Reato di clandestinita' (1 Viewer)

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La Boldrini non resta zitta e si becca un “ceffone” da Mastella. Che la sbugiarda sui voli di Stato
di Franco Bianchini/ven 20 dicembre 2013/16:30
Politica



In aereo con il compagno? La Boldrini pensava di cavarsela usando le solite frasi difensive zeppe di indignazione un po’ teatrale («il mio volo di Stato non è costato un euro in più alla Camera») 0 facendo rispondere al portavoce («improponibile il paragone con il volo di Stato di Mastella»). In alcuni casi è meglio restare in silenzio per non esporsi alle repliche. E così accade che la pasionaria vendoliana, seduta sulla poltrona più importante di Montecitorio, finisce per beccarsi una replica e fare una pessima figura. «Con un moralismo sfacciatamente barocco e senza alcuna logica la presidente della Camera continua ad insistere nella comparazione tra il suo viaggio in Sudafrica con i suoi (diversi) cari ed il mio in quel di Milano», afferma infatti Mastella. «La Boldrini continua a far finta di con capire – aggiunge l’ eurodeputato – allora glielo ripeto: sono io che non ho fatto spendere un euro allo Stato, facendo anche risparmiare un secondo volo allo Stato. Lei, invece, di certo ha fatto consumare più kerosene e soldi allo Stato, perché con una delegazione allargata è stato necessario utilizzare un aereo ben più grande e costoso. Tra l’altro, è lei che ha utilizzato un volo di Stato su una tratta internazionale, dovendo coprire una distanza almeno dieci volte superiore rispetto alla tratta Roma-Milano. Sono fatti e numeri, incontrovertibili – conclude Mastella – che la presidente Boldrini cerca maldestramente di nascondere. Ragion per cui, sono io a dire basta, la smetta di fare inutili proclami e strumentali comparazioni. La verità è che lei non riesce a digerire il fatto di essere stata colta con le mani nella marmellata».
 
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ninjaxx se tu fossi un siriano saresti un semplice attivista (come vengono definiti dai giornali) anche se hai appena ammazzato 20 persone

ma occhio a quello che dici, in Italia non siamo gia' da tempo in democrazia
 

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I rom “padroni” di Roma. Alla Stazione Termini: «Tu chiami i carabinieri? Io vengo a casa tua…»
di Desiree Ragazzi/gio 28 novembre 2013/19:02/3 commenti
Interni



