Shunga (1 Viewer)

baleng

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Cominciamo con Wikipedia
I shunga (春画?) sono delle stampe erotiche giapponesi, sullo stile ukiyo-e.

Shunga significa letteralmente "pittura della primavera", un eufemismo dell'atto sessuale. La parola shunga sarebbe derivata dal termine cinese chungonghua (traslitterato ingiapponese in shunkyūga), che significa "immagini del palazzo di primavera", per rievocare la gioiosa vita del Kōtaishi, il principe ereditario.[1]

L'età d'oro dell'arte shunga viene situata nel periodo Edo (江戸時代 Edo jidai?), tra il 1600 ed il 1868.

Storia
I shunga hanno la loro origine in Cina. Si pensa che esse siano state ispirate dalle illustrazioni di manuali di medicina durante l'epoca Muromachi (室町時代 Muromachi jidai?)(1336-1573), e dai pittori erotici cinesi di quel periodo, che tendevano ad esagerare le dimensioni dei genitali, caratteristica propria degli shunga. Benché già esistenti prima del periodo Edo, gli shunga erano rari e riservati agli ambienti di corte, e solo successivamente a quel periodo crebbero di quantità e qualità.

Vi furono numerosi tentativi da parte dei governanti giapponesi di vietare i shunga, di cui il primo fu l'editto pubblicato sotto lo shogunato Tokugawa nel 1661, che vietava tra le altre cose i libri erotici noti come (好色本 kōshokubon?). Il più severo di questi editti è datato 1722, che vietava la produzione di nuovi libri senza il consenso del commissario della città, cosa che costrinse l'edizione degli shunga in clandestinità, senza però arrestarne lo sviluppo.


È da annotare anche che sovente coloro che erano incaricati di controllare l'applicazione delle leggi e degli editti contro gli shunga, erano piuttosto tolleranti od inclini alla corruzione, come il sobayōnin dello shōgun Tokugawa Ieharu Tanuma Okitsugu.[2]

L'arte shunga soccomberà solo con l'apparizione della fotografia erotica, all'inizio del periodo Meiji (明治時代 Meiji jidai?) (1868-1912).

L'arte shunga è considerata la fonte d'ispirazione della produzione hentai (変態?), ovvero degli anime e dei manga a carattere pornografico.

Produzione

Shunga di Keisai Eisen
I shunga vennero prodotti tra il XVI ed il XIX secolo dagli artisti coinvolti nella stampa artistica ukiyo-e.

Beneficiando di una maggiore domanda e prezzi più alti rispetto alle altre stampe regolari, le copie dei shunga venivano prodotti e venduti nel formato di fogli singoli, o più frequentemente in forma di libri, chiamati enpon. Un altro formato molto popolare fu il kakemono (掛け物 絵?), ovvero un singolo rotolo ma dal costo elevato, poiché ognuno di essi era dipinto singolarmente.

Pochi artisti dell'epoca non produssero opere shunga, poiché sembra che la vendita di un singolo rotolo ad un cliente importante potesse fruttare quanto per vivere per sei mesi.

La stampa policroma, o nishiki-e (錦絵?), apparve solo intorno al 1765, ma molti shunga anteriori erano già colorati, dato che il colore veniva aggiunto a mano dopo la stampa


I personaggi
I personaggi più frequenti dei shunga erano le geisha e soprattutto le prostitute dei quartieri di piacere delle più importanti città giapponesi.

Queste donne, che avevano spesso una fama che travalicava i confini dei quartieri di piacere e delle città in cui questi erano collocati, avevano un forte potenziale erotico dovuto alla loro professione, ma erano inaccessibili alla maggior parte della popolazione. Solo gli uomini molto ricchi potevano sperare di usufruire dei loro servizi, mentre le donne comuni vedevano in loro idoli affascinanti.

Utamaro era particolarmente apprezzato per le sue raffigurazioni di cortigiane, che offrivano un livello senza precedenti di sensibilità e sfumature psicologiche.

