SOLITAMENTE SEGUO UNO SCHEMA: (2 lettori)

DANY1969

Forumer storico
Decisione da prendere
Dubbio
Pro/contro
Giorni di tormento interiore
Esasperazione
Scelta di impulso
Minchiata
:d: :wall:
Buona settimana a tutti :)
Oggi torniamo in Nepal: Ama Dablam, Thengboche, Kumbu Valley, Everest da Kalapatthar :)

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Val

Torniamo alla LIRA
Buongiorno. Eccolo qui l'avvocato nell'intento di "fare il suo mestiere".
Come si fa per ottenere qualcosa ? Si spara la cazzata.

Proroga di 6 mesi dello stato di emergenza.

E si attendono le reazioni.
Naturalmente solo pochi dei 5stalle appoggiano l'idea...e qualche pidiota.

Poi si ritrae la manina - perchè il suo punto di arrivo è proprio quello -
"ma no, cosa avete capito. Io intendevo dire una proroga parziale perchè il rischio è ancora alto.
Vedete quanti casi di ritorno abbiamo".

Strano vero ? Tutti questi casi di clandestini ed indiani o pseudo proprio ora.......

E così si propone il 31 ottobre.

Che è la data che vuole raggiungere lui.

Perchè - parliamoci chiaro - fine ottobre siamo in autunno - piove, c'è umidità -
arriva prima il raffreddore e poi l'influenza. E cosa c'è di meglio che arrivare
al 31 ottobre, vedere come sono andate le elezioni regionali e comunali,
come sono andate le questioni europee, vedere se quelle parte di coglianazzi della Carfagna
appoggiano il governo e decidere per un nuovo stato di emergenza ?

Facile no.
 

Val

Torniamo alla LIRA
La nuova ipotesi in campo porta al 31 di ottobre.

Si è discusso molto in questi giorni della possibilità che lo "stato di emergenza" venisse prorogato sino alla fine dell'anno.

Giuseppe Conte, per via della decisione che il governa vuole prendere,
è stato criticato a spron battuto da chi non concorda con questa presunta necessità.

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Non solo: anche più di un virologo si è scagliato contro le intenzioni dei giallorossi.


Il premier era stato vago, non citando la scadenza della disposizione, che è comunque straordinaria:

"Ragionevolmente ci sono le condizioni per proseguire lo stato di emergenza per il coronavirus dopo il 31 luglio".

Ed ancora:

"Lo stato di emergenza serve per tenere sotto controllo il virus.
Non è stato ancora deciso tutto, ma ragionevolmente si andrà in questa direzione".

Diminuire i tempi, indicando la dead line dello "stato d'emergenza" ad ottobre
potrebbe essere il modo individuato per provare a placare le rimostranze delle forze di centrodestra.

"Tra l'approfittare di una situazione e l'abusarne ne corre: il limite è ormai valicato".

"Il ministro Boccia dice che lo 'stato d'emergenza è la nostra Arca di Noe.
Ha ragione: anche in questo caso è pensato soprattutto per salvare specie a rischio estinzione,
come grillini, piddini e renziani che fanno i ministri e occupano poltrone senza il consenso popolare",

La libertà non è cancellabile attraverso un decreto, così come riportato dalla Lapresse.

Secondo La Stampa, l'esecutivo vorrebbe sì optare per il prolungamento della fase emergenziale ma solo fino ad ottobre.
Un orientamento che potrebbe non modificare il pensiero ed i toni della opposizione parlamentare.
In corso c'è del resto anche un partecipato dibattito sul ruolo esercitato dalla Camera e dal Senato
in relazione ad un periodo che è stato interessato da numerosi decreti della presidenza del Consiglio dei ministri.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Sarebbe un errore immaginare che oggi i figliocci di Togliatti attentino alla democrazia coi carri armati,
gli arresti di massa e gli eccidi come succedeva nel 1956 a Budapest, con la solenne approvazione
sia del Migliore che di Giorgio Napolitano e quasi tutti i falce e martello.


