Solo politica (10 lettori)

ConteRosso

mod sanguinario
mi fido del mio orecchio toscano : le* sarà pure corretto ma a me stride



*ovviamente la forma scritta è diversa da quella parlata lo imparai a mie spese quando scrissi Macchiavelli anzichè Machiavelli
 

Ignatius

sfumature di grigio
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Beppe Grillo, 2006 ma sempre attuale.

"Le donne, in fondo in fondo ci stanno".
 

Claire

ἰοίην
Vedi l'allegato 600699

Beppe Grillo, 2006 ma sempre attuale.

"Le donne, in fondo in fondo ci stanno".
Una mia amica, dirigente scolastica, è in difficoltà: il suo tentativo di promuovere un confronto con genitori e alunni di una classe di quinta elementare, dove si sono susseguite umiliazioni e offese sessiste di maschietti verso coetanee e professoresse, va scontrandosi con la resistenza di alcuni padri, che derubricano l’accaduto a innocue goliardate o doverosi rituali di iniziazione virile: “cominciano presto”, ha ridacchiato compiaciuto uno di loro. Cominciano presto, per continuare in alcuni casi indisturbati, protetti dall’istintiva solidarietà dell’opinione pubblica verso i figli di buona famiglia tacciati dell’infamante accusa di violenza sessuale e dalla naturale diffidenza che si riserva invece alle loro accusatrici, sospettate di coltivare gli interessi più diversi o semplicemente di non sapere badare a se stesse (e dunque, si sottintende, esposte al legittimo arbitrio e all’incontenibile desiderio sessuale maschile…). E’ questa compatta connivenza, è questa stratificazione tossica di stereotipi di genere, che minimizza o persino celebra “il pisello da fuori” di lui e interroga dubbiosa la condotta di lei prima e dopo il presunto accaduto, a nutrire, oggi come ieri, la “cultura dello stupro” e il suo corollario di false credenze: “lei era consenziente”, “perché non ha denunciato subito?”, “se l’è cercata”, “lui non ha capito”, ecc. ecc. E’ questa compatta connivenza che rischia di riprodursi non solo nelle parole di Beppe Grillo, promossosi avvocato del figlio in forza della sua posizione di privilegio e visibilità mediatica, ma di tutti e tutte coloro che si sono affrettati a esprimergli cordoglio e solidarietà “da genitore”, “da padre”…senza riuscire a spendere - mancanza di verità giudiziaria per mancanza di verità giudiziaria - mezza parola per la ragazza, e per i suoi, di genitori, evidentemente privi di altrettanta “voice”. O semplicemente rispettosi del lavoro della magistratura.
 

mvdvec

Aquila della notte
"Tea Consent (un documento un po’ ironico un po’ serio stilato dalla Polizia inglese per chiarire i termini della questione):

«Se ancora fai fatica a capire cosa vuol dire consenso, immagina soltanto che invece di prepararti a fare del sesso, stai per preparare una tazza di tè. Se dici “Hey, ti andrebbe una tazza di tè?” e l’altra ti risponde “Oddio, assolutamente sì, ho una voglia matta di una tazza di tè! Grazie!”, allora sai che vuole una tazza di tè. Se dici “Hey, ti andrebbe una tazza di tè?” e l’altra fa “uhm” e “ahh” e dice “Non sono proprio sicura…”, allora puoi preparargliela o meno ma sii consapevole che potrebbe non berla e che se non la beve — questa è la parte importante — non gliela farai bere (per forza). Il fatto che tu abbia preparato il tè non vuol dire che hai il diritto di farglielo bere per forza. Se dicono “no, grazie” allora vedi di non prepararle il tè. Non farle il tè, non farle bere il tè, non prendertela con lei perché non vuole il tè.
Potrà anche dire “si grazie, è molto carino da parte tua” e poi quando il tè è pronto non lo vuole più. Certo è un po’ fastidioso perché tu hai fatto tutto lo sforzo di prepararlo, il tè, ma rimarrà libera dall’obbligo di bere il tuo tè. Voleva il tè, ora non lo vuole più. A volte le persone cambiano idea nel tempo che occorre per far bollire l’acqua nella teiera, fare l’infusione e aggiungere il latte in tazza. E va bene così, le persone cambiano idea, e tu nonostante tutto non hai il diritto di guardarle bere il tè anche se hai fatto tutto lo sforzo di prepararlo.
Se sono prive di sensi, non preparare loro il tè. Le persone svenute non vogliono il tè e non possono rispondere alla domanda “vuoi del te?” perché sono svenute. Ok, forse erano vigili, sveglie, quando hai chiesto se volevano del tè e hanno detto di si, ma nel tempo trascorso mentre l’acqua bolliva, hai fatto l’infusione e hai messo il latte in tazza, hanno perso conoscenza. Dovresti solo appoggiare la tazza di tè, assicurarsi che la persona che ha perso i sensi stia bene e — questa è la parte importante — non devi far bere loro del tè. Avevano detto di sì prima, sicuro, ma le persone in stato di incoscienza non vogliono del tè.
Se qualcuna aveva detto di sì a una tazza di tè, ha cominciato a berlo, e poi ha perso i sensi, si è addormentata, è svenuta prima di finirlo, non devi continuare a versarglielo giù per la gola. Togli la tazza di tè e assicurati che stia bene. Perché le persone che hanno perso conoscenza non vogliono del tè.
Se una persona avesse detto di “sì” a bere un tè a casa sua sabato scorso, questo non significa che voglia che tu faccia il tè per lei ogni volta. Non significa che voglia che tu vada a casa a trovarla per farle il tè e obbligarla a berlo dicendo qualcosa tipo “ma la settimana scorsa il tè lo volevi” e non significa che abbia voglia di svegliarsi con te che le stai versando il tè giù per la gola dicendo “ma il tè la notte scorsa lo volevi”.
Se puoi capire come sia completamente assurdo forzare le persone a bere un tè quando non lo vogliono, e se sei in grado di capire quando le persone non vogliono il tè, allora perché è così difficile capire la stessa cosa quando si tratta di sesso?»
 

franky1

Forumer storico
Comunque fossi nei panni altrui...una telecamerina che rigistri tutto per dimostrare che il Tè l'ha voluto e l'ha consumato consenziente la metterei.
Si sa mai che per vendetta per via di qualche presunto torto subito, dopo magari uno o tre mesi o anni decida che ha "subito violenza" con relativa denuncia.
 

Sir Wildeman

Nuovo forumer




 

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