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Germania: 7 sindaci chiedono riconsiderare Nord Stream 2
Maurizio Blondet 28 Luglio 2022

In Germania, hanno proposto di prendere in considerazione l’uso di Nord Stream 2.
I borgomastri di sette città e comuni situati sull’isola di Rügen nel Mar Baltico hanno definito sbagliato il percorso di abbandono dei vettori energetici russi e hanno invitato il governo tedesco a considerare la possibilità di lanciare il Nord Stream 2.

Si dice nel testo del messaggio del gruppo dei borgomastri delle città tedesche.
КОРНИЛОВ
(Propaganda russa, non credeteci*
 
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Il FDP chiede lo smantellamento del gasdotto Nord Stream 2
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Germania: Il FDP chiede lo smantellamento del gasdotto Nord Stream 2. Maurizio Blondet 2 Settembre 2022. Per togliere ogni tentazione… Tutti a parlare della
Gas: S&P, bolletta in Europa aumenterà di oltre un trilione
Petrolio torna ai livelli di gennaio: a 85 dollari, pesa il lockdown della Cina


L'agenzia di rating Standard&Poor’s stima che "la bolletta energetica dell'Europa supererà i suoi livelli pre-pandemia di ben oltre mille miliardi di euro" per effetto della stretta alle esportazioni di gas russo.

"Gli alti prezzi aggraveranno la questione su chi debba sopportare questo massiccio fardello finanziario", si legge in un report dell'agenzia di rating dedicato alle utilities europee.
La chiusura "a tempo indeterminato" del Nord Stream, che S&P considera "permanente" nel suo scenario di base, aggiunge infatti pressione sulle aziende energetiche in relazione ai prezzi, alle forniture di gas ed energia elettrica e alla loro liquidità.

Avvio volatile per il gas sul mercato di Amsterdam con il prezzo dei future sul Ttf che ha oscillato tra un massimo di 247 euro al megawattora (3%) in avvio di seduta e un minimo di 225 euro (-6,2%). In questo momento il benchmark del prezzo europeo del gas cede il 4,5% a 229 euro, con gli operatori che soppesano le contromisure - a partire dal price cap - a cui l'Europa sta lavorando per rispondere alla stretta della Russia e ai suoi effetti sui prezzi.

I segnali sempre più forti per un rallentamento dell'economia mondiale e una recessione in alcuni paesi, il rafforzamento del dollaro e i nuovi pesanti lockdown della Cina causa Covid, colpiscono i prezzi del petrolio. Il greggio Wti del Texas scende dell'1,69% a 85 dollari al barile tornando così ai livelli di gennaio. Il Brent del Mare del Nord segna un calo dell'1,31% a 91,52 dollari.

Lo spread di Btp e Bund tedesco si allarga in avvio di seduta a 235 punti base rispetto ai 232,9 punti della chiusura di matedì. Resta pressoché stabile al 3,96% il rendimento del decennale italiano.



 

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come sappiamo SNAM ha acquistato 2 Navi rigassificatrici ...
Rigassificatori, entro fine ottobre le autorizzazioni per Ravenna e Piombino
Snam, l'azienda che si occupa di infrastrutture energetiche e che gestisce i due progetti, sarà chiamata nelle prossime settimane a rispondere a tutte le osservazioni presentate

 

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MA SE NON C'è GAS, COSA TRASPORTERà SNAM????
al di là delle rassicurazioni di Cingolani, pare che il gas stoccato sia solo il 50% di quello necessario per passare l'inverno in tranquillità


Energia, Gazprom all’Ue: «Non passerete l’inverno». Cnel: «Misure insufficienti, recessione nel 2023»

Da Claudia Monaci - 18 Ottobre 2022

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Milano – Dal 1 gennaio al 15 ottobre 2022, secondo i dati preliminari, le esportazioni di gas effettuate da Gazprom verso i paesi non CSI ammontano a 89,3 miliardi di metri cubi, il 41,4% in meno (63 miliardi di metri cubi) rispetto allo stesso periodo del 2021.
Gazprom ha prodotto 327,4 miliardi di metri cubi di gas, si tratta del 18% (72 miliardi di metri cubi) in meno rispetto allo scorso anno.
La domanda di gas della società dal sistema di trasporto del gas nel mercato domestico in questo periodo è diminuita del 5,2% (di 9,5 miliardi di metri cubi).
Gazprom fornisce gas “secondo gli ordini confermati”, precisa.

