SIRIA: L’opposizione moderata “uccide il suo stesso popolo”!? (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
SUI COLPI DI CODA DEL PREMIO NOBEL PER LA PACE PRIMA DI LASCIARE LA POLTRONA E SULLE ULTIME NEFANDEZZE DELLA UE VERSO LA SIRIA...


UE PROMETTE SOLDI AD ASSAD - PURCHE' LASCI UN PO' DI SIRIA AI RIBELLI - Blondet & Friends
maurizioblondet.it|Di Maurizio Blondet

UE PROMETTE SOLDI AD ASSAD – PURCHE’ LASCI UN PO’ DI SIRIA AI RIBELLI
Maurizio Blondet 9 dicembre 2016 5

Mentre Aleppo viene liberata e ripulita dai terroristi preferiti dall’Occidente, l’Unione Europea – secondo il britannico Times – sta per avanzare una proposta al presidente Assad: aiuti finanziari “considerevoli” per la ricostruzione, in cambio di una “autonomia” locale concessa alla “opposizione” armata in certe provincie. Secondo il Times l’idea sarebbe stata ventilata dalla ‘capo della diplomazia europea” Federica Mogherini durante la sua riunione con la “opposizione siriana” due settimane fa. Una fonte della suddetta ‘opposizione’ ha detto al Times: “Ciò che cerca la Mogherini è far progredire il piano di soluzione degli scontri in Siria. Il piano comprende la transizione, i cui particolari restano vaghi. Ma se tutte le parti giungono ad intendersi bene e rispettano il piano UE, è pronta una grande somma di denaro”.
Ormai gli oligarchi europei hanno cessato di ripetere il mantra dettato da Obama – Assad must go, ma contano di consentire la sopravvivenza dei “ribelli”, ossia della guerra civile, pagando. La motivazione o parte della scusa, è che la UE preferisce sborsare per non far fronte alle ondate di fuggitivi dalla Siria. Sia che credendo alla propria propaganda non abbiano visto che la gran parte della popolazione di Aleppo accoglie l’armata siriana come liberatori, sia che temano non i profughi, ma il ritorno degli “oppositori” che hanno armato ed addestrato, e che non sono cittadini siriani assetati di libertà e pluralismo, ma spesso europei arruolati dai servizi belgi e francesi.
Ora, secondo un rapporto UE, oltre 1700 di questi jihadisti sperimentati in guerra sarebbero tornati in Europa.



La proposta di rimediare coi soldi al fallimento della politica di Obama-Hollande-Saud, che ha devastato la Siria per cinque anni, ricalca in grande quella avanzata pochi giorni prima dall’inviato Onu De Mistura, che ha pregato Damasco di lasciare Aleppo Est sotto l’amministrazione della ‘opposizione’ takfira, ma ha un lato specificamente euro-idiota. Certo il governo Assad avrà bisogno di miliardi per la ricostruzione delle devastazioni; ma nella Shanghai Cooperation Organization c’è un paese chiamato Cina, che ha tutti i miliardi che servono, la voglia di investirli, e (come in Africa) senza subordinare il finanziamento a condizioni moralistiche, rispetto dei “diritti umani” o “democrazia”.
L’effetto sarà di mandare ancor più saldamente Damasco al blocco ‘russo-asiatico’.

Egitto collabora con Damasco
Dove sta convergendo sempre più chiaramente anche il Cairo. Un reparto di genieri egiziani è sbarcato a Tartous e sarà evidentemente impiegato nello sminamento e nella bonifica di Aleppo Est liberata, e ovviamente cosparsa di trappole letali dai tagliagole. Secondo il libanese Al-Akhbar, specialisti militari e di polizia del Cairo sono presenti in diverse basi, dalla centrale dello stato maggiore siriano di Damasco, alle basi aeree di Hama ed Hmeimim fino all’aeroporto T-4 allestito ad Est di Homs, anche per approfittare dell’esperienza maturata dall’armata siriana nella lotta al terrorismo, visto l’infiltrazione dei takfiri in Sinai: il gruppo Ansar Beit-ol-Moqadas » che compie sanguinosi attentati contro l’esercito egiziano e la popolazione, rivendica di essere parte di Daesh. Ha scritto Pars Today: “Attraverso la Siria, Al Sissi vede in qualche modo il proprio possibile futuro, se continua a fidarsi dell’Arabia Saudita” (da cui il Cairo dipende per gli aiuti finanziari). “Il ministro degli esteri Sameh Choukri, in un discorso all’ONU, ha detto chiaramente che la politica del Cairo è di allontanarsi da Ryad. Al Sissi non vuol un bagno di sangue alla siriana in casa…in cambio di un pugno di petrodollari e di promesse vuote”. Ha appena firmato con Mosca per la costruzione della prima centrale nucleare in Egitto.

