Petrolio sempre sugli scudi, in preda alla volatilità e alle news in arrivo da più fronti. Un giorno l
’OPEC, il giorno dopo le quantità estratte, e poi le scorte e così via. Ieri poi ha pesato sul mercato la Mega fusione tra Shell e BG che creerà un colosso petrolifero da circa 270 miliardi di Euro da una parte, e i nuovi massimi produttivi dell’Arabia Saudita dall’altra.
Malgrado tutto, sembra che sul settore stia migliorando il clima ed il sentiment in generale. Probabilmente i minimi del
prezzo petrolio sono già stati toccati, soprattutto se guardiamo il
petrolio come commodity. Ma possiamo dire altrettanto delle
società petrolifere?
In realtà occorre dire una cosa molto importante.
Sempre in merito di riserve petrolifere,
il mercato non ha ancora scontato la realtà dei fatti. E vi spiego perché.
Come ben sapete, le società estrattive hanno un bilancio che è fortemente correlato all’andamento del
prezzo del petrolio. Quindi, con un oro nero molto debole, avremo bilanci molto deboli e rischi di default a catena. Ma per certi versi questi default non si sono ancora visti.
Come mai?
Anche se il greggio ha già cominciato dall’estate scorsa una debacle che ha portato il suo prezzo a dimezzarsi, le compagnie petrolifere USA hanno ancora avuto la possibilità di
contabilizzare il petrolio a bilancio ad un prezzo irrealistico, il che ha reso gli stessi bilanci quantomeno discutibili ed incoerenti. Il prezzo medio contabilizzato nel quarto trimestre del 2014 è stato pari a
90 $/barile. Fatevi due conti e capirete che forse siamo abbastanza lontani dai 50 dollari /barile fatti registrate ieri sera.
Per carità, nulla di illegale visto che la SEC permette alle società di fare queste valutazioni.
Ora però i prezzi devono essere rivisti fortemente al ribasso. Tanto per cominciare, per questo primo trimestre il prezzo medio non potrà superare quota 80 $ circa.
Ma ovviamente non ci si ferma qui, perché per i trimestri prossimi, se non cambierà la tendenza ed il petrolio resterà inesorabilmente pizzicato tra i 50 ed i 60 USD al barile, ci ritroveremo con ulteriori e sonori ribassi.
E’ chiaro che il grande problema sono le società che hanno un taglio più “aggressivo” e conti meno solidi, ovvero quelle dello
“Shale oil”.
Il motivo è noto.
Sono società che raggiungono il break even solo se il petrolio è a ridosso di quotazioni importanti.
Guardate questo grafico, è stato fatto quando i petrolio valeva ancora di più.
Oggi siamo a 50 $.
Quante di queste società USA specialzzate nello shale oil ha la prospettiva di un futuro?
Non dimenticate poi che le società di
shale oil sono per la maggior parte delle
vere start up indebitatissime che quindi salteranno con una facilità estrema.
Nel 2014 sono saltati debiti delle stesse per 45 miliardi di USD. Ora le banche saranno costrette a “stringere” ulteriormente le corde dei finanziamenti proprio per tutelarsi. E stringere quelle corde, per le società di
shale oil, significherà rimanere impiccate.
Molte società hanno cercato di approfittare del momento positivo del mercato per rifinanziarsi emettendo nuovi bonds sul mercato o allungare il debito e magari rinegoziare i loro finanziamenti. Ma il quadra sta progressivamente degenerando, il che mette fortemente a rischio il destino di queste società.
Domanda banale ma necessaria: guardando il grafico dell’indice
XOI, l’indice che racchiude il mondo energetico USA che conta, sta scontando tutto questo?
STAY TUNED!
Danilo DT
http://intermarketandmore.finanza.com/chi-sono
PETROLIO e SHALE OIL: quello che ancora non dicono i bilanci | IntermarketAndMore