SONO UNA DONNA SEMPLICE. SE TU M'IMPONI DI FARE UNA COSA, IO NON LA FACCIO (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Ieri sera mi veniva da ridire, nel sentire Crisanti che parlava - giustamente - sul vero significato
- prima del green pass - e poi del vaccino. In studio una "cretina" che cercava di dargli contro
e lui che ribadiva la posizione, invitandola a non dare false informazioni. E lei insisteva.
E lui le ha fatto fare una figura dimmerda. Indovinate un po' chi era.


D'altra parte il livello è questo.
Ignoranti allo stato puro, che infinocchiano continuamente con false dichiarazioni
il povero popolo bue, che prende tutto come oro colato........incapace di pensare
e fare un semplice 2 + 2


Come la questione delle mascherine.

Le "chirurgiche" non ti riparano dal virus. Non servono a nulla in entrata.
PASSA TUTTO.

Ed in uscita "trattengono" il 40% di quello che esce.

E' INUTILE CHE LE PORTIATE.



Poi ci sono le KN95. Peccato che nessuno lo dica.

Cosa sono le mascherine KN95?

Le mascherine KN95 monouso, non sono DPI (dispositivi di protezione individuale),

né DM (dispositivi medici).



Sono certificate secondo la normativa GB 2626-2006 in vigore nella Repubblica Popolare Cinese.

KN è la sigla che rappresenta la categoria dell’elemento filtrante presente nelle mascherine.
 

Val

Torniamo alla LIRA
C’era un motivo, forse,
se il ministro dell’Istruzione Bianchi qualche giorno fa ha definito “una cartolina del passato”
i banchi acquistati dal duo Arcuri-Azzolina, scatenando le ire dai 5 Stelle.

E il motivo potrebbe essere la decisione del generale Francesco Paolo Figliuolo
di ritirarne in fretta e furia dalle scuole perché non rispetterebbero le norme antincendio.



In una determina dello scorso 21 settembre Figliuolo ha dato il via al ritiro dei banchi.

Il lotto, scrive il quotidiano romano, farebbe riferimento ad un bando indetto la scorsa estate e vinto da tredici aziende.


Tra queste anche una ditta portoghese che sottoscrisse due contratti:

uno da 2,2 milioni di euro per fornire 70mila sedie

e l’altro da 7,3 milioni per 110mila banchi monoposto ordinati dalle varie scuole.

“A seguito di specifiche analisi merceologiche – si legge nella determina

è emerso che gli arredi scolastici forniti dalla ditta Nautilus hanno evidenziato

la non conformità degli stessi alle normative in materia di sicurezza antincendio,

impedendone l’uso ed imponendone il ritiro dagli istituti scolastici ove erano stati distribuiti

al fine di eliminare i possibili rischi in caso di incendio”.


Il tutto non sarà ovviamente gratuito.

Perché qualcuno dovrà pur andare a prendere i banchi nelle centinaia di scuole che li hanno in dotazione.


La decisione di avviare il ritiro è stata presa dopo una riunione del 6 luglio tra Figliuolo e i vertici del ministero dell’Istruzione.


“L’Area Logistico Operativa – si legge – ha rappresentato la necessità di procedere

con l’esecuzione del servizio di ritiro degli arredi scolastici in argomento

presso 136 istituti scolastici dislocati sul territorio nazionale

per la successiva consegna presso idonei luoghi di custodia individuati dalla Difesa”.


Il tutto va fatto con “somma urgenza”, perché “eventuali ritardi nel ritiro dei materiali

avrebbero un impatto negativo importante sulla sicurezza negli istituti scolastici ove tali arredi sono stoccati”.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Non c'è mai " un fondo " da toccare, per stabilire quanto si riesce a generare con certe sentenze.


Eravamo abituati a che lo Stato ci mettesse le mani nel portafoglio o nelle tasche.

Ora però, sembra proprio che voglia infilare i suoi odiosi tentacoli anche nella cassetta delle mance.


È quanto stabilito dalla sezione tributaria della Cassazione
con un’ordinanza depositata giovedì scorso
nell’ambito di una causa che vede opposti l’Agenzia delle Entrate
ed un impiegato nel ruolo di capo ricevimento in un hotel della Sardegna.


La Suprema Corte ha stabilito che le mance

vanno considerate a tutti gli effetti

come facenti parte del reddito di un lavoratore

e, per questo, vanno sottoposte a tassazione.



