Rabbia (1 Viewer)

Claire

ἰοίην
e sconforto. E non so...
nausea
fallimento
dolore, tanto. Sì.

Questo è il fallimento dell'intera società italiana: di chi gira la testa dall'altra parte quando parli di violenza e machismo - e ti prende per il culo dicendo che sono battagliette inutili di noi isteriche femministe- degli insegnanti e dei genitori. Io stessa mi sento una fallita quando leggo questa storia, mi rendo conto che scrivere e organizzare cose non basta, forse sì un po' di consapevolezza rispetto a 3-4 anni fa c'è, ma le ragazzine ci leggono? Come facciamo a comunicare con loro? Come facciamo ad aiutarle senza sembrare delle maestrine pesantone? Come facciamo ad inculcare nelle loro menti l'importanza del femminismo? Tutte abbiamo avuto 15 anni e purtroppo a quell'età sei vulnerabile, sei legata all'idea di "femmina" che 'sto paese di ***** ti cuce addosso da quando nasci e che dobbiamo cercarci quello che ci "protegge" e ci facciamo trattare di ***** e che dobbiamo essere prede e mai soggetti attivi, ecc. Leggere la storia di una ragazzina pestata da mesi nel 2013 è una vergogna e come al solito tranne qualcuno gli altri sembrano sbattersene.

Adesso sto piangendo.
E vaffanculo a tutti.
:sad::sad::sad::sad::sad::sad:

Da "la repubblica"
(versione on line)

Corigliano è sotto choc: “È assurdo, non doveva finire così” Ma i lividi
che lui le provocava non erano segnali di amore
NICCOLÒ ZANCAN
INVIATO A CORIGLIANO CALABRO
La stanza di Fabiana Luzzi è uguale a quella delle nostre figlie. Il poster di Emma Marrone, il letto a castello di ferro rosso, i peluche, lo specchio, i trucchi. Contro l’armadio a muro che divideva con tre sorelle maggiori – Sonia, Sara e Marika – adesso si appoggia un padre sfinito. Barba sfatta, maglione nero. Per tutto il pomeriggio stringe le mani a un paese che, proprio come lui, non ha saputo impedire l’assassinio di una bambina di 15 anni.

«Ho fatto il possibile – sussurra senza riuscire a deglutire – non volevo che Fabiana vedesse quello là». Vengono a fare le condoglianze con gli occhialoni da sole e i jeans stretti stretti, le fidanzatine mute, gli sguardi bassi. Si avvicinano alla palazzina sotto un sole abbacinante. Vengono a dire: «E’ una cosa assurda. Non doveva finire così».

Al contrario: non poteva che finire così.

Quello là si chiama Davide, 17 anni. Girava con un coltello in tasca. E per farti intendere quali fossero le sue aspirazioni, usano questa perifrasi: «Lui non apparteneva proprio, ma si atteggiava da...». Da mafioso. Uno che a gennaio a Fabiana ha spaccato il naso a pugni, le ha fatto uscire il sangue dall’orecchio. Riempita di lividi. Per questo era stato denunciato. «Doveva chiedergli il permesso anche per andare a mangiare un gelato», raccontano gli amici in processione. Uno che dieci giorni fa ha cancellato il profilo Facebook comune perché non voleva che altri vedessero le foto della sua ragazza. «La trattava come un oggetto personale», dicono nel vento, appena usciti dalla casa del lutto. «Si atteggiava da boss. Pieno di sé. Curatissimo nei vestiti. Edonista e rissoso. Una volta, eravamo in spiaggia a Schiavonea, mi ha obbligato a cancellare il numero di Fabiana dal mio cellulare, perché solo lui poteva chiamarla».

E giù botte, minacce, umiliazioni. Ecco perché il padre della bambina, Mario Luzzi, lo aveva convocato più volte nel suo negozio di autoricambi: «Lasciala stare, ti prego. E’ piccola. Cosa diavolo stai facendo?». Come risposta, un anno fa, Davide l’aveva presa e portata fino a Bologna. Una settimana di fuga. Per far intendere chi comandava.