Un altro successo della politica “Assad must go”.

Di fronte a quella che si profila come la vittoria strategica e politica di Mosca, Teheran, Hezbollah e Damasco, cosa fanno gli Usa? Approfittano dei due mesi in cui Trump non è ancora insediato per assestare attentati e pugnalate alla schiena, il cui solo scopo è di “far pagare un prezzo” di sangue alla Russia, come aveva annunciato l’ex direttore CIA Michael Morell ad agosto in tv, e far sì che arrivino a Mosca “un po’ di sacchi mortuari”, come aveva promesso a settembre John Kirby, il portavoce del Dipartimento di Stato.

Il 5 dicembre, un ospedale mobile che i russi avevano appena finito di allestire per assistere i civili di Aleppo, è stato bombardato da artiglieria ribelle: due infermiere sono morte, un pediatra ferito ( un colonnello dei corpi speciali è stato colpito a morte in altra circostanza) numerosi civili in cura. Il ministro della Difesa di Mosca ha accusato esplicitamente e con rabbia gli occidentali di aver fornito ai takfiri le coordinate per l’attacco: “il sangue dei nostri soldati è sulle mani di chi ha commissionato l’assassinio. Sì, il sangue dei nostri soldati è sulle vostre mani, signori e signore, patroni di terroristi degli Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia ed altri paesi e simpatizzanti”. –Il risultato non pare quello a cui miravano i mandanti degli assassini; secondo i sondaggi, l’opinione pubblica russa s’è indurita ed è disposta ad accettare perdite umane per farla finita in Siria .



Due giorni dopo, mercoledì 7 dicembre, caccia israeliani hanno attaccato alle 3:30 l’aeroporto militare siriano di Mezzeh, a sud di Damasco, a poca distanza dal palazzo presidenziale di Assad. Secondo il governo siriano, che ha confermato l’attacco, non ci sono state vittime. E’ la seconda pugnalata sionista in dieci giorni: il 30 novembre i caccia di Tsahal hanno sparato razzi su installazioni militari ad Ovest di Damasco.

Bassezza di Obama
L’8 dicembre, Obama ha levato le restrizioni prima vigenti sulla fornitura di armi ai ‘ribelli’: fra poco gli ultimi jihadisti rimasti riceveranno i missili a spalla anti-aerei e i razzi anticarro necessari a nient’altro che a “far pagare un prezzo” di sangue a Mosca.
Poche ore prima, tramite Kerry e con l’appoggio dell’ONU, Obama aveva chiesto una tregua ad Aleppo, allo scopo di far esfiltrare dalla sacca i suoi jihadisti e (ritengono i servizi siriani) gli ufficiali americani (inglesi? Israeliani?) che li hanno comandati fino all’ultimo. Richiesta respinta da Mosca e Pechino al consiglio di sicurezza, dopo il bombardamento dell’ospedale da campo russo per i civili, che la “comunità internazionale” non ha condannato (comportamento “inaccettabile”, ha detto Putin). Mosca e Damasco hanno acconsentito alla resa di circa 3 mila terroristi in Aleppo Est, consentendo loro di uscirne con le famiglie; per quelli che han voluto restare con le armi in pugno, parlato di sterminio ( il modus operandi di Putin contro il terrorismo in Cecenia).

Contrariamente a quel che hanno raccontato per anni i governi e i media, quando l’armata siriana libera i quartieri di Aleppo, la popolazione li saluta e festeggia con gioia: gli oppressori dunque non sono i lealisti di Assad, ma i tagliagole di Daesh, Al Nusra o come si chiamano i wahabiti al captagon. Al punto che Assad ha ventilato di voler andare in visita alla città liberata; gli occidentali temono che la visita si trasformi di una manifestazione-monstre a favore del regime, smentendo la narrativa della supposta “opposizione democratica” che d Aleppo combatte per la propria libertà.




Così la popolazione di Aleppo Est accoglie le truppe siriane
Staffan De Mistura ha dichiarato giorni fa a Roma che “Aleppo Est può cadere in mano al governo da qui alla fine anno”: ha usato la parola “cadere in mano”, non “essere liberata”. La Mogherini ha adottato all’incirca lo stesso linguaggio: “Non possiamo far passare il messaggio che Aleppo è perduta, che noi giriamo la pagina. No, dobbiamo ancora salvare la popolazione di Aleppo, proteggere i civili …”.

