Val
Torniamo alla LIRA
Nessuna parodia
Quella che segue è quindi una lista, purtroppo non completa, per via da un lato delle dimensioni
– vi assicuro molto importanti del documento, in perfetto stile togliattiano -,
dall’altro perché molti dei termini sono specificamente legati alla lingua inglese
e al gergo statunitense in modo così complesso da spiegare,
che renderebbe davvero difficile comprendere il ragionamento mentale
che sta dietro alla volontà di cancellare il termine stesso.
Niente di ciò che leggerete è una parodia,
anche se mi rendo conto che vi potrebbe sembrare mi sia inventato qualcosa per prendere in giro i woke.
Non è così: ho preso le parole/frasi bandite, le rispettive alternative suggerite dal sito di Stanford
com’era l’ultimo giorno in cui è stato accessibile al pubblico, e ho tradotto il tutto fedelmente.
Ci ritroveremo alla fine, per tirare un minimo le fila e fare qualche riflessione insieme,
dato che credo che di spunti ve ne siano,
soprattutto per quanto riguarda le tecniche adottate dai propositori
(potete inviare i vostri suggerimenti di parole dannose alle bravissime persone dell’EHLI a questo indirizzo e-mail: [email protected]).
Sezione 1. Abilismo
Il linguaggio abilista è un linguaggio offensivo nei confronti delle persone con disabilità e/o che svaluta le persone con disabilità.
Il colonialismo è la politica o la pratica di acquisire il controllo politico totale o parziale di un altro Paese,
occuparlo con coloni e sfruttarlo economicamente. È meglio evitare i termini che derivano dal colonialismo.
La cultural appropriation è il prendere parti di un’altra cultura e farne uso nel nostro quotidiano.
Il linguaggio che fa appropriazione culturale utilizza in modo improprio termini
che hanno un significato per una particolare cultura, in un modo che spesso manca di rispetto o di apprezzamento.
Quella che segue è quindi una lista, purtroppo non completa, per via da un lato delle dimensioni
– vi assicuro molto importanti del documento, in perfetto stile togliattiano -,
dall’altro perché molti dei termini sono specificamente legati alla lingua inglese
e al gergo statunitense in modo così complesso da spiegare,
che renderebbe davvero difficile comprendere il ragionamento mentale
che sta dietro alla volontà di cancellare il termine stesso.
Niente di ciò che leggerete è una parodia,
anche se mi rendo conto che vi potrebbe sembrare mi sia inventato qualcosa per prendere in giro i woke.
Non è così: ho preso le parole/frasi bandite, le rispettive alternative suggerite dal sito di Stanford
com’era l’ultimo giorno in cui è stato accessibile al pubblico, e ho tradotto il tutto fedelmente.
Ci ritroveremo alla fine, per tirare un minimo le fila e fare qualche riflessione insieme,
dato che credo che di spunti ve ne siano,
soprattutto per quanto riguarda le tecniche adottate dai propositori
(potete inviare i vostri suggerimenti di parole dannose alle bravissime persone dell’EHLI a questo indirizzo e-mail: [email protected]).
Sezione 1. Abilismo
Il linguaggio abilista è un linguaggio offensivo nei confronti delle persone con disabilità e/o che svaluta le persone con disabilità.
- “tossicodipendente“, usare invece: “persona con un disturbo da uso di sostanze”.
- Contesto: l’uso di un linguaggio incentrato sulla persona aiuta a non definire le persone in base a una sola delle loro caratteristiche.
- “studio in cieco” e invece usare: “studio mascherato”.
- Contesto: perpetua involontariamente l’idea che la disabilità sia in qualche modo anormale o negativa, favorendo una cultura abilista.
- “storpio“, usare invece: “disabile, persona con disabilità”.
- Contesto: linguaggio abilista che banalizza le esperienze delle persone con disabilità.
Il colonialismo è la politica o la pratica di acquisire il controllo politico totale o parziale di un altro Paese,
occuparlo con coloni e sfruttarlo economicamente. È meglio evitare i termini che derivano dal colonialismo.
La cultural appropriation è il prendere parti di un’altra cultura e farne uso nel nostro quotidiano.
Il linguaggio che fa appropriazione culturale utilizza in modo improprio termini
che hanno un significato per una particolare cultura, in un modo che spesso manca di rispetto o di apprezzamento.
- “seppellire l’ascia di guerra” e invece usare: “chiedere la pace, chiedere una tregua”.
- Contesto: l’uso di questo termine è un’appropriazione culturale di una tradizione secolare di alcune popolazioni indigene del Nord America, che seppellivano gli strumenti di guerra come simbolo di pace.
- “capo“, invece usare: “il nome della persona”.
- Contesto: chiamare una persona non indigena “capo” banalizza sia i capi ereditari che quelli eletti nelle comunità indigene.
- “guru“, invece usare: “esperto, esperto in materia di, maestro, leader, insegnante, guida”.
- Contesto: nelle tradizioni buddista e induista, questa parola è un segno di rispetto. L’uso disinvolto ne annulla il valore originario.
- “sul piede di guerra“, invece usare: “pronto all’offensiva”.
- Contesto: appropriazione culturale di un termine che indicava il percorso seguito dalle popolazioni indigene in direzione di una battaglia con un nemico.
- “Pocahontas“, invece si usa: “il nome della persona cui ci si rivolge”.
- Contesto: si tratta di un insulto e non dovrebbe essere usato per rivolgersi a una donna indigena, a meno che non sia il suo vero nome.