Reati in calo,INGIUSTIZIA in forte aumento (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
Una grave sentenza ingiusta
dovevano rifare il test del DNA!
Vedi l'allegato 439100

Delitto Yara, confermato l'ergastolo anche in appello. E Massimo Bossetti piange dopo la sentenza



Yara, orrori e depistaggi: intervista a Salvo Bella BN PODCAST
Ergastolo per Bossetti


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Questa mattina la notizia dell'ergastolo a Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio.

Ripercorriamone la vicenda.




Venerdì 26 novembre 2010. Alle 18:44 Yara lascia il Centro Sportivo di Brembate di Sopra dove pratica ginnastica ritmica. La sua casa dista 700 metri, ma la ragazza non vi arriverà mai, poiché le sue tracce vengono perse poco dopo. Alle 18:49 il suo telefonino viene agganciato dalla cella di Mapello a tre chilometri da Brembate, dopodiché il segnale scompare.
Tre mesi dopo (il 26/2/2011) viene ritrovato il cadavere, in un campo di proprietà della ditta Rosa e C. colpi di spranga sul corpo, un trauma cranico (inferto probabilmente con un sasso), una profonda ferita al collo e almeno sei ferite da arma da taglio sul corpo, tuttavia non letali.
Probabilmente, stabilisce la perizia, è morta di freddo e di stenti.
Ancora tre mesi e si celebra il suo funerale (26/5/2011).

Per mesi le ricerche e le indagini sono frenetiche. Si appuntano i sospetti su soggetti che poi risulteranno estranei alla vicenda. Si fa l’analisi del DNA su decine di migliaia di DNA.
Il 16.6.2014 la svolta: si giunge a individuare come autore del delitto Massimo Bossetti.
Unica prova: il DNA trovato sul corpo della vittima.
Clamoroso, dal punto di vista giuridico, è che poche ore dopo l’arresto intervenga a dare l’annuncio addirittura il ministro dell’interno Angelino Alfano. Il ministro, dimenticando che l’imputato è innocente fino alla condanna definitiva, ben prima delle condanna di primo grado, e addirittura prima ancora della conclusione delle indagini, interviene a additare il colpevole, senza che sia stata valutata alcuna prova. Un fatto senza precedenti nella storia della giustizia italiana.

In realtà di fatti clamorosi, in questa vicenda, ce ne sono diversi; uno per tutti, la vergognosa storia del pulmino di Bossetti, le cui immagini furono mandate in tutte le TV e che risultarono false.

Yara Gambirasio, video su furgone di Bossetti confezionato. Comandante Ris: "Fatto per esigenze comunicative" - Il Fatto Quotidiano

Il primo luglio 2016 la corte d’assise di Bergamo condanna Bossetti all’ergastolo.
La Corte dispone risarcimenti pari a 1.300.000 euro, di cui 400.000 euro per ogni genitore di Yara, 150.000 per ogni fratello di Yara e 18.000 euro per gli avvocati.

Il 30.6.2017 inizia il processo d’appello.

Rimangono quelle domande irrisolte.
-Come avrebbe fatto uno sprovveduto come Bossetti a tenere un cadavere in casa o altrove senza farsi scoprire?
-Come avrebbe fatto a trasportare il cadavere e depositarlo proprio a poche centinaia di metri da dove partivano le ricerche della protezione civile (essendo infatti impossibile che il cadavere fosse sempre stato li, in quanto l’odore di cadavere è talmente forte che sarebbe stato scoperto molto tempo prima).
-Quale il movente?
-Quale la dinamica dei fatti (mai ricostruita)?
-Cosa c’è di così importante nella vicenda di Yara da scomodare addirittura il ministro dell’interno, che nonostante la presunzione di non colpevolezza addita Bossetti come il colpevole già nella fase delle indagini?
E poi:
quelle tre ara: Yara Gambirasio, Chiara Poggi, Sara Scazzi; tre ragazze col nome che finisce in ara uccise nello stesso periodo. Da notare che Sara Scazzi scompare il 26 agosto del 2010; esattamente tre mesi prima della scomparsa di Yara.

Poi il campo, Rosa e C, in cui viene trovato il corpo di Yara, l’anagramma del cui cognome è Gambi Rosa.



