Quale Banca? (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
3 ago 12:20
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LA SOLITA VECCHIA BANKITALIA – IGNAZIO VISCO SCHIERA IL FONDO DI TUTELA DEI DEPOSITI PER SALVARE DAL FALLIMENTO LA CASSA DI FERRARA E LA BANCA DELLE MARCHE – IN TOTALE SONO 1,3 MILIARDI DI INVESTIMENTO – CHE COSA PENSERÀ BRUXELLES DI QUESTA NUOVA IMPRESA DA BANCHIERE?

Il Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) serve a garantire i depositi inferiori a 100 mila euro nei casi di insolvenza ed è finanziato da tutte le banche in proporzione ai loro depositi. Adesso il Fondo viene schierato come investitore in assenza di altri compratori di banche in difficoltà…
 

tontolina

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Le vere truffe bancarie

C’é del marcio nel sistema bancario intenazionale e non é giustiziando uno dei loro piú oscuri meccanismi come Hayes che ne verremo a capo.


Le vere truffe bancarie



Ve lo ricordate Nick Leeson? Era il re dei trader di Barings, la banca della regina d’inghilterra. Nel 1995 le sue operazioni spericolate fecero saltare l’istituzione secolare. Fu condannato a sette anni di galera.
E Jerome Kerviel? Anche lui un trader, ma della fracese Societe Generale. Nel 2008 creó nei conti del suo gruppo un buco da 500 milioni, sempre per operazioni ad alto rischio. Fu condannato a sette anni, due subito abbonati.
Tom Hayes, ex trader di Ubs e Citi, é stato condannato ad agosto da una corte inglese a quattordici anni di galera. La sua colpa? Aver contributo a manipolare i tassi di interesse europei. Dal banco dei testimoni, piangendo, ha detto: “guardate che quello che facevo era contenuto in un dettagliato manuale di istruzioni predisposto da Ubs”.
Mentre nei primi due famosissimi casi di criminialitá finanziaria a rimetterci sono state le banche e semmai i loro azionisti, nel terzo, il piú recente, ad essere gabbati sono stato milioni di risparmiatori.
É la truffa finanziaria 2.0. Mentre le autorita di regolamentazione finanziaria e bancaria di tutto il mondo predispongono regole rigide, rigidissime, sui cosidetti coefficienti di patrimonializzazione, di liquiditá, di tesoreria e di rischio delle istituzioni finanziarie, le banche internazionali sembrano diventare gli Al Capone delle truffe internazionali. Solide (si spera), ma truffaldine. Esgeriamo? Si calcola che dal 2009 ad oggi le principali 25 banche al mondo abbiano pagato multe per la bellezza di 250 miliardi di dollari. Una cifra monstre: un sesto del Pil italiano.

E non é finita. Secondo una recente ricerca di Huw van Steeins (morgan stanley) sono in corso giudizi che valgono altri 72 miliardi di multe da oggi al 2017. Dentro c’é di tutto: dal riciclaggio agli aiuti dati ai propri clienti per evadere il fisco. Nei giorni scorsi la Bank of New York Mellon ha patteggiato una multa da 14,7 milioni perché avrebbe corrotto un fondo sovrano medio orientale per ottenere suoi quattrini in gestione.

Il modo é quello piú classico: avrebbe assunto in banca figli e nipoti del Fondo per ingraziarsi i genitori.

Jp morgan starebbe trattando in queste ore una multa da 150 milioni per conflitti di interesse sulla sua attivitá di private banking [per Azimut solo una tiratine d'orecchiedalla Consob]. Ve la facciamo semplice: ai propri clienti danarosi non avrebne venduto i prodotti finanziari piú vantaggiosi, ma quelli che riconoscevano alla banca commissioni piú alte.