Cronaca quotidiana di zingari in azione. Rubano, scippano e minacciano. A Roma, grazie alle coccole di Ignazio Marino, fanno il bello e il cattivo tempo. Non si limitano a sfilare il portafoglio al distratto turista che transita alla stazione Termini (e già su questo punto ci sarebbe molto da dire) ma braccano le persone, le seguono e le intimidiscono se queste si rifiutano di soddisfare le loro richieste. E tutto ciò accade sotto gli occhi di impotenti controllori Atac e poliziotti. E che non si tratti di una leggenda metropolitana lo testimonia il racconto di una lettrice di un blog. Laura, così si firma, ha descritto con dovizia di particolari un’esperienza per nulla rassicurante che ha vissuto qualche giorno fa, appunto alla stazione Termini. «Accompagnata un’amica in partenza – scrive – scendiamo giù per prendere la metro per tornare a casa. Imbocchiamo le scale mobili dal lato di via Marsala e scendendo il mio compagno dice di aver dimenticato la tessera a casa facendo cambio portafoglio prima di uscire. Poco male, ci avviciniamo alla macchinetta e lì veniamo letteralmente accerchiati da tre ragazzini e due adulti, ovviamente rom. Una delle ragazzine insiste: “Dammi moneta di resto, dammi moneta di resto”. Il mio compagno, alquanto urtato dice: “Dammi lo dici a casa tua, io non ti devo dare niente. Ora lasciami in pace e vai via”. Bè, che dire, nel giro di sue secondi siamo stati accerchiati dai due adulti che con aria stizzita ci dicono: ” Perché tu trattare male bambina, tu bambina non parli così… Dai i soldi a bambina”». Ma la storia non finisce qui. Perché di fronte al rifiuto di sottostare alla richiesta e alla minaccia di rivolgersi ai carabinieri, la reazione dei rom esplode in tutta la sua virulenza. «La tizia – scrive ancora Laura – si avvicina e tra i denti sibila: “Tu chiami carabinieri? io seguire ora te, io vedere dove stai! Io venire a casa tua!”. E nel sottofondo si sente la bambina che dice “tanto non mi potete fare niente, tanto non mi potete fare niente!”». E la storia non è finita qui, perché da quello che narra la ragazza emergono altri fatti alquanto inquietanti. Il controllore dell’Atac di fronte alle rimostranze dei due allarga le braccia in segno di impotenza e lo stesso fanno alla Polfer. «La guardia – scrive ancora Laura – si limita a fare un cenno di assenso e dire “noi non possiamo fare nulla, potete provare con la polizia al piano di sopra”. Mentre ci giriamo per tornare su, una delle tizie ci fa il classico gesto mimando un coltello che taglia la gola. A quel punto a me tremano le gambe e non riesco più a parlare, cercavo di convincere il mio compagno ad andare via e lui invece continua a salire. Alla Polfer, raccontiamo tutto e si limitano a fare spallucce dicendo che hanno le mani legate e non possono fare nulla. Ci dicono che ne hanno arrestati una decina quel pomeriggio e che più di un collega è stato denunciato perché li ha mandati via in malo modo. Dicono che molti poliziotti hanno richiesto il trasferimento perché a quanto pare, la tecnica della minaccia è diventata abbastanza comune, con risultati ottimi. Hanno perfino paura di andare lì e cacciarli fuori dalla stazione perché dicono che vengono minacciati. Io, cittadina romana, non mi sento più a casa mia. Siamo avviliti e delusi». Ecco gli effetti della “cura” Marino.
 

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Colle a Putin, 'no' a follia terrorismo

Nostro Paese sente oggi vivissimi legami di amicizia

30 dicembre, 15:11
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(ANSA) - ROMA, 30 DIC - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato al Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, un messaggio per i due attentati a Volgograd: "L'Italia sente oggi vivissimi legami di amicizia con il suo paese, rafforzati dalla più ferma e decisa opposizione alla follia del terrorismo, che ha preso piede in tante aree del mondo anche a noi vicine per storia e millenaria tradizione".
 

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Forumer storico
non ho scritto nulla di ecclatante...o sbaglio?

fregatene! l'occidente e' destinato a tornare nel medioevo e ripercorrerà la storia riavviando un nuovo ciclo di guerre

purtroppo gli italiani perdono tempo ascoltando pazzi di sinistra e criminali di pseudo destra, l'epilogo di tali errori di valutazione portano ovviamente al caos e a crisi non solo economiche ma sociali
Se dal default finanziario puoi uscirne pulito con QE o giochini di numeri (specialmente se lo fa chi posside il "banco delle fiches"), da un default sociale non c'e' scampo si finisce come la germania nazista
 
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ninjaxx

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a BRESCIA è EMERGENZA RAPINE E FURTI