Ecco perché ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate e sentenziato,
anche ripercorrendo i principi già espressi in una sua pronuncia del 2006 inerente le mance dei croupiers, che
“in tema di reddito da lavoro dipendente le erogazioni liberali percepite dal lavoratore in relazione alla propria attività lavorativa,
tra cui le cosiddette mance, rientrano nell’ambito della nozione onnicomprensiva di reddito
fissata dall’articolo 51, primo comma, del dpr 917/1986 e sono pertanto soggette a tassazione”.


Insomma, da ora in poi sarà lo Stato a tenersi il resto.


I giudici di piazza Cavour hanno dunque annullato la decisione della Commissione tributaria della Sardegna
che in prima istanza aveva dato ragione al lavoratore ritenendo non tassabili le mance, data la loro “natura aleatoria”
e in quanto “percepite direttamente dai clienti senza alcuna relazione con il datore di lavoro”.


L’uomo aveva ricevuto un avviso di accertamento per reddito da lavoro dipendente non dichiarato pari a 83.650 euro corrispondenti a mance.


Di parere opposto, però, è stata la Cassazione, secondo cui
“deve essere condiviso l’assunto dell’Amministrazione finanziaria” per cui
“l’onnicomprensività del concetto di reddito da lavoro dipendente giustifica la totale imponibilità di tutto ciò che il dipendente riceve,
anche, quindi, come nel caso in esame, non direttamente dal datore di lavoro, ma sulla cui percezione il dipendente può fare,
per sua comune esperienza, ragionevole, se non certo, affidamento”.



La vicenda è ovviamente destinata a far discutere.

Nel caso in questione l’importo totale delle mance è molto alto
e quindi è stato facile per il fisco individuare l’eccedenza rispetto al reddito.

Ma nel caso di importi molto meno rilevanti come si dovrà comportare il dipendente?


Insomma, lo Stato vuole proprio andare a raschiare il fondo del barile.


E siamo pronti a scommettere che si inventerà qualcosa per risolvere
la questione a suo vantaggio fra lotta senza quartiere al contante e mance, direttamente in scontrino.



Nel frattempo, ci permettiamo una domanda:

ma se un lavoratore dovesse trovare dei soldi per terra durante il suo turno di lavoro

dovrebbe comunque dichiararli al fisco?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Azz........


Conviveva con un problema cardiaco fin dalla nascita,
ma nonostante questo aveva deciso di vaccinarsi, con il consenso dei genitori e del medico che la seguiva.

Purtroppo, però, le condizioni di salute di Arianna, 13 anni, sono precipitate poche ore dopo la somministrazione.

Ricoverata all’ospedale Vito Fazzi di Lecce, la giovane è infatti venuta a mancare nella notte.



Viveva a Trepuzzi, in provincia di Lecce, frequentava la chiesa, partecipava ai campo-scuola,
non aveva mai lasciato che i suoi problemi di salute potessero influenzare la sua vita.

La tragedia è avvenuta nel giro di poche ore, dopo che la giovane si era sottoposta alla seconda dose di vaccino nella mattinata di giovedì 30 settembre.


Arianna è deceduta al pronto soccorso dell’ospedale leccese dove era stata trasportata d’urgenza
dopo che le sue condizioni di salute si erano di colpo aggravate in serata.

E' stata disposta l’autopsia sul corpo della sfortunata ragazza. Proprio per questo motivo, i funerali sono stati rinviati.



«Al momento, dopo una prima valutazione, non è stato possibile stabilire una correlazione tra il vaccino e la morte,
pertanto abbiamo incaricato un nostro sanitario e un medico legale di eseguire l’autopsia sul corpo della ragazza.
Abbiamo seguito le procedure di legge previste in casi gravi come questo ed è stata data comunicazione all’autorità sanitaria e alla famiglia»,
ha dichiarato al Corriere del Mezzogiorno Rodolfo Rollo, direttore generale dell’Asl di Lecce.
 

Val

Torniamo alla LIRA
I media italiani, ormai perfettamente allineati con un mondo di santoni-virologi impossibili da contraddire,

non ne hanno dato notizia, come non fosse accaduto nulla.


Eppure dall’altra parte dell’Oceano, le testate americane hanno raccontato del “venerdì nero di Big Pharma” e dell’amministrazione Biden,

che aveva chiesto di lanciare il prima possibile un programma per la somministrazione della terza dose alla popolazione.


La Fda, l’agenzia del farmaco americana, ha così convocato la commissione consultiva, passaggio necessario prima di prendere decisioni-chiave.

