Russia-Cina: accordo di scambi commerciali senza il Dollaro (2 lettori)

tontolina

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Regno Unito, Germania, Francia, Italia ed Australia chiedono di entrare nell’AIIB.

Regno Unito, Germania, Francia, Italia ed Australia chiedono di entrare nell'AIIB. - SENZANUBI




È più di un anno che abbiamo messo sull’avviso i signori Lettori.
Brics’s Development Bank.
Un vero punto di attrito tra Russia e Usa: L’IMF.
IMF, Word Bank, G8. Un impero che si sta sgretolando.
* * * * *
Oggi è arrivato il melting point.

Obama ha conquistato l'Ucraina-la polonia-e le nazioni baltiche
ma sta perdendo la germania e la francia
neppure l'Inghilterra ubbidisce più


i popoli non vogliono fare la fine della Libia della Siria dell'Iraq e dell'Afganistan
 

big_boom

Forumer storico
Obama ha conquistato l'Ucraina-la polonia-e le nazioni baltiche
ma sta perdendo la germania e la francia
neppure l'Inghilterra ubbidisce più


i popoli non vogliono fare la fine della Libia della Siria dell'Iraq e dell'Afganistan

i popoli? sai che gli frega alle élite europee dei popoli
 

tontolina

Forumer storico
i popoli? sai che gli frega alle élite europee dei popoli

ma domani ci sono le elezioni in Olanda
nel fine settimana in Francia

fra tre mesi in UK ed in Spagna



questo frega e pure molto.... perdono la poltrona e devono trovarsi una occupazuione remunerata
perchè la Commissione Europea e nominata dai politicastri che fanno le leggi contra-popolo e le impongono con la forza
 

tontolina

Forumer storico
Usa: Lew, mancata riforma Fmi minaccia credibilità internazionale

WASHINGTON (MF-DJ)--"La nostra credibilità internazionale e la nostra
influenza sono minacciate" a causa della mancata approvazione del
Congresso degli Stati Uniti alla riforma della governance del Fondo
monetario internazionale.
Lo ha dichiarato il Segretario del Tesoro Usa, Jacob Lew, durante un
discorso preparato per un comitato per i servizi finanziari.
Le osservazioni del Segretario sono arrivate dopo che la Gran Bretagna e
molti altri Paesi europei hanno deciso di aderire all' Asian
Infrastructures Investment Bank (Aiib), istituzione promossa dalla Cina
come alternativa alla Banca Mondiale di Washington, all'Asian Development
Bank e all'Fmi.



Il sostegno europeo a una banca di sviluppo che minaccia l'influenza
americana dell'Fmi e della Banca mondiale, sta creando attriti tra gli
Stati Uniti e i suoi alleati dell'Atlantico.



"La nostra continua incapacità di approvare la riforma della governance
dell'Fmi, sta facendo sì che gli altri Paesi, tra cui i nostri alleati,
stiano mettendo in discussione il nostro impegno nei confronti del Fondo e
di altre istituzioni multilaterali che abbiamo creato", ha detto Lew.
L'approvazione statunitense a una riforma della governance dell'Fmi, che
aumenterebbe l'influenza della Cina e di altri Paesi emergenti nel Fondo a
un livello maggiormente in linea con il loro nuovo peso economico nel
mondo, è fondamentale per rafforzare la posizione centrale dell'Istituto,
soprattutto se gli altri Stati stanno dando vita a nuove entità parallele.
"Le riforme dell'Fmi dovranno contribuire a convincere le economie
emergenti a rimanere ancorate al sistema multilaterale che gli Stati Uniti
hanno aiutato a costruire e continuano a guidare", ha concluso il
Segretario.
red/est/jes
(END) Dow Jones Newswires
March 17, 2015 10:56 ET (14:56 GMT)
 

big_boom

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la democrazia e' morta da un po come il cervello della gente chiuso in una gabbia con gli "uccellini" (i mezzi di informazione)
 

