

Il Sierra Club ha affermato che Omarova aiuterebbe l’Ufficio del controllore della valuta
a combattere il “caos climatico” e ad istituire “controlli contro i rischiosi investimenti in combustibili fossili di Wall Street”.


È interessante notare che il Wall Street Journal riporta che Biden

ha nominato la signora Omarova nonostante le obiezioni del segretario al Tesoro Janet Yellen,

a cui riferisce il controllore.

Una teoria che suggeriscono per questa bizzarra nomina è che il signor Biden

sta cercando di placare i progressisti perché ha intenzione di riconfermare Jerome Powell come presidente della Fed.



Nonostante questo Biden ha nominato una marxista
nel posto che dovrebbe spettare a qualcuno che, almeno parzialmente, creda al libero mercato.


Benvenuti nell'America di bidet.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Qualcuno si sta riempiendo la bocca di bla bla bla, specialmente uno che è appena stato eletto
in parlamento in toscana. Ma fossi in lui non sarei così contento.

Guardo Milano. Mi basta.

I milanesi vengono chiamati "bauscia".
Il significato di bauscia in italiano è : saliva.

Perchè loro parlano, parlano, parlano e fanno saliva
cioè "bauscia". Però - regolarmente - loprendonoinkulo.

Non gli sono bastati 5 anni. Nooooo. Facciamone ancora 5.
Ma dai, contenti loro, contenti tutti.


Ma veniamo ai dati concreti :

PD - passa dal 28,97% al 33,86% ma gli serve a NULLA.

AVEVA 22 SEGGI ne porta a casa 20 (VENTI) MENO 2 . A casa mia si chiama sconfitta.

In totale la sinistra di Sala aveva 29 seggi, oggi ne ha 31

Ma non chiedetemi il perchè.
Nel 2015 i seggi totali erano 45 - Oggi sono 48.

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LEGA - passa dall'11,77% al 10,74% . A casa mia si chiama sconfitta.

PERO' AVEVA 4 SEGGI - NE PORTA A CASA 6 - A CASA MIA VINCE 2 SEGGI

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F.LLI ITALIA - passa dal 2,42% al 9,76% . A CASA MIA SI CHIAMA V I T T O R I A

Aveva ZERO SEGGI - NE PORTA A CASA 5 - VINCE in entrambi a casi

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Il centro-destra aveva 14 SEGGI nel 2015 - NE PORTA A CASA 17


Ora, se la sinistra ne ha +2 ed il centro-destra + 3

LO DOMANDO A VOI. CHI HA VINTO A MILANO ?

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E veniamo ora a chi scompare :

F.I.
passa dal 20,21 % al 7,08%

Aveva 8 SEGGI . Ne porta a casa 3 .


5 STELLE
passa dal 10,40% al 2,70%

Aveva 2 SEGGI . SCOMPARE . ZERO


Pensate che PARAGONE - da solo - con la sua lista ha ottenuto il 2,89% dei voti.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Termino la parte elezioni.

Un pensiero che auspico sia condiviso da chi ancora ragiona.

Un risultato elettorale - qualsiasi risultato elettorale -

deve avere validità se almeno il 50% + 1 dei votanti va a votare.



Cosa significa ottenere la maggioranza dei voti, se a votare è andato meno della metà
di chi aveva diritto di votare ?

Vincere -in questo caso, ma è solo preso ad esempio -
con il 47,6% dei votanti, significa che la maggioranza dei cittadini non ti vuole.


Significa su 1.027.199 persone che potevano votare, aver ricevuto 278.500 voti.

Corrisponde al 27% dei tuoi cittadini.


Come fai a presentarti dicendo " sarò il sindaco di tutti i milanesi" ?

TI HA VOTATO UN QUARTO DEI TUOI CITTADINI.

GLI ALTRI TRE QUARTI - la maggioranza silenziosa e cogliona - NON TI VOGLIONO.

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Seconda riflessione.

E basta con questa maggioranza silenziosa e cogliona. Basta.