Quanto alle esportazioni di gas di Gazprom verso la Cina, attraverso il gasdotto Power of Siberia nell’ambito di un contratto bilaterale a lungo termine tra Gazprom e CNPC- China National Petroleum Corporation, “stanno crescendo”. “Le consegne vanno regolarmente oltre le quantità contrattuali giornaliere”, precisa Gazprom.
Nelle strutture di stoccaggio di gas sotterranee (Underground Gas Storages- UGS) dell’Ucraina al 15 ottobre sono stati accumulati 14,3 miliardi di metri cubi di gas, a fronte dei 19 miliardi di metri cubi necessari per l’inverno, sostiene la società russa. “In Ucraina ammettono che esiste solo una possibilità teorica per riempire gli impianti di stoccaggio, ma non ce n’è una pratica”, afferma ancora Gazprom.

“Le riserve massime degli impianti di stoccaggio di gas nei grandi paesi europei non garantiscono un passaggio affidabile del prossimo autunno-inverno”, prosegue Gazprom.
“Secondo Gas Infrastructure Europe, al 15 ottobre le riserve di gas negli UGSF in Europa sono state reintegrate di 66 miliardi di metri cubi”, scrive Gazprom, “per raggiungere il livello di riempimento delle strutture di stoccaggio di gas sotterranee dell’inizio della stagione di ritiro 2019/2020, le aziende dovranno pompare altri 6,4 miliardi di metri cubi di gas.

In Europa anche il Cnel vede recessione nel 2023, “come emerge dai primi segnali sull’inflazione altissima registrati nell’area euro: per uscire dalla crisi energetica serve un’azione congiunta UE-Stati membri con un Piano simile al Next Generation adottato per contrastare la crisi dovuta all’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia. Nessun Paese può agire in proprio mettendo in campo iniziative singole per il contrasto al caro energia e all’aumento delle materie prime. La guerra in Ucraina e la crisi del gas hanno posto in evidenza il tema della ricerca dell’autonomia energetica anche nell’area euromediterranea. Tra i Paesi europei e quelli africani della sponda mediterranea è necessario un reale partenariato improntato a criteri condivisi di sviluppo e sostenibilità. E il metodo è quello del dialogo sociale al fine di instaurare una politica comune per la lotta ai cambiamenti climatici, per la garanzia della sicurezza degli approvvigionamenti in armonia con gli obiettivi legati alla sostenibilità e per un benessere veramente comune”.
È quanto emerso durante la Conferenza congiunta CESE-CNEL su Geopolitica delle strategie energetiche nella regione euromediterranea che si è svolta ieri a Roma. “Le misure finora ipotizzate come la possibilità di utilizzare le risorse residue dei Fondi UE 2014-2020 non impegnate o la tassazione degli extraprofitti non sono sufficienti a fronteggiare la crisi energetica. L’Europa, dove i vertici politici formali e informali si susseguono senza esito, deve fare di più, deve decidere su una risposta unitaria e solidale di fronte alla crisi energetica, che appare peggiore della crisi pandemica”, ha detto il presidente CNEL Tiziano Treu. “La guerra in Ucraina ha posto l’energia al centro delle relazioni euromediterranee. Dobbiamo intensificare la nostra cooperazione in tutta la regione e garantire una transizione di successo verso un sistema energetico sostenibile in grado di migliorare la sicurezza energetica e la nostra autonomia. Tali riforme possono essere realizzate solo con il pieno coinvolgimento della società civile organizzata. In questo settore, serve maggiore solidarietà all’interno dell’UE e nei rapporti con i Paesi terzi”, ha dichiarato la presidente del CESE Christa Schweng.
Molti settori economici sono in ginocchio e centinaia di imprese rischiano la chiusura con conseguente aumento della disoccupazione. Migliaia di famiglie sono in difficoltà.

