SOGNO UN MONDO SENZA ODIO E PREGIUDIZI, UN POSTO DOVE TUTTI SI AMANO E SI RISPETTANO. E TU? - (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Siamo al top.

Debbo dire che avevo notato, da qualche tempo, come il Legislatore dei tempi odierni abbia imposto una caratteristica comune alle ultime leggi e modifiche di leggi.
Sono quasi tutte costruite senza aver verificato preventivamente gli effetti e le ricadute sul corpus normativo esistente con la, forse piccola per qualcuno,
conseguenza che si inseriscono nell’Ordinamento norme … che finiscono per creare, oltre a normali contrasti interpretativi, soprattutto problemi applicativi.

Questo credo sia accaduto, e stia regolarmente accadendo, semplicemente perché non si tiene più conto, come un tempo,
degli effetti che si producono in ambiti e settori ai quali non si è semplicemente pensato quando si sono ideate le modifiche e/o novità …
con la conseguenza che … quando entrano in vigore … producono i loro effetti anche in ambiti neppure immaginati e per cui, ovviamente,
non sono affatto utilizzabili o solo consone. Può forse sembrare a qualche disattento un fatterello di poco conto ma, se ci si pensa solo per un attimo,
ci si rende conto che in questo modo si crea un vero e proprio terremoto del sistema … da cui poi sarà difficilissimo uscire.

Ora, venendo alla bella pensata, tra le tante fantastiche che questo governo dei perdenti inventa giorno dopo giorno,
lasciando perdere che sinceramente non mi sembra proprio una cosa di vitale importanza
e soprattutto da introdurre così senza neppure effettuare appropriati studi e valutazioni, mi domando:
ma questi geni, si sono posti un problemino che verrebbe alla luce indiscutibilmente se attuassero, così come si è letto, questa modifica?!

La creazione di apposite e idonee (poi sarebbe da vedere idonee rispetto a che, ma lasciamo perdere),
strutture all’interno delle carceri per permettere ai detenuti di fruire del sacrosanto DIRITTO
(mettiamolo maiuscolo, così fa più effetto, anche se debbo confessare, nella mia abissale ignoranza, che non sapevo neppure che esiste un diritto al sesso),
ad intrattenere rapporti sessuali, ovviamente in modo assolutamente riservato, e magari dotato di tutti i conforts,
sono sicuri che non creerebbe qualche discrasia con un po’ di norme vigenti, oltre a creare un certo pericolo per la sicurezza?

Per meglio attuare questa epocale riforma di civiltà (questi, quando debbono sparare le loro spesso ciclopiche fesserie … la civiltà ce la infilano sempre in mezzo),
immagino che avranno in mente di dotare questi, chiamiamoli pied à terre, oltre che di spaziosi letti e accessori, di luci soffuse,
impianti stereo per creare un minimo di atmosfera, e magari qualche apparato video, rigorosamente fruibile solo dall’interno,
per coadiuvare, ove mai occorresse le attività da svolgere.
Ovviamente sarebbe consequenziale anche provvedere alla fornitura di adeguati quantitativi di “v.iagra”, per chi ne dovesse aver bisogno, onde rendere effettiva questa epocale innovazione.

Si dovrà poi assolutamente pensare, per garantire alle gentildonne che debbono poter accedere all’interno degli Istituti penitenziari
(sarà forse il caso di cambiare il nome … con queste idee, di penitenze ne vedo ben poche),
di non dover sottostare a umilianti perquisizioni personali e controlli, che solo apparentemente questi aguzzini vorrebbero sicuramente poter fare,
non già per verificare se magari le pulzelle, oltre alla loro ardente femminilità, dovessero voler portare anche altri generi di conforto,
utili per una miglior fruizione del beneficio, tipo stupefacenti, armi, telefoni, computer … non dico lime, perché mi sembrerebbero un po’ anacronistico nell’era tecnologica.
Ma vi rendete conto, che ignobile abuso sarebbe volerle controllare!? E per quale ragione poi?
Forse per poi poter curiosare, e magari anche spettegolare, sulla lingerie indossata per l’occasione da mogli, fidanzate e non so che altro, che dovrebbero poter accedere!?

Già, ho detto che altro …Chissà se ci hanno pensato.