E' perfettamente inutile il giorno prima ed il giorno dopo fare i bauscia.

Sei solo un pirla, perchè dovevi andare a votare.


Perchè gli "altri", vanno a votare.

Si turano il naso, gli mettono unditoinkulo, gli cambiano 10 volte il nome al partito,
ma "loro" vanno a votare, come pecore del gregge, sempre lì sono.

Il partito indica un nome e loro votano.

Sala non ha mai preso la tessera del Pd,

in campagna ha dichiarato l’adesione ai Verdi Europei

(anche se non si è formalmente iscritto per ora)

e non ha voluto vicino i leader dei partiti.

"Se Enrico Letta o Matteo Renzi vengono a Milano li vedo volentieri per un caffè".



Ma vanno a votarlo perchè "il partito" ha deciso così.

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Ultima annotazione.

Quella che fa più ridere e ci fa capire la pochezza del momento che stiamo attraversando.


A Milano si è presentato il "partito gay".

Sapete quanti voti ha preso ? 2201

Significa che su 1.027.199 persone che potevano votare, hanno ricevuto lo 0,21%.

E lo 0,46% su chi è andato a votare.


Mi vien da ridere. BASTA. Basta con questa storia dei gay,
basta con la favola dei diritti LGBT......Basta. 2201 voti


Vivete in pace, fate i vostri comodi, ma piantatela di romperci le palle.
2201 voti..........su 1.000.000=. Ho detto tutto.
 

Val

Torniamo alla LIRA
“Bisogna togliere l’aggiornamento del catasto. Niente aumento tasse, mettiamolo per iscritto”.

Lo sostiene Matteo Salvini a proposito della polemica a distanza con Mario Draghi sulla delega fiscale.


Ma il premier non si lascia intimidire.

“Ho già detto – sottolinea Draghi – che il governo non segue il calendario elettorale:
è il momento di chiudere e i tempi iniziano a essere corti.
C’è un numero rilevante di provvedimenti da approvare entro l’anno,
abbiamo sempre mantenuto gli impegni e non vogliamo smettere ora”.


Ma Salvini chiede un impegno scritto.

“Sono titoli – afferma – che leggo da anni. Per tanti giornali la Lega è morta da anni,
Salvini prende schiaffi da anni, ma noi siamo ancora qui.
Al Consiglio dei ministri porteremo posizioni europeiste e chiederemo sostanziali riaperture.
Nel programma di governo c’è il no a nuove tasse.
Io mi fido di Draghi oggi ma tra un anno chi ci sarà? L’80 per cento degli italiani ha una casa”.


Salvini su Rtl 102,5 torna a parlare della legge delega sul fisco chiedendo un impegno al premier.

“Chiedo di togliere quel comma dell’aggiornamento, tutto il resto va benissimo.
A me interessa che nessuno paghi un euro di più: nella delega fiscale questo non c’è scritto.
Sull’Iva si parla di rimodulazione, precisiamo in basso?
Altrimenti dopo Draghi si alzano le tasse, bastano due righe”.

Salvini invoca chiarezza.

“Se Draghi mi dice non aumento le tasse, mettiamolo per iscritto.
Di lui mi fido, di altri no. Se viene un Monti?
Con quella delega in bianco uno può aumentare le tasse e qualcuno mi direbbe, Salvini ma tu c’eri?
Aumentare le tasse non è un problema per la Lega, ma per le associazioni, l’edilizia”.


Ma il premier non accetta aut aut.


“Non approvo un documento che ci dice che si paga di più tra due anni.
Nel documento votato nel Cdm da altri non ci sono passaggi definiti su Irap, su rottamazione saldo e stralcio.
Al Consiglio dei ministri di oggi proporremo idee europeiste su un piano sostanziale di riaperture.
Il Cts propone il 35 per cento? – dice a proposito delle discoteche –
Noi chiediamo almeno il doppio della capienza: se chiedi il green pass allora dai lavoro, sennò siamo alla follia”.