Come avvenuto durante la pandemia serve urgentemente un piano emergenziale e soprattutto un’Europa unita e solidale capace di impegnare il proprio bilancio per sostenere tutti i Paesi membri. E’ questo l’unico modo che consentirà di proseguire il percorso di sviluppo delle fonti rinnovabili per realizzare una autonomia energetica europea – ha detto il Consigliere Gian Paolo Gualaccini, Coordinatore della Commissione CNEL per le Politiche Europee e la Cooperazione internazionale -.

Bisogna fissare un tetto al prezzo del gas, come sostenuto dai 15 Paesi membri dell’UE, disaccoppiando il prezzo da quello dell’elettricità, sui mercati all’ingrosso e al dettaglio, e introdurre una reale borsa europea del gas sganciata dalle tendenze speculative di quella di Amsterdam”. Per Grammenos Mastrojeni, vicesegretario generale Unione per il Mediterraneo responsabile per l’energia e il clima: “Nessuno dei Paesi della regione euromediterranea, neanche i più ricchi, ha risorse sufficienti per affrontare da solo una crisi di tale ritmo e ampiezza. Ma insieme bisogna farlo. Se lo capiamo, oltre ad affrontare efficacemente il cambiamento climatico, costruiremo quell’economia condivisa e più equa che potrà finalmente raggiungere anche una pace stabile in tutti gli angoli della nostra regione”.
 

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Rigassificare, il business energetico del momento

DaMaria Corsi

25 Ottobre 2022


Milano – Passi avanti decisivi in vista del via libera ai nuovi rigassificatori.
Nel weekend, infatti, è arrivato il via libera con prescrizioni della Conferenza dei servizi alla nave rigassificatrice a Piombino, che rimarrà in esercizio per tre anni, e oggi è arrivata la decisione finale del presidente della regione Toscana, Eugenio Giani. Sul progetto peserà comunque il ricorso al Tar annunciato dal sindaco di Piombino, Francesco Ferrari.
Anche a Ravenna nei giorni scorsi sono stati compiuti passi decisivi con il via libera bipartisan del Consiglio comunale al progetto del rigassificatore galleggiante che sarà ancorato al largo della costa.

Due impianti, questi, essenziali per il sistema Italia che così sarà in grado di assicurare una maggior diversificazione degli approvvigionamenti energetici per far fronte allo stop delle forniture di gas russo legato al conflitto in Ucraina.
I due rigassificatori che complessivamente hanno una capacità di rigassificazione di circa 10 miliardi di metri cubi l’anno si aggiungeranno quindi ai tre già attivi di Panigaglia, di Livorno e di Rovigo che complessivamente hanno una capacità di circa 16,25 mld di metri cubi l’anno.