Ma la riunione, pubblica, ha sovvertito le aspettative.



Durante il dibattito, infatti, sono stati avanzati dubbi sulla possibilità
che un maggior numero di dosi possa aumentare la probabilità di effetti indesiderati anche gravi.


Con tanto di finale sorprendente: con 16 voti favorevoli e 2 contrari,

la commissione ha dato il via libera alla terza dose solo per gli anziani e le persone a rischio.



Una scelta che ha provocato anche un crollo in borsa per le aziende farmaceutiche,
e successivamente corretta dalla Cdc, l’agenzia federale gemella della Fda:

terza dose anche per i maggiorenni che lavorano a stretto contatto col pubblico.



Restano le parole di alcuni degli esperti intervenuti durante l’udienza della commissione consultiva.

Come il professor Steve Kirsch, direttore del Covid-19 Early Treatment Fund:

“Concentrerò le mie osservazioni sull’elefante nella stanza che nessuno vuole vedere:

parliamo sempre di vite salvate e di efficacia dei vaccini

perché abbiamo voluto credere che i vaccini fossero completamente sicuri, e questo non è vero per niente …

il Vaers (il sistema di rilevazione passiva di effetti collaterali) mostra che gli attacchi di cuore

si sono verificati 71 volte più spesso a seguito di questi vaccini rispetto a qualsiasi altro vaccino.

Più in generale possiamo dire che abbiamo ucciso due persone per salvare una vita”.



Durante la riunione è intervenuta anche l’immunologa e biologa Jessica Rose,
che ha osservato come, sulla base dei dati Vaers,

“i rischi del vaccino superano i benefici nei giovani, ed in particolare nei bambini,

a causa di un aumento di mille volte delle reazioni avverse all’iniezione nel 2021 rispetto agli ultimi decenni.

C’è un aumento di oltre il 1000% nel numero totale di eventi avversi per il 2021

(nei bambini per i vaccini nel loro complesso) e il 2021 non è ancora finito”.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Crisi gas: a questi prezzi la chiusura degli impianti industriali europei è solo questione di tempo






Mentre Draghi va a baciare la sacra pantofola della gretina, e per amor patrio mi fermo qui,
l’Italia e l’intera Europa stanno vedendo prezzi mai visti per il Gas Naturale.


Vi piacciono le cifre nette?


Bene i future del gas sul mercato olandese hanno raggiunto i 100 euro per MW/ora di gas per poi ridiscendere leggermente a 97

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Dato che poi le cose devono essere messe bene in chiaro
vi è stato un calo del gas naturale inviato al compressore di Mallnow,
da dove poi si diffonde in tutta l’Europa centrale, è calato del 77%.


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Secondo i dati,
i flussi fisici attraverso il gasdotto Yamal-Europe, che attraversa la Polonia,
sono scesi a 5.313 megawattora all’ora venerdì mattina
da 22.705 megawattora all’ora giovedì sera attraverso il punto di ingresso di Mallnow.

Le forniture tramite il gasdotto hanno oscillato nelle ultime settimane, ma erano in gran parte in diminuzione.

Le esportazioni attraverso il gasdotto sono crollate ad agosto
dopo un incendio alle strutture di Gazprom, ma non sono mai tornate al massimo.

Inoltre le aste per l’occupazione della capacità di invio indica un utilizzo ridotto ad un terzo.

A seguito di questo e del pessimo rendimento dell’eolico del Mare del Nord,
con conseguente utilizzo del gas naturale per la generazione elettrica,
i depositi di casa europei solo al minimo degli ultimi 10 anni, comprando gli stessi periodi dell’anno.

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Ora l’Europa subirà anche la concorrenza selvaggia della Cina,
che si è detta disposta a pagare qualsiasi prezzo pur di assicurarsi forniture energetiche.


Chi ne paga le conseguenze per primo?

Il settore industriale, naturalmente a cominciare dalle attività che utilizzano maggiormente il gas naturale,
quali la chimica,
la produzione di fertilizzanti,
ed in generale tutti gli altri comparti energivori.

Il miglior moto per distruggere la domanda ed aumentare i prezzi fino al punto in cui questa scompare,
e questo è quello che sta accadendo, con alcuni giganti industriali,
dai produttori di fertilizzanti CF Industries a Yara International ASA e il gigante chimico BASF SE,
costretti a chiudere gli impianti o a ridurre la produzione.


Ovviamente, fino a quando sarà possibile,
i governi cercheranno di deviare il gas naturale verso consumi domestici,
prima di causare dei movimenti di carattere sociale.