tontolina

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Adnk. 2015-03-20. Asian Bank (Aiib), Bergsten: gli Usa hanno sbagliato a restarne fuori. Gli Usa hanno fatto un grande errore, pensando di poter bloccare l’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) e di riuscire a tenere lontani gli altri paesi: mi sembrava ovvio sin dall’inizio che tutti o quasi avrebbero aderito”. E’ netto il giudizio di C. Fred Bergsten, noto economista del Peterson Institute for International Economics, dinanzi alle continue adesioni (oggi anche quella della Svizzera) alla nuova istituzione proposta da Pechino e considerata una ‘minaccia’ al ruolo della Banca Mondiale


Come sottolinea all’Adnkronos, “la nascita dell’Aiib è un riconoscimento del ruolo che la Cina ormai esercita sull’economia internazionale e già dalla scorsa estate ho suggerito agli Usa di aderire, altrimenti avrebbero finito con l’isolarsi”. “Così invece Washington riceverà un nuovo duro colpo alla sua immagine. Magari la vicenda dell’Aiib non è così importante ma – aggiunge l’economista – è parte di un processo: in fondo la vera questione di fondo è che una volta di più gli Usa non riescono a esercitare tutta la loro responsabilità nell’economia internazionale”.
Sullo sfondo, ammette Bergsten, in passato consigliere di Henry Kissinger e del Tesoro Usa, c’è lo scontro di poteri in corso a Washington: “In questa legislatura abbiamo visto che il Congresso non sostiene le iniziative sul commercio dell’Amministrazione”. E’ uno scontro che ha portato, fra l’altro, Washington a bloccare la riforma del Fondo Monetario Internazionale (che avrebbe fra l’altro dato più visibilità alla Cina): “Vorrei sperare che questo spinga gli Usa a dare il via libera, ma penso piuttosto che non ci sarà nessuna reazione, e la riforma dell’Fmi resterà nel limbo” osserva lo studioso per il quale “probabilmente bisognerà aspettare un paio d’anni e l’arrivo alla Casa Bianca di una nuova Amministrazione”.
Peraltro, osserva Bergsten, “non sono sicuro che con un presidente repubblicano le cose peggiorerebbero. I repubblicani sono più aperti sulle tematiche del commercio, magari un loro presidente sarebbe più collaborativo, come si è visto con Nixon o Reagan”.
Per il momento gli Usa non hanno nascosto l’irritazione verso l’adesione di molti alleati (a iniziare da Londra) a quella che considerano una iniziativa a rischio: “Certo – ammette Bergsten – trattando con i cinesi bisogna essere cauti ma per ora gli Usa si sono messi in trappola da soli. E’ sbagliato pensare di poter influenzare l’AIIB restandone fuori: a gestire la banca saranno i suoi membri che nei prossimi mesi ne scriveranno lo statuto. Gli Usa stanno ripetendo lo sbaglio del Regno Unito che vorrebbe influenzare l’eurozona senza aderirvi: il risultato invece è che non ha nessuna voce nelle scelte” dei paesi della moneta unica.
“Certo – aggiunge – i cinesi vogliono sostenere le esportazioni delle loro imprese, e questo bisognerà tenerlo a mente. Ma credo che Pechino faccia una forte distinzione rispetto alla Banca dei Paesi Brics, che considera come una istituzione politica, senza troppi progetti. Ai cinesi il destino della banca dei Brics in fondo non interessa più di tanto, mentre con l’AIIB forse vorranno rispondere alle critiche di chi sostene che sia uno strumento nelle loro mani. E quindi penso che, al contrario, lavoreranno nella direzione opposta, rispettando le best practices così da farla diventare una istituzione credibile”.
D’altronde, già con la dotazione di partenza, pari a 100 miliardi di dollari, per Bergsten “questa banca può essere una protagonista sulla scena economica perché avrà una forte leva finanziaria nel raccogliere denaro sul mercato dei capitali. Anzi, da quello che mi è stato detto, dovrebbe farlo con una leva superiore a quella di uno a uno che la Banca Mondiale – che è troppo conservatrice – continua ad adottare. Quindi i cento miliardi iniziali potrebbero diventare diverse centinaia di miliardi, insomma, un sacco di soldi”.
“Quella degli Usa – osserva lo studioso – è stata una posizione irrealistica che aggiunge sfiducia nei rapporti con la Cina: Washington non ha nulla da guadagnarci. Magari, se la banca decollerà, alla fine gli Stati Uniti potrebbero aderire: forse ci vorrà qualche anno e servirà qualche compromesso, ma poi Washington e Tokio dovrebbero entrare nella banca”.
“Prendiamone atto: la voce e il ruolo degli Usa non sono più forti come prima, la Cina è la seconda economia mondiale, ed è la prima in molti campi. E la storia – conclude Bergsten – ci insegna che se non troviamo il modo di fare spazio alle nuove potenze, possono nascere solo grossi problemi”.
 