Mogherini : Alep ne doit pas être abandonnée, les travaux sur la Syrie d’après-conflit montrent des signes positifs Mogherini : Alep ne doit pas être abandonnée, les travaux sur la Syrie d’après-conflit montrent des signes positifs

Aleppo non è “perduta” , ma recuperata – se non si è complici degli islamisti wahabiti. Ma la Mogherini ha un suo modo di raccontare le cose: “Noi siamo i soli, non uno fra gli altri, bensì i soli che hanno fornito aiuto umanitario in Siria”, ha detto parlando a nome della UE.

Bulletin du Centre de réconciliation : Ministère de la Défense de la Fédération de Russie

Piccola correzione: la Russia ha inoltrato e inoltra in Siria tonnellate di aiuti alimentari, carichi di cereali, medicinali anche per ponte aereo.

Bulletin du Centre de réconciliation : Ministère de la Défense de la Fédération de Russie

Piccolo dettaglio: gli aiuti alimentari inviati della UE sono stati esclusivamente diretti ad Aleppo Est, ossia ai terroristi. Di Aleppo Ovest, la UE si è occupata in un solo modo: esigendo magazzini dove ammassare gli aiuti da consegnare ai takfiri ad Est; nemmeno un cioccolatino ad Aleppo Ovest, contro cui la UE applica (come a tutta la Siria sotto il governo Assad) le più dure sanzioni. Adesso, via via che si liberano i quartieri di Aleppo Est, si è scoperto che i takfiri non distribuivano affatto gli aiuti alimentari alla popolazione; se li tenevano o vendevano a caro prezzo; hanno usato i sacchi di cibo targati ONU o Croce Rossa p er rafforzare le protezioni delle loro postazioni, come fossero sacchetti di sabbia. (qui la foto):






Takfiri usavano sacchi di aiuti come sacchi di sabbia















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Les rebelles d'Alep utilisent les sacs d'aide humanitaire de l'Onu pour se protéger
 

tontolina

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in Siria non ci sono solo ufficiali della NATO dove sono stati pure arrestati... si nascondessero meglio.....

ma i cosidetti ribelli.....usano armi chimiche per aiutare i bambini a morire allegri

La Siria presenta nuovi elementi di prova dell'uso di armi chimiche dei militanti

© Photo: East News Mondo 11:26 18.12.2016URL abbreviato 422090
La Siria ha consegnato ai rappresentanti della missione internazionale dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche prove dell'uso di sostanze chimiche di gas mostarda da parte dei militanti, ha detto domenica il portavoce Samer Abbas, del corpo nazionale per l'attuazione della Convenzione sulle armi chimiche in Siria.
"Abbiamo presentato alla missione di tutti i documenti, sono stati verificati e accettati. La missione ancora una volta arriverà in Siria per raccogliere prove, che successivamente saranno analizzate" ha detto Abbas. Si tratta di raccolte dagli esperti del Ministero della Difesa della Federazione russa, sono prove dell'uso di armi chimiche avvenute il 31 ottobre 2016 nel villaggio di Marret Umm, Chaush, nella zona di Efrin, nella provincia di Aleppo, dove è stato registrato uso di iprite, ha detto il rappresentante dell'istituzione.
La missione ha raccolto solo le prove documentali per l'organizzazione, il materiale comprovante è sigillato e lasciato in custodia dei siriani per la difficoltà di consegna con un volo charter all'Aia. Il tempo approssimativo della spedizione dei campioni è previsto a gennaio 2017. Dal 12 dicembre la missione lavora per ottenere una richiesta ufficiale dalle autorità siriane a Damasco. Gli otto ispettori provengono da USA, Gran Bretagna, Australia, Slovacchia e Slovenia. Dopo le testimonianze sull'uso di armi chimiche, non è seguito alcun commento dei rappresentanti.

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tontolina

Forumer storico
Crisi alla NATO
Rete Voltaire | 18 dicembre 2016

Crisi alla NATO

Rete Voltaire – Domenica 18 dicembre 2016 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite esamina la proposta di risoluzione con cui la Francia chiede lo schieramento di osservatori dell’ONU e di suoi «partner» (sic) [§3 della proposta] ad Aleppo-Est per sovrintendere all’evacuazione dei civili e dei «combattenti dell’opposizione» (ri-sic) [§1 della proposta].