Il Pd va all’attacco del leader del Carroccio.
Giuseppe Provenzano intervistato da Sky Tg24 non usa mezzi termini.

“Salvini – dice il vicesegretario del Pd – è una mina per il governo e per Draghi.
Le elezioni hanno gettato in uno stato confusionale la Lega”.

Secondo Provenzano, “Salvini segue il calendario elettorale. Il suo è un fallo di reazione.
Il vero sconfitto dalle amministrative è Salvini, con la Lega.
Da parte nostra il governo non rischia. Il mandato del governo non si è esaurito.
Il Pd rafforzerà l’azione del governo. È la Lega che deve chiarire o le turbolenze potrebbero crescere
e questo sarebbe un problema per tutti.
Non è accettabile che una forza politica entri ed esca dal consiglio dei ministri a seconda delle convenienze”.
 

Val

Torniamo alla LIRA
"cretini" allo sbando. Non capiscono neppure quello che dicono.


Covid arretra, Greta torna, come previsto.

E con lei va in tripudio il pensiero rasoterra.
Destra e sinistra sono ormai espressioni geografiche, come l’Italia secondo Klemens von Metternich.

Ora le contrapposizioni si fanno riempiendo calderoni con roba eterogenea che non si studia né si analizza.
Si sostiene e basta.

In questo la sinistra ora deve accettare di battersi usando argomenti banali
che nulla hanno a che fare con concetti neppure vagamente ispirati ai Gramsci.


Alla storia, alla filosofia, alla stessa politica ora si sostituiscono, slogan che diventano sottintesi mai intesi,

perché lo scopo è proprio quello di non fare intendere, ma creare gruppi, ammassi, intorno a parole chiave.

Il “bla bla” di greta è solo l’ultima.

E ha un futuro, come tutti i tormentini.

Perché siccome pacchi di voti fanno comunque governare, ecco che alla fede si sostituisce Fedez,

e il Draghi salva-Italia non può evitare di ascoltare l’automa svedese,

impegnata a recitare il breve karma che le hanno inserito con una chiavetta usb.

Da pochissimi byte.



Che cosa pensa l’unico politico italiano stimato dal mondo mentre guarda questo esserino intercontinentale?

Non pensa nulla, perché il suo incontro è una forca caudina talmente oltre
da non meritare neppure una reazione mentale: il cervello di Mario non gira mai a vuoto.

Sotto altra forma è tornata quella che un tempo era chiamata la maggioranza silenziosa.

Un consenso automatico, al contatto con parole come “pianeta”, “sostenibile”, “energia pulita” (al consumo, non certo alla fonte).



Nulla di nuovo rispetto alle frasi fatte dei politici politicanti:

per la patria,

al servizio del cittadino,

riforme democratiche,

per il bene del Paese.


Chi non ha profondità di pensiero si lamenta e chiede un cambiamento sempre e comunque.

Qualcuno che lo offre è sempre pronto: tutti i manifesti elettorali contengono la parola “cambiare”
così come, ad esempio, in Portogallo, “mudar”.


Non importa in quale direzione, se in meglio o in peggio.


E non importa nemmeno se i più grandi innovatori a parole, appena eletti,
hanno imboccato strade clientelari, parentali, si sono fatti riprendere su un autobus il primo giorno
e poi dal secondo cortei di auto blu.


Viviamo di flash, il primo è quello che conta e regge una legislatura,
finché qualcun altro propone di cambiare i cambiatori, e poi ancora.


Così gli avvenimenti trasformano le nostre facce in emoticon:

torna greta, vuol dire che il virus non c’è più.

Evviva il simbolo greta, che purifica e galvanizza il mondo rattristando solo i commercianti,

i quali non vendono più mascherine-ricordo di Nizza o di Siviglia.

Quelle di Stoccolma non esistono: c’è già lei ad attirare capitali, mica spiccioli.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Sentiamo (sempre più) spesso parlare di data breach e la richiesta che ne deriva, quasi naturalmente,
riguarda la possibilità di evitarlo o, quanto meno, di contenerlo.