Nel dettaglio il rigassificatore di Panigaglia di Snam, in provincia di La Spezia, ha una capacità di 3,5 miliardi di metri cubi l’anno; l’Olt, il rigassificatore galleggiante al largo di Livorno (detenuto al 49% da Snam, al 48,2% da First Sentier Investors e al 2,69% da Golar Lng 2,69%) ha una capacità di 3,75 mld di metri cubi l’anno mentre l’Adriatic Lng, l’impianto posto al largo di porto Viro in provincia di Rovigo, (detenuto al 70,7% da ExxonMobil, al 22% da Qatar Energy e al 7,5% da Snam) ha una capacità di 9 miliardi di metri cubi l’anno.
Le due unità galleggianti (Floating Storage and Regasification Units, Fsru) rispettivamente Golar Tundra, quella destinata a Piombino, e Bw Singapore, quella destinata a Ravenna, recentemente acquistate da Snam hanno ciascuna una capacità di stoccaggio di circa 170.000 metri cubi di gas naturale liquefatto (Gnl) e una capacità di rigassificazione continua di circa 5 miliardi di metri cubi l’anno.
Questi rigassificatori galleggianti sono dei terminali in grado di stoccare e rigassificare il gas naturale. Si tratta di navi collocate in prossimità di un’area portuale, in banchina o al largo, che ricevono Gnl a una temperatura di -160°C da altre navi metaniere e lo rigassificano (ovvero lo portano allo stato gassoso) per poterlo immettere nella rete nazionale di trasporto del gas. Nel mondo esistono attualmente 48 Fsru, di cui 25 con una capacità di stoccaggio di Gnl compresa tra 160mila e 180mila metri cubi.
Questi due nuovi rigassificatori che permetteranno all’Italia di rafforzare la sua sicurezza energetica non potranno sostituire completamente le forniture di gas dalla Russia ed è proprio per quello che sono allo studio diversi progetti per rafforzare ulteriormente le capacità di approvvigionamento. Nei giorni scorsi l’ad di Eni, Claudio Descalzi ha spiegato come sarebbe utile riavviare il rigassificatore di Gioia Tauro: “Il gas – aveva spiegato – ci accompagnerà ancora per molto tempo e abbiamo bisogno di una ridondanza di installazioni.
La Spagna consuma 30 miliardi di metri cubi ma ha rigassificatori per 65-70 miliardi metri cubi, noi ne consumiamo 75 miliardi ma abbiamo rigassificatori per 17 miliardi. E’ chiaro che avere i 2 mobili da 5 miliardi e avere un ulteriore terzo entrerebbe in quella ridondanza di infrastrutture che può far tenere i prezzi più bassi perché in un mercato libero l’offerta deve superare la domanda non ci sono santi per avere dei prezzi bassi e il nostro sforzo è quello ma poi bisogna avere anche degli elementi di recezione”.
Il riavvio del rigassificatore di Gioia Tauro, quindi, sarebbe auspicabile ma rafforzando la dorsale adriatica dove, aveva spiegato Descalzi, oggi può passare solo un limite di metri cubi. E proprio la cosiddetta ‘Linea Adriatica’, il progetto finalizzato a rafforzare la rete gas nel Centro Italia, composto da cinque tratti di metanodotto distinti (due dei quali già in esercizio da alcuni anni) finalizzati a incrementare la capacità di trasporto gas da Sud verso Nord, è ancora in attesa di autorizzazione per gli ultimi due tratti.
Una ‘Linea Adriatica’ che assume particolare rilievo nella prospettiva di un potenziale ulteriore incremento dei flussi da Sud, legata per esempio a un’espansione del gasdotto Tap, a un maggiore apporto dall’Algeria e dagli altri punti di ingresso del Centro-Sud oppure a futuri nuovi progetti di importazione, come previsto dalla Comunicazione del RePowerEu.

Intanto continuano le iniezioni di gas negli stoccaggi italiani. Oggi la previsione è di quasi 20 milioni di metri cubi. Secondo i dati di Snam, visionati dall’Adnkronos, la previsione di gas immesso in rete per fine giornata è di circa 180 milioni di metri cubi a fronte di consumi di circa 145 milioni di metri cubi. Il livello di riempimento degli stoccaggi in Italia si attesta ad oltre il 94% (94,37% al 19 ottobre ) contro 92,92% come media Ue.

I flussi di importazione da Mazara del Vallo, l’entry point del gas algerino, oggi si attestano a 60 milioni di metri cubi.
A Melendugno, con i flussi dall’Azerbaigian via Tap, le forniture si attestano a circa 30 mln di metri cubi.
Le forniture provenienti dal terminale Gnl di Rovigo si attestano a circa 25 mln di metri cubi mentre
a Tarvisio, da dove proviene il gas russo tramite il gasdotto che attraverso l’Ucraina, c’è ancora pochissimo export anziché import (15 milioni in uscita contro 12 in entrata).

