FTSE Mib Futures solointraday - Cap. 1 (10 lettori)

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solointraday

Forumer storico
hai centrato il punto, ma ad occhio e croce hai preso ad esempio una settimana (la scorsa) dove dalle barre inside si sono finiti. Non è sempre così o almeno così evidente.
ciao magnolia,

io credo che su una serie storica a 1 o più anni non cambi molto.

c'è nessuno che voglia importare i dati in excell daily (min e max) sommarli e fare una media per il numero di rilevazioni?

scommetto che ad un anno con quello che è successo sarà anche di più, quindi meglio consirderare almeno 3 anni
 

solointraday

Forumer storico
il movimento fatto sullo snpcash nell'ultima candela a 30 min mi fa pensare ad uno squeeze acchiappastop da libretta. se il movimento dovesse essere confermato in apertura con uno strappetto al rilazo credo potrebbe rappresentare una ottima opportunità di vendere il mercato nell'ottica di una chiusura dell'otto giorni partito il 5/02 con un target ambizioso in area 1057 -1060. di contro al superamento di 1081,5 - 1082 darebbe un chiaro segnale di forza verso il primo obiettivo 1090 e poi 1105

personalmente ritengo molto più probabile una discesa in are 1057 -1060 a chiudere l'otto giorni per poi ripartire al rialzo con umax in occasione della scadenza di venerdi, max che sarebbe comunque nella prima metà del nuovo otto giorni. ma questa è borsologia spiccia e di basso livello. è il mercato che deciderà i targets, a noi non resta che cercare di sfruttarne le opportunità che vorrà concederci
 

ale73a

break even trader
ciao solointra, non ho ben capito quello che vuoi fare, ti ho messo un file con i range giornalieri del fib (in grassetto), non è aggiornatissimo...
 

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solointraday

Forumer storico
ciao solointra, non ho ben capito quello che vuoi fare, ti ho messo un file con i range giornalieri del fib (in grassetto), non è aggiornatissimo...
grazie tante,

hai centrato in pieno, era esattamente quello che cercavo. scusate la mia proverbiale incapacità. ora farò una sommatoria dei range che hai inserito dividendola per il numero di giornate borsistiche considerate. raffrontando il risultato ottenuto con il range di tutto il periodo considerato vedremo la differenza

di nuovo grazie ale73
 

solointraday

Forumer storico
grazie ad ale73 ho inserito in basso la somma del range daily e la media per giornata borsistica dal 22/03/2004 al 05/02/2010
ho poi ipotizzato che avessi venduto l'indice sul max del 22/03/2004 tenendo lo short fino al 05/02/2010.
per carità non ha alcuna valutazione scientifica visto che nessuno rimarrebbe in posizione per dieci anni senza fare alcun movimento, ma vuole solo far riflettere sulle potenzialità e le opportunità che può dare un intraday rispetto al trading multiday o alla ricerca dei min o max
 
Ultima modifica:

solointraday

Forumer storico
grazie ad ale73 ho inserito in basso la somma del range daily e la media per giornata borsistica dal 22/03/2004 al 05/02/2010
ho poi ipotizzato che avessi venduto l'indice sul max del 22/03/2004 tenendo lo short fino al 05/02/2010.
per carità non ha alcuna valutazione scientifica visto che nessuno rimarrebbe in posizione per dieci anni senza fare alcun movimento, ma vuole solo far riflettere sulle potenzialità e le opportunità che può dare un intraday rispetto al trading multiday o alla ricerca dei min o max
allora vediamo che la somma dei range min - max daily è pari a oltre 630.000 punti contro i 5.150 del max-min periodale con una media per giornata borsistica di 424 punti contro 3,45!!!!

vero che si possono sbagliare tante operazioni, ma è come andare a pescare in un lago con 4 pesci contro uno in cui ce ne sono dieci volte tanto
 

solointraday

Forumer storico
ad un anno data (05/02/2009 - 05/02/2010).