In seguito all’arresto di ufficiali dell’Alleanza, ad Aleppo-Est per addestrare jihadisti, lunedì 19 dicembre 2016 si terrà un vertice NATO-Russia. Come accaduto con la conquista di Tripoli in agosto 2011, e contrariamente all’art. 9 dello statuto NATO, il Consiglio atlantico non era stato consultato su quest’operazione segreta.

Martedì 27 dicembre 2016 Russia e Iran riceveranno a Mosca una delegazione turca, dato che fra i prigionieri del bunker della Nato ad Aleppo-Est ci sono ufficiali turchi e che l’Alleanza ha tentato quattro volte di assassinare il presidente Erdoğan.


ecco i nomi degli ufficiali NATO arrestati ad Aleppo
Mutaz Kanoğlu – Turkey
David Scott Winer – USA
David Shlomo Aram – Israel
Muhamad Tamimi – Qatar
Muhamad Ahmad Assabian – Saudi
Abd-el-Menham Fahd al Harij – Saudi
Islam Salam Ezzahran Al Hajlan – Saudi
Ahmed Ben Naoufel Al Darij – Saudi
Muhamad Hassan Al Sabihi – Saudi
Hamad Fahad Al Dousri – Saudi
Amjad Qassem Al Tiraoui – Jordan
Qassem Saad Al Shamry – Saudi
Ayman Qassem Al Thahalbi – Saudi
Mohamed Ech-Chafihi El Idrissi – Moroccan
 

tontolina

Forumer storico
Ad Aleppo, la disfatta morale e intellettuale dell’Occidente
Maurizio Blondet 27 dicembre 2016 5

“Primi attacchi aerei dell’aviazione russa in appoggio alle truppe turche ad Al-Bab”.


Chi l’avrebbe mai detto? “Secondo una fonte militare dell’aeroporto di Kuweires, una squadriglia di caccia Su-24 e Su-34 hanno sferrato attacchi aerei su Al-Bab, distruggendo vari mezzi appartenenti al cosiddetto Stato Islamico d’Irak e Al Sham”, che è sempre Daesh.


Secondo alcuni però, i colpi sarebbero diretti alle milizie curde anti-Assad. Erdogan ha accettato il principio della “integrità territoriale della Siria” (non certo di buona voglia) perché ciò comporta l’eliminazione dei sogni indipendentisti curdi?

La notizia (fonte Almasdar New, yemenita sciita) aggiunge che “nonostante l’appoggio aereo russo, l’armata turca non ha potuto mantenere il controllo dell’ospedale Al-Faruq e di Jabal al-Akil dopo che i terroristi dello stato islamico hanno assestato un colpo diretto con il loro ordigno esplosivo improvvisato”.

Il che rivela forse qualcosa sul temibile esercito turco, il secondo della NATO. Erdogan ha mandato oltre confine alcune centinaia di commandos; ma non osa impegnare l’esercito, che è fatto di coscritti, e che lui ha “purgato” di comandanti come veri e presunti complici di Gulen.

Secondo l’Osservatorio Siriano dei Diritti Umani (quello fatto da uno che sta a Londra), “Al Bab è stata giovedì oggetto di vari raid aerei turchi che hanno ucciso 72 civili, fra cui 21 bambini”. L’attacco aereo russo invece è di lunedì e non ha fatto vittime civili – o più probabilmente, sono adesso i turchi ad avere diritto alla loro quota di accuse di crimini di guerra. Infatti i media italiani hanno dato il dovuto rilievo.

Le atrocità? Le han fatte i “nostri ribelli” moderati

Fosse comuni, civili trucidati
Su Aleppo, con molto disagio, la “narrativa” sta un po’ cambiando.
Si osa dar notizia del fatto che ad Aleppo la gente festeggia i soldati dell’esercito nazionale, che i cristiani hanno celebrato il Natale nella gioia ed hanno ricevuto la visita di Assad e signora, e che si sono scoperte fosse comuni di civili giustiziati e mutilati dallo Stato Islamico, ossia dai protetti dalla coalizione internazionale. E’ già un progresso dopo cinque anni che “atrocità” e crimini di guerra, parecchi dei quali inventati (i gas nervini del 2012) venivano imputati esclusivamente ad Assad, e negli ultimi giorni prima della liberazione di Aleppo Est, a Mosca.

Naturalmente dicendo il meno possibile. Nulla sugli ufficiali della NATO catturati dall’armata siriana in una cantina di Aleppo Est, il cui numero – dato inizialmente a 14, sarebbe invece di 110. Colpevoli, nella loro qualità di comandanti dei tagliagole preferiti dalla UE e da Washington, dei crimini contro l’umanità che i russi coi siriani vanno scoprendo.