tontolina

Forumer storico
Asean. Ignorato dall’Occidente si tiene il Meeting Annuale.




Giuseppe Sandro Mela.
2015-03-22.


Completamente ignorato dalla stampa occidentale, l’Association of Southeast Asian Nations, come sigla ASEAN, tiene oggi il 19th Asean Finance Ministers Meeting.
Tra gli scopi dell’organizzazione vi sono principalmente:
- «to promote active collaboration and mutual assistance on matters of common interest in the economic»;
- «to contribute in the prevention of financial crises through the swift implementation of remedial policy actions. It also focuses on issues of common interest. It likewise aims to prepare the foundation for providing immediate assistance, such as CMI, in the event of a crisis».
* * * * *
Per meglio comprendere, sarebbe opportuno richiamare qualche fatto di storia recente.
Nel 1982, a pochi mesi dall’inizio della deregolamentazione inglese e statunitense, i mercati mondiali furono scossi dalla crisi di solvibilità del Messico. In sintesi, l’instaurarsi di alti tassi di interesse negli Stati Uniti richiamarono repentinamente capitali prima allocati nei paesi emergenti, ed il Messico ne risentì in modo particolare.
Nel 1996, i paesi del sud-est asiatico subirono una severa crisi finanziaria. Dopo quasi tre decenni di sviluppo sostenuto, Korea del Sud +8.5% anno/anno, Hong Kong +9.6%, Taiwan +10.5%, il sistema entrò in stallo.
Se nel 1966 più della metà della forza-lavoro era priva di educazione formale, nel 1990 due terzi della popolazione avevano completato almeno la scuola media superiore, il tasso di occupazione era salito dal 27 al 51%, e la produzione era più che decuplicata grazie soprattutto a ingenti finanziamenti stranieri.
*
I paesi del sud-est asiatico esportavano una percentuale di Pil notevolmente elevata. Nel 1991, in Korea del sud il rapporto esportazioni/Pil aggregato era stato del 30%, in Malaysia del 81%, a Singapore e ad Hong Kong tale rapporto sfiorava il 90%. Nei primi anni novanta si manifestano i primi segnali di crisi. Le tigri crescevano ma ad un ritmo sempre più blando; inizia un periodo di lento quanto inesorabile declino che porta diritto all’attuale crisi che sta seminando il panico nell’intero sistema finanziario mondiale. Dapprima la depressione giapponese ridusse significativamente gli investimenti nipponici, quindi avvenne il ritiro dei capitali per sovvenire le esigenze domestiche. La contrazione del mercato giapponese provocava un vero e proprio tracollo delle esportazioni dei paesi del sud-est asiatico. Alle tigri asiatiche veniva a mancare uno dei mercati più importanti dove esportare le proprie merci.
A ciò si aggiungeva una rivalutazione del dollaro americano, con effetti perniciosi sui debiti sovrani e delle corporation denominati in dollari.
A questo punto la crisi esplodeva in tutta la sua virulenza.
* * * * *
I paesi del sud-est asiatico si ricordano benissimo cosa successe dopo. Sia la World Bank sia l’IMF, feudi incontrastati degli Stati Uniti e dei paesi europei, reagirono torpidamente nel concedere prestiti e, quando lo fecero, imposero umilianti condizioni di controllo, quasi a mettere quei paesi emergenti sotto tutela. Analogo fu il comportamento della finanza internazionale, con poche eccezioni, che in seguito ricevettero i segni tangibili della riconoscenza.
Apparve subito immediata l’esigenza di poter disporre di un sistema creditizio locoregionale per governare eventuali emergenze, avulso dal controllo occidentale, tenendo anche conto che sia WB sia IMF si rifiutavano ostinatamente di lasciare un qualche spazio direzionale agli asiatici.
Ma questi ultimi venti anni hanno visto un fantastico sviluppo del sistema economico e finanziario cinese fino al superamento di quello americano, mentre contemporaneamente WB ed IMF erano sempre più impegnati a cercare di salvare i diversi paesi occidentali in dissesto strutturale.
Nulla da stupirsi quindi di tutte le nuove iniziative finanziare che sono sorte, e che sono sorte per contrastare quelle occidentali in declino.
* * * * *
Una ultima considerazione finale.
Gli stati occidentali hanno sempre continuato a ragionare nell’ottica dello stato nazionale, al massimo con cooperazioni per saltuaria coincidenza di interessi.
La Cina invece, grande promotrice delle nuove realtà finanziarie asiatiche, ha da sempre avuto una concezione imperiale del governo, ed adesso ciò le torna particolarmente utile.
Qui il termine “imperiale” non è usato nel senso impropriamente deteriore che gli è stato attribuito in occidente, ma nel suo significato etimologico classico. Per sopravvivere un impero deve essere in grado di accettare le diverse realtà locali e nazionali senza tentare di inglobarle né di assimilarle, ed ognuna di codeste realtà, anche la più piccola, deve avere la possibilità di far sentire al centro direzionale la propria voce e le proprie esigenze.
Se ci si pensasse bene, un romano dell’età imperiale avrebbe agito esattamente come ora agiscono i cinesi.
Tuttavia, non è che ignorando questo mondo in evoluzione serva all’Occidente per contenerlo, anzi, sarà esattamente l’opposto.