Precedentemente ci eravamo occupati del delitto Gambirasio, qui:
Paolo Franceschetti: L'omicidio massonico. Parte 6. L'omicidio dei bambini.
 

tontolina

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Milano, domiciliari all’investitore in suv condannato per omicidio stradale
Sarà scarcerato Franko Della Torre, il 33enne che passando con il rosso a oltre 115 chilometri all’ora causò la morte del 57enne Livio Chiericati: sconterà a casa i 7 anni e mezzo, indossando il braccialetto elettronico
di Redazione Milano online


Il gup di Milano Natalia Imarisio, accogliendo un’istanza della difesa, ha detto sì alla scarcerazione di Franko Della Torre, il 33enne che il 30 aprile scorso passò con il rosso ad un incrocio in viale Monza a Milano a oltre 115 chilometri all’ora, travolse con il suo suv l’auto di Livio Chiericati e fuggì lasciando agonizzante il 57enne, morto in ospedale. Per l’uomo, condannato martedì a 7 anni e mezzo per omicidio stradale, il gup ha disposto i domiciliari con braccialetto elettronico. Resterà nel carcere di San Vittore fino a che il dispositivo non sarà disponibile.


La dinamica
Della Torre, che non guidava sotto l’effetto di droghe e neppure in stato di ubriachezza, sorpassò a destra una serie di auto in viale Monza (in direzione dalla periferia verso il centro) e poi passò con il rosso (già scattato da alcuni secondi) ad una velocità stimata attorno ai 140 chilometri all’ora, tanto che l’accenno di frenata d’emergenza non impedì che l’impatto disastroso con l’auto di Chiericati avvenisse a una velocità calcolata tra i 115 e i 125 chilometri all’ora. L‘investitore, inoltre, a questo punto non si fermò a prestare soccorso all’investito, ma, secondo quanto indicato da un teste, dopo aver recuperato il telefono cellulare si diede alla fuga, raggiungendo prima casa e poi l’ospedale dove era andato a farsi medicare alcune lievi ferite e dove la polizia urbana lo aveva infine rintracciato. Già il gip che aveva firmato l’arresto dell’uomo ne aveva perciò ricavato «l’incapacità di assumersi» qualsiasi «responsabilità» anche se la «vittima» dello schianto da lui provocato era «incastrata nel veicolo» agonizzante ma ancora viva.

Milano, domiciliari all’investitore in suv condannato per omicidio stradale
 

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Sparò al ladro: Onichini condannato a 4 anni e 11 mesi e 24.500 euro di provvisionale
L’uomo in lacrime: «Temevo per mio figlio». Indipendentisti in aula, urla contro la "giustizia"
di Roberta Polese



PADOVA Condannato a 4 anni e 11 mesi per tentato omicidio volontario. E’ questa la sentenza emessa oggi dal tribunale collegiale di Padova per Walter Onichini, macellaio di Legnaro vittima di un furto in casa la notte tra il 21 e il 22 luglio 2013. Quella notte Onichini sparò con il suo fucile al ladro che era appena entrato nel giardino di casa, poi lo caricò in macchina e lo portò a oltre un chilometro da casa, lasciandolo sanguinante nei campi di Saonara. Il malvivente, che aveva altri precedenti, si chiama Nelson Dreca, di origini albanesi, è stato poi condannato per quel furto a oltre tre anni ed è tuttora latitante.

In aula
Lunedì alla pronuncia della sentenza Onichini è stato subito abbracciato dalla moglie, con lui in aula c’erano una cinquantina di indipendentisti veneti, altrettanti erano fuori dal tribunale con bandiere e striscioni per sostenere il macellaio imputato. Quando il giudice ha pronunciato la parola «colpevole» in aula si è levato un coro di proteste contro i magistrati, i politici e lo Stato italiano. «Ho sparato per difendere mio figlio - ha commentato Onichini tra le lacrime - faremo Appello». Oltre alla condanna il tribunale ha stabilito una «provvisionale» (anticipo di risarcimento) di 24.500 euro che l’imputato deve dare al ladro, oltre a spese di patrocinio e a spese legali per un totale di altri 10mila euro.
Tutto ciò in attesa che i giudici civili si esprimano sul risarcimento danni (di oltre 300mila euro) chiesti dall’albanese al macellaio di Legnaro. E puntuali arrivano le prime reazioni: «Un commerciante padovano condannato a quattro anni e undici mesi per aver sparato ad un ladro introdottosi nella sua villa? Io tra Abele e Caino sono sempre dalla parte del primo e mai del secondo, io tra chi difende la propria casa e la propria famiglia e chi invece la aggredisce sto sempre dalla parte del primo mai del secondo», ha affermato il senatore Roberto Calderoli, vice presidente del Senato.

18 dicembre 2017 (modifica il 18 dicembre 2017 | 13:51)
Sparò al ladro: Onichini condannato a 4 anni e 11 mesi e 24.500 euro di provvisionale
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