Da allora ad ora gli eredi di Palmiro si sono evoluti, fusi coi chierici di sinistra più invidiosi, camuffati nei simboli e nei nomi,
trasformati in democratici apparenti, fino ad arrivare di recente a sposarsi coi grillini nonostante li odiassero fino al giorno prima.


Sia chiaro quel matrimonio s’è fatto perché la sete di potere dei comunisti è sempre stata smisurata,
perché del popolo se ne sono sempre buggerati e per simbiosi i grillini erano i naturali alleati,
sia per matrice, che per genia e insolenza verso la democrazia.


Insomma nel corso dei decenni si sono aggiornati, ancora di più nel sodalizio coi 5 stelle che sulla tecnologia fanno faville,
per farla breve cambiato il pelo il vizio che è rimasto tale e quale ha subito solo un ammodernamento naturale passando al carro armato virtuale 4.0.


Oggi i postcomunisti, cattocomunisti, grillini, non attaccano più la democrazia, la dissidenza, la libertà e la voglia d’alternanza,
dalla sera alla mattina con l’ingresso delle forze militari, utilizzano altri armamentari, più subdoli, sottili, tali per cui il risultato arrivi piano piano ad essere scontato.


Insomma tolgono libertà un po’ alla volta, fino a piegare il corso degli eventi contro la volontà dei maggiorenti,
col solo scopo non solo di mantenere il potere ma di rendere più complicata l’affermazione della democrazia compiuta.


È per questo che a settembre dell’anno scorso non hanno esitato un secondo a cancellare le offese,
gli insulti, le accuse terribili incrociate, i giuramenti pubblici, roba da nemici per la pelle e per la vita,
pur di strappare alla democrazia il voto popolare che certamente li avrebbe fatti sparire.


Dopodiché, inaspettatamente e tragicamente è arrivato il virus, un destino cinico e baro per il paese,
che gli ha servito su un piatto d’argento la possibilità d’intervenire sulla nazione addirittura scavalcando la Costituzione,
non lo diciamo noi che siamo niente, ma una quantità di giuristi e Cesare Mirabelli che della consulta è stato presidente.



Questi signori guidati da Giuseppe Conte, decretando l’emergenza nazionale, con lo strumento dei dpcm
non solo hanno tagliato fuori il Parlamento, ma iniziato a togliere un po’ per volta le libertà garantite dalla carta,
dall’uso del contante, alla libertà d’impresa, ai movimenti, agli incontri con gli amici e coi parenti, alle manifestazioni, alle date per le libere elezioni.


I giallorossi per via del covid hanno chiesto di tracciare i cittadini come nemmeno nei soviet s’era visto,
spese, comportamenti e spostamenti registrati, per non parlare delle chiusure regionali solo agli italiani
perché dal mare lasciano che arrivino tutti i giorni migliaia e migliaia di immigrati illegali molti dei quali infettati dal virus e ammalati.


Parliamo di gente che arriva dalle coste nel paese che spesso fugge clandestina dai centri di ricovero e accoglienza
coi rischi enormi che sappiamo alla faccia del tormentone sulla prudenza, sui distanziamenti, sulle mascherine e sugli assembramenti.


Eppure per meglio tenere sotto botta gli italiani e visto che la legge sull’emergenza si avvia a scadenza,
nonostante i dati sull’epidemia siano molto migliorati in qualche caso azzerati, chiedono il bis di altri 6 mesi
o in subordine fino a ottobre, guarda caso mentre ci si avvia alle votazioni regionali di settembre coi sondaggi a favore del centrodestra.



Ma ciò che fa rabbrividire è che il governo in questi mesi anziché utilizzare i pieni poteri per salvare dal disastro economico il paese,
li ha utilizzati per intimorire con propaganda e restrizioni e per bruciare 80 miliardi al vento,
in assistenza, statalismo improduttivo, salvataggi inutili, monopattini, biciclette e una serie di “marchette” inutili e dannose.


Come se non bastasse il Conte-bis ha frantumato ogni regola di equità sociale spezzando in due il paese
tra segmento privato e apparato statale, il primo ridotto alla fame e al rischio di chiusura garantita,
il secondo pagato e in qualche caso strapagato lasciato a casa ed alla bella vita.