Furti in casa e in appartamento: ecco il codice dei ladri

Escalation di furti, cresce la paura: i simboli dei topi d’appartamento

Un vero e proprio codice comportamentale, una precisa simbologia che indica quali sono gli appartamenti più appetibili e quelli meno. L'alfabeto dei ladri, e i simboli più frequenti: spesso 'segnati' a fianco del citofono
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Redazione31 dicembre 2013
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Un vero e proprio codice comportamentale, simboli e lettere con cui i malviventi ‘danno un voto’ alla casa da svaligiare: una scala di valori, quasi un alfabeto per ladri, che indica le abitazioni più appetibili e quelle meno, quelle più rischiose o quelle più facili da colpire.
Ci sono voluti anni per decifrare quelli che all’apparenza sembrano simboli innocui, e invece sono indice di un pericolo probabile o imminente. Accanto al citofono, oppure nelle vicinanze più prossime; talmente variabili da coprire quasi completamente l’ipotetico ‘raggio d’azione’ dei rapinatori.
Dal simbolo di “casa ricca” a quello per “casa con allarme”, oppure quello che alla vista richiama la forma di un pesce, e invece indica la casa di un pubblico ufficiale. La linea orizzontale ‘accompagnata’ da una linea laterale, che significa “cane in casa”, o i quattro cerchi disposti in un ipotetico quadrato, il più pericoloso di tutti perché è quasi un via libera, “casa molto buona da rubare”.
Ci sono poi gli ‘amici’, le case definite “amichevoli”, o la X che indica il “buon obiettivo”, fino al triangolo che invece segnala la presenza di una donna sola. Ci sono poi i segni ‘temporali’: la N che indica la notte come “momento molto buono per il colpo”, la M per la mattina, AM che insieme invece indicano il pomeriggio, la D che vale per la domenica.
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Non ci sono indicazioni precise, se non di tenere (un po’) gli occhi aperti. E, in caso di un simbolo inequivocabile, magari una telefonata, o una segnalazione, alle forze dell’ordine.





Potrebbe interessarti: http://www.bresciatoday.it/cronaca/codice-ladri-casa-furti.html
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A Natale i criminali fanno festa

Pubblicato il 30 dicembre 2013
Tag:furti Brescia, Luigi Di Matteo, questura di Brescia, statistiche furti
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(red.) Le festività natalizie sono un periodo a grande rischio furti. Almeno secondo le statistiche. Per questo motivo carabinieri e polizia intensificheranno i controlli già iniziati nei giorni scorsi con posti di blocco sulle strade principali.
In città la polizia presidierà – oltre agli obiettivi primari (Equitalia, Bancomat, sedi di governo e politiche)- i quartieri dove i ladri hanno maggiormente colpito, utilizzando anche equipaggi in borghese della squadra mobile. In totale saranno in campo oggi e domani 25 pattuglie, comprese le Volanti di Desenzano. Si spera così di contenere la crescita della criminalità, stimata in un anno attorno al 3-4%.
Per evitare il successo delle operazioni criminali, le forze dell’ordine hanno studiato in questi mesi le strategie dei ladri, usando spesso anche la statistica. Si è capito così che la maggior parte dei furti in casa avvengono di giorno e nei giorni feriali, quando cioè i proprietari sono, di solito, al lavoro.
Nei giorni scorsi era intervenuto lo stesso questore di Brescia, Luigi Di Matteo, per incoraggiare i bresciani e invitarli alla reciproca collaborazione. La questura ha poi invitato i cittadini a prendere delle semplici precauzioni per rendere più difficile la vita ai delinquenti: innanzitutto mai dare avviso pubblico (sui social network o per passaparola) della propria partenza per le vacanze; in secondo luogo aiutarsi l’un l’altro sorvegliando in caso di assenza del vicino che tutto sia in ordine. In caso contrario sempre meglio avvisare il 112. Perché i furti si combattono anche con la prevenzione.
 

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Ore: 12:25| sabato, 23 novembre 2013
Quattro uomini sulla trentina d'anni, tre albanesi e un romeno, sono stati arrestati dal nucleo operativo dei carabinieri di Brescia. Gli uomini dell'Arma li hanno prima inseguiti, quindi fermati in via Livorno in città: in auto la refurtiva di due colpi in altrettanti appartamenti di Gussago, uno dei quali vuoto perché l'inquilina era in ospedale a partorire.
I carabinieri hanno poi effettuato una perquisizione domiciliare, nella quale sono stati trovati gioielli, soldi, orologi, bottino probabilmente di altri furti in appartamento. Ed è in questa direzione che si stanno muovendo i militari per le indagini.
I quattro finiti in manette agivano prevalentemente tra le 19 e le 20, visto che uno di loro aveva l'obbligo di dimora ed era quindi obbligato a rientrare prima delle 22.
 

