Curare i sintomi e non la causa, questo l’approccio scelto dall’ECB: gli annunci si sono concentrati sulla liquidità per le banche, con decisioni coraggiose, che hanno colto di sorpresa il mercato (ho provato a commentare ieri, in allegato l’analisi dei nostri economisti sulle misure introdotte) ma del meeting rimane il bicchiere mezzo vuoto, perché quando Draghi ha fatto sapere che non c’è nessun impegno ad aumentare gli acquisti di titoli, neppure in un contesto di maggior integrazione fiscale, il mercato ha venduto pesantemente.
Le due LTROs a 3Y riducono fortemente la percezione di distress sul funding nel medio termine, il taglio delle riserve obbligatorie da 2% ad 1% sugli “eligible deposits” vale più di €100bn, mentre la misura in assoluto più importante è l’allargamento del perimetro degli eligible collateral (sono abbassate le soglie di accettazione per certi ABS, mentre le “national central banks will be allowed to accept as collateral additional performing credit claims - bank loans - that satisfy specific eligibility criteria).
Insomma, sebbene si sia fatto tantissimo per il funding delle banche, per contrastare la crisi del debito non c’è nulla (in allegato un pezzo di ricerca che spiega il punto dei nostri economisti).
Ha pesato, in negativo, anche il risultato degli stress test dell’European Banking Authority (EBA): le banche Europee dovranno raccogliere EUR 114.7bn (da EUR106bn in precedenza) di capitale.
Oggi si chiude il Summit EU: lo statement ufficiale arriverà nel corso della giornata, ma per ora, le headlines non sono incoraggianti. Il punto di partenza per i negoziati è la “joint letter” di Merkel e Sarkozy e l’” interim report” di Van Rompu e si dovrà trovare una soluzione fattibile, anche se proprio Draghi ieri ha lasciato intendere che un’integrazione fiscale è sulla buona strada.
Queste misure dovrebbero essere avallate dai 17 stati dell’EMU o forse addirittura dai 27 paesi dell’EU. Resta da capire come i cambiamenti saranno implementati e con che tempistiche, e questo è importantissimo sia per poter valutare la credibilità di questi impegni che per la potenziale risposta dell’ECB (che comunque ieri ha fatto un importante passo indietro). Merkel sembra essere contraria a quella “fast-track procedure” che il mercato vede come esito più positivo, ma forse questa linea forte della Germania sia solo volta a ottenere concessioni dagli altri Stati. Secondo i nostri economisti, il “best outcome” oggi sarebbe un accordo su una procedura in 2 fasi, che includa un immediato impegno per regole fiscali più stringeti, seguito da un cambiamento nel trattato entro metà 2012. al contrario, una procedura che coinvolga solo cambiamenti del trattato sarebbe “time-consuming” e poco credibile.
I mercati vedono questo meeting come l’ultima possibilità di salvare l’Euro e se l’esito fosse deludente si innescherebbe un massiccio sell-off in tutti gli asset rischiosi. In più, la settimana prossima ci saranno le aste Italiane e Spagnole: dopo la delusione dell’ECB, i 2 paesi hanno allargato di quasi 60bp in un contesto di estrema illiquidità. In Spagna i flussi in vendita si sono concentrati sulla parte più lunga, con il 10s30s in steepening di 12bps, mentre Italia (e Belgio) hanno ripreso il consueto movimento di flattening.
Intanto il rendimento del 10Y Bund è tornado ai livelli ai quali l’asta fallita si è verificata.