Ho avuto modo, negli ultimi 20 anni, di seguire il processo di avvicinamento (cauto) tra
Russia e
Cina
con
moltissimi incontri segreti e ufficiali a
Ekaterinburg,
San Pietroburgo e altrove,
mentre da un lato si tentava di rimettere i piedi sulla testa delle nazioni dell’ex Sovietistan in Asia centrale,
e dall’altro si costruiva un’alternativa al dollaro, cercando di coinvolgere i Paesi del
Brics (
Brasile,
Russia,
India, Cina,
Sudafrica).
In Italia non è andata meglio:
negli anni del tentativo di costruzione dell’impero sino-russo, continuavamo a detestare l’America.
Milioni di
pacifisti di sinistra sfilavano in Europa dietro al presidente francese
Jacques Chirac,
un presidente tra l’altro “sovranista” e nazionalista.
Difendevano a spada tratta quel Saddam che aveva invaso il
Kuwait nel silenzio dei buonisti europei.
Stati Uniti che, tra l’altro, hanno poi consegnato il potere agli sciiti iracheni, che erano maggioranza in
Irak,
pur sapendo che non erano certo vicini all’Occidente.
Per non parlare della liberazione dell’
Afghanistan, con la sinistra in lacrime e poi – nel momento in cui le conveniva mediaticamente –
pronta a tornare a piangere, quando
Barack Obama e
Joe Biden codificarono e attuarono il ritiro che ha riconsegnato Kabul nelle mani dei mostri
taliban.
Alcuni membri del
Partito Comunista italiano, ancora pochissimi anni prima del crollo dell’Impero leninista-stalinista,
andarono in
Cecoslovacchia e altrove a imparare la codifica e decodifica di messaggi cifrati.
Tutto questo per dire che la
Cina del pallone meteo non è da meno del fu
impero sovietico.
Ci spiano, così come lo facciamo anche noi.
Ma dev’essere anche chiaro, ai polli d’allevamento che si bevono tutto,
che – tra Occidente, dittature e teocrazie orientali – non c’è né una via di mezzo né nessuna ambiguità possibile.
Se si è in una guerra che speriamo sia ancora “
fredda”, c’è poco da scegliere tra finire a
Mosca oppure a
Washington.
Sono certo che nemmeno
Palmiro Togliatti, adesso, opterebbe per la prima soluzione.
Mi dicono, però, che la propaganda dei media cinesi abbia colpito così duramente
che
molti cittadini sono convinti che il Covid si sia originato negli Usa.
A parte che anche in Italia c’è stato qualche
stambergato mentale
pronto a credere al complotto demo-pluto-giudeo-anglosassone sul Covid,
tornerò a citare Epitteto e il suo “non i fatti, ma le opinioni, muovono gli uomini”.
E le opinioni, come una volta si diceva sulle donne, sono “mobili”.
Che il woke
non sia con noi.