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I DATI DEL VIMINALE 17 APPARTAMENTI SVALIGIATI AL GIORNO
Furti in casa, a Brescia è una vera escalation

In aumento anche scippi e borseggi. L’allarme Per il Siulp: equipaggi a disposizione non sono sufficienti

http://brescia.corriere.it/brescia/...n-ebb722e0-2cca-11e3-bdb2-af0e27e54db3.shtml#
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I DATI DEL VIMINALE 17 APPARTAMENTI SVALIGIATI AL GIORNO
Furti in casa, a Brescia è una vera escalation
In aumento anche scippi e borseggi. L’allarme Per il Siulp: equipaggi a disposizione non sono sufficienti

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«Si certifica la fine della sicurezza reale e percepita a Brescia». Pare un necrologio. E in effetti la denuncia del Siulp di Brescia è perentoria, funerea. Frutto di un’analisi dettagliata e basata sui numeri «della crisi del settore sicurezza» che portano, innanzitutto, a una certificazione: «Brescia è più insicura».
Forse non abbiamo mai realizzato, girando la chiave nella toppa prima di andare al lavoro, che ogni giorno, in città e provincia, vanno a segno diciassette furti in appartamento. Per un totale di 6.239 colpi nel 2012, quasi il 21% in più dell’anno precedente. Cifre che fanno schizzare la nostra provincia al terzo posto della lista nera regionale e al 22esimo in Italia (come riportano i dati ufficiali del Viminale).
Non che fuori casa vada meglio, a dire il vero. Perché gli scippi sono quasi raddoppiati: 293 quelli registrati nel 2012 (+51.82% del 2011) mentre i borseggi - 2.204 l’anno scorso - hanno sofferto un incremento dell’11%. Occhio, poi, alla macchina, perché nel 2012 ne sono state rubate (da denuncia) 1.175, oltre il 4% in più in dodici mesi. Così come sono cresciute, di quasi il 47%, pure le truffe informatiche (3.116).

Il quadro è in chiaroscuro e qualche nota positiva c’è. Meno omicidi, per fortuna, e meno estorsioni (127 nel 2012, -10.56%). E per il sindacato di polizia non è un caso. Numeri che generano numeri. Perché «la sicurezza può essere garantita solo potenziando il controllo del territorio con l’impiego di più equipaggi». Che però scarseggiano. E a garantirlo «è solo l’estemporaneità di due, massimo tre pattuglie di Volante per ogni turno di servizio. E cioè la buona volontà, il senso del dovere e la professionalità degli operatori di polizia in servizio». Ne arriveranno sei, di nuovi agenti. Ma non bastano. Negli ultimi anni Brescia ne ha persi settanta, mai sostituiti: pensionati o riformati. E se per esempio il commissariato Carmine, nato undici anni fa «per produrre sicurezza in una zona calda della città», esprime a pieno organico una pattuglia su ogni turno di servizio, anche i reparti investigativi non se la cavano meglio: 41 addetti alla squadra mobile (erano 45 nel 2012, 60 negli anni scorsi) e 32 alla Digos (-10% rispetto all’anno scorso). Lavorano «con mezzi e risorse tecnologiche sempre più fatiscenti, per non parlare di quelle economiche». Un numero: 7.500 ore di straordinari non ancora pagate dal Ministero.

Ma di «vitale importanza» sono anche divisioni come la polizia amministrativa, sociale e immigrazione, o l’anticrimine, «in notevole difficoltà per carenza di personale e di strumenti adeguati alle necessità operative». Servono risorse umane. Perché «tutti gli uffici sopportano carichi di lavoro impressionanti a cui si aggiungono nuove incombenze», ma pure servizi d’ordine che degli stessi poliziotti hanno bisogno al di fuori delle loro scrivanie. In tutto, nella questura di via Botticelli, lavorano 394 agenti, dirigenti compresi, e 53 amministrativi. «Come può essere garantito, in questo quadro, uno standard di sicurezza a Brescia?». Se lo chiede il sindacato che la domanda, ora, la gira ai nostri parlamentari per dire loro che la situazione «è palesemente a rischio». Sì, a rischio «necrologio».
 

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