visto che il mercato è salito comprando nel 2009 e vendendo nel 2010

oltre 124.000 contro meno di 4000 per una media per giornata di 485 punti contro 15
 
Ultima modifica:

solointraday

Forumer storico
allora vediamo che la somma dei range min - max daily è pari a oltre 630.000 punti contro i 5.150 del max-min periodale con una media per giornata borsistica di 424 punti contro 3,45!!!!

vero che si possono sbagliare tante operazioni, ma è come andare a pescare in un lago con 4 pesci contro uno in cui ce ne sono dieci volte tanto
pardon, 100 volte tanto
 

solointraday

Forumer storico
GRANDI BANCHE IN ODORE DI SPECULAZIONE
di Marcello De Cecco
Non è difficile leggere, sui giornali inglesi e americani, la speranza che la crisi speculativa attuale si concentri sull’Europa per parecchio tempo. Intanto i cinesi comprano meno dollari, proprio quando l’offerta di titoli Usa aumenta oltre ogni limite.

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – L’attacco speculativo in grande stile che interessa da un mese la zona Euro, e che si manifesta con vendite non solo della moneta unica europea ma specialmente dei titoli pubblici dei suoi membri più deboli, costituisce un unicum nella storia finanziaria. Esso colpisce infatti non un paese sovrano ma una Unione economica costituita da paesi ancora sovrani, che però hanno rinunciato ad una componente importante della sovranità, quella monetaria, sostituendo alle monete nazionali una moneta unica governata da una banca centrale indipendente dai governi , che non può acquistare titoli pubblici degli stati membri e che è ufficialmente anche sfornita delle prerogative del prestatori di ultima istanza nei confronti delle banche della stessa Unione monetaria.

Quando si varò la moneta unica, dando vita ad istituzioni tanto peculiari e inedite, si disse subito che i debiti pubblici dei paesi membri erano divenuti diversi da quelli dei paesi che avevano conservato la sovranità monetaria, come ad esempio il Regno Unito o gli Stati Uniti. I debiti pubblici dei paesi dell’Euro non potevano essere sostenuti dalla creazione monetaria, come accadeva agli stati che hanno una moneta nazionale. Essendo l’area dell’euro formata da paesi di varia forza economica, quelli più deboli guadagnavano dall’adottare una moneta sostenuta da quelli forti della stesa area. Ma i differenziali tra i cambi, si diceva, sarebbero stati sostituiti, come termometro della condizione economica dei vari paesi, dai differenziali tra i rendimenti dei titoli pubblici e su di essi si sarebbe potuta riversare la speculazione finanziaria, una volta che fossero state abolite le monete nazionali dei paesi dell’Unione Monetaria.

L’Euro è entrato in funzione nel 1998 e in circolazione nel 2002. Da quel momento i paesi partecipanti più deboli hanno goduto solo dei vantaggi derivanti dall’appartenere ad una moneta unica. La reputazione dei governi e delle economie più forti, come Francia e Germania, si è estesa a quelli più deboli e i differenziali tra i rendimenti dei titoli pubblici sono restati assai più bassi di quelli tra i cambi delle monete nazionali prima dell’avvento dell’ Euro. Le pressioni derivanti al sistema monetario europeo dalla oscillazione tra i cambi delle monete partecipanti non si sono riprodotte sul mercato dei titoli di stato. A creare e mantenere questo stato di cose non erano estranee le condizioni di forte espansione monetaria scelte dalla banca centrale americana in tutto il periodo. Prima la crisi dell’high tech, poi quella indotta dall’attacco terroristico del settembre 2001, poi le necessità della guerra in Iraq e Afghanistan, hanno fatto sì che l’intero mondo e in esso i paesi dell’Euro, nuotasse in un mare sempre più vasto e profondo di liquidità.