Parmi les "rebelles" d'Alep, des officiers de l'OTAN capturés ? - Ça n'empêche pas Nicolas

Silenzio sui 100 cadaveri – risultati di soldati siriani catturati – che i ribelli hanno liquidato col classico colpo alla nuca prima di sloggiare (che ne dirà Stoltenberg?). Discrezione sui “sette immensi magazzini con munizioni sufficienti per armare diversi battaglioni di fanteria” documentati dal portavoce elle forze russe, generale Igor Konachenkov: “Molti di questi depositi si trovavano in ospedali e scuole”.
Per delicatezza d’animo e non impressionare la Mogherini, le tv non hanno dato i video che mostrano l’enorme quantità di queste armi. Che noi stessi, intesi come occidentali, abbiamo fornito loro perché instaurassero il Califfato.




Sono state trovate anche immani quantità di generi alimentari, ben nascoste; la dittatura jihadista lasciava la popolazione civile senza cibo, sequestrava gli “aiuti umanitari” per la sua sbirraglia, e vietava ai civili di nutrirsene. Su questo, persino l’Osservatorio dei Diritti Umani in Siria (quello di Londra) ha osato accusare i terroristi. Un altro segno della graduale modifica della narrativa.





Strano “suicidio” del funzionario NATO
Nessun tentativo mediatico di collegare la ‘caduta di Aleppo Est’ e la strana morte in Belgio del revisore generale della NATO, Yves Chandelon, suicidato con un colpo di pistola alla testa nella sua auto, vicino ad Andenne. L’uomo di pistole ne aveva tre, regolarmente denunciate; quella con cui s’ ucciso è un’altra, non sua.

Indagava sui finanziamenti ai terroristi

Chissà perché, la famiglia non crede al suicidio; sostiene che Yves, pochi giorni prima, aveva confidato di sentirsi minacciato da strane telefonate. Stava indagando sui finanziamenti del terrorismo islamico: cosa che, in fondo, è un segreto di Pulcinella. Il suo ‘suicidio’ apre interessanti questioni: è parte delle pulizie di fine stagione della presidenza Obama, oppure è il sintomo di una spaccatura fra due fazioni interne all’Alleanza Atlantica?

Perché comunque la si metta, quella di Obama, della UE e dei sauditi e israeliani è una disfatta di prima grandezza.
Tanto più se si tien conto dell’ultima rivelazione di Wikileaks
WikiLeaks Reveals How the US Aggressively Pursued Regime Change in Syria, Igniting a Bloodbath

Dove un documento del governo Usa datato 2006 mostra che Washington ha progettato il cambiamento di regime in Siria fin da 15 anni fa, scatenando deliberatamente il bagno di sangue cui abbiamo assistito, coi 250 mila morti e i sei milioni almeno di profughi e senzatetto. Progettato in tutti i particolari: dal “giocare le ansie sunnite sull’influenza iraniana”, all’attizzare “i curdi”, creare divisioni “in senso ai servizi di sicurezza e militari” del regime, fino alle denunce false al tribunale dell’Aja di aver fatto uccidere il capo libanese Hariri (probabilmente ucciso da Sion) e alla diffusione di falsità demonizzanti contro Assad e il “primo cerchio” del regime – il compito a cui i nostri media si sono così valorosamente dedicati diffondendo ogni sorta di fake news imbeccate.

Risultato: l’esclusione degli Usa
Il risultato è che Russia, Turchia e Iran si sono riunite – a Mosca – per discutere la sistemazione della Siria, senza invitare Washington.

E’ la disfatta morale, ma anche intellettuale, di Obama, della strategia neocon e della UE: il Nobel per la Pace è stato sconfitto politicamente dal “piccolo paese che non produce niente”, la Russia, e che ai tempi di Eltsin i cervelloni strategici americani avevano definito “un Alto Volta con i missili”. Ma proprio questo fa giganteggiare le figure degli indubbi vincitori, Putin e Lavrov: con quanti pochi mezzi hanno battuto la superpotenza e il suo codazzo di satelliti.