Davide e Fabiana si erano presi e lasciati cento volte. Fino all’ultima, due settimane fa. Lui insisteva, ma lei aveva capito che l’amore non porta lividi. Mai. Ecco perché adesso te lo spiegano tutti senza incertezze come è andata a finire: «Lei, che lo aveva amato tanto e sempre perdonato, questa volta voleva lasciarlo davvero». Ecco quello che è successo.

A Corigliano Scalo, la parte moderna e disastrata, fra le colline e il mare, dove i bar dei ragazzi si chiamano «Eden» e «Gallery», suona la campanella dell’istituto tecnico. Venerdì ore 13. Fabiana Luzzi è in 1
a
A, perché l’anno scorso è stata bocciata. Troppe assenze. Troppe distrazioni. «Il suo sogno è sempre stato diventare una ballerina», spiegano le compagne per proteggerla. Ma adesso esce da scuola convinta, più grande e sicura. Non vuole più essere l’oggetto di nessuno. C’è una compagna che vede il suo ultimo sorriso: «Sorrideva sempre – racconta Monica – anche venerdì lo ha fatto. Le ho chiesto: “Dove sono le tue amiche?”. Mi ha risposto: “Loro sono già andate, io devo aspettare qui”».

Davide si presenta con lo scooter Yamaha al cancello. Percorrono la strada provinciale per duecento metri, poi svoltano a destra su uno sterrato, e spariscono in quella che viene chiamata la zona «del macello». Vanno verso una cascina abbandonata, in mezzo a un agrumeto. Limoni e mandarini. Le ragioni di una bambina. La sua sacrosanta voglia di andarsene. La risposta è: una coltellata, la benzina sulla carne viva, il fuoco. La risposta con cui Davide chiude la storia. Come ha chiuso il profilo Facebook. La cancella.

Corigliano Calabro è un posto dove la bellezza muore ogni giorno. Davanti al condominio della famiglia del ragazzo arrestato – madre disoccupata, padre bibliotecario in Comune – c’era la palestra di Pietro Salvatore Mollo detto «body guard». Uno dei capi della ’ndrangheta locale. Il primo che avrebbe voluto raccontare quello che succede nella zona: pizzo, traffico di cocaina, attentati incendiari. Ma l’hanno trovato impiccato in carcere, proprio quando aveva deciso di collaborare. E’ una storia maledetta, che non riesce mai a riscattarsi.

Dal balcone di casa i parenti di Davide urlano minacciosi: «Vi conviene sparire!». L’avvocato Antonio Pucci dice soltanto: «Siamo allergici alle dichiarazioni, dovete comprendere. Il ragazzo sta male, è sotto stress, parla a stento. La gelosia era fortissima, ma da entrambe le parti».

Ecco: il problema è proprio questa scarsa confidenza con le parole. Il Comune è sciolto per mafia, ma qui dicono «per problemi di criminalità». Nei bar c’è un brusio di fondo, frasi pronunciate sottovoce. «Siete venuti per quell’evento doloroso?». Siamo venuti per l’assassinio di una ragazzina di 15 anni. «Il fidanzato era molto geloso – raccontano – ma per certi versi bisogna capirlo: viveva una situazione difficile in famiglia. Perché la madre ha una storia con un direttore del Comune. Così lui ha vissuto queste corna pubbliche. Tutto il paese lo sa». Aiuto... Ma quale mistero, quale assurdità, quale scomparsa. Quando venerdì Fabiana non è tornata a casa per pranzo, mamma Rosa ha incominciato a chiamarla a ripetizione. Il cellulare trillava a vuoto. Allora si è messa a tempestare il telefono di Davide. Non rispondeva, inventava scuse: «Ho avuto un incidente, sono all’ospedale». Appena l’ha visto uscire da lì, con piccole ustioni alle mani – effetto collaterale di quello che aveva appena fatto – la madre di Fabiana lo ha guardato dritto negli occhi. «Dove me l’hai buttata?», ha domandato soltanto. Lui ha abbassato lo sguardo, e non ha detto neanche una parola.
 