E se putacaso qualcuno degli “ospiti”, non avesse a disposizione una moglie, fidanzata, amante o simili,
ovvero se, pur avendole, queste non fossero magari disponibili, qualcuna magari per quel sentimento di pudore e vergogna
che una volta era sentir comune rispetto a certi aspetti della vita, certamente naturali e fisiologici,
ma altrettanto certamente gelosamente custoditi nell’intimità, come avranno pensato di risolvere il problemino?

E sì perché, forse i cervelloni che partoriscono queste brillanti idee, troppo presi dagli alti pensieri che li impegnano giorno e notte …
non hanno pensato che per gli ospiti … diciamo non dotati di adeguato, e consenziente ovviamente, supporto femminile
(Oddio, qui finisce che mi danno pure dell’omofobo, perché non ho pensato ad altre possibilità, ma il discorso mi si intricherebbe troppo,
e da antiquato eterosessuale quale sono, non me lo pongo neppure il problema, tanto ci penserà una delle tante associazioni e organizzazioni di difesa,
ce ne sono per tutto, foca monaca compresa, a pensarci … e io, come dire, me ne infischio…ho detto infischio, non frego!).

E veniamo al problemino, che ho tanto la sensazione nessuno abbia neppure pensato.
Per quelli, dicevo, non dotati di quel necessario supporto atto ad eliminare l’autonomia nella soluzione delle problematiche sessuali … che facciamo? E che ci vuole!?
Ci sono le professioniste del settore, e il gioco è fatto! Già,
e con la Legge Merlin, quella sullo sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, come la mettiamo?

Sarà il Ministro o il direttore dell’Istituto a dover rispondere di quei reati?

E non entro nel merito di quale capitolo di bilancio dello Stato saranno reperite le necessarie risorse …
perché quelle non sono mica dame di carità, ma professioniste che, senza nessun intento offensivo, erogano le loro prestazioni … a pagamento!

Inizia a diventare divertente questa storia …

Voglio proprio vedere come andrà a finire …

Intanto, e a scanso di equivoci … iniziate a preparare le domandine da presentare tempestivamente all’Ufficio matricola … hai visto mai doveste trovarvi in ritardo ….



SESSO IN CARCERE AI DETENUTI
È parte della proposta di legge che sarà presentata in Parlamento dalla Regione Toscana a guida PD
NO ALLE "CASE CHIUSE" IN CARCERE@GiuseppeConteIT@AlfonsoBonafede@matteosalvinimi@GiorgiaMeloni#bastaaggressioni#salviamolapoliziapenitenziaria pic.twitter.com/HU3ebBk5o4

— francesco laura (@flauraUSPP) February 5, 2020
 

Val

Torniamo alla LIRA
Dicono sia un "cantante". Boh.

David Parenzo folgorato dalla performance di Achille Lauro.
Quella tutina glitterata con cui il cantante che imita David Bowie si è esibito a Sanremo ha letteralmente oscurato il contestato titolo della canzone: “Me ne frego”.

Così Parenzo nell’affannarsi a difendere Achille Lauro (che già aveva preso in prestito il nome del noto armatore napoletano)
si è totalmente scordato di quel motto mussoliniano, “Me ne frego” appunto, per dipingere sul suo profilo Twitter l’Achille Lauro cantante come un campione del riformismo.

lg.php

Così ha twittato: “Il Paese è totalmente con Lui. Il riformismo avanza. Lento, ma avanza. #Sanremo20”.

Le reazioni non si sono fatte attendere. C’è chi gli segnala che Britney Spears indossava quella mise già vent’anni fa,
chi paragona Achille Lauro a Satana, chi più laicamente la prende a ridere e suggerisce a Parenzo di non bere troppo.
Chi la butta sull’ideologia: Achille Lauro sarebbe il campione dei maschi eunuchi e quindi gradito alla lobby Lgbt.
C’è chi non esce dal tema e rammenta le performance provocatorie di Renato Zero.

Dove starebbe, allora, il riformismo? E c’è anche chi tira le somme con una sintesi geniale:
“Zingaretti, scansati, che arriva Achille Lauro”.

Si apprende, intanto, che la tutina di Achille Lauro è “made in Salento”, realizzata dall’azienda Barbetta di Nardò.
E’ stato lo stesso Comune, sulla sua pagina Fb, a dare la notizia.
 

Val

Torniamo alla LIRA
La marchetta.
Ormai la questione è nota e l’abbiamo denunciata.
Nel collegio elettorale dove incredibilmente compete per la Camera in elezioni suppletive – non era mai accaduto – un ministro,
c’è la Casa internazionale delle donne. La presiede Maura Cossutta, come biglietto da visita.

