Solo politica (10 lettori)

captain sparrow

Forumer storico
premesso che il giornalista ha dichiarato di avere una sola fonte e non è con una sola fonte che si fanno le inchieste giornalistiche. Le fonti vanno confermate da carte e altre fonti per evitare un falso informatore al soldo di altri giocatori

nel caso fossero stati davvero gli USA, e ribadisco che non c'è nessuna prova al riguardo, io sarei cmq grato agli USA per averci staccati dalla dipendenza russa. Senza questo evento, saremmo ancora sotto ricatto di Putin con i tedeschi che soffrivano della sindrome di Stoccolma.
In questo articolo c'è anche il link per l'articolo originale. Interessante la domanda:se la Russia, ma mettiamo qualunque altro paese, avesse fatto un tal atto nei confronti di una infrastruttura USA, cosa sarebbe successo? Notare che i tubi appartenevano al 50 %a società occidentali.

 
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captain sparrow

Forumer storico

Piccolo ot :
Non seguo Sanremo, ma ricordo dall' infanzia, che era un festival della canzone e cantavano. Adesso cantano ancora? Mi sembra che più che cantare parlano.
 
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Val

Torniamo alla LIRA
Eccoli qui i "democratici".
Perfetti comunisti ancora liberi di parlare.


Ecco a voi quelli che si professano i democratici,
i sedicenti democratici in eterna lotta contro l’invasore fascista.


Tutto è legittimo:
ricorrere alla squalifica,
alla violenza,
alla lotta armata,
perfino sputare sulla memoria dei morti.

Sono gli stessi che si recano in piazza e sventolano le bandiere rosse, falce e martello,
al grido “Meloni ti strappiamo il cuore” ed altri slogan eversivi.


Questa volta, però, il caso è ancora più grave, e ricorre proprio nel Giorno del Ricordo,
quando tra i 3.000 e gli 11.000 ITALIANI - come loro - furono uccisi dai comunisti jugoslavi di Tito, dopo la Seconda Guerra Mondiale.


La motivazione? Perché italiani.


A Bologna, quattro ragazzetti del collettivo Osa (Opposizione Studentesca d’Alternativa)
– sì, si proclamano ancora comunisti – hanno “ben” deciso di uccidere per la seconda volta le vittime delle stragi titine.


Prima, condividendo un’immagine che fa rabbrividire, raffigurante Tito e la gelante scritta:

“Dalla parte giusta della storia, con la resistenza jugoslava, contro il revisionismo fascista”
.
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E poi, organizzando un presidio dallo slogan: “Bologna è antifascista. Nessuno spazio ai fascisti”.


Le motivazioni sono a dir poco raccapriccianti.

La giornata del Ricordo viene definita come “una contro-narrazione vittimistica” da parte dei fascisti,

che cercherebbero di “celare l’alleanza e la connivenza coi nazisti”.



E ancora, si parla di “narrazione istituzionale”, “ricostruzione storicamente falsa“, “falsa retorica”.


Insomma, definizioni che possono rientrare in un unico ed esclusivo campo: quello del negazionismo.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Una pratica che contraddistingue la sinistra, dal cuore rosso infuocato,

incapace di mangiare giù il groppone ed appurare un dato inoppugnabile:

il comunismo italiano è un lontano ricordo del passato, definitivamente morto e sepolto.



Nonostante quasi la metà degli italiani sia oggi a trazione centrodestra, i vecchi – ma giovani – komunisti
ritengono di vivere sotto dittatura, sotto un totalitarismo nero che ci porterebbe indietro di ottant’anni.


Eppure, c’è chi si raffigura nel XXI secolo con pugno chiuso, stelle rosse, falce e martello.

Una presentazione ben lontana da quelli che potrebbero essere i sani principi di democrazia e liberalismo.


Ma non finisce qui, ed è il caso ancora di Bologna.

In mattinata sono spuntate nuove scritte negazioniste riguardanti il Giorno del Ricordo,
questa volta nei pressi della chiesa S. Maria Madre della Chiesa:


“Con la resistenza jugoslava, contro il revisionismo fascista. Dalla parte giusta della storia”.


Slogan che, quindi, ripete quanto condiviso via social dal kollettivo comunista bolognese.


Slogan della (piccolissima) parte d’Italia che ritiene legittime le inaudite violenze titine,
quella stessa parte che accomuna certi esponenti dell’Anpi,
quando due anni fa le Foibe vennero relegate con la formula “vicenda storica minore”.


Una vergogna per il nostro Paese, una vergogna per la memoria storica.


U N A V E R G O G N A P E R V O I
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il picco l'ha però raggiunto "repubblica" secondo cui la tragedia del Confine Orientale sarebbe

una vicenda storica minore e molto più complessa,
figlia di un conflitto in corso dove anche le aggressioni del regime fascista ebbero delle loro responsabilità“.