Allo stesso modo, anche gli attori del kabuki erano spesso rappresentati, dato che la maggior parte di essi, soprattutto coloro che interpretavano i ruoli femminili, praticava la prostituzione maschile.


I contenuti

Sogno della moglie del marinaio, pittura su legno di Hokusai (1820).
I temi shunga affrontavano tutte le sfaccettature della sessualità, sia eterosessuale che omosessuale.

Il più delle volte i personaggi che appaiono nelle sue scene sono vestiti, dato che in Giappone la nudità non era considerata espressamente erotica poiché era abitudine frequentare le terme ed i bagni comuni, ove la nudità e la promiscuità era la norma.

Le ambientazioni erano realistiche, dimore, bagni pubblici, postriboli o all'aperto, come lo erano i personaggi, ad esclusione del sesso, sia maschile che femminile, che veniva rappresentato di notevoli dimensioni.

Alcuni shunga contenevano anche scene di zooerastia come Il sogno della moglie del pescatore di Hokusai, in cui una donna copula con un polpo.


I fruitori
I shunga erano apprezzati da uomini e donne di tutte le classi sociali e molto sui principali fruitori di queste opere. Si ritiene venissero regalati alle future spose, in modo che potessero istruirsi sul sesso, ma anche che fossero utilizzate dalle prostitute per eccitare i clienti.

Utilizzatori dei shunga potevano essere le moglie dei daimyō, lasciate sole dai mariti per lungo tempo a causa dei loro obbligati soggiorni presso la dimora dello shōgun, e uomini che non potevano frequentare i quartieri di piacere delle grandi città. Questo utilizzo si può dedurre dalla grande quantità di immagini di autoerotismo, sia maschile che femminile, presenti nei shunga, in cui il personaggio si eccitava sfogliando per l'appunto uno shunga.[3]

Queste opere erano tra l'altro anche considerate amuleti contro la sfortuna e le disgrazie come gli incendi. Sembra che i militari portassero indosso dei shunga durante le battaglie perché si credeva che potessero evitare di essere colpiti dal nemico.[4]
Eh sì, l'ho proprio copiata tutta. Interessante, no?
Se ne scrivo qualcosa non è perché ne sappia molto. Ma approfitto del fatto che una vicina di casa possiede un ricco album di immagini, che pubblicherò.
Poi vedrò anche di sfruttare il catalogo della mostra che visitai qualche anno fa a Milano. Ma le tutte prime immagini saranno proprio quelle tratte dalla raccolta della vicina. I commenti forse possono aspettare un po'.



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vecchio frank

could be worse...
Avessi io le vicine di casa che hai tu, Gino! Con questo 3d mi eviti l'imbarazzo di pubblicare io certe immagini quando, prima o poi, aprirò il capitolo Ukiyo-e nella mia galleria di incisioni. Capitolo che intende essere piuttosto corposo perché le stampe giapponesi mi sono sempre piaciute particolarmente. Oltre ai cataloghi di varie mostre che ho visto a Milano ho parecchi altri testi ai quali attingere. E a fine mese aprirà a Palazzo Reale a Milano un'altra mostra dedicata espressamente ai tre maggiori artisti giapponesi di questo periodo: Hokusai, Hiroshige e Utamaro. Spero di poterla vedere, anche se sono sicuro che il 90% delle stampe le avrò già viste. Prima però ho già pronte immagini per almeno un paio di mesi da Goya a Picasso, dagli espressionisti tedeschi della Brucke a incisori italiani del '900 e altro.
 

baleng

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Bene, dopo aver appurato che queste immagini erano per i giapponesi quello che Le Ore e Cicciolina furono per gli italiani del secondo Novecento, con analoga reazione repressiva da parte del potere, continuo con l'album della vicina, anche perché immagino che le identiche immagini non si possano facilmente trovare in rete.