Il ministro in questione si chiama Roberto Gualtieri e detiene i cordoni della borsa al ministero dell’economia.

Facile, no? Compagno Roberto, scuci novecentomila euro, ne abbiamo bisogno.
Ci mancherebbe, a disposizione.

E nel decreto milleproroghe era spuntato l’emendamento ad hoc.
L’autentico casino fatto da Fratelli d’Italia ha stoppato l’iniziativa, e la presidenza della Camera ha dovuto giudicare inammissibile la proposta.

Iincredibile quello che hanno rovesciato addosso alla leader della destra italiana dai social.


Già, perché in quel luogo ameno, l’auspicio è che
“cambi il clima terribile che c’è in questo Paese, perché fino a quando ci sarà il pericolo delle destre e del fascismo
andranno indietro i diritti delle donne e quelli di tutti,che possono svilupparsi solo in un quadro democratico”.

Ed è qui che il protagonismo delle donne “può fare la differenza perché ha messo in crisi i nessi strutturali della strategia fascista
basata sulle politiche autoritarie e reazionarie, su razzismo e sessismo, dall’Italia al Brasile di Bolsonaro”.
Cossutta, basta la parola.


Fatevi finanziare dal partito
Se avete le vostre idee, care compagne, fatevele finanziare dal partito e non dalle tasche dei contribuenti.
È vero che Gualtieri ha cacciato quattrini nostri persino per il centenario del Pci, ma non è detto che vi vada sempre bene.
E un po’ più di rispetto per una leader politica ci starebbe bene. Sennò Zingaretti parla di odio e si confonde un’altra volta.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Guardando questi personaggi di regime si nota che hanno tutti, tutti, una sorta di sorriso deformato tra lo strafottente e il beffardo. Sempre.
Non se ne vede mai uno preoccupato o contrariato. Mai. Poi, pensandoci, si trova la risposta: fanno così perchè sono Onnipotenti,
hanno tutte le nostre misere vite nelle Loro mani da usare per i Loro fini, sanno di essere intoccabili e immuni da qualsiasi guaio
e problema perchè sono dalla "parte giusta" col Potere Giusto, quello Assoluto, quello che è in grado di cambiare le regole del gioco quando vuole, quello che vince sempre...

Recentemente il Governatore della Bundesbank, Jans Weidmann è intervenuto affermando quello che a molti potrebbe apparire come qualcosa di ovvio:
nel perseguire le proprie politiche la BCE deve attenersi strettamente all’obiettivo dell’inflazione.

Del resto questo è contenuto nello statuto della Banca Centrale, che deve conseguire la stabilizzazione nell’andamento dei prezzi
e non ha nessun obbligo, proprio nessuno, diverso da questo. Soprattutto non c’è , fra gli obblighi della BCE, quello di garantire un certo livello di crescita economica o di occupazione.

Al contrario della FED e di qualsiasi altra Banca Centrale al mondo, la BCE potrebbe vedere i cittadini europei morire di fame per le strade,
ma, avendo contenuto l’inflazione attorno al 2%, dire che tutto va bene.


Perchè allora Weidmann si preoccupa di ribadire questo concetto?
Perchè è messo in dubbio da più punti, e per diversi motivi:

  • prima di tutto il concetto, fondamentale nella storia dell’economia, per cui inflazione e la disoccupazione sono legati inversamente, viene messo sempre più in discussione da più parti. Se disoccupazione ed inflazione non sono legate, perchè non stimolare la crescita comprando più debito?

  • quindi la nuova spinta demagogica del Green New Deal, la piccola follia politica che permette la sopravvivenza della commissione, basandosi sulla pretesa che il PPE creda alle varie gretinate di sinistra, può avere una qualsiasi ricaduta solo se si trovano le risorse finanziarie per finanziarla. La Von Der Leyen ha affermato che questo avverrà con 100 miliardi di investimento all’anno per 10 anni, i famosi 1000 miliardi di investimento sotto forma di Titoli della BEI. Però questi titoli bisogna poi metterli sul mercato e molti pensano che la giusta collocazione dovrebbe essere farli acquistare , a tasso nullo se non negativo, dalla BCE.
Queste spinte sono molto forti, anche nei paesi usualmente “Austeri, ed allor il caro Jens mette le mani avanti.
Inoltre, con la furbizia nordica che lo contraddistingue, spera di poter modificare la misurazione dell’inflazione, in modo da farla apparire superiore.