Una frase aberrante, quasi offensiva.


Come se buttare in una fossa carsica degli innocenti (gli istriani non erano forse “indifesi”?)

fosse meno grave solo perché era in corso una guerra:

state dicendo che gli infoibati se la sono un po’ meritata perché Mussolini invase la Jugoslavia?


Occhio per occhio.


Ogni eccidio ha una sua specificità, ma resta in parte anche una somma di tanti omicidi.

E ogni omicidio spezza la vita di una persona che aveva dei parenti, amici, amanti, figli.


Come si può banalmente ridurre gli istriani a defunti di serie B,

e il loro dolore a “vicenda storica minore"
?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ahahahahahah buffoni e c'è pure qualcuno che gioisce. PIRLA


Mentre la patria del bel canto si domanda chi vincerà il festival di Sanremo,

la notizia dell’inchiesta giornalistica condotta dal premio Pulitzer Seymour Hersh

sul sabotaggio dei gasdotti Nord Stream passa in secondo piano, oserei dire in cronaca,

senza che la politica, la magistratura o l’opinione pubblica si pongano serie domande.



In estrema sintesi, Seymour Hersh sostiene (con dovizia di particolari),

che i due gasdotti siano stati fatti esplodere da sommozzatori americani incaricati da Joe Biden,

il quale, prima di autorizzare la missione, avrebbe persino avvertito Olaf Scholz.


La cosa sembra non interessare a nessuno,

siamo talmente abituati all’assurdo da non essere più in grado di indignarci.



In fondo, Gli Stati Uniti hanno compiuto un sabotaggio per liberare l’Europa (e soprattutto la Germania)

dalla dipendenza dal gas fornito a basso costo dalla Federazione Russa,

ottenendo un triplice risultato:

indebolire la Federazione Russa,

rendere l’Europa condizionabile agli usa

e vendere il proprio gas liquido.


I risultati sono stati raggiunti, nessuno (neppure Olaf Scholz) si è lamentato.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Da giurista – so di essere pedante – avrei molto da obiettare.


Mai come in questi ultimi tre anni abbiamo assistito a un fenomeno di

sistematica violazione del diritto vigente in nome dello stato di emergenza (pandemica, bellica).



E’ sufficiente leggere le motivazioni con cui la Corte Costituzionale

ha giudicato legittimi gli obblighi vaccinali per rendersi conto che sì, esiste ancora una Costituzione,

ma in casi di emergenza il potere esecutivo può violarla nell’interesse collettivo.


Mi limito, sommessamente, a osservare che le Costituzioni sono nate proprio per tutelare i cittadini contro gli abusi del potere esecutivo…


Un atto di terrorismo internazionale compiuto con l’autorizzazione del Presidente degli Stati Uniti passa sotto silenzio
.


La logica di guerra – che giorno dopo giorno ci avvicina a una catastrofe senza precedenti nella storia
prevale su tutto, persino sul diritto.


In fondo, il diritto è un lusso che ci possiamo permettere in tempi ordinari,

ma questi sono tempi emergenziali.


Nessuno osserva che se i nostri sono tempi emergenziali

è perché qualcuno ha perseguito un preciso disegno politico di allargamento della NATO


(per non parlare del perseguimento dei progetti di gain of function

che hanno fatto sì che un virus creato in laboratorio uccidesse oltre sei milioni di esseri umani).
 

Val

Torniamo alla LIRA
16 agosto 1948: una data che rimarrà indelebile nella mente di Aldo Baborsky,

88 anni, ex impiegato comunale che ha vissuto sulla propria pelle la paura,

il dolore, l'angoscia delle famiglie che varcarono il confine tra Oriente e Occidente.


Quel 16 agosto di 75 anni fa, Baborsky, allora 13enne lasciò la sua casa di Fiume per compiere un viaggio che oggi,

venerdì 10 febbraio 2023, nel Giorno del Ricordo, celebrato per conservare e rinnovare

la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe,

dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra

e della più complessa vicenda del nostro confine orientale,

è stato rievocato con potenza e lucidità durante la cerimonia organizzata sul lungolago Riva Martiri delle Foibe.


L'architetto Baborsky ha rivissuto quei tragici momenti.

Ha rivissuto quel viaggio da Fiume a Trieste durato 12 ore.

Ha rivissuto la scena di un soldato jugoslavo che a San Pietro del Carso gli puntò un fucile addosso.
 

Val

Torniamo alla LIRA



" Noi non dimenticheremo - ha detto Adriano Javarian Savarin, delegato provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia -

Non lo faremo per i tanti morti gettati nelle foibe, per i tanti uomini che hanno dovuto lasciare le loro case".
 

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