La domanda domestica è, ovviamente, molto più rigida al prezzo ,
ed alcuni governi stanno intervenendo in modo più o meno efficiente.

Ad esempio la Francia ha deciso di bloccare i prezzi
e distribuire gli aumenti nei 10 mesi successivi a partire dalla prossima primavera,

mentre l’Italia si è limitata ad un taglio dell’Iva.


Queste misure però sono dei palliativi, niente più.


Il gas non si accende o spegne con un interruttore.



Non resta che sperare che:

– l’inverno sia molto mite,

– che Gazprom incrementi gli invii dopo l’attivazione di Nord Stream 2.

Altrimenti si prepara un pessimo inverno industriale,
con tanti cassa integrati,
tante aziende in crisi,
e moltissimi consumatori che taglieranno le spese, con una ricaduta a cascata.

Tra l’altro il sistema di tassazione delle emissioni non si è ancora interrotto,
non è stato fermato, e continua a far sentire i suoi effetti inflattivi.

Con la differenza che la distruzione della domanda industriale
sta portando a un incremento minore nel valore delle quote vco2 punto
del resto se tu non produci, perché chiudi l’impianto, neppure compri le quote carbonio.

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L’altro modo più semplice per ridurre il prezzo dell’Elettricità
sarebbe proprio il taglio di queste quote taggate per le emissioni di carbonio,
ma questo da un lato farebbe piangere la sacra gretina ,
e dall’altro non fornirebbe alla commissione quei fondi coi quali,
attraverso il recovery fund, viene a condizionale i singoli paesi.


Saranno le prossime elezioni, o le eventuali rivolte popolari, a far cambiare idea
 

Val

Torniamo alla LIRA
Vediamo di capirci qualcosa di "vero".


Luca Morisi per diversi anni è stato responsabile della comunicazione della Lega e di Matteo Salvini.
Analizzava i tweet ed i discorsi.

Ora è indagato dalla procura di Verona per detenzione e cessione di sostanze stupefacenti.

La vicenda è emersa a cinque giorni dal voto anche se l'indagine è di oltre un mese.



Un caso?


Ne abbiamo parlato con Carlo Nordio, magistrato, ora in pensione, ex procuratore aggiunto di Venezia.
Il titolare dell'inchiesta Mose.
Colui che ha alle spalle le indagini di Mani Pulite, le Brigate Rosse, Tangentopoli.


- Questa indagine che colpisce Luca Morisi, non è strana a pochi giorni dal voto?

«In un certo senso è strano, tuttavia poiché in Italia come da regolamento
le elezioni si fanno ogni anno è possibile che si tratti anche di una coincidenza.
È un fatto tuttavia che alla vigilia delle elezioni, la politica tenda a strumentalizzare
ogni forma di indagine anche se infondata, nei confronti degli avversari.

L'hanno sempre fatto, anche con Berlusconi.
A pochi giorni dal voto usano l'indagine.
Queste indagini vengono strumentalizzate a fini politici per delegittimare l'avversario».


- Le accuse mosse a Morisi sono gravi?

«Giuridicamente no,

anche perché la cocaina detenuta rientra nei limiti dell'uso personale

e quindi non costituisce reato.

Quanto alla possibilità di spaccio per ora manca la prova,

sia della avvenuta cessione,

sia della natura della sostanza ceduta cioè se sia stupefacente o meno».



- Un leader di un partito è tenuto a sapere dei vizi del suo staff e a renderne conto?


«Un leader non è assolutamente tenuto a risponderne giuridicamente
e non è neanche tenuto a esserne a conoscenza.
Prudenza però vorrebbe che ci si informasse dettagliatamente anche sulla vita privata di chi ci sta vicino
proprio per evitare le strumentalizzazioni di cui parlavo prima.
Sotto un profilo mediatico si tratta di una vicenda che avrà conseguenze negative».


- La notizia può essere di rilevanza pubblica? A noi veramente interessa?

«A noi in quanto italiani la vita privata di un individuo non può e non deve interessare.
Ma quando si ha una forte esposizione mediatica si è tenuti per una propria convenienza a una condotta prudente».


- Dopo gli scandali che hanno coinvolto la magistratura, potrebbe esserci un tentativo di pilotare le elezioni da parte delle procure?

«Probabilmente c'è stato negli anni passati, ma ora escludo che ci sia una gestione pilotata per influenzare le indagini».


- Perché queste cose accadono sempre contro una certa parte politica?