Semplicemente, come dice Milano Finanza, Weidmann spera di includere una parte dell’aumento dei valori derivante dalla bolla immobiliare tedesca
per poter far innalzare l’inflazione e quindi far vedere che il target della BCE, pari al 2%, è stato raggiunto e spingere la Banca Centrale ad interrompere i tassi negativi e la politica monetaria di carattere espansivo.

Un trucchetto che però da un lato viola proprio il concetto di inflazione, legato ai costi dei beni di consumo.

Introdurre i valori degli investimenti immobiliari non è una cosa corretta, anzi è proprio, come detto prima, un trucco che,
al limite, potrà aumentare di uno 0,2% l’inflazione per la Germania, da 1,6% a 1,8%, ma niente 2%.

Eppure Weidmann potrebbe essere fortunato, lui, ma il resto del mondo molto meno.

In questo momento le catene logistiche di mezzo mondo sono interrotte a causa del Coronavirus che , se proseguirà la propria opera,
obbligherà a ridefinire molte produzioni industriali fuori dalla cina, verso, Europa, USA, o altri paesi avanzati.
Se l’effetto avverrà abbastanza a lungo potrebbe perfino riaccendere l’ormai morta Curva di Phillips,
cioè la relazione fra inflazione e disoccupazione. Weidmann sarà contento, l’umanità molto meno.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Cosa frena gli italiani?
La volontà di ritornare ad essere un Popolo unito, a partire dalla classe politica, siamo vittime delle lobbies bancarie,
farmaceutiche e delle multinazionali d'oltre oceano, ultimo e non ultimo delle decisioni di Bruxelles,
di smenbrarci, renderci poveri, eliminando la PMI, l'Artigianato made in Italy, storicamente invidiato da tutti, tedeschi e francesi in primis....
L'unica speranza per salvarci, sarà solo quella di riprenderci la possibilità di stampare moneta.
Scusate, stavo sognando ad occhi aperti! W l'Italia e l'italianità.

Avevamo una banca pubblica per gli investimenti ma non ce n’eravamo accorti?
No, non è Cassa Depositi e Prestiti, si tratta di Medio Credito Centrale SpA di cui si è parlato all’insorgere della crisi dell’Ilva.

Nata come ente pubblico nel 1952, per le agevolazioni alle PMI e l’erogazione di credito a medio e a lungo termine,
Medio Credito Centrale diventa SpA con le famigerate leggi Amato dei primi anni 90.

Nel 1999, il Ministero del Tesoro la cede alla Banca di Roma – una delle tre storiche banche di interesse nazionale (B.I.N.) soppresse con le leggi Amato –
che sarà poi ceduta e privatizzata a sua volta a Unicredit nel 2007.

Con la legge 191 del 2009, viene dotata di fondi per finanziare progetti e investimenti del Mezzogiorno,
aprendo al capitale di banche anche popolari e cooperative ma l’apertura degli sportelli che aveva in mente Tremonti non decolla.
MCC rimarrà una banca di secondo livello, destinata alle PMI del Mezzogiorno, collaborando con Intesa, MPS e Banco BPM.

Nel 2011, poco prima dell’arrivo di Monti, Tremonti riesce a farla acquistare da Poste Italiane SpA,
prima che queste venissero quotate in Borsa dal suo successore alla carica di Ministro delle Finanze, Padoa Schioppa.

Banca del Mezzogiorno Medio Credito Centrale Spa, il cui amministratore delegato è il nipote del Presidente della Repubblica, Bernardo Mattarella,
è controllata direttamente da Invitalia Spa (dal 17 agosto 2017), società presieduta fino a novembre scorso da Giuseppe Tesauro,
il figlio dell’ex Garante Antitrust nazionale. Invitalia Spa ha un azionista unico, il Ministero delle Finanze.


E, guarda caso, poco tempo dopo l’annuncio del governo di dotarla di 900 milioni di euro da investire in Banca Popolare di Bari,
il 2 gennaio 2020 Moody’s annunciava che la declasserà ulteriormente. Proprio per accertarsi di troncare qualsiasi possibilità di ripresa pubblica
e di salvataggio di una Popolare, non sia mai!, Il piano è di eliminarle dal paese e dalla Costituzione!