Come mai? I motivi ha cominciato a provare ad enumerarli il massimo analista strategico franco-svizzero, Guillaume Berlat .
Proche&Moyen-Orient.ch

“La definizione di un quadro concettuale globale” che Putin ha seguito coerentemente e con costanza, dall’inizio delle “primavere arabe” (laddove Obama le ha provocate con vacue speranze che i Fratelli Musulmani realizzassero una “democrazia”, mentre per i neocon la destabilizzazione è un fine in sè).
La declinazione del quadro concettuale attorno ad alcuni principi. “Stabilizzare il regime siriano per evitare la destabilizzazione anche regionale (ammaestrato dagli effetti dell’implosione della Libia sulle aree circostanti), scongiurare la diffusione del virus islamista nel Caucaso, mantenere la sua base militare in Mediterraneo – giocando gli Usa e ridicolizzando la UE”, per giunta apparendo come il difensore dei cristiani e delle altre minoranze perseguitate in Oriente.

Il sagace uso congiunto della forza militare e della diplomazia. “La diplomazia senza le armi è come la musica senza strumenti”, diceva Bismarck; ma gli Usa si son fatti dettare la politica dal loro super-armamento, credendo che la potenza degli strumenti esima dal comporre la musica, perché quelli la suonano da sé.

La psichiatrica follia di questo s’è vista nel settembre scorso, quando Ashton Carter (capo del Pentagono) ha bombardato le truppe siriane assediate a Der Ezzor (tra 60 e100 soldati morti, con la partecipazione di caccia belgi e danesi) al solo scopo di mandare a monte un accordo stipulato fra John Kerry e Lavrov per condurre operazioni militari congiunte contro Daesh. Cosa riconosciuta da Kerry sospiroso: “Purtroppo abbiamo avuto divisioni nelle nostre file che hanno reso l’applicazione dell’accordo estremamente difficile…”.
Kerry leaving legacy of hope and determination in role at State - The Boston Globe


Lavrov “inclusivo”
Patetica figura Kerry, di fronte a Sergei Lavrov, sperimentato non solo dalla lunga permanenza come ministro, ma dalla precedente esperienza di diplomatico all’Onu, e assistito dal quadro concettuale” complessivo stilato con Vladimir Vladimirovic. Di lui rimarrà nella storia la limpida, chiaroveggente diplomazia inclusiva, così contraria a quella americana. Infaticabilmente, Lavrov parla con gli iraniani, ma anche con gli americani traditori e doppi, coi turchi dopo che Erdogan fa abbattere il caccia russo, parla coi sionisti, perfino coi sauditi, trattando come legittimi interlocutori le cricche più infide, da leale interlocutore, lui. Tratta coi “ribelli” siriani, cercando di metterli al tavolo di pace. E’ stato lui a sventare in extremis l’intervento occidentale contro Damasco nel 2013, facendo aderire la Siria alla convenzione di divieto delle armi chimiche.

Quanto alla forza militare, è quella necessaria e sufficiente che Putin usa in vista di obiettivi chiaramente definiti. Spero si ricorderà il totale “effetto sorpresa” ottenuto su Washington ed Ankara con i dispiegamento istantaneo e invisibile dei caccia bombardieri, l’esibizione delle migliori novità tecniche delle tre armi, abbastanza da impressionare gli americani e indurli a non rischiare troppo nello spazio aereo (Erdogan, Hollande volevano da Obama una no-fly zone in Siria), assumendo anche i necessari rischi ed azzardi – l’abbattimento del caccia da un rabbioso Erdogan, che oggi è costretto ad agire da “alleato” di Mosca. Con ciò ha mostrato ai regimi arabi che, lui, non abbandona gli alleati nelle peste, come hanno fatto altri.

Tutto ciò non sarebbe bastato al successo, nota Berlat, senza quarto fattore: e qui l’analista evoca un dato morale, di carattere: la forza di una volontà irremovibile. Non dimentichiamo che in Siria, Putin ha sfidato un paese dieci volte più armato, una superpotenza economicamente dieci volte superiore, che non si esenta da atti criminali e talora da sussulti irrazionali, da idrofobia.

L’inflessibilità della volontà s’è dimostrata nella assoluta impermeabilità, spesso ironica, al martellamento mediatico. “I cani occidentali abbaiano, la carovana russa passa”, il Cremlino non si fa deviare nemmeno d’un metro dalla traiettoria iniziale dalla guerra mediatica. Il sistema mediatico occidentale s’è coperto di vergogna diffondendo propaganda e menzogne plateali; i governanti si sono compromessi in interviste con asserzioni irresponsabili e minacce delinquenziali, dichiarazioni estemporanee, rivelazioni controproducenti (tipo “Al Qaeda, sul terreno, fa un buon lavoro”). Putin parla quanto basta; usa il potere di veto all’Onu quando occorre, senza farsi intimidire; Lavrov non si abbandona alle emozioni, entrambi si impegnano in incontri utili e riservati, come quello che ha restituito temporaneamente la ragione a Erdogan.

