sicuri che sia solo RECESSIONE? (1 Viewer)

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Questa gente, intendo questi geni, non verranno ricordati per come vengono dipinti oggi. Non dimentichiamo che ad autorizzarne le gesta sono in primis PDL e PD. E' tutto merito loro la condizione alla quale ci hanno portato. Ma noi se ci salveremo lo faremo nella nostra terra, loro se ci riusciranno, sulle loro gambe, se non ci salveremo l'unico modo di salvarsi che avranno sarà fuori dal territorio natio.
Ma forse se sarà necessario qualcuno andrà a scovarli in capo al mondo.:cool:
 

tontolina

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L’Europa sta diventando il nuovo Terzo Mondo: 116 milioni di poveri


Di Martino
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Non spendo troppe parole per dire una verità che ormai più o meno tutti conoscono: le economie emergenti, selvagge e prive di norme di protezione per donne, bambini e lavoratori in genere, ci stanno surclassando con le loro produzioni superconcorrenziali: produrre una spilla in Cina costa il 10% che produrla in Italia; produrre un paio di scarpe in Brasile, costa il 10% che produrle in Italia.
Voglio però spendere qualche parola sulle strategie e le conseguenze delle politiche europee, tutte concentrate a salvare il culo agli speculatori finanziari, attraverso la mungitura fiscale di chi ha ormai appena il reddito sufficiente per vivere.
Per quanto riguarda le strategie, ottimo è il fondo scritto su SardegnaLand Blog, sulla vicenda Alcoa. Scrive l’autore:
A tal proposito è sintomatico del nostro decadimento economico la notizia che all’acquisto della Vynils di Porto Torres siano interessati i brasiliani. Domanda: ma quando mai i brasiliani hanno fatto shopping industriale in Europa? Beh, la risposta è semplice: da quando produrre in Europa è diventata attività folle per via dei costi e del fisco. E allora altra domanda: se così fosse, perché acquistano? Perché l’Europa ha il know how e lo Stato finanzia con soldi pubblici il salvataggio delle aziende fallite. Dunque, i brasiliani (ma anche i cinesi e gli arabi), acquistano perché per loro è un investimento con la garanzia del rimborso e dell’acquisizione di conoscenze tecnologiche e produttive che poi possono impiegare nei loro paesi. Cosicché, una volta ottenuto quello che vogliono, chiudono in Europa, con tanti saluti ai polli che gli hanno regalato conoscenze, tecnologia e lavoro.
Perfetto! Questo brano riassume realisticamente la strategia dei paesi delle economie emergenti. Usufruire della nostra esperienza e della nostra tecnologia, approfittando del vecchiume politico in odor di muffa che ormai avvolge e stritola la nostra economia. L’Europa è un paese economicamente vecchio. E i giovani rampanti si stanno facendo avanti.
La conseguenza? Stiamo lentamente diventando un paese economicamente colonizzato, da Terzo Mondo. Siamo il nuovo Terzo Mondo. Ci sono tutti i sintomi: burocratizzazione eccessiva, spreco di denaro pubblico, fisco elevatissimo, classi sociali superprivilegiate, un divario sempre più enorme tra i supericchi e i poveri. Soprattutto è la categoria di questi ultimi che si sta allargando sempre più.
Dati alla mano – secondo quanto riporta l’agenzia Asca – dal 2008 a giugno 2012 il tasso di disoccupazione in Europa è passato dal 7% al 10,4%. La crisi ha prodotto in tutta Europa circa 25 milioni di disoccupati, 18 milioni dei quali nell’Eurozona. Il lavoro è diventato più precario. Circa il 94% dei posti di lavoro creati nel 2011 è infatti part-time, senza distinzione di età. Inoltre, quattro giovani lavoratori su dieci (il 42,5%) ha contratti a tempo determinato. Preoccupa poi un altro dato: nel 2011 il numero delle persone a rischio povertà in Europa è arrivato a 116 milioni.
Capito? 116 milioni di europei sono a rischio povertà. Un’enormità se pensiamo che in Europa siamo all’incirca 730 milioni. Praticamente rischia la povertà il 15% della popolazione europea. I dati poi sono più allarmanti se ci si occupa del lavoro femminile: tre donne su dieci hanno un impiego part-time, mentre tra gli uomini solo uno su dieci ha questo tipo di lavoro.
Parlare di dramma, pare essere ormai un eufemismo. Se poi guardiamo ai dati italiani, credo che si possa tranquillamente parlare di un incubo senza fine, alimentato peraltro dalle costanti prese per il sedere di questo governo, che finora ha fatto di tutto per demolire quel che resta del nostro ormai asfittico tessuto economico.
Soluzioni? O morire o emigrare da qualche altra parte (fosse possibile, persino su Marte o sulla Luna). L’Europa non è un paese per esseri umani, ma per bestie da soma e da macello.