Insomma nessuna revisione, nessuna strategia, nessun piano concreto per l’economia,
ma solo spesa allegra da una parte e debito a gogò in cambio di niente dall’altra, il tutto in attesa che l’Europa
ci tolga dal fuoco le castagne che questa maggioranza nemmeno vede tanto è presa dallo spasmo di evitare il voto
e di prolungare l’emergenza per comandarci a bacchetta.



Ecco perché a ottobre si rischia il collasso, la morte dell’economia assieme a quella della democrazia,
e tutto nel silenzio più assordante degli organismi e delle istituzioni che lasciano passare, come fossimo in una fase tranquilla, espansiva e salutare.


Rischiamo di giocarci il futuro del paese, della tenuta economica e sociale, solo per impedire che vinca il centrodestra,
perché sia chiaro stiamo obbedendo ad un diktat europeo che come prima condizione per ogni aiuto
ha posto quella di evitare ad ogni costo che al governo vada il centrodestra.



Questa è la realtà alla quale la sinistra postcomunista pur di comandare si è adeguata volentieri,
ridurre uno straccio l’Italia, consegnarla alla Ue e un pezzetto alla Cina,
in attesa di polverizzare il centrodestra e il suo consenso per portarlo a perdere le elezioni quando i sondaggi lo daranno sconfitto.


Prestarsi alla distruzione del paese,
allo sfascio sociale,
al rischio di proteste e della rabbia,
al pericolo dello sfaldamento democratico,
occupazionale,
nazionale,

è terrificante, altroché Italia viva, sulla porta avrebbe dovuto scrivere AAA democrazia cercasi a Italia morta.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ma si può chiedere la proroga dello stato di emergenza se l’emergenza non c’è?

La logica elementare direbbe di no.

Ma l’esigenza di tenere in piedi l’attuale Governo almeno fino all’inizio del prossimo autunno
per evitare una crisi che potrebbe sfociare in elezioni anticipate se ne infischia della logica.

Anche perché l’esperienza insegna che se l’emergenza non c’è, la si può anche costruire attraverso l’azione di media compiacenti
disposti a suscitare un clima di estrema tensione e preoccupazione nel Paese
allo scopo di favorire il disegno politico della coalizione governativa del suo massimo responsabile.



Il gioco, però, è estremamente pericoloso.

Perché rischia di allargare in maniera irreversibile quella spaccatura che si è verificata nella società italiana
durante i mesi del blocco totale tra i presunti virtuosi del cosiddetto ceto medio riflessivo
che pongono la salute pubblica al centro delle loro priorità e danno ideologicamente per scontato
che in nome di questa priorità si possano e si debbano accettare tutte le limitazioni alle libertà individuali dei cittadini
ritenute indispensabili dalle massime autorità politiche rese inattaccabili dalla legislazione emergenziale.


Non si tratta di una spaccatura solo culturale ma di una lacerazione tra categorie portatrici di interessi estremamente diversi,

quella dei dipendenti pubblici che possono contare a fine mese su risorse garantite dallo Stato

e quelle di dipendenti di società private che hanno sperimentato sulla loro pelle come il blocco delle attività può salvare la salute
ma li condanna ad un miseria a cui non riescono a porre alcun rimedio le promesse di interventi
assicurati ma spesso disattesi dal Governo e dal sistema bancario.



Il rischio, dunque, è che il conflitto politico ed ideologico diventi un conflitto sociale,

tra il ceto medio riflessivo che vota a sinistra con la pancia piena e la convinzione di essere comunque i tutori della virtù

ed il ceto medio irritabile e che non vota a sinistra ed a cui viene tolta ogni possibilità di lavoro e sopravvivenza in nome di una emergenza


che serve soltanto ad impedire che gli irritati possano andare al voto anticipato e battere democraticamente i garantiti con la pancia piena.


Gli apprendisti stregoni, dunque, farebbero bene ad evitare le loro sperimentazioni con i media compiacenti.

Non saranno di certo giornali e televisioni compiacenti a spegnere le tensioni ed i grandi fuochi quando saranno stati accesi.
 