La risposta, purtroppo, è negativa, non è possibile evitare un data breach poiché il “rischio zero” non esiste.

È certo possibile limitare le occasioni per cadere nella “trappola” dell’incidente informatico
ed è altrettanto possibile limitare le conseguenze che ne derivano, ma questo è un discorso diverso.

Per comprendere il fenomeno del data breach, molto spesso identificato esclusivamente con un attacco hacker, è necessario comprendere di cosa si tratti.



Che cos’è il data breach

Con il termine “data breach” si indica una violazione di sicurezza che comporta – accidentalmente o in modo illecito
la distruzione, la perdita, la modifica, la divulgazione non autorizzata o l’accesso ai dati personali trasmessi, conservati o comunque trattati.
Come si vede un data breach può comportare la perdita di dati che non derivano da un attacco hacker,
ma può derivare anche dalla perdita della disponibilità degli stessi, così come avviene nell’ipotesi in cui ci sia, per esempio, un furto di un device.


Quando si verifica il data breach

Le tipologie di data breach sono piuttosto varie e quindi, a mero titolo esemplificativo,
possiamo indicare come rientranti nella casistica l’accesso o l’acquisizione dei dati da parte di terzi non autorizzati,
il furto o la perdita di dispositivi informatici contenenti dati personali,
l’impossibilità di accedere ai dati per cause accidentali o per attacchi esterni, virus, malware, ecc,
la deliberata alterazione di dati personali, la perdita o la distruzione di dati personali a causa di incidenti,
eventi avversi, incendi o altre calamità, la divulgazione non autorizzata dei dati personali.


Dove si può verificare un data breach

Un data breach, inteso, come detto, come violazione che incide sulla disponibilità, integrità e riservatezza dei dati,
può riguardare qualsiasi ambito, sia fisico sia digitale.
Si pensi, per esempio, alla distruzione di un archivio cartaceo, o al furto di documenti o, ancora, alla manomissione e all’alterazione degli stessi.


I soggetti interessati da un data breach

Un data breach rappresenta un evento che, a seconda delle caratteristiche specifiche del singolo caso, può coinvolgere soggetti diversi.
Il titolare del trattamento è colui che, a norma dell’articolo 33 del Gdpr (Regolamento generale sulla protezione dei dati),
si deve attivare senza ingiustificato ritardo e, ove possibile, entro 72 ore dal momento in cui ne è venuto a conoscenza,
per notificare la violazione al Garante per la protezione dei dati personali,
salva l’ipotesi in cui sia improbabile che la violazione dei dati personali comporti un rischio per i diritti e le libertà delle persone fisiche.
Al contrario, qualora la violazione presenti rischi elevati per i diritti e le libertà delle persone fisiche,
il titolare, sempre senza ritardo, deve anche provvedere a informare gli interessati.
Nel caso in cui sia stato nominato un Responsabile del trattamento quando questi venga a conoscenza di una violazione,
è tenuto a informare tempestivamente il titolare in modo che possa attivarsi.


Le cause di un data breach

Come detto il data breach è violazione di sicurezza che comporta – accidentalmente o in modo illecito –
la distruzione, la perdita, la modifica, la divulgazione non autorizzata o l’accesso ai dati trattati
e questo significa, nella pratica, che le misure di sicurezza adottate non hanno funzionato.
Non bisogna tuttavia cadere nell’errore di associare automaticamente il data breach
all’adeguatezza delle misure adottate per farne derivare sic et simplicter una responsabilità (oggettiva) del titolare del trattamento.
La questione è ben più complessa, posto che il Gdpr non prevede una responsabilità di questo genere in capo al titolare,
ma prevede la possibilità per lo stesso di dimostrare di aver fatto tutto quanto in suo potere per proteggere i dati trattati.