Fonte:L’Europa sta diventando il nuovo Terzo Mondo: 116 milioni di poveri | Il Jester
 

tontolina

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il capitalismo italiano..
la morte dio raul gardini.. la sconfitta?? no

GIUSEPPE MARIA PAOLO GAROFANO, detto il CARDINALE, braccio destro di gardini. CLASSE 1944, EX MONTEDISON, OGGI CHE FA??? LE GUERRE SI VINCONO PRIMA DI COMBATTERLE "RAUL GARDINI" La storia siamo noi, ieri, ha parlato di gardini...( servizio di g. minoli) + emersa la figura di giuseppe maria paolo garofano che in quegli anni era in montedison.Il cardinale adesso è sostanzialemnte interessato sia come socio che come manager in ALERION CLEAN POWER,RENO DE MEDICI E INDUSTRIA E INNOVAZIONE.

Ebbene secondo l art 47 della costituzione italiana da apllicarsi in borsa valori .,la creazione di valore per tutti gli azionisti, la trasparenza e chiarezza delle informazioni societarie, il coraggio di compiere operazioni,il guardare avanti, quella visione strategica tipica del GARDINI ,le vorremmo applicate anche a queste TRE SOCIETA'.
In particolare Alerion dove MPS, FONDIARIA MILANO ASS, ALFIO MARCHINI, F2I, NELKE della fam di garofano sono i soci forti.
C'e da prendersi i mw messi in vendita da Falck renew, c'è da comprarsi il resto dei aprchi di alerion in comproprità, c'è da comprarsi i mw di edf en I FRANCESI, c'è da STIPULARE UN MAGGIORE ACCORDO CON F2I di VITO GAMBERALE. C'e da fare perchè LA GREEN ECONOMY è e sarà il motore di sviluppo e bisogna crere economia edi scala, crescere in mw e fatturato, il vento è eterno e partiranno gli accumuli di energia. quindi i siti sono come pozzi di petrolio.


FALCK,LA FAMIGLIA, SE AVESSE AVUTO I SOLDI E LA VOGLIA, NON AVREBBE DI FATTO ABBANDONATO LA FALCK RENEW CHE DA IERI HA CAMBIATO STRATEGIA E PUNTERA' PIU SU BIOMASSE CHE SU VENTO. I COVENANT BANCARI ALLA LUCE DELLA FORTISSIMA SVALUTAZIONE SONO CERTAMENTE CAMBIATI ED OGGI FALCK RENEW CERCA PARTNER PER CEDERE,VE,DERE,DARE, IL 49%.

SE ALERION E F2I VOGLIONO SI PRENDERANNO QUESTO 49%, DI CERTO AGLI AZ DELLA QUOTATA FALCK RENEW PER QUEST ANNO ANCHE NON CI SARA' DIVIDENDO.. PIU LA CAPOGRUPPO FAMIGLIA BECCHERA' SOLDI PER COPRIRE DEBITI



basta andare su google e scrivere covenant bancari nel project financing e escono links che spiegano cosa sono i covenant cioè il debitore deve rispettare dei rapporti,dei indici,dei valori in bilancio.Ecco che FALCK RENEWABLES con la perd...ita e la svalutazione in bilancio 2012 approvato in ritardo, è sotto la necessità di cedere parte dei suoi parchi,altrimenti avrebbe continuato da sola. vi allego un link sui covenant, ricordando come websim e tante case di affari davano a falck renew un target di oltre 1.6 euro.
.http://bilanciointerattivo.erg.it/2010/bilancio-consolidato/analisi-stato-patrimoniale/nota25.html

http://www.gei.it/UserFiles/pubblicazioni/menghini/Menghini_covenant_totale_1.pdf
 

tontolina

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Un'impennata di fallimenti al Nord