In quanto a CDP, i media ce l’hanno sempre presentata come una sorta di “banca pubblica”, ma la realtà è ben diversa.
E’ vero che essa figura nel sito del Ministero dell’Economia tra le società partecipate “con strumenti finanziari quotati” (82% Mef)
ma sono le fondazioni bancarie, enti bancari privati, a detenerne il 15% e, soprattutto, le azioni privilegiate.
In pratica sono le fondazioni bancarie ad avere l’ultima parola.

La CDP francese (Caisse Dépots et Consignations, CDC), in cambio, è un’azienda pubblica a statuto speciale EPIC
(établissement public à caractère spécial), che gode dell’immunità rispetto alle leggi sulle liquidazioni e i fallimenti (legge 25 gennaio 1985) ed è per legge sempre solvibile.

Si legge all’articolo L518-2 del Codice monetario e finanziario francese (modificato dalla legge dell’economia del 2008) che
“La Cassa depositi e prestiti francesi è un grande gruppo pubblico a servizio dell’interesse generale e dello sviluppo economico del paese.
L’interesse pubblico lo espleta in appoggio delle politiche pubbliche condotte dallo Stato e dagli enti pubblici, e può esercitare anche attività concorrenziali (…)
è un investitore di lunga durata che contribuisce allo sviluppo delle sue aziende.”

Sul suo sito si legge anche che è l’unica istituzione finanziaria in Europa a potersi avvalere della protezione nazionale,
posta sotto la sorveglianza e la garanzia del Parlamento, tant’è che il suo consiglio di sorveglianza
è composto da 5 parlamentari della commissione Finanze della Camera e del Senato, 1 membro del Consiglio di Stato,
2 membri della Corte dei Conti, il governatore o chi per esso della Banque de France, il DG Tesoro e 3 personalità nominate dal presidente della Camera e del Senato !

CDC è un gruppo molto esteso, che condivide la proprietà del gruppo postale francese Groupe La Poste, al 26% con lo Stato francese (che ha il 73%).



Il Groupe La Poste, è diventato società per azioni non quotata dal capitale al 100% pubblico per statuto, nel 2010,
dopo la violenta opposizione del personale, dei cittadini e di tutti i sindacati. Queste privatizzazioni/cambiamenti di statuti societari cominciate in Francia 10/15 anni fa,
sono tra le maggiori ragioni di malcontento delle proteste dei Gilets Jaunes (che continuano a tutt’oggi contro la riforma delle pensioni).

Tra le filiali del Groupe La Poste abbiamo ad esempio la Banque Postale, che però, contrariamente a BancoPosta ha una vera licenza bancaria che BancoPosta non ha:
BancoPosta dipende per i mutui che eroga principalmente dalla Deutsche Bank, cioè sorregge un colosso dai piedi d’argilla che ha 7000 miliardi di esposizione ai derivati !

Sempre tra le tante filiali della CDC troviamo GeoPost, filiale al 100% che detiene ad esempio DPDGroup,
una multinazionale completamente pubblica francese presente in 230 paesi che ha acquistato da noi recentemente niente meno che la Bartolini SpA!
Cioè, quando paghiamo per un pacco alla BRT, lo paghiamo allo Stato francese!

Tra le filiali della CDC figura anche una vera banca di investimento pubblica: la Bpifrance detenuta al 50% dallo Stato attraverso una EPIC (Etablissement Public d’Intéret Commercial):
la solita azienda pubblica a statuto speciale, protetta e garantita dallo Stato e dalle normali leggi sulla liquidazione e il fallimento.

Mentre noi chiudevamo l’IRI, nel 2004, dopo 20 anni di privatizzazioni massicce di tutte le partecipazioni statali,
in Francia creavano l’agenzia pubblica delle partecipazioni statali, l’Agence Participations de l’Etat (APE),
praticamente un dipartimento del Ministero dell’Economia che senza curarsi di Bruxelles erogava aiuti di stato a destra e a manca.
Ad esempio le sue aziende pubbliche come Areva (nucleare), EDF (elettricità) e SNCF (Ferrovie dello Stato)
nel 2015 beneficiavano di 10 miliardi di aiuti statali perché versavano in difficoltà.

