Quel che mi vien da pensare è che la deviazione standard sia un indicatore sbagliato.
Quindi è sbagliato usare l'indice di Sharpe, la frontiera, il CAPM, l'indice di Sortino, la TEV, l'IR e chi più ne ha più ne metta. Quasi tutti gli indicatori di efficienza e di rischio usano la dev.st. che è un metro non corretto per misurare il rischio stesso.. mah..
Forse son io che non capisco nulla..
Grazie degli iinterventi
Non è un indicatore sbagliato, è che ha dei limiti nel rappresentare le caratteristiche di una distribuzione di frequenza: quando poni le ipotesi semplificative che spesso si pongono alla base di alcuni dei modelli che citi, tra esse vi è quella che i rendimenti degli
asset seguano una distribuzione normale e siano i.i.d. (identicamente e indipendentemente distribuiti).
Se e quando poni questa fortissima ipotesi, la dev. st. ti dice tutto quello che vuoi sapere sul rischio di un tuo investimento, e da lì sei "autorizzato" a sviluppare tutta la teoria che ne consegue.
Quando questa ipotesi salta, è necessario misurare il rischio tenendo conto di altri fattori.
Cren al solito sei troppo piu' avanti
L'idea e' di usarla come misura di performance passata o come valore atteso risk-adjusted?
Il VIX a denominatore, da (colpevole) profano del campo, mi fa storcere un po' il naso.
Per il passato userei dati passati, ma preferisco concentrarmi sul presente e quindi ricadere nella tua seconda ipotesi
Lo spunto è rappresentare il
carry di un indice aggiustato per il rischio (non è questo uno Sharpe?
), ma naturalmente nulla vieta di estrapolare il
dividend yield dalla struttura a termine dei
futures anziché così (in ogni caso deve esserci coerenza per evitare facili arbitraggi sui dividendi).
E naturalmente maggiore il valore maggiore l'attrattività dell'
asset class... ma quello che voglio rappresentare è proprio la
forma mentis tipica di chi poi dirotta i flussi di denaro sul mercato andando a leva:
1. "Ci sarà un buon dividend yield quest'anno? Probabilmente sì";
2. "La Fed che fa, alza i tassi e ci taglia la leva costringendoci a smontare o li tiene bassi? Li tiene bassi...";
3. "C'è nervosismo in giro? Non più del solito, anzi siamo ai minimi degli ultimi cinque anni";
4. "Ok, continua a comprare...".
Forse ti sarebbe più familiare se te la scrivessi come il classico indicatore che si usa nel
carry trade di FX, ovvero rapporto tra differenziale di tasso depositi 1Y e volatilità implicita (quale? Mondo da scoprire...), ma il concetto è uguale.
Ma a pensarci, non c'e' anche un mu sottointeso che fa tutta la differenza del mondo?
Ecco, qui la questione si fa più interessante sia sul piano teorico sia su quello pratico: secondo quel "
mu sottinteso"... è strettamente funzione di quel particolare "Sharpe" ("Implied Sharpe" ti piace?
), non un elemento in più.
Condivido l'osservazione sul VIX: non piacerebbe nemmeno a me non fosse che è quello che guardano tutti (come minimo lo correggerei con lo SKEW).