L’ASEAN Economic Community si autodefinisce come:
http://www.senzanubi.it/home/asean-ignorato-dalloccidente-si-tiene-il-meeting-annuale/
 

tontolina

Forumer storico
2015-03-22. USA traditi dagli alleati: la Gran Bretagna investe nella Cina. Siamo in un periodo di subbuglio e di transizione per il panorama econopolitico mondiale. Ormai le notizie si susseguono giorno dopo giorno grazie ai principali attori di questa evoluzione: Russia, Cina, India, Brasile. Potenze economiche che si rendono conto della loro grandezza e vogliono sovvertire il mondo malato che Washington ci sta lasciando.
Facciamo un piccolo riassunto:
- la Cina sta creando un blocco geopolitico-finanziario-economico di riferimento , il cosiddetto “blocco Yuan-Renminbi”; una coalizione di stampo politico-economico alternativa all’Occidente;
- I BRICS hanno dato vita a un’istituzione finanziaria alternativa al Fondo Monetario Internazionale (di matrice anglosassone); ovvero la BRICS Developmente Bank, che avrà sede a Shangai e sarà operativa verso la fine di quest’anno;
Ma non è tutto.
La Cina si sta muovendo a tutto campo anche all’interno delle attuali istituzioni finanziarie mondiali.
Sto parlando del Fondo Monetario Internazionale.
La Cina è in trattative con il FMI (con sede a Washington), per includere la sua valuta, lo Yuan, all’interno dell’attuale paniere di valute di riserva, i “Diritti Speciali di Prelievo – DPS”.
Attualmente di DPS sono composti da un insieme di valute mondiale composto da Dollaro Americano, Euro, Yen Giapponese e Sterlina Britannica.
Il Vice Governatore della Banca Centrale Cinese (PBOC), Yi Gang, ha affermato che:
“siamo in trattative con il FMI, perché riteniamo che lo Yuan debba essere inserito all’interno dei DPS; la nostra valuta è la seconda per dimensioni nel panorama finanziario globale ed è già la sesta valuta più utilizzata a livello globale nelle transazioni economiche. […] stiamo valutando la questione con i colleghi del FMI; riteniamo, comunque, che la presenza dello Yuan nel paniere dei DPS sia un fatto dovuto, dato che, configurato come è attualmente (il DPS), ovvero le sue valute di riferimento non sono più rappresentative dell’attuale panorama economico e finanziario dato che la Cina è ormai un attore finanziario, economico e geopolitico globale”.
Finora il FMI aveva sempre rifiutato di includere lo Yuan all’interno del proprio paniere di valute di riserva in quanto la valuta cinese non era pienamente convertibile in altre valute e perché lo Stato Cinese operava sulla sua moneta uno stretto controllo dei movimenti monetari.