Val

Torniamo alla LIRA
A soli quattro mesi dal taglio record di produzione deciso dall’OPEC +
per compensare il forte calo della domanda scatenata dai covid-19 e dall’interruzione della produzione ovunque ,
R-OPEC + (vale a dire, OPEC più la Russia e un gruppo di esportatori non OPEC)
ha deciso di riprendere lentamente a pompare di più per almeno 2 milioni di barili al giorno,
passando da 7,7 a 9,7 milioni di barili al giorno, dopo che l’Arabia Saudita ha deciso di appoggiare questa opzione
insieme ad altri produttori ed obbligando gli altri a seguirla.

La base della decisione è la possibilità di una ripresa nei consumi, visto che, pian piano, i lockdown vanno in esaurimento.


Ecco


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Il problema è che la ripresa c’è nei trasporti e nei movimenti, ma è molto, molto più lenta di quanto ci si potrebbe aspettare.

Quindi la domanda cresce , ma ad un livello molto più basso di quanto ci si aspetta.

Comunque a questo problema se ne aggiungono altri due :


  • La Cina sta esaurendo lo spazio di stoccaggio nei propri porti,
  • perchè ha acquistato oro nero a man bassa approfittando dei prezzi bassi.
  • Però, anche se si costruissero depositi a man bassa, prima o poi la capacità di stoccaggio finisce e due settimane fa eravano già al 69 di saturazione;

  • a Cushing, dove vi è lo stoccaggio del WTI americano e si fanno i prezzi del future,
  • i depositi, stracolmi fra aprile e maggio, tanto da mandare i prezzi dei future in negativo, sono meno pieni,
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ma assolutamente non vuoti.

Un po’di capacità c’è, ma non enorme e si fa presto a rimandare i soldi in negativo.


I Sauditi non vogliono essere tagliati fuori dal mercato per mantenere i prezzi più alti,
anche nell’ottica del nuovo accordo fra Iran e Cina che assicura ampie forniture a Pechino a prezzi di saldo.

A questo punto per Riad l’aumento di produzione è quasi una questione di vita o di morte.

Però rischiamo di rivedere caos sul mercato, esattamente come stava succedendo già prima del COVID
con la guerra commerciale fra Russia ed Arabia, rischia di riproporsi peggiorata dal calo delle possibilità di stoccaggio.

Il prezzo cadrebbe rapidamente.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Non si può dire che questo non sia un anno eccezionale.

Lo è anche, tra le altre cose, perché luglio si è trasformato in un mese dal bollino rosso, ricco di ingorghi di adempimenti.

Numerose sono le scadenze previste di cui bisogna tener conto, alcune posticipate in virtù del periodo particolare che stiamo vivendo,
ma si tratterebbe di mini rinvii che sembrano prendere in giro, considerando che i problemi di liquidità di cui soffrono aziende e contribuenti
non si sono risolti con la ‘poderosa potenza di fuoco’ di cui ‘Promettopoli’ si era fatto carico.


Giorno 16 il colpo è doppio: sono previsti il versamento delle ritenute e dei contributi per i sostituti di imposta e il versamento dell’Iva mensile.

Il 17 luglio è un altro appuntamento per gli ammortizzatori sociali; questa volta riguarda le aziende che non richiedono l’anticipazione.

Rosario De Luca, presidente di Fondazione Studi Consulenti del Lavoro commenta:

«Quest’anno alle scadenze fiscali si vanno ad aggiungere gli adempimenti ordinari, oltre che a quelli legati alla gestione degli ammortizzatori sociali,
che già in questi mesi appena trascorsi hanno messo in serissima difficoltà aziende e professionisti».



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Campo minato per il 20 di luglio,

il quale prevede il pagamento del diritto annuale alla Camera di Commercio,

l’imposta di bollo sulle fatture elettroniche emesse nel 2° trimestre per importi superiori a 1.000 euro,

il versamento dell’imposte e contributi previdenziali e assistenziali sulla base della dichiarazione dei redditi per titolari di partita iva e soci di società.