E’ una forza di volontà intelligente, sostenuta da realismo, pragmatismo e sangue freddo. Gli occidentali perdono vistosamente d’intelligenza, credono alle loro proprie menzogne, se ne fanno irretire: invocano “interventi umanitari” per rifornire tagliagole wahabiti resi folli dal captagon, di fronte ai quali Assad è fin troppo evidentemente più civile e preferibile; farneticano di una “opposizione democratica” che sanno benissimo non esistere, trattandosi di mercenari stranieri pagati dai sauditi; invocano “tregue” che hanno l’unico scopo di salvare i terroristi da loro armati, e ormai alle corde. E tutto ciò, nonostante gli sforzi mediatici, si vede ad occhio nudo. “Tutto, nel racconto occidentale su Aleppo, sa di truffa e inganno”, ha scritto Fulvio Scaglione su Famiglia Cristiana.

Mogherini, Hollande e Merkel intimano ai russi, che trattano da criminali di guerra, di aprire corridoi umanitari. Ma “i “corridoi” esistono già, i civili sono già stati evacuati dai quartieri orientali di Aleppo dalle forze governative siriane e soprattutto dai russi che hanno anche messo in campo (a differenza della Ue) una mole imponente di aiuti umanitari per gli sfollati, proporzionale al loro impegno bellico. Persino i ribelli vengono portati con i loro famigliari (e i pochi civili che intendono seguirli) in aree controllate dalle milizie a cui appartengono con la supervisione della Croce Rossa Internazionale”, scrive la NBQ, che titola opportunamente: “Ad Aleppo, la UE perde la faccia”.

L’Unione Europea si è attenuta ad una rappresentazione della realtà “deforme in modo abissale” sulla Siria, per di più condita dal sentimento ingiustificato di non si sa quale superiorità civile e morale, che è un’imitazione dell’altrettanto ingiustificato senso della “eccezionalità” americana di cui Obama si riempie la bocca. “Noi” siamo l’Occidente, “noi” siamo la civiltà, l’umanitarismo e la democrazia, “Assad must go”, Putin è un dittatore…senza accorgersi della rozzezza e del semplicismo delle loro visioni che li ha portati ad una vera disfatta – intellettuale e morale.

E’ in nome di questa ‘superiorità’ che Obama, prima di Natale, ha firmato il decreto per consegnare ai ribelli in Siria i missili anti-aerei a spalla; “un atto ostile” l’ha definito la portavoce di Lavrov, Maria Zakharova.

Russia calls U.S. move to better arm Syrian rebels a 'hostile act'

E’ stato forse per suo ordine che il noto “incidente aereo” ha sterminato il coro dell’armata rossa. Non riesce proprio a capire che versare sangue non è un sostituto per l’intelligenza che gli manca, la malvagità e le vendette postume non bastano a rimpiazzare una strategia, una diplomazia, una politica estera impotente.
 

tontolina

Forumer storico
Iran, missili contro Isis in Siria: "È un messaggio anche per sauditi e americani"

Iran, missili contro Isis in Siria: 'È un messaggio anche per sauditi e americani'




Sono partiti con il buio della notte i missili lanciati dai pasdaran iraniani contro alcune postazioni dell'Isis in Siria.
Dalla provincia di Kermanshah, nell'Iran occidentale, i razzi hanno raggiunto la cittadina siriana di Deir el zor, nell'est del Paese.
Il lancio è avvenuto in rappresaglia all'attacco sferrato a Teheran e a Qom dallo Stato Islamico nei giorni scorsi. Ma "tra i principali destinatari di questo messaggio ci sono anche i sauditi e gli americani", ha detto il generale Ramazan Sharif citato dalla tv iraniana. Nel video, che riprende il momento del lancio, lo stupore delle persone che hanno visto passare in cielo uno dei razzi. Erano passati 30 anni dall'ultima volta che l'Iran aveva lanciato un missile di medio-lungo raggio fuori dai confini nazionali
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tontolina

Forumer storico
Siria: ma quale guerra civile. Ecco le prove.

IL DOCUMENTO NSA

La chiamano “Guerra civile”, secondo quella tecnica di manipolazione del linguaggio con cui i media mainstream danno forma ad una realtà trasfigurata.

Eppure, che quella siriana non sia una guerra civile ma una guerra di aggressione contro uno Stato sovrano da parte di nazioni straniere e poteri internazionali, è cosa che abbiamo cercato di dimostrare ampiamente in questi anni con verità censurate dai media occidentali, testimonianze dirette e smascheramenti delle manipolazioni costruite dai media.