Recentemente la FIAT-FGA è passata al gruppo francese PSA (12% Stato francese), salvato dal fallimento nel 2013 con l’operazione Picasso,
con cui l’APE cedeva il gruppo (200 milioni di Euro di perdite al mese) a Bpifrance per garantirla contro il fallimento e ricapitalizzarla assieme alla società cinese Dongfeng:
due miliardi di aumento di capitale – misto pubblico-privato – in una società fallita, di cui quasi 1,5 miliardi dello Stato (APE nel 2014, BPI nel 2017), ma l’Europa non ha fiatato!
E adesso l’ex società fallita, che nel frattempo ha potuto acquistare altre due case automobilistiche, Vauxall e Opel, si prende per fusione incorporazione la FCA!

Alitalia – esborso quotidiano di un milione di Euro – con tali metodi sarebbe già stata salvata e rifinanziata per diventare un campione europeo…
se avesse avuto dietro lo Stato francese ad imporre una politica di rotte (slots) predatoria con la totale complicità di Bruxelles e la connivenza dell’Antitrust!

E come non ricordare anche il caso Chantiers de l’Atlantique che dopo l’accordo stipulato con Fincantieri,
sono stati nazionalizzati dalla Francia che deteneva il 33% e aveva il diritto di prelazione che ha esercitato,
ma che non avrebbe potuto perché l’accordo era già concluso con Fincantieri?
Il caso Fincantieri/Chantiers de l’Atlantique è stato deferito alla Commissione europea, sebbene non avesse le dimensioni necessario per essere valutato da essa,
e se non sbaglio è li da quasi due anni. Il tutto per impedire a un’azienda italiana di acquistare un’azienda francese.

E arriviamo al dunque. Avevamo una banca completamente pubblica per gli investimenti nel Mezzogiorno, ma ce l’eravamo scordata? Ma come è possibile?

Scopriamo che è controllata da Invitalia SpA, pubblica: ma a cosa serve Invitalia?
Perché non dotiamo MCC e CDP di uno statuto da azienda pubblica come in Francia, che ha Bpifrance, CDC,
l’Agenzia francese di sviluppo (AFP), le Partecipazioni statali (APE) controllate direttamente dai Ministeri?

E ancora: Ilva. Industria definita di interesse strategico nazionale, qualsiasi paese europeo l’avrebbe già nazionalizzata. O finanziata.
Perché una cosa è salvare un’azienda in fallimento a spese nostre, altra cosa è investire in un’azienda strategica compartecipando agli utili futuri.

Ma questo apparentemente più nessuno è capace di farlo, neanche di pensarlo, talmente teme gli ‘argomenti di Bruxelles’.
Ma cosa aspettiamo a usare MCC, invece? Potremmo iniziare con Ilva, Alitalia, BPB e Autostrade. Cosa frena gli italiani?

Dovremmo cominciare a dircelo, e a organizzarci per riprenderci in mano il paese.
Ma per farlo dobbiamo capire che cosa ci è successo, perché ci è successo, e quali mezzi ci rimangono per uscire dal guado.

Cosa frena gli italiani?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Sono arrivati dati della produzione industriale tedesca, e, parafrasando Conte, Antonio, quello bravo, sono “Agghiacciandi”.

I dati vedono un calo della produzione industriale tedesca su base mensile del 3,5% , un valore che non si vedeva da tempo:



Erano almeno 10 anni che non si vedeva un calo simile nella produzione industriale tedesca:



Per la precisione era dalla crisi del 2009…. Le attese del mercato erano per un lieve riaggiustamento, del 0,2% , dopo un mese precedente che aveva visto una crescita del 1,2%.

Il calo nella manifattura è stato :
fra i beni di investimento del 3,5%,
fra i prodotti intermedi del 2,6% e
fra quelli di consumo del 2%.

Autentico massacro nel settore costruzioni con un -8,7%,
mentre l’unico settore positivo è quello energetico, con un +2%.

Un disastro bello e buono e parliamo di dicembre, prima del problema del Coronavirus.

Come saranno i primi mesi del 2020, quando si registreranno gli effetti del problema epidemico cinese,
proprio in un paese così importante per la macchina industriale tedesca, che si era gettata mani e piedi nell’investire per produrre componentistica li?

La cosa divertente è che tutti, tedeschi compresi, fanno assolutamente finta di nulla.

Va tutto bene, madama la Marchesa.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ci giunge notizia dello scandaloso comportamento dell’amministrazione di Rocca de’ Longobardi negli appalti per la fornitura di matite per gli uffici.