Le cose sono cambiate con la crisi del 2008, che ha fatto crollare la domanda in tutto il mondo e in particolare nei paesi dell’Euro, molto dipendenti dalla economia internazionale. I deficit pubblici si sono gonfiati dappertutto, anche nella zona Euro. Particolare pesantezza hanno raggiunto in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, come conseguenza non solo del crollo delle entrate fiscali indotto dalla crisi, ma anche della necessità di salvare il sistema delle banche private, messo in ginocchio da un decennio di avventatissime operazioni, per le quali la crisi ha significato un improvviso e disastroso redde rationem.

Anche per i paesi dell’euro la crisi ha significato il gonfiarsi patologico dei deficit pubblici, ma nella maggior parte di essi non nella misura in cui esso si è verificato in Gran Bretagna e Stati Uniti. Nei più deboli, come la Grecia, il Portogallo, l’Irlanda, invece, gli squilibri, che prima si erano manifestati solo con enormi deficit commerciali, sono esplosi come deficit pubblici, e si sono raggiunti livelli simili a quelli di Uk e Usa.

C’era da aspettarsi, e tutti se lo aspettavano, che questo avrebbe fatto divaricare i differenziali tra i rendimenti dei titoli pubblici dei paesi dell’Euro. Il fattore scatenante, infatti, la crisi finanziaria e le sue conseguenze sui conti pubblici, era servito a dissolvere l’effetto di convergenza tra i rendimenti indotto dalla politica permissiva della Fed e della Bce. Il dissolversi di tale effetto ha messo in evidenza alcune caratteristiche negative delle economie e delle finanze private e pubbliche dei paesi più deboli della zona euro.

Ma, dato che le stesse caratteristiche contraddistinguono paesi come Gran Bretagna e Stati Uniti, perché non è ancora accaduto che il rendimento dei loro titoli pubblici si sia elevato fino a raggiungere i livelli toccati nei giorni scorsi dai titoli pubblici dei paesi più deboli? E’ proprio questa domanda, che i mercati si sono posti nel mese scorso, che ha fatto tremare la dirigenza inglese e quella americana. Pareva infatti , fino a metà gennaio, che la grande speculazione internazionale avesse preso di mira il dollaro e la sterlina, facendo scendere il tasso di cambio della moneta americana fino a 1.47 dollari per euro.

Poi il trend si è invertito e l’Euro ha cominciato a scendere, spinto in basso dall’aprirsi improvviso del differenziale tra i tassi dei titoli dei cosiddetti PIGS, quelli che una volta si chiamavano il Club Mediterranee, e il tasso di riferimento, quello sui titoli tedeschi.

Che l’anello debole della catena, tra i paesi meridionali dell’Euro, fosse la Grecia, era noto a tutti da tempo. Tutti ricordano le modalità poco sagge della condotta fiscale del governo greco, a partire dal finanziamento delle olimpiadi, ma anche delle imprese e delle banche greche, impegnate molto seriamente nei confronti delle grandi banche specialmente tedesche e francesi (ma anche inglesi). Così come tutti sanno che, tra i paesi del Nord Europa, l’Irlanda non ha tenuto di certo un comportamento più morigerato. E che l’Austria ha impegnato le sue banche in avventurosi prestiti nell’Europa che fu il suo Impero.

Ma, come hanno notato non solo Joe Stiglitz ma anche un economista molto conservatore come Peter Bofinger, membro del «consiglio dei saggi» tedeschi, e un giornale ultraconservatore come lo Handelsblatt, quella che si è scatenata contro la Grecia e contagia gli altri paesi del Sud Europa e l’Irlanda (e potrebbe contagiare anche l’Austria e la Svezia) è una manovra speculativa condotta dalle grandi banche internazionali, per salvare molte delle quali sono andati in deficit i bilanci pubblici di numerosi stati. Esse cercano in questo modo di guadagnare profitti veloci anche se, come ha scritto lo Handelsblatt, mordono la mano che ha loro dato da mangiare.