Claire

ἰοίην
Io non so più che cosa dire.
E non so più che cosa fare.
Mi sento impotente. Fino a quando l'intera società non farà qualcosa, quel che faranno i singoli sarà sempre troppo poco. Mi sento tanto singola.
:sad:
 

Claire

ἰοίην
Ma è possibile che non lo si percepisca come un problema culturale nazionale che ha la stessa dignità, se non ancora maggior dignità, degli esodati, della mancanza di lavoro, della crisi economica?
Mio Dio, in 4 giorni sono morte ammazzate 4 donne.
E poi picchiate, violentate, insultate, ovunque.

Ma davvero, io mi chiedo.... ma cosa posso fare di più?
Mi sento male.....
 

popov

Coito, ergo cum.
Ma è possibile che non lo si percepisca come un problema culturale nazionale che ha la stessa dignità, se non ancora maggior dignità, degli esodati, della mancanza di lavoro, della crisi economica?
Mio Dio, in 4 giorni sono morte ammazzate 4 donne.
E poi picchiate, violentate, insultate, ovunque.

Ma davvero, io mi chiedo.... ma cosa posso fare di più?
Mi sento male.....
quando capiterà alla figlia di qualche onorevole, forse allora si daranno una svegliata.
 

Claire

ἰοίην
Fabiana era la ragazzina che tutte eravamo a 15 anni. A 15 anni si è vulnerabili, non si ha ancora una propria identità e si cerca in ogni modo di conformarsi, di rispecchiare i modelli imposti da questa incultura.

Il primo che mi viene a rompere, chiamandomi talebana, perché combatto contro le frasi sessiste, le immagini della TV che veicolano questa INCULTURA, lo mando in pellegrinaggio sulla tomba di Fabiana.

Perché ti insegnano da quando nasci a essere dolce, carina, romantica, accondiscendente, ti mostrano che è "normale" essere un oggetto nelle mani, negli sguardi di un uomo.
Ti insegnano che se un uomo ti apostrofa in modo volgare è un "complimento", oppure una conseguenza del tuo abbigliamento.
Ti insegnano un mucchio di scemenze.

Vorrei chiudere questo piccolo post doloroso facendo una piccola preghiera ai genitori che lo leggeranno: insegnate alle vostre figlie a non sorridere se non ne hanno voglia, insegnate loro ad essere soggetti attivi e non prede, insegnate alle vostre ragazze a non essere accondiscendenti ad avere sogni e progetti, non raccontate loro solo storie di principesse, raccontate alle bambine anche le storie di eroine coraggiose, le ragazze non hanno bisogno di principi azzurri o cavalieri che le "proteggano", abbiamo bisogno di libertà, amore, sogni e amiche e amici e amanti che non ci mettano una catena al piede.

E ai genitori dei bambinI, dei ragazzI... i maschi devono imparare a parlare di se stessi. Con se stessi, tra di loro. A confrontarsi, a dare un nome alle emozioni, a parlare. I maschi devono imparare il rispetto, non perché "le donne non si toccano nemmeno con un fiore", ma solo perché le donne SONO persone come loro, pari, allo stesso livello. Non sono "da proteggere", "da aiutare", tanto meno da possedere o da conquistare.
Si devono mettere accanto. Non sopra.
E devono prendere coscienza ATTIVA che questo è un problema SOPRATTUTTO LORO.
 

Aliens

Hola!
Fabiana era la ragazzina che tutte eravamo a 15 anni. A 15 anni si è vulnerabili, non si ha ancora una propria identità e si cerca in ogni modo di conformarsi, di rispecchiare i modelli imposti da questa incultura.

Il primo che mi viene a rompere, chiamandomi talebana, perché combatto contro le frasi sessiste, le immagini della TV che veicolano questa INCULTURA, lo mando in pellegrinaggio sulla tomba di Fabiana.