Mentre Il 27 luglio bisogna trasmettere gli elenchi Intrast del II° trimestre 2020 e mensili di giugno 2020;

il 30 luglio scade il versamento delle imposte dovute sulla base della dichiarazione dei redditi soggetti diversi dai titolari di partita iva con maggiorazione dello 0,4% .

Il 31 luglio si chiude con la presentazione del modello per i rimborsi Iva trimestrale e quello per le operazioni effettuate con l’estero nel II° trimestre 2020.
 

Val

Torniamo alla LIRA
La tattica da seguire è chiara e palese. Da ultima spiaggia. Ma troverà terreno fertile.

Si attirano i coglionazzi di FI che non avranno futuro in caso di elezioni e vittoria del centro destra.

Si creano così tensioni ad hoc nel centro destra. Perchè i coglionazzi accetteranno.

Si cerca di intaccare la tenuta di una coalizione che - lasciata a 2 partiti - difficilmente potrà vincere.

Si va a fare un bel governone che darà al buon e bravo berlusca - riportato in auge persino da prodi
che potrebbe essere il prossimo pdr - e che - sicuramente - gli darà un bel posticino fisso al senato.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Formalmente è al ministero degli Esteri.

E, sempre formalmente, non è più il capo politico del Movimento 5 Stelle.

Eppure Di Maio si sta muovendo tantissimo, continua a piazzare i suoi nei posti chiave, fa incontri e tesse trame.

Dopo il faccia a faccia con Mario Draghi, Di Maio ha incontrato in gran segreto Gianni Letta,
un uomo che solo a nominarlo fa aprire migliaia di discussioni.

Secondo quanto confermato da diverse fonti, la riunione carbonara Letta-Di Maio è avvenuta una decina di giorni fa in un palazzo del quartiere Trastevere.

A lanciare l’indiscrezione è stata La Stampa, che spiega:

“Gianni Letta in questo momento vuol dire due cose, tra di loro potenzialmente incrociate:

un governo allargato a Forza Italia, ma vuol dire anche Mediaset, con tutti gli interessi che ruotano attorno alle tv di famiglia”.




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Ecco svelato, per chi non lo avesse ancora capito, il nuovo Movimento 5 Stelle,
quello fatto di incontri segreti col “diavolo”, nomine, poltrone, trucchetti di palazzo…


Della politica vera, quella che riguarda la gente e chi non ce la fa più, nemmeno l’ombra.

Per non parlare degli ideali e dei principi fondanti, nulla.

Sono tutti in soffitta già da un pezzo.

Mentre Di Maio continua a tracciare questo nuovo corso, rivestendo il ruolo di politico da prima Repubblica che sa intrallazzare.

Gianni Letta, come si legge ancora su La Stampa, è stato incaricato di assicurarsi una chiusura favorevole dell’accordo sull’Autorità garante per le comunicazioni.



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Nel gioco dei compromessi tra i partiti, “il patto tra i 5 Stelle e Forza Italia
prevede che nel board entri anche un nome preciso, di forte garanzia per i berlusconiani.

Si tratta di Laura Aria, dirigente del Ministero dello Sviluppo, guidato da Di Maio fino all’agosto scorso,
dove i grillini l’hanno potuta conoscere e apprezzare.

Ma, ovviamente, non era questo il motivo principale dell’incontro.

Era solo la facciata.

Perché dietro tutto questo c’è l’ombra dell’inciucione, ossia il governissimo.

Già alcuni mesi fa, Letta comunicò l’assoluta disponibilità di una pattuglia di “responsabili”
pronti a sganciarsi da Fi in caso di bisogno in Senato.


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La linea di Di Maio, già confidata diverso tempo fa ai suoi fidatissimi, è nota:

i 5 Stelle devono restare al governo anche in caso di una coalizione allargata che porti dentro anche Forza Italia.
Dopo aver digerito il Pd e Renzi, il M5S ora fa la pace anche con Berlusconi.
Lontani i tempi delle accuse di mafia, conflitti d’interessi e compagnia bella.

Intanto, dopo questo incontro, il mantra “Non c’è nessuna alternativa a Conte”, sembra già una barzelletta.

E il faccia a faccia con Draghi di qualche giorno fa, è un’ulteriore conferma.
 

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