«In realtà non è accaduto sempre contro una certa parte politica, basta vedere il sindaco di Riace.
In questo caso è stata la condotta imprudente di Morisi che l'ha cacciato in questo guaio. Non è reato ma...»


- Però assistiamo a una sinistra che assolve un ex sindaco anche se condannato
e condanna una persona per la quale ancora non c'è alcuna condanna.


«Sul caso Morisi c'è semplicemente un'indagine e probabilmente nemmeno un reato,
dall'altro c'è una condanna ed è anche vero che il sindaco si era vantato di aver violato la legge.
Che poi la condanna sia alta, anche questo è possibile».


- Salvini ne uscirà danneggiato?

«Salvini ne uscirà danneggiato dal punto di vista mediatico.
Quello che conta per lui sarà una prudenza su argomenti sensibili come il green pass».
 

Val

Torniamo alla LIRA
Gli inquirenti cercano lo spacciatore.

Questa settimana l'interrogatorio


L'accanimento mediatico intorno alla storia che vede coinvolto l'ex spin doctor di Matteo Salvini, Luca Morisi,
è così importante che molti giornali continuano a scriverne attaccando più sulla vita privata che sui fatti reali.


Adesso si parla dell'esame delle chat registrate su Whatsapp che,
si dice sul Corriere della Sera, «potrebbero aggiungere nuovi dettagli all'inchiesta».


Ed è questo un punto che dà da riflettere,
perché il passo tra l'esame dei messaggi (sia scritti che vocali) che Morisi si scambiò con i due escort romeni
e quelli che l'ex social media manager scriveva e riceva da Matteo Salvini e dai leghisti più vicini al loro leader è breve.


C'è da scommetterci che chi indaga troverà il modo,

forse spinto da qualche manina arrivata dall'alto,

per andare fuori dal seminato.


Questo perché il segretario del partito del Carroccio dà sempre più fastidio a certi ambienti.

A partire dal Viminale, che ha a capo quel ministro Luciana Lamorgese
che ogni giorno viene accusata di non saper gestire il problema degli sbarchi,
fino alla magistratura, che vede Salvini come colui che coi Radicali
ha promosso i sei referendum che potrebbero sul serio scardinare un sistema
fatto di giudici troppo politicizzati.


La sinistra teme il Capitano, così tanto da averlo mandato a processo per i casi legati a Gregoretti e Open Arms.

E cosa meglio che trovare la scusa di un'inchiesta giudiziaria che veda coinvolto uno degli uomini più vicini a Salvini?


Petre, uno dei due romeni, ha svelato quelli che sarebbero stati gli accordi con Morisi.
Nelle versioni date alla stampa si è contraddetto più volte,
riferendo prima di un compenso pattuito di 4mila euro, quindi di 2.500.

Poi dicendo che si sarebbe sentito male, sarebbe fuggito.

A piedi o in auto?

Avrebbe chiamato quindi lui i carabinieri,
ma i vicini di casa dell'ex social media manager smentiscono.

E quel flacone di droga dice sarebbe stata di chi lo aveva adescato in rete.

Ma veramente fu adescato o dietro c'è altro?


Morisi potrebbe essere interrogato già la prossima settimana dopo la richiesta del suo avvocato Fabio Pinelli.

L'uomo mostrerà a chi lo interrogherà quegli sms scambiati coi due giovani.
Assicura che sarà in grado di dimostrare che quel flacone di presunto Ghb (droga dello stupro) non era suo.


Ma anche i due romeni dicono di essere disposti a far leggere gli sms che si scambiarono quella sera.
Sarebbero stati contattati su un sito di incontri gay.


A favore di Morisi c'è però un dettaglio.

Negli ambienti degli escort milanesi si dice che i due giovani sono ben noti e a
«un certo punto delle serate chiedono più soldi di quelli pattuiti,
e se ti rifiuti ti minacciano di chiamare la polizia, o comunque di rovinarti pubblicamente».


Che sia rimasto vittima di un ricatto?

Che lo abbiano riconosciuto e abbiano pensato in quel modo si farsi pagare più soldi in cambio del silenzio?


Questo saranno le indagini a stabilirlo.


Una cosa è certa, finito il periodo elettorale anche la storia di Morisi finirà nel dimenticatoio.
 

Val

Torniamo alla LIRA
SE a qualcuno - e sono tanti - fosse sfuggito questo intervento
del Dott. Claudio Giorlandino, direttore sanitario di Alta Medica,
uno specialista con tanta esperienza nella lotta al virus.