Il fattore umano e l’importanza della formazione

Se da un lato l’evento data breach non può essere totalmente eliminato,
in quanto, come anticipato, il rischio zero non esiste, dall’altro è necessario interrogarsi sulle strategie
e sulle misure da adottare per limitare al massimo il rischio.
Al di là delle misure tecniche e organizzative “adeguate”, così nella terminologia del Regolamento europeo,
una parte importante della prevenzione è rappresentata dalla formazione del personale.
Ad oggi il fattore umano rappresenta ancora un tallone d’Achille piuttosto diffuso in moltissime realtà, anche strutturate e di grandi dimensioni.
La mancanza di adeguata e specifica formazione, l’assenza di policy adeguate sull’utilizzo degli strumenti informatici e sulle procedure,
sono ancora oggi cause piuttosto diffuse di data breach.
Il nodo della questione è rappresentato non solo dalla tipologia di protezione adottata,
ma anche dalle modalità di applicazione delle stesse, dall’aggiornamento e dalla formazione specifica data ai soggetti che trattano i dati.
Non si deve infatti dimenticare che la compliance deve svolgersi a più livelli, deve essere trasversale
e non può riguardare solo il lato tecnico e la cybersecurity, ma anche l’aspetto organizzativo e procedurale per quanto attiene al cosiddetto fattore umano.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Questo lo schifo messo in onda da una pessima giornalaia di sinistra
che partecipa pure al forum di davos....lei, l'eletta, con la puzza dimmerda sotto il naso.



“Il candidato del centrodestra, Michetti, viene dal mondo della destra, destra, destra… Forse anche un po’ neofascista”.

Incredibile ma vero. A pochi giorni dall’importantissimo ballottaggio di Roma,
Lilli Gruber, conduttrice di Otto e mezzo si è espressa così a proposito del candidato del centrodestra in quota Fratelli d’Italia, Enrico Michetti.

Lo dice esattamente a partire dal minuto 3 del video qui sopra.
Un’affermazione talmente priva di fondamento che, subito dopo,
sia Carlo Calenda che Luca Telese, presenti in studio, si sono sentiti in dovere di rettificare.


Non sono d’accordo – ha voluto precisare il leader di Azione -.
Trovo estremamente sbagliato bollare la destra come neofascista, è un modo per radicalizzarla.
Michetti è stato votato da tantissime persone. Il suo problema non è che sia neofascista,
non credo che lo sia, penso sia democristiano”
.

“Di provenienza democristiana” – conferma immediatamente Telese.


Il teorema è sembrato chiaro fin da subito,
quando la Gruber ha citato una frase di Enrico Letta:

“Chi non vota Gualtieri a Roma aiuta il mondo neofascista che è stato mostrato nell’inchiesta di Fanpage”.


Bravo Calenda a non cadere nel tranello e a contestare Michetti esclusivamente sui contenuti.
A dire il vero ha poi provato a fare lo stesso anche con il programma di Gualtieri,
citando ad esempio le municipalizzate, ma è stato immediatamente zittito dalla conduttrice.



“Vergognoso sono state dette cose infondate e false, si getta discredito sulle persone
e poi ci si interroga sul fatto che le persone non vadano a votare. Così si crea un clima infernale.
Sono addolorato per come viene trattata una persona con argomenti totalmente falsi,
così si lede l’onore di una persona. Non ho mai avuto rapporti con la destra neofascista, in assoluto”.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Naturalmente era "polvere". Solo "polvere". Tanta "polvere"



Anche Matteo Renzi interviene sul caso Luca Morisi, l’ex social media manager di Salvini, finito nel fango mediatico.

L’indagine su Morisi, secondo convergenti indiscrezioni di stampa sta infatti andando verso l’archiviazione.


«Come sapete sono stato vittima della Bestia leghista in molte circostanze.
E non mi sfugge che il capo della bestia – assieme a Salvini – fosse Luca Morisi.
Non posso certo definirlo un amico, insomma.
Ma proprio per questo trovo vergognoso il modo con il quale la vicenda Morisi è stata spiattellata sui giornali.
Partecipare a ‘festini gay’ non è reato, ma la vita privata di Morisi è stata raccontata nei dettagli pur in assenza di un reato».