Luca Orlando30 maggio 2013
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Argomenti: Regioni | Italia | Confindustria | Cerved | Roberto Zuccato





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MILANO - La novità è soprattutto geografica. La corsa dei fallimenti, arrivata al nuovo record storico di 3.582 unità nel primo trimestre e quasi raddoppiata a quota 6.350 a fine maggio, si concentra infatti a Nord, nella parte manifatturiera del Paese. Dove i tassi di crescita delle chiusure sono quasi ovunque a doppia cifra, peggiorando o addirittura invertendo drasticamente il trend precedente. Nel Nord-Est, ad esempio, i default balzano del 24,4%, un tasso sei volte maggiore rispetto al 2012, mentre in Veneto si passa da un confortante -5,9% dello scorso anno ad un drammatico +22,6% tra gennaio e marzo.
Situazione ancora peggiore in Lombardia ed Emilia-Romagna, a testimonianza della gravità della crisi che colpisce il nostro apparato produttivo, dove nemmeno la tenuta dell'export è sufficiente a mantenere livelli di attività adeguati per le imprese. «Il Nord è il motore del Paese – spiega il presidente di Confindustria Veneto, Roberto Zuccato – ed è per questo che la crisi di quest'area genera un allarme maggiore, come ha ricordato il presidente Squinzi. Qui in Veneto soffrono in particolare terzisti e Pmi, in grande difficoltà nel trovare sbocchi diretti nei mercati più remoti. Lì si vince solo con prodotti a valore aggiunto, con qualcosa di speciale e innovativo. Ma è chiaro che la ridotta dimensione delle imprese in questa fase aggrava gli effetti della recessione, proprio perché limita le potenzialità sia nella ricerca che nella distribuzione». La chiusura di attività registrata nei numeri di Cerved Group è in fondo la "logica" conseguenza degli altri dati che raccontano la gravità di questa recessione, come ad esempio i 19 cali consecutivi mensili per la produzione industriale oppure i 56 miliardi di ricavi persi dalla nostra manifattura nel biennio 2012-2013. Shock difficili da assorbire, soprattutto perché arrivano dopo la grave crisi del 2009, che già aveva messo a dura prova la tenuta delle imprese.
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La mappa dei fallimenti



Riduzione di attività che si traduce nei primi tre mesi del 2013 in un deciso aumento dei default registrati da Cerved Group, saliti in media del 12,2% rispetto allo scorso anno con una accelerazione del 16% se si allarga lo sguardo fino a maggio, ma che si concretizza più in generale nella liquidazione di 19mila aziende in bonis, senza procedure concorsuali, dato in crescita del 5,8% rispetto allo stesso periodo del 2012. Anche in questo caso, anche per le aziende che volontariamente decidono di cessare la propria attività, i tassi più alti di crescita sono per Nord Est e Nord Ovest, con un aumento che sfiora il 10%, dunque quasi doppio rispetto alla media nazionale.
Altro dato significativo è l'aumento dei concordati preventivi, quasi raddoppiati nel primo trimestre soprattutto per la spinta della modalità "in bianco" (possibile dallo scorso settembre), cioè senza un piano dettagliato di risanamento. Tra gennaio e marzo le istanze presentate, quasi tutte utilizzando questa possibilità, sono state ben 1.300, già oltre l'intero ammontare dei decreti emessi nel 2012 (si veda altro articolo).
Nel Nord del Paese, tuttavia, non c'è oggi solo un problema di chiusure, concordati o fallimenti ma si avverte anche una difficoltà crescente nel creare nuove attività imprenditoriali. Così, se il saldo della nati-mortalità delle imprese per il primo trimestre indica per l'intero paese un saldo negativo pari allo 0,51% dello stock esistente, per tutte le regioni del Nord ad eccezione della Lombardia (-0,28%) il bilancio è sistematicamente peggiore: dal -0,66% del Veneto, al calo che sfiora il punto percentuale per Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia e Veneto. Numeri negativi che portano ben sei province delle regioni settentrionali agli ultimi dieci posti in Italia per bilancio di nati-mortalità, con lo stock di aziende localizzate a Vercelli, Imperia, Aosta, Parma, Piacenza e Sondrio in calo di oltre un punto percentuale.
 