Fino a 40 anni fa l’amministrazione era proprietaria di una propria fabbrica di matite,
che riforniva gli uffici secondo necessità e ad un costo tutto sommato accettabile per l’amministrazione.

37 anni fa l’amministrazione di Rocca de’ Longobardi decise di “privatizzare” la fornitura di matite,
rivolgendosi a dei produttori privati, al fine di ridurre gli eccessi di produzione della fabbrica e di ottimizzare i costi.

Da allora ogni 3 mesi viene indetta una gara d’appalto per la fornitura di matite.
Tuttavia, non avendo l’amministrazione le risorse per analizzare tutte le offerte di molti piccoli fornitori,
alla gara vengono invitate solo 5 grandi società di distribuzione delle matite realizzate dai piccoli e numerosi produttori.

Il meccanismo proposto dell’asta è il seguente:

1) L’amministrazione comunica la quantità di matite da acquistare: 1000 pezzi

2) Le 5 società si mettono d’accordo sul prezzo di vendita da proporre: 0,50 € a matita e comunicano la quantità di matite che sono in grado di consegnare.
Di comune accordo decidono di proporre una quantità complessivamente inferiore a quella richiesta dall’amministrazione: 900 pezzi

3) Dato che la quantità complessiva di matite proposte è inferiore al quantitativo richiesto, l’amministrazione invita i distributori a proporre il prezzo per la fornitura delle matite mancanti

4) A quel punto una delle società di distribuzione si offre a fornire le 100 matite mancanti per il prezzo di 0,70 € l’una

5) La gara d’appalto si conclude assegnando alle 5 società di distribuzione la fornitura di complessive 1000 matite al prezzo di 0,70 € l’una, secondo quanto concordato.

6) Infine i distributori si recano presso i piccoli produttori, commissionando nell’insieme la produzione di 1000 matite al prezzo di 0,25 € l’una,
in modo da farsi pagare il servizio di distribuzione e di intermediazione con il cliente finale.

La spese trimestrale per acquisto di matite risulta essere di 700 euro, mentre effettivamente avrebbe potuto essere di soli 520 euro,
semplicemente modificando il meccanismo dell’asta, con un risparmio trimestrale di 180 euro su 700.

Non solo. L’antica fabbrica di proprietà dell’amministrazione produceva effettivamente 1’200 matite al trimestre (uno spreco!) a fronte di una richiesta di 1000.
Il costo a matita era di 0,30 €, per cui la spesa trimestrale ammontava a ben 360 euro.

Questa storia è inventata (come il comune di Rocca de’ Longobardi), ma questo meccanismo d’asta è quello utilizzato dal 1981 ad oggi per le aste dei titoli di stato,
a seguito della “riforma” del sistema (equivalente alla chiusura della fabbrica di matite) attuata nel 1981 da Carlo Azeglio Ciampi e da Beniamino Andretta, senza neppure passare per il Parlamento.

La “riforma” fu presentata come una riforma “tecnica” finalizzata a ridurre il livello di inflazione nel paese.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Le notizie sono pessime: il Coronavirus, ha messo in ginocchio la Cina, ed abbiamo 400 milioni di persone in quarantena.

La produzione industriale cinese è a terra, e quella tedesca a dicembre è stata pessima.

Ci sono quindi solo cattive notizie, eppure l’indice globale azionario, che noi esemplifichiamo con il MSCI index, cresce:



Quindi tutto bene, non ci sono problemi, vero?
Allora come mai si assiste, negli USA ad un aumento dei valori di borsa corrisponde un calo dei rendimenti dei titoli di stato,
solitamente visti come un bene rifugio.

Vediamo ad esempio il Nasdaq:



Ora a cosa è dovuto questa crescita nei corsi azionari mondiali, nonostante la caterva di cattive notizie.
Non vogliamo ossessionarvi con i grafici, ma anche i mercati europei sono andati benino,
e questo nonostante si inizi a sentire lo scricchiolio, se non la rottura, delle catene logistiche (complimenti ai geni delle “Value Chain”).

Cosa tiene a galla i mercati? La liquidità.

Ad esempio questa è l’iniezione di liquidità da parte della Banca Centrale Cinese, PBOC



L’iniezione di liquidità è stata la più alta degli ultimi 10 anni.
Tutto va bene, ma bisogna riempire il mercato di soldi per mantenerlo elevato, perchè non ci si può permettere un calo.

Notiamo che oggi Trump è intervenuto a sostegno del presidente cinese Xi.

