Un dress code è un dress code.
È un codice, appunto, un manuale d’istruzioni, significato significante di una cultura borghese, se si vuole,
ma che precede la borghesia, è preindustriale, è protostorica.
È il “vestirsi bene” in determinate occasioni per riguardo degli altri e amore di sé,
è offrire il proprio meglio, evadere il grigiore, la routine, il pigiamone la sera,
è la botta di vita, anche minima, effimera,
è il gioco dei sensi,
il non si sa mai,
l’animale che si liscia le piume,
vivaddio qualcosa di istintuale ce la vuoi lasciare sinistra dei miei coglioni
o debbo occuparmi, in modo atroce, di bambini*,
come ha scritto quel parlamentare da centro sociale, tra gli artefici della farsa Soumahoro?
Alla sinistra va il sangue agli occhi
se vede il rituale dell’ipocrisia borghese,
il richiamo del soldo,
il dress code
ma solo perché ne pretende l’esclusiva e temendo non essere all’altezza
con le sue ciocie griffate,
le zuppe di tofu,
gli attivisti climatici,
quel che ancora sempre di pesante, di volgare che non è proletariato,
è l’arricchito cialtrone della politica demagogica,
in qualche modo il ladro di ideali, di fatica altrui,
è la rottura di palle dei valori sbandierati, della cultura millantata,
della furfanteria e la fanfaronaggine,
della controipocrisia da pubbliche virtù e private perversioni di molti compagni di potere,
il finto sudore di chi mai ha lavorato,
è l’elettromonopattino e la Ong di rapina,
il dress code da riunione sindacale, bella ciao e soldi fluo,
è il ditino alzato da mettersi sai dove,
è la lotta alle disuguaglianze che passa per l’abolizione di tacco 7,
però se la nuotatrice Pellegrini apre sempre a Padova
un locale chiamato tacco 12 nessuno fiata e le propongono di candidarsi.
Francamente, va bene tutto, anzi male, ma il woke calzaturiero anche no;
la reductio a divisa cinese nel 2023, con le cinesi che pure loro stanno su OnlyFans, anche no;
il dirigismo stilistico, per favore no.
Ecco, che l’agenda 2030 debba passare per un’osteria dove ancora si osa cenare, vivaddio,
vestiti da uomini e da donne, in chiara distinzione di ruoli, per la carità no.
Facciamo che ognuno si acconci dove gli pare ai banchetti che vuole
e se la sinistra manicomiale non è d’accordo,
se vuole solo conciarsi,
se punta all’appiattimento pure davanti a un piatto di pasta,
se vuole il mondo a guisa di festa dell’Unità,
è un problema suo.