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2014: Fuga dal Regno Unito

2014: Fuga dal Regno Unito | Rischio Calcolato
15 ottobre 2012 Di Johnny88


Viviamo in tempi strani e interessanti. Si parla di Europa unita, di irreversibilità del Leviatano di Bruxelles (1) ma nel mondo reale gli stati nazionali si vanno progressivamente smembrando. Prima la Catalogna, poi le Fiandre, ora anche la Scozia.
Storia strana quella dell’annessione della Scozia al Regno Unito. Storia strana che comincia con la morte di Elisabetta I nel 1603. Priva di eredi diretti l’ultima dei Tudor lasciò il regno d’Inghilterra in eredità al suo parente più prossimo, il cugino Giacomo Stuart. Giacomo era figlio di Maria Stuart, la regina cattolica di Scozia esiliata a Londra in seguito a scandali e poi decapitata dalla “Regina Vergine”. Giacomo Stuart era già sovrano del piccolo e tumultuoso regno scozzese, ma evitò di unificare le due corone. Giacomo Stuart era contemporaneamente Giacomo I d’Inghilterra e Giacomo VI di Scozia. La separazione venne mantenuta anche dai successivi sovrani della Casata. La svolta arrivò con Anna Stuart, colei con cui si estinse la casata reale. Anna Stuart era giunta al trono quasi per caso, dopo che la Gloriosa Rivoluzione aveva scalzato il di lei padre Giacomo II e aveva escluso il ramo cattolico della famiglia Stuart dal trono. La sorella maggiore Maria II e il cognato Guglielmo III, che governarono in un’ inedita diarchia, lasciarono il mondo privi di eredi. Toccò quindi ad Anna che nel 1707 firmò l’Atto di Unione. Scozia e Inghilterra cessarono di esistere e si unificarono in unico Regno Unito. Dopo la morte senza eredi di Anna il trono passò agli Hannover, lontani discendenti della Casata e a nulla portò lo sbarco di Giacomo Stuart, il figlio cattolico di Giacomo II. Nonostante le rivendicazioni dei giacobiti il trono passò quindi alla famiglia tedesca che tuttora lo detiene, anche se oggi si fan chiamare Windsor (2).
Da quel momento sono passati poco più di 300 anni. Per una brutale coincidenza del destino il 300° anniversario dell’Atto d’Unione è coinciso con l’elezione a premier del nazionalista Alex Salmond che ottiene la maggioranza relativa dei seggi. Nel 2011 le urne confermano il premier uscente consegnando ai nazionalisti la maggioranza assoluta dei seggi nel parlamento di Holyrood. Lo Scottish National Party ha vinto le elezioni dello scorso anno, ottenendo la maggioranza assoluta nel parlamento regionale con 69 seggi su 129. Il referendum sull’indipendenza scozzese è da molti anni nel programma dello Scottish National Party e ora che l’SNP è al governo con un monocolore che non necessita appoggi di altri partiti può finalmente portare avanti l’ambizioso progetto secessionista.
Le resistenze di Londra sono state stranamente tenui. Ancora più strano perché a Westminster in questo momento la maggioranza ce l’ha proprio il partito che più avversa l’indipendentismo scozzese ovvero il Partito Conservatore. I Tories sono da sempre il partito della Corona, della Union Jack e della Chiesa Anglicana, tant’è che per “ripicca” quand’è il momento di votare per Westminster gli scozzesi premiano il Labour proprio in chiave anti-Tories. E forse proprio la prospettiva di infliggere un colpo mortale al Labour può aver contribuito a spingere l’esecutivo conservatore verso l’autorizzazione al referendum. Alle ultime elezioni politiche il Labour ha ottenuto ben 41 dei 59 seggi messi in palio dalla Scozia. Un sesto dell’intera delegazione laburista a Westminster è composta da parlamentari eletti nell’estremo nord. Per il Labour perdere uno storico serbatoio che fornisce 40 seggi blindati sarebbe un duro colpo. D’altro canto anche la crisi economica gioca il suo ruolo. In periodi di ristrettezze si sa, si cerca di tagliare la zavorra (3) e la Scozia per il Regno Unito è in fin dei conti una zavorra. Essendo la regione più povera dell’isola d’Albione è anche quella più dipendente dalla spesa pubblica. Il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne sta già calcolando gli effetti potenzialmente positivi che l’indipendenza scozzese avrebbe sulle boccheggianti casse di Sua Maestà. Di poche settimane fa la notizia che il sottosegretario per la Scozia del governo Cameron, il liberal-democratico Michael Moore e la vice-premier scozzese Nicole Sturgeon stanno perfezionando l’accordo. Una cosa è certa, nell’autunno del 2014 il referendum si farà. Nel 2013 il parlamento scozzese dovrebbe definitivamente autorizzare il referendum.
Resta la possibilità di un compromesso. Ovvero un referendum a “tre scelte”, completa indipendenza, ulteriore devoluzione oppure mantenimento dello status quo. La strada verso la secessione scozzese però sembra ormai presa. Come fingono di non sapere Monti, Napolitano, Draghi Merkel, Hollande e soci, nulla è irreversibile per cui potrebbero esserci intoppi imprevisti o colpi di coda della perfidissima Albione, ma al momento la strada verso l’indipendenza del popolo scozzese sembra intrapresa. Vedremo se la perfida Albione riuscirà a fermare il processo di dissolvimento del Regno Unito.
(1) Ogni volta che sento i cazzari in giacca e cravatta (Draghi; Barroso; Monti; Napolitano; Merkel; Hollande etc.) che cianciano di “irreversibilità” mi vien da ridere. Chi ha studiato un minimo la storia umana sa bene che se c’è una parola inesistente in questa storia è proprio “irreversibile”. Nulla è irreversibile, anzi tutt’altro, spesso gli scenari finali sono diametralmente opposti a quelli previsti dai cazzari in giacca e cravatta
(2) Durante la I Guerra Mondiale gli Hannover cambiarono nome in Windsor per rimarcare la loro distanza dalla madrepatria tedesca
(3) Ad eccezione dell’esimio ed egregio professor senator Monti, il quale ha intuito in maniera geniale che anziché tagliare la zavorra questa va aggravata costruendo così una nuova tradizione. L’esimio, egregio e illustrissimo professor senator Monti è sempre più un faro di civiltà e una luce in fondo al tunnel le cui epiche gesta saranno rimembrate con orgoglio dai posteri.
 

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