tontolina

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Italia: Ocse, il 39% dei giovani è disoccupato

Una carrellata di numeri negativi: oltre il 20% dei giovani è senza lavoro da almeno un anno e l'11% ha rinunciato a cercare una occupazione. Attenzione all'effetto cicatrice.

Italia, quarta tra i paesi Ocse per percentuale di disoccupati tra giovani under 25.





ROMA (WSI) - L'Italia è quarta tra i Paesi Ocse per percentuale di disoccupati tra i giovani under 25, con un tasso che sfiora il 39%. Lo riporta l'organizzazione nella presentazione del suo Piano d'azione sul lavoro, basata su dati di fine 2012. Davanti all'Italia solo Grecia e Spagna, che superano ormai il 50%, e il Portogallo, che si attesta al 40%.

L'11 % dei giovani ha rinunciato a carcare lavoro

In Italia il 21,5% degli under 25 è senza lavoro e fuori da educazione e formazione (Neet) e tra questi l'11% è "scoraggiato, disilluso, non cerca neanche più un lavoro perche' pensa che non ce ne sia". Così all'ANSA il direttore divisione lavoro Ocse, Stefano Scarpetta. La loro reintegrazione nel mercato sarà "difficile".

"Sono difficili da recuperare perchè sono scoraggiati, disillusi, non hanno investito nel loro capitale umano, mancano dell'esperienza che solo il lavoro può dare", spiega Scarpetta, aggiungendo che "queste difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro avranno ripercussioni anche nel loro futuro".

E' il cosiddetto 'scarring effect', l'effetto cicatrice: chi è entrato tardi e con fatica nel mondo del lavoro "avrà una possibilità di essere occupato inferiore, e un salario più basso, rispetto a persone con le stesse competenze e nella stessa fascia di età che sono però entrate in un momento differente".
A cui va aggiunto, sottolinea ancora Scarpetta, l'effetto sulle pensioni future:

"L'Italia, come diversi altri Paesi, è passata a un sistema contributivo. Di conseguenza, chi comincia a versare contributi avrà una pensione più bassa, e sarà quindi più esposto al rischio di povertà".

La vera sfida sta quindi nell'offrire a questi giovani che hanno rinunciato, e che "sono anche difficili da contattare, perchè "non cercando più non vanno neanche alle agenzie del lavoro", nuove opportunità e soprattutto nuova mativazione.

Per esempio, suggerisce Scarpetta, attraverso campagne informative per illustrare l'azione di governo e imprese sul tema della disoccupazione giovanile. "Perchè per loro - conclude - sarebbe importante sapere che il governo sta facendo qualcosa, e offre loro qualcosa di concreto".

Oltre il 20% dei giovani senza lavoro da almeno un anno

"La disoccupazione di lungo periodo è considerevolmente aumentata tra i giovani dal 2007, dato che oltre un giovane su cinque tra 15 e 24 anni oggi è senza lavoro da almeno un anno", scrive l'Ocse.

In particolare, aggiunge l'organizzazione, "22 milioni di giovani sono oggi Neet: senza lavoro, senza istruzione nè formazione. Due terzi di questi hanno abbandonato la loro ricerca di lavoro e rischiano di affrontare lunghi episodi di disoccupazione e di avere dei salari inferiori a quelli dei loro pari per tutta la loro carriera". (Rainews)
 

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