segreto bancario svizzero (1 Viewer)

mostromarino

Guest
EDITORIALE – Segreto bancario
Una reazione necessaria e tempestiva
Moreno Bernasconi
Le recenti dichiarazioni a difesa del segreto bancario svizzero da parte del Cancelliere austriaco Werner Faymann in visita nel nostro Paese non devono trarci in inganno. E neppure quelle del primo ministro francese Fillon alla fine dello scorso anno («La Svizzera non è un paradiso fiscale»).
E neppure i toni concilianti del presidente della commissione europea Barroso dopo la visita a Bruxelles di due ministri elvetici (Merz e Widmer-Schlumpf) e del Presidente della Confederazione Couchepin.

Le pressioni dell’OCSE e dell’UE volte a ottenere da parte svizzera uno scambio di informazioni fiscali non solo nei casi di frode fiscale bensì anche in quelli – non considerati delitto ai sensi del diritto penale svizzero – della sottrazione fiscale, non sono infatti diminuite negli ultimi mesi. Semplicemente il gioco si è fatto più complesso poiché , come è naturale in questo periodo di grave crisi finanziaria, ogni Paese privilegia i propri interessi rispetto a quelli comuni, alternando politiche singole e politiche concertate, a dipendenza di circostanze anche a corto termine.


Se si considera la situazione attuale a mente fredda, si constata che in seno all’OCSE le discussioni affinché la Svizzera allenti o abroghi il segreto bancario procedono risolutamente (malgrado l’assenza di esponenti politici elvetici di spicco all’ultimo incontro, a Parigi). Da parte dell’UE, la richiesta pressante di rivedere a breve l’accordo sulla fiscalità del risparmio muove dalla convinzione (come rilevava sul CdT di ieri Marco Bernasconi) che la ritenuta alla fonte prelevata dalla Svizzera sui conti delle persone fisiche residenti nell’UE e riversata agli Stati europei rappresenti una minima parte di quanto viene evaso al fisco di questi Paesi.

In particolare si vorrebbe che la ritenuta riguardasse anche i (a quanto pare pingui) redditi dei capitali depositati in Svizzera dalle persone giuridiche straniere. Senza parlare dell’effetto domino che potrebbe avere presso i Paesi dell’UE un allentamento del segreto bancario elvetico nei confronti delle autorità statunitensi per le presunte evasioni fiscali nel dossier UBS.
Per l’importanza decisiva che riveste il segreto bancario per la piazza finanziaria elvetica non bisogna certo sottovalutare le dichiarazioni del presidente dell’UE Barroso, del primo ministro Fillon (che ha corretto le dichiarazioni del suo ministro delle finanze) o del cancelliere austriaco Faymann.


Come va apprezzato il fatto che un gigante europeo come la Gran Bretagna, con cui la Svizzera è tradizionalmente in sintonia, non si sia unita al coro degli Steinbrück.
Semmai occorre constatare con soddisfazione che tutto ciò non è il frutto del caso, bensì di un’azione celere e risoluta del Consiglio federale in un momento dove occorre reagire rapidamente.

La diplomazia elvetica si è attivata tempestivamente negli ultimi mesi non solo contrattaccando agli strali tedeschi di Steinbrück, ma anche cercando di conquistare nuovi sostegni a Bruxelles e in alcune capitali europee che non ci erano amiche. Paradossalmente, proprio perché i tempi sono duri per tutti e non sono più scontate le logiche di blocco, il momento è propizio per allacciare nuove alleanze a geometria variabile per preservare i nostri interessi vitali. Il Consiglio federale sta agendo per fortuna non solo difensivamente, ma illustrando da un lato i vantaggi (per i Paesi esteri che ne sono beneficiari) di un accordo come quello sulla fiscalità del risparmio, dall’altro dimostrando prudente disponibilità a ritoccarne i contorni. Ciò permette di fare opera di convinzione a tappeto e – in un momento di grande incertezza – di prendere tempo. Ci auguriamo che il Governo perseveri su questa via.
14.01.09 03:46:21

...............................

DA CORRIERE DEL TICINO,OGGI
................................................
 

Users who are viewing this thread

Alto