Ora, a conferma di questo, emerge un documento della NSA americana, classificato come “top secret” e reso pubblico da Edward Snowden. È una nota breve ma importantissima che dimostra come le operazioni di guerra contro il regime siriano siano state pianificate e organizzate direttamente in Arabia Saudita.

Il contesto storico nel quale va inserito è Marzo 2013 quando la guerra siriana si espande in maniera cruenta. L’aviazione di Assad inizia le sue incursioni anche al confine con il Libano per fermare le infiltrazioni di ribelli e mercenari sunniti.
Ed è in quel periodo che l’allargamento internazionale del conflitto diventa esplicito con la richiesta da parte di Salim Idris, il capo di Stato Maggiore del Free Syrian Army, di aiuti militari alle nazioni dietro la promessa che quelle armi non cadranno nelle mani di gruppi jihadisti (promessa che sappiamo non essere mai stata mantenuta).
Insomma, il mondo crede ancora alla favola dei “ribelli moderati” opposti al bieco dittatore.

Il 18 Marzo l’agenzia siriana Sana segnala un attacco missilistico da parte dei gruppi ribelli su Damasco, contro il palazzo presidenziale di Assad, l’aeroporto internazionale e alcuni quartieri civili. La macchina della propaganda anti-Assad mostra anche i video dell’operazione.
Quell’attacco doveva essere una prova di forza per dimostrare la crisi del regime: colpire direttamente la capitale e la residenza di Assad.

“ILLUMINARE DAMASCO”
Ora sappiamo che quell’attacco fu ordinato e organizzato direttamente dall’Arabia Saudita e coordinato da Salman bin Sudan, principe della famiglia reale, futuro Ministro della Difesa ed allora responsabile dell’attività di intelligence saudita in Siria.

Secondo la NSA (che ha avuto informazioni dalla stessa opposizione siriana), fu proprio il principe reale a fornire 120 tonnellate di esplosivi e armamenti ai ribelli per quell’operazione chiamata “Illuminare Damasco”. L’attacco contro il palazzo presidenziale e l’aeroporto internazionale fu voluto dai sauditi proprio in occasione del secondo anniversario dello scoppio della guerra, come dimostrazione della crisi del Regime e della sua prossima capitolazione.

Come scrive The Intercept: “Il documento evidenzia quanto alcune potenze straniere fossero profondamente coinvolte nella rivolta armata, anche scegliendo operazioni specifiche per i loro alleati”.

“LA GRANDE MENZOGNA”
La rivoluzione siriana, scoppiata due anni prima, s’inserisce in quel processo di destabilizzazione, chiamato Primavera Araba, attivato dall’amministrazione Obama, dai circoli neo-con, dal potente apparato tecno-militare occidentale e dagli alleati sunniti, e spacciato per spontanee rivolte popolari contro le oligarchie.
E all’interno di questo quadro, la guerra in Siria, al pari di quella alla Libia, ha rappresentato la più incredibile operazione di aggressione ad uno Stato sovrano, spacciato per guerra di liberazione. Un’aggressione che non ha esitato a creare in laboratorio mostruosità come Daesh funzionali alla distruzione dell’assetto geopolitico, a finanziare truppe mercenarie e organizzazioni jihadiste, a investire milioni di dollari in armamenti, a usare il sistema globale dei media per costruire un circuito seriale di fake news in grado di condizionare l’opinione pubblica.
Ma il tempo sta aiutando a svelare la verità su quella che un grande testimone ha definito “la più grande menzogna del nostro tempo”.

Su Twitter: @GiampaoloRossi

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tontolina

Forumer storico
Il progetto AJACS è finanziato da diversi paesi occidentali: oltre alla Gran Bretagna, anche Stati Uniti, Canada, Danimarca, Olanda e Germania.
L’INCHIESTA BBC
Qualche giorno fa, la BBC ha mandato in onda un’inchiesta dal titolo Jihadis you pay for in cui ha denunciato come i soldi del programma AJACS siano finiti in realtà, nelle tasche delle organizzazioni jihadiste legate ad Al-Nusra e altri gruppi terroristici che l’Occidente ha finanziato ed armato sotto l’etichetta di “ribelli moderati” durante tutto il periodo dell’Amministrazione Obama.


Siria: soldi occidentali ai jihadisti. Un altro scandalo –
Siria: soldi occidentali ai jihadisti. Un altro scandalo


 

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