Ma, per una maggiore consapevolezza dell’affare: cosa sono esattamente questi rigassificatori galleggianti e come funziona processo rigassificazione? Sono dei terminali in grado di stoccare e rigassificare il gas naturale. Si tratta di navi collocate in prossimità di un’area portuale, in banchina o al largo, che ricevono gas naturale liquefatto (Gnl) a una temperatura di -160°C da altre navi metaniere e lo rigassificano (ovvero lo portano allo stato gassoso) per poterlo immettere nella rete nazionale di trasporto del gas. Il gas naturale si può importare allo stato gassoso, attraverso la rete dei metanodotti, oppure allo stato liquido (Gnl) tramite navi metaniere. Tali navi ricevono il gas liquido da appositi impianti di liquefazione del gas collocati nei paesi esportatori e lo portano agli impianti di rigassificazione dei paesi importatori. Il gas naturale liquefatto ha un volume di circa 600 volte inferiore di quello allo stato gassoso.
Una volta giunta in prossimità della Fsru, la nave metaniera che trasporta Gnl a -160 gradi trasferisce il gas liquido nei serbatoi del terminale. Il trasferimento avviene tramite i bracci di scarico in acciaio installati sulla Fsru. I bracci si allungano e si agganciano alle flange della metaniera. A quel punto il gas liquido viene travasato nei serbatoi e stoccato. Successivamente, in funzione delle esigenze di mercato, il gas liquido viene rigassificato. Il processo di rigassificazione è ottenuto immettendo il metano allo stato liquido in uno scambiatore di calore in cui scorre un liquido più caldo, normalmente acqua di mare, la cui temperatura naturale è sufficiente per riportare il gas allo stato gassoso. Quindi Gnl e acqua di mare si scambiano energia (Gnl cede freddo, l’acqua di mare cede calore), pur non entrando mai in contatto tra loro. Lo scambiatore di calore è costituito da un serpentino di acciaio (in cui scorre il Gnl) immerso in una vasca che contiene acqua a temperatura ambiente, che viene continuamente fatta ricircolare per evitare che si raffreddi.
La temperatura alla quale l’acqua viene reimmessa in mare è costantemente controllata e deve rientrare nei limiti autorizzati. Il gas a temperatura ambiente ottenuto dal processo di rigassificazione viene poi compresso e immesso in un gasdotto che parte dalla Fsru e arriva fino alla rete di trasporto nazionale. I rigassificatori galleggianti sono gestiti per non recare intralcio alla normale attività economica e turistica dei porti interessati. Mediamente, in base alle condizioni di mercato, la frequenza di arrivo delle navi metaniere che trasportano il Gnl è di circa una alla settimana. Le operazioni di accosto, ormeggio e disormeggio durano circa due ore ciascuna e sono eseguite in accordo con le disposizioni delle autorità marittime al fine di minimizzare ogni possibile interferenza. Anche sul piano della sicurezza, gli studi svolti evidenziano la compatibilità delle Fsru con altre attività portuali.
 

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Da quando è scoppiata la crisi del gas in Europa, gli Stati Uniti hanno più che raddoppiato le loro forniture di metano liquefatto, il gnl, al Vecchio Continente. Ma adesso che i Paesi Ue hanno riempito le riserve per l'inverno, la domanda di approvvigionamenti immediati si è ridotta, mandando in tilt il già folle (di questi tempi) mercato del gas. E così succede che in Texas, per la precisione nel Bacino del Permiano, uno dei più grandi giacimenti di idrocarburi del mondo, il prezzo del metano sia sceso al di sotto dello zero. Detto in altri termini, i produttori sono costretti a pagare per scaricarlo, bruciando quello in eccesso. Il che rischia di produrre danni ambientali, e non solo economici.

Come scrive il Financial Times, il prezzo spot del gas all'hub di Waha (la borsa locale del metano) è sceso a meno di 2,25 dollari per milione di unità termiche britanniche (Btu nell'acronimo inglese) il 25 ottobre.
Per fare un parallelo, il principale hub europeo, l'ormai noto Ttf, nello stesso giorno faceva registrare un prezzo di 28 dollari per milione di Btu. In positivo, chiaramente. Questa differenza di prezzo tra il mercato statunitense e quello europeo è stata anche più ampia nei mesi passati, e ha consentito a chi produce e a chi commercializza il gnl made in Usa di realizzare profitti miliardari.
 

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