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baleng

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Preciso che scansionai queste immagini un paio di anni fa, quando la vicina mi chiese un parere sul loro valore. Mi pare di ricordare che trovai un prezzo possibile di 100/150 € a copia. Poi decise di tenerli non avendo più necessità di denaro, comunque sperava di più. Come sempre accade :consolare:

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baleng

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Postando l'ultima, spero che l'argomento possa venire sviluppato da altri, sia come immagini, sia sul piano discorsivo.

Aggiungo che in questo sito La mostra delle atrocità - Speaker's Corner ho trovato le frasi seguenti: Protagoniste degli shunga non sono solo le cortigiane con i loro clienti, ma anche le coppie unite da regolare vincolo di matrimonio, oppure genericamente gli amanti. Quella di possedere collezioni di opere d’arte shunga nei secoli scorsi è prassi comune anche per le famiglie più rispettabili. Queste opere vengono mostrate ai visitatori come tesori preziosi, causando molto spesso l’imbarazzo e l’indignazione degli occidentali.

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baleng

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Dallo stesso sito che rimanda ahttp://www.kainowska.com/sito/la-mostra-delle-atrocita___-tendenze-caotiche-nellarte-giapponese-e-muzan-e-fra-passato-e-presente/ (questa non la sapevo, ma consideriamola una parentesi culturale): C’è un altro filone artistico destabilizzante, connesso alla paura, al brivido paranormale, alla slabbratura delle leggi fisiche del mondo. Stiamo parlando del filone di rappresentazione quasi inesauribile di creature soprannaturali, fantasmi ritornanti, spiriti di suicidi o di persone morte di morte violenta, vampiri mostruosi dal collo lungo, demoni oni vestiti di pelli di tigre come Lamù ed armati con mazze ferrate, mostri tengu con lunghi nasi, mostriciattoli kappa dall’aspetto di tartarughe, che amano attirare gli umani e procurare le loro morti per annegamento.

Jogoku-Zoshi-Rotolo-dellInferno-XII-secolo.jpg


IMMAGINE PRECEDENTE
Il concetto dell’inferno viene introdotto assieme alla religione buddhista, e la sua rappresentazione nell’arte comincia in periodo Kamakura (1185-1333) con il Jigoku zoshi, il Rotolo dell’Inferno, in cui vengono rappresentati i supplizi delle anime dannate.

Kyosai-Hell-Courtesan.jpg


IMMAGINE PRECEDENTE
Il periodo Edo (1603-1868) impazzisce per tutto ciò che è soprannaturale, e partorisce ilKaidan, il racconto horror, dall’unione di kai, “raccontare”, e dan, una parola che significa “strano”, “bizzarro”, “weird”. Molti grandi artisti si sono dedicati alla rappresentazione dei kaidan: Kawanabe Kyosai, con i suoi pattern affollati di scheletri intorno alla Cortigiana Infernale ammantata di rosso, Hokusai, che ha raffigurato i fantasmi yurei, Yoshitoshi, che ha prodotto una serie intitolata Le nuove Forme di trentasei fantasmi, Kuniyoshi, con le sue spettacolari rappresentazioni di principesse esperte di stregoneria che evocano enormi scheletri per cacciare gli invasori dal loro regno.
 

baleng

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:ot:

Mi è capitata sotto il naso una antica illustrazione grafica giapponese rappresentante Venezia. Non sapendo dove postarla, la metto qui come intermezzo OT :jolly:

toyoharu_dapres_une_gravure_sur_cuivre_de_venise.jpg


E come altra curiosità posto questo breve inciso da Influenze artistiche - ukiyo-e

Per quanto riguarda l’aspetto musicale, grazie all’influenza di questa corrente, Claude Debussy compose il suo poema sinfonico più conosciuto, La Mer, ispriandosi alla Grande onda, una xilografia del pittore giapponese Katsushika Hokusai, che divenne poi la copertina dell’edizione del 1905.

fine :ot:
 

baleng

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Come intermezzo di confronto, inserisco delle tempere di arte erotica indiana, prese 4 mesi fa ad un mercatino. Non so quanto vecchi o antichi siano, ma per vari indizi le darei alla prima metà del 900 :mumble::mmmm:

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