Non è difficile leggere, sui principali giornali inglesi e americani, la speranza che la crisi speculativa attuale si concentri sull’Europa per parecchio tempo. Le famose agenzie di rating sembra stiano operando acché ciò accada. Standard&Poor’s ha dichiarato agli inizi dello scorso dicembre di aver messo sotto osservazione il debito a lungo termine greco, con implicazioni negative per il futuro. Non sembra che abbia fatto lo stesso per quanto riguarda Gran Bretagna e Stati Uniti, malgrado il fatto che ormai i titoli a lunga americani rendono più di mezzo punto di più di quelli tedeschi e che le prospettive del bilancio pubblico degli Stati Uniti siano pessime. Lo stesso vale per la Gran Bretagna, semmai peggiorato dal fatto che la sterlina non è più un moneta di riserva e non può imporre i propri passivi al resto del mondo.

Mentre la bufera imperversa sui paesi dell’Euro, incaute dichiarazioni di influenti personaggi come Jurgen Staerck e Joaquin Almunia hanno contribuito non poco ad attizzare il fuoco e a estenderlo ad altri paesi come Spagna e Portogallo. Le aspirazioni politiche dei due personaggi in questione spiegano in buona parte il loro comportamento antieuropeo e antinazionale. Si è notato poi un desiderio del Fmi di entrare in partita, senza dubbio motivato dalle ambizioni presidenziali di Strauss Kahn e da qualche autorevole consiglio. Né aiuta molto a ridurre la potenza dell’attacco a valuta e titoli europei la poco convinta e assai vaga dichiarazione uscita dalla riunione a 27 di giovedì. Non ci si poteva aspettare di più da una assemblea di così tanta gente, così eterogenea. Ma è mancata anche una dichiarazione congiunta franco tedesca che, in quella sede, chiarisse la volontà dei due paesi centro dell’Europa di sbarrare il passo alla speculazione.

Ora, con la direttiva emessa venerdì dalla banca centrale cinese alle banche di quel paese di aumentare le riserve sui prestiti, la seconda in poco tempo, le speranze della dirigenza anglo americana di spostare il temporale dalle proprie teste a quelle dei paesi dell’Euro si attenuano di nuovo. Se si ferma la Cina o se, ancor peggio, la bolla immobiliare cinese esplode, è possibile che la grande speculazione torni a occuparsi di dollaro e sterlina.

L’accumulazione di riserve in dollari da parte cinese diminuisce, proprio quando l’offerta di titoli americani sta aumentando oltre ogni limite. Questo spinge in giù il tasso di cambio del dollaro. Questa aspettativa può indurre gli operatori a vendere dollari, ulteriormente rinforzandone le aspettative di ulteriori ribassi.

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solointraday

Forumer storico
il movimento fatto sullo snpcash nell'ultima candela a 30 min mi fa pensare ad uno squeeze acchiappastop da libretta. se il movimento dovesse essere confermato in apertura con uno strappetto al rilazo credo potrebbe rappresentare una ottima opportunità di vendere il mercato nell'ottica di una chiusura dell'otto giorni partito il 5/02 con un target ambizioso in area 1057 -1060. di contro al superamento di 1081,5 - 1082 darebbe un chiaro segnale di forza verso il primo obiettivo 1090 e poi 1105

personalmente ritengo molto più probabile una discesa in are 1057 -1060 a chiudere l'otto giorni per poi ripartire al rialzo con umax in occasione della scadenza di venerdi, max che sarebbe comunque nella prima metà del nuovo otto giorni. ma questa è borsologia spiccia e di basso livello. è il mercato che deciderà i targets, a noi non resta che cercare di sfruttarne le opportunità che vorrà concederci
visto il movimento in atto e lapossibile apertura venderò il mercato anticipando un possibile ritracciamento sulla base di alcune divergenze su alcuni oscill.
 
Stato
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