baleng
Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
A proposito della pericolosità dei vaccini ci viene ripetutamente proposto “dall’alto” il calcolo costi-benefici, eufemisticamente chiamato benefici\rischi e non benefici\danni, come sarebbe corretto. Tale calcolo trova la sua origine e il suo ambito naturale nel campo dell’economia. Però quando vi è di mezzo la vita umana esso non dovrebbe assolutamente venir usato allo stesso modo. Disturba proprio il linguaggio usato. Che distrae l'attenzione - direi a bella posta - dalla sostanza.
Lasciamo stare in questo momento il problema della reale pericolosità. Si dice solo che il vaccino salva più vite di quante ne annulli, e per il presente ragionamento si potrebbe pure ammetterlo, la questione essendo altrove. Ma si dimentica che il risultato sarà che alla fine vi sono dei morti sacrificati al bene comune.
Immaginiamo che un super-ricco offrisse di salvare da morte certa per fame una popolazione, mettiamo, di un milione di persone, offrendo il cibo necessario, ma richiedesse in cambio di poterne uccidere una, una sola, che vuoi che sia? Accetteremmo forse senza inorridire? Lo so che l’esempio non è perfetto, non è la stessa cosa: nessun esempio lo è. Ma serve per riflettere. Le modalità infatti sono analoghe: il vaccino dovrebbe salvare molte persone al costo di "poche" vittime inconsapevoli, scelta "dal vaccino", per così dire, a caso.
Accade in guerra che militi non volontari vengano abbattuti, e già questo offende le nostre coscienze di pace, mentre nel caso di volontari, come fu per gli eroi che si immolarono per fermare Chernobyl, scatta in noi un riconoscimento devoto. Ma un volontario sa di rischiare la sua vita, e per questo dimostra coraggio ed è un eroe, mentre paradossalmente chi viene obbligato a rischiare è solo una vittima, una delle tante "e vabbè", e nient’altro. Io credo che queste vittime non possano essere considerate dei “costi” magari necessari, non siamo nell’ambito dei calcoli assicurativi, che seguono i fatti. Qui i fatti vengono creati. Per sdrammatizzare: una popolazione affamata si può salvare anche “bombardandola” dal cielo di prosciutti senza paracadute, mettendo così in conto che qualcuno di essi possa cadere in testa a una persona, ammazzandola. Anche così i benefici saranno superiori ai costi, ma proprio per questo i prosciutti verranno piuttosto lanciati con il paracadute, no?
Si risponde che intanto gente muore ugualmente e con i vaccini la somma tra dare e avere migliorerà. Ma ripeto che, ammesso e non concesso l’assunto, questo è un calcolo economico, disumano, come ho inteso mostrare. Disturba, per dirla con un eufemismo, che lo facciano i governi, le case farmaceutiche e le istituzioni preposte. Che sono tutti, in modo diverso, interessati e di parte. La scelta dovrebbe essere fatta dai cittadini, dai diretti interessati, e ad essi, a ognuno di essi, il rischio dovrebbe venire chiaramente mostrato, non sottovalutato “nell’interesse generale”. Non obbligandoli in qualche modo, come per esempio vuole Zingaretti per i dipendenti della Regione Lazio. Non facendone delle vittime, ma eventualmente dei futuri eroi. Se lo vogliono.
Lasciamo stare in questo momento il problema della reale pericolosità. Si dice solo che il vaccino salva più vite di quante ne annulli, e per il presente ragionamento si potrebbe pure ammetterlo, la questione essendo altrove. Ma si dimentica che il risultato sarà che alla fine vi sono dei morti sacrificati al bene comune.
Immaginiamo che un super-ricco offrisse di salvare da morte certa per fame una popolazione, mettiamo, di un milione di persone, offrendo il cibo necessario, ma richiedesse in cambio di poterne uccidere una, una sola, che vuoi che sia? Accetteremmo forse senza inorridire? Lo so che l’esempio non è perfetto, non è la stessa cosa: nessun esempio lo è. Ma serve per riflettere. Le modalità infatti sono analoghe: il vaccino dovrebbe salvare molte persone al costo di "poche" vittime inconsapevoli, scelta "dal vaccino", per così dire, a caso.
Accade in guerra che militi non volontari vengano abbattuti, e già questo offende le nostre coscienze di pace, mentre nel caso di volontari, come fu per gli eroi che si immolarono per fermare Chernobyl, scatta in noi un riconoscimento devoto. Ma un volontario sa di rischiare la sua vita, e per questo dimostra coraggio ed è un eroe, mentre paradossalmente chi viene obbligato a rischiare è solo una vittima, una delle tante "e vabbè", e nient’altro. Io credo che queste vittime non possano essere considerate dei “costi” magari necessari, non siamo nell’ambito dei calcoli assicurativi, che seguono i fatti. Qui i fatti vengono creati. Per sdrammatizzare: una popolazione affamata si può salvare anche “bombardandola” dal cielo di prosciutti senza paracadute, mettendo così in conto che qualcuno di essi possa cadere in testa a una persona, ammazzandola. Anche così i benefici saranno superiori ai costi, ma proprio per questo i prosciutti verranno piuttosto lanciati con il paracadute, no?
Si risponde che intanto gente muore ugualmente e con i vaccini la somma tra dare e avere migliorerà. Ma ripeto che, ammesso e non concesso l’assunto, questo è un calcolo economico, disumano, come ho inteso mostrare. Disturba, per dirla con un eufemismo, che lo facciano i governi, le case farmaceutiche e le istituzioni preposte. Che sono tutti, in modo diverso, interessati e di parte. La scelta dovrebbe essere fatta dai cittadini, dai diretti interessati, e ad essi, a ognuno di essi, il rischio dovrebbe venire chiaramente mostrato, non sottovalutato “nell’interesse generale”. Non obbligandoli in qualche modo, come per esempio vuole Zingaretti per i dipendenti della Regione Lazio. Non facendone delle vittime, ma eventualmente dei futuri eroi. Se lo vogliono.