Il Paese orientale si sta però muovendo verso una completa liberalizzazione della sua valuta, a tal fine ha già istituito accordi con 10 nazioni a livello mondiale e firmato accordi con 28 banche centrali per internazionalizzarne l’utilizzo.
Tra poco il FMI non avrà più alcuna scusa a cui aggrapparsi e sarà costretto ad accettare le richieste cinesi.
Sembra inoltre che qualche nazione occidentale stia fiutando la futura potenza del “Blocco Yuan-Renminbi” e voglia porre le basi per una collaborazione con questa coalizione geopolitica-finanziaria.
Stiamo parlando della Gran Bretagna, storico alleato degli USA .
La Gran Bretagna ha annunciato di voler divenire il primo paese Occidentale a partecipare e investire nella Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB), una istituzione finanziaria di matrice cinese che è vista dagli americani come una potenziale minaccia al predominio della Banca Mondiale, guidata dagli USA.
Il Ministro delle Finanze Britannico, George Osborne, ha detto che sono state intavolate discussioni per entrare a fare parte della AIIB, per “crescere e investire insieme”.
La notizia ha scosso Washington, che ha uno speciale rapporto storico, geopolitico, militare e finanziario con la Gran Bretagna.
Patrick Ventrell, Portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale degli USA ha affermato che:
“secondo noi, la AIIB non incorporerà gli standard di sicurezza ambientale e di sviluppo sostenibile che segue la Banca Mondiale”.
Lascio interpretare a voi la dichiarazione. A me sembra un bambino che piagnucola perché sta per perdere i suoi giocattoli.
Nota: la Cina è membro fondatore della AIIB che conta altri importanti Stati membri, come l’India, l’Indonesia, l’Arabia Saudita, Quatar, Oman, Filippine, Singapore, la Nuova Zelanda, la Gran Bretagna, il Vietnam e molti altri ancora.
Stati Uniti, Giappone, Australia e Corea del Sud hanno rifiutato di divenire membri della AIIB.

 

EURODEFAULT

SHORT FINE DI MONDO
Oggi un grande paese creditore sta emergendo per sfidare gli Stati Uniti, così come questi ultimi avevano sfidato la Gran Bretagna nel 1914.
Questa potenza è la Cina.
Gli Stati Uniti fecero registrare enormi afflussi d’oro nel 1914-1944.
La Cina li sta facendo registrare oggi.

Il dollaro morirà in silenzio, non col botto - Rischio Calcolato

Se Putin dovesse fare quello che si sospetta ci sia dietro il continuo accumulo di oro , tra qualche hanno quando l ammontare di oro sara idoneo e gli passa il rublo al golden standrd il dollaro fara il botto altro che in silenzio
 

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