Perché ti insegnano da quando nasci a essere dolce, carina, romantica, accondiscendente, ti mostrano che è "normale" essere un oggetto nelle mani, negli sguardi di un uomo.
Ti insegnano che se un uomo ti apostrofa in modo volgare è un "complimento", oppure una conseguenza del tuo abbigliamento.
Ti insegnano un mucchio di scemenze.

Vorrei chiudere questo piccolo post doloroso facendo una piccola preghiera ai genitori che lo leggeranno: insegnate alle vostre figlie a non sorridere se non ne hanno voglia, insegnate loro ad essere soggetti attivi e non prede, insegnate alle vostre ragazze a non essere accondiscendenti ad avere sogni e progetti, non raccontate loro solo storie di principesse, raccontate alle bambine anche le storie di eroine coraggiose, le ragazze non hanno bisogno di principi azzurri o cavalieri che le "proteggano", abbiamo bisogno di libertà, amore, sogni e amiche e amici e amanti che non ci mettano una catena al piede.

E ai genitori dei bambinI, dei ragazzI... i maschi devono imparare a parlare di se stessi. Con se stessi, tra di loro. A confrontarsi, a dare un nome alle emozioni, a parlare. I maschi devono imparare il rispetto, non perché "le donne non si toccano nemmeno con un fiore", ma solo perché le donne SONO persone come loro, pari, allo stesso livello. Non sono "da proteggere", "da aiutare", tanto meno da possedere o da conquistare.
Si devono mettere accanto. Non sopra.
E devono prendere coscienza ATTIVA che questo è un problema SOPRATTUTTO LORO.

:up:
 

popov

Coito, ergo cum.
Fabiana era la ragazzina che tutte eravamo a 15 anni. A 15 anni si è vulnerabili, non si ha ancora una propria identità e si cerca in ogni modo di conformarsi, di rispecchiare i modelli imposti da questa incultura.

Il primo che mi viene a rompere, chiamandomi talebana, perché combatto contro le frasi sessiste, le immagini della TV che veicolano questa INCULTURA, lo mando in pellegrinaggio sulla tomba di Fabiana.

Perché ti insegnano da quando nasci a essere dolce, carina, romantica, accondiscendente, ti mostrano che è "normale" essere un oggetto nelle mani, negli sguardi di un uomo.
Ti insegnano che se un uomo ti apostrofa in modo volgare è un "complimento", oppure una conseguenza del tuo abbigliamento.
Ti insegnano un mucchio di scemenze.

Vorrei chiudere questo piccolo post doloroso facendo una piccola preghiera ai genitori che lo leggeranno: insegnate alle vostre figlie a non sorridere se non ne hanno voglia, insegnate loro ad essere soggetti attivi e non prede, insegnate alle vostre ragazze a non essere accondiscendenti ad avere sogni e progetti, non raccontate loro solo storie di principesse, raccontate alle bambine anche le storie di eroine coraggiose, le ragazze non hanno bisogno di principi azzurri o cavalieri che le "proteggano", abbiamo bisogno di libertà, amore, sogni e amiche e amici e amanti che non ci mettano una catena al piede.

E ai genitori dei bambinI, dei ragazzI... i maschi devono imparare a parlare di se stessi. Con se stessi, tra di loro. A confrontarsi, a dare un nome alle emozioni, a parlare. I maschi devono imparare il rispetto, non perché "le donne non si toccano nemmeno con un fiore", ma solo perché le donne SONO persone come loro, pari, allo stesso livello. Non sono "da proteggere", "da aiutare", tanto meno da possedere o da conquistare.
Si devono mettere accanto. Non sopra.
E devono prendere coscienza ATTIVA che questo è un problema SOPRATTUTTO LORO.
ebbi già modo di scrivere su questo forum che di fronte a certi accadimenti mi vergogno profondamente di essere un maschio.
 

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