Just had a long and very good conversation by phone with President Xi of China.
He is strong, sharp and powerfully focused on leading the counterattack on the Coronavirus.
He feels they are doing very well, even building hospitals in a matter of only days. Nothing is easy, but…

— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) February 7, 2020

Nel bisogno non si lascia mai nessuno indietro…
 

Val

Torniamo alla LIRA
Dev’esserci un virus in giro.
Ma non parliamo di quello cinese, anche se ha a che fare con quello cinese.

È, piuttosto, un virus italiano il quale ha prodotto i suoi nefasti effetti soprattutto sulla classe politica nostrana.
Il subdolo agente contaminante attacca la logica e la coerenza e, quando è in vena, anche l’etica;
così, en passant il virus agisce in modo simmetricamente inverso rispetto a quelli classici:
non passa da un individuo a un altro, e quindi dagli individui ai gruppi, ma dai gruppi agli individui,
dai partiti ai loro esponenti di punta e da questi alla manovalanza di base.

Chi né è colpito rinnega, in un lampo, secoli di sviluppo del pensiero razionale (e quindi la logica);
dimentica, in un amen, il buon senso e il buon gusto della conformità tra pensiero e azione,
tra azione e azione e tra pensiero e pensiero (e quindi la coerenza);
ripudia, infine, la necessità di un bagaglio di valori propri, personali e meditati (e quindi l’etica).

Però, adesso, passiamo agli esempi che facciamo prima.

La classe dirigente attuale ha lanciato l’allarme contro gli allarmismi:
è un imperdonabile errore proporre quarantene nei confronti dei bambini di ritorno dalla Cina.
Potrebbe scattare la caccia all’untore.

Per dire, il Ministro dell’Istruzione ha dichiarato: “Insomma, ai bambini diciamo: andare a scuola è un vostro diritto”.
E rispetto ai ragazzi di ritorno dalla Cina? “Monitoriamo, senza creare allarmismi”.

Monitorano, capite? Ma senza allarmismi.

Il Governo attuale ha assunto una linea d’azione all’avanguardia rispetto all’approccio medievale,
oscurantista, virus-fobico di alcuni governatori di regioni del centrodestra i quali vorrebbero una quarantena preventiva per gli scolari a rischio.

Bene, parliamo della stessa classe dirigente che solo qualche anno fa redigeva una legge
contemplante il divieto dell’ingresso alla scuola dell’obbligo per i ragazzi non ultra-vaccinati
(poi ridotto ai bimbi degli asili nido e delle scuole materne), multe di migliaia di euro per le famiglie renitenti
e financo il rischio di perdere la potestà genitoriale per i padri e le madri riottos
i.

Ergo, oggi, di fronte a un’emergenza epidemiologica mondiale conclamata (e certificata dall’OMS),
prevale il diritto allo studio su ogni altro rischio epidemiologico.

Ieri, dinanzi a una emergenza epidemiologica inventata, il diritto allo studio poteva andare a farsi fottere.

C’è una tale sproporzione nelle reazioni ai due fenomeni, e una tale enorme discrepanza tra l’atteggiamento tenuto
– sul piano della logica e della coerenza – dalla classe dirigente del paese, nel primo e nel secondo caso,
da poter essere compresa solo ricorrendo a una spiegazione clinica: dev’esserci in giro un virus tremendo e incognito.

Ce ne accorgiamo giusto dagli effetti: perché, appunto, saltano per aria la logica e la coerenza; ma anche i valori.

In base a quale orizzonte etico si muovono i nostri rappresentanti?
Cosa rende giustificabile tutto e il contrario di tutto su uno stesso tema a distanza di pochissimo tempo?

Forse la domanda è oziosa perché, a certi livelli, non interessano i valori: valgono solo gli interessi.

Una volta, di chi peccava di monumentali incongruenze si diceva che avesse la faccia “come” il culo.
Ora, per colpa del virus, le due cose si fanno addirittura indistinguibili.
 

Val

Torniamo alla LIRA
E cosa ci si poteva aspettare da un governo comunista-terrapiattista?

Siamo a rischio pandemia, ci sono centinaia di clandestini che sbarcano senza profilassi,
Erdogan porta migliaia di jihadisti a Tripoli che non vedono l'ora di venirci a decapitare,
e tutti i media festeggiano i casi umani che si esibiscono a San Scemo.
 

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