"Si dirà – prosegue Renzi a proposito di Morisi – chi di Bestia ferisce, di Bestia perisce. Vero.
Ma questa non è civiltà, questa è la barbarie.
Abbiamo superato da secoli la filosofia della legge del taglione, occhio per occhio, dente per dente.
I media, prima ancora che gli investigatori, dovrebbero riflettere su come garantire e difendere il diritto alla riservatezza dei cittadini.
Anche se sono nostri avversari politici, soprattutto se sono nostri avversari politici, noi dobbiamo praticare la civiltà.
Noi non siamo la Bestia. E quindi possiamo dirlo ad alta voce: ciò che ha dovuto subire Morisi in questi giorni è una schifezza».



«Morisi archiviato. Il giornalismo guardone no».



E a proposito del caso del social media manager finito nel frullatore mediatico, sul suo profilo social Guido Crosetto, allarga il ragionamento.
E lo fa citando la campagna di stampa contro Fratelli d’Italia.

«La Bestia di Morisi era composta da 7/8/15 ragazzini. Ed ha fatto tanto male.
Pensate ad una Bestia composta da professori, scrittori, giornalisti, caporedattori,
speakers radiofonici, influencer, commentatori che vi attacca in modo coordinato».
 

Val

Torniamo alla LIRA
Uno studio pubblicato su Eurosurvillance,
rivista scientifica sulla diffusione, il monitoraggio e il controllo delle malattie infettive in Europa,
mette in discussione la teoria dell’immunità di gregge,
considerando che il coronavirus riuscirebbe, in base a quanto rilevano i nuovi dati,
a trasmettersi anche in popolazioni con alte percentuali di vaccinati.


Ed è questo il caso di Israele.

Analizzando i dati sui contagi in ospedale in Israele, nonostante l’alta percentuale di vaccinati con due dosi di Pfizer,
gli scienziati hanno scoperto che molti contagi continuano ad avvenire in ospedale.

I ricercatori hanno analizzato i dati di un focolaio iniziato al Meir Medical Center,
che conta 780 posti letto, con camere che ospitano dai 3 ai 4 pazienti.

“Da marzo 2020 nel nosocomio i pazienti sono tenuti a indossare le mascherine durante le visite,
e nel reparto Covid il personale lavora con tutti i dispositivi di protezione individuale.
Un paziente in dialisi, vaccinato con due dosi, è risultato positivo
dopo essere stato ricoverato a metà luglio in una stanza con altre tre persone nel reparto A”.

Il tampone molecolare ha rilevato la positività al coronavirus.

“Il paziente è stato così trasferito nell’unità Covid del reparto B.
Anche gli altri tre pazienti presenti nella stessa stanza sono risultati positivi, e sono stati trasferiti o dimessi.
In tutto, tra reparto A e reparto B, sono stati rilevati 42 casi positivi legati a questo focolaio ospedaliero,
tra operatori sanitari, pazienti e familiari, di cui 38 vaccinati con due dosi, uno con una e tre non vaccinati.
In totale 5 decessi.
Il tasso di attacco calcolato dai ricercatori è stato del 10,6% per gli operatori sanitari e del 23,7% per i pazienti,
nonostante il 96,2% di vaccinati (238 persone su 248)”.



All’origine dei sempre più frequenti focolai di Covid negli ospedali
c’è l’alta trasmissibilità della variante Delta nonostante l’uso di mascherine e dispositivi di protezione individuale.


“Da quello che emerge dai dati, considerando l’ammissione in ospedale senza tampone,
pur in presenza di sintomi riconducibili a Covid, e il distanziamento di un solo metro tra i letti dei pazienti ricoverati,
risulta evidente la necessità di rivedere alcuni protocolli e potenziare le misure di protezione all’interno di ospedali e attività al chiuso”.
 

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