“Noi siamo completamente pro vax ma io sposo completamente quello che ha detto il Ministero della salute israeliano
[…] che vaccinare, non serve più tanto.

Hanno iniziato la terza dose perché non sapevano che fare, ma non perché credono che il vaccino possa fare qualcosa”.



Quindi, concetto numero 1: secondo l’esperto, vaccinare non serve più.

Poi, incalzato dalla conduttrice, aggiunge:

“La terza dose ci aumenta la quantità di anticorpi – e questo è innegabile – contro un virus che però in pratica non c’è più.


Concetto numero 2: il virus, per lo meno nella sua prima forma, non esiste più.


A questo punto, dopo un po’ di confusione e sbigottimento generale,
Gianluigi Paragone ospite anche lui della trasmissione, inizia a sorridere divertito.
“Vi ha spiazzato!”, dice ironicamente mentre la conduttrice e gli altri ospiti sembrano non credere alle loro orecchie.


Al che scoppia un piccolo diverbio con Alessandro Cecchi Paone che interviene a gamba tesa sul medico
senza per la verità cogliere a pieno il punto del suo discorso.


“Perché deve confondere la gente? – ribatte dunque piccato Giorlandino –

Questo vaccino non funziona più.

Non funziona perché agisce su una proteina, la Spike, che è mutata.

E non lo dico io, lo dice tutta la letteratura internazionale”.



Concetto numero 3: il vaccino non funziona più perché la proteina su cui agisce il virus è mutata.


“E quindi?”, lo incalza Paone, “vada fino in fondo, che cosa dobbiamo fare?”


“I vaccini erano validi nella prima fase”, risponde il medico.

“Attualmente non servono. Dobbiamo cambiare vaccino”.


Concetto numero 4: bisogna cambiare i vaccini.


Insomma, Giorlandino è riuscito inaspettatamente a prendersi la scena e a creare un siparietto molto divertente,
soprattutto per via delle reazioni indignate suscitate in studio.


Quei rarissimi casi in cui qualcuno riesce ancora ad andare controcorrente,

in un paese dove ormai sembra proibito,

ci regalano ancora tantissime soddisfazioni.




Anzi, qualcuno aiuti il povero Cecchi Paone, magari non si è ancora ripreso.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Negli USA il NIH indagherà i problemi mestruali causati dal vaccino Covid-19




Migliaia di donne hanno segnalato, negli USA, delle turbative nel ciclo mestruale dopo la vaccinazione Covid,
e questo ha portato un certo interesse anche da parte della autorità.

Ora i migliori ricercatori dell’organismo federale del NIH (National Institute of Health) se ne occuperanno direttamente.


Quando la dottoressa Katharine Lee della Washington University ha ricevuto il vaccino contro il COVID, ha sperimentato qualcosa di inaspettato.

“Ho finito con crampi davvero forti e un po’ di emorragia dopo entrambi i vaccini”, ha detto Lee.

Dopo che un amico ed un collega scienziato hanno avuto effetti simili dopo l’iniezione,
hanno creato un sondaggio che ha ricevuto più di 150.000 risposte
che descrivono sanguinamento eccessivo o più frequente, più dolore e periodi mancati.

“Le informazioni che abbiamo sono aneddotiche”, ha affermato la dott.ssa Diana Bianchi,
direttrice dell’Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development.

Aneddotico non significa che non ci siano, ma semplicemente che non è stato rilevato ancora in modo scientifico.


Comunque il National Institutes of Health ha lanciato un nuovo studio
per indagare se esiste una connessione tra la vaccinazione COVID-19 e i cicli mensili.

Il Dott. Bianchi sta conducendo questa ricerca, ed ha affermato:
“Non posso sottolineare abbastanza l’importanza di avere un gruppo di controllo
per essere in grado di analizzare se sono effettivamente i vaccini a causare i cambiamenti”, ha detto Bianchi.

La ricerca può anche fornire informazioni chiare per le donne preoccupate per gli effetti a breve e lungo termine del vaccino sulla salute riproduttiva.


Anche le ricerche nel Regno Unito stanno pianificando di studiare la possibile connessione
dopo quasi 30.000 segnalazioni di modifiche del ciclo mensile.


Una delle accuse più forti spesso mosse, con o senza fondamento, ai vaccini
è proprio quella di colpire la salute riproduttiva dell’uomo e della donna,
quindi un’ampia ricerca a largo spettro sulle disfunzioni del sistema riproduttivo è proprio la benvenuta.
 

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