É come se il vostro fruttovendolo vi vendesse le pere praticamente marce. Con il piccolo dettaglio che le pere le potete toccare per giudicarne la qualitá, mentre per i fondi sperate in Dio e nella reputazione di chi ve li vende.
Si tratta, come direbbero i banchieri, di peanuts. I due veri scandali dell’ultimo lustro riguardano la manipolazione dei tassi di interesse europei (per cui é stato condannato Hayes) e dei cambi. Nel primo caso sono state giá pagate sanzioni per sei miliardi. Nel secondo sono l’asticella si alza a dieci miliardi. Solo il mese scorso, cinque banche intenazionali, hanno patteggiato una sanzione complessiva da 5,6 miliardi. Il giorno dell’annuncio, i rispettivi titoli sono saliti in Borsa, e per questa vicenda non c’é ancora nessun singolo banchiere-bancario che abbia pagato. La cosa ridicola é che la truffa sui cambi e cioé l’accordo tra banche nel fissare il valore delle monete a loro relativo piacimento é avvenuta nel 2012, cioé proprio quando si stavano chiudendo i patteggiamenti per la manipolazione dei tassi di interesse interbancari europei. Brr che paura devono aver provato i big boss delle banche. A pagare infatti non sono mai loro.
Non siamo certo culturalmente portati a pensare che il mestiere del banchiere sia quello di un ladro in doppio petto. E siamo anche piuttosto solidali con chi grazie alla propria abilitá riesca a fare un mucchio di quattrini. Ma qui abbiamo in problema. Ogni tre anni emerge uno scandalo finanziario, di portata planetaria. Prima della crisi, gli scandali colpivano le fondamenta della banca che rischiava il fallimento. Oggi colpiscono il mercato, fatto da milioni di posizioni che subiscono singolarmente piccole perdite. Poi quando il bubbone scoppia, la banca paga e resiste. La multa si puó considerare alla stregua di un premio assicurativo pagato per continuare a fare affari, anche dopo un incidente di percorso. C’é del marcio nel sistema bancario intenazionale e non é giustiziando uno dei loro piú oscuri meccanismi come Hayes che ne verremo a capo.
 

tontolina

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CHE BANCA SCELGO? La valutazione di una banca per il consumatore

https://goldenstorms.wordpress.com/...-valutazione-di-una-banca-per-il-consumatore/



L’argomento di oggi cerca di rispondere ad una domanda che probabilmente sorge a molte persone nel momento in cui si accingono ad aprire un conto corrente, un conto deposito o instaurare altro genere di rapporto con un istituto bancario.
Come posso valutare una banca? Come faccio a scegliere la banca più sicura a cui affidare i miei risparmi?

Cerchiamo di offrire una risposta a queste domande nella maniera più semplice possibile e senza entrare nei tecnicismi della materia.
Per anni ci si è fidati dei rating che le varie agenzie forniscono sulle banche italiane, ma sono veramente affidabili? Ci sono almeno due motivi per diffidarne:
Le agenzie di rating sono pagate dagli stessi istituti sottoposti a valutazione. Nonostante il fatto che potremmo fidarci dell’assoluta integrità e professionalità(?) di queste società, non possiamo non dire che si tratta di un palese caso di conflitto di interessi;
La storia ha il suo che da dire: famosi istituti valutati come assolutamente sicuri e solvibili si sono improvvisamente trovati in situazioni di default.
Se a questo quadretto aggiungiamo lo scenario che si sta delineando in Italia, soprattutto in questo periodo, la riflessione è più che giustificata.
Non poco tempo fa infatti è stato annunciato che a partire da Gennaio 2016 anche in Italia sarà applicata la normativa in tema di bail in. Ne abbiamo parlato QUI. Anzi a dire il vero è già stata applicata.
Ora potreste obiettare che la questione del bail in non è poi così grave, dal momento che riguarda solo i depositi superiori a 100 mila euro e che invece per i depositi inferiori a 100 mila euro, in Italia, esiste il fondo interbancario di garanzia dei depositanti, a cui tutte le banche sono obbligate ad aderire, ad eccezione delle BCC, che dispongono del loro fondo dedicato, che è proprio quello che è intervenuto a favore di Banca Romagna Cooperativa (Brc). Ne abbiamo parlato QUI.


La brutta notizia però è che questo fondo è quasi esaurito, ovvero le risorse di cui dispone sono assolutamente insufficienti a rimborsare i depositi rimborsabili (quelli inferiori a 100 mila euro).
Il problema dunque non è di poco conto dal momento che sia che i vostri depositi siano inferiori o superiori a 100 mila euro non siete protetti.


Ecco quindi che vale la pena dedicare un minimo del proprio tempo a scegliere con cura l’istituto al quale affidare i propri soldi.
L’indicatore sicuramente più importante da controllare per valutare la stabilità di una banca è il CET 1 Ratio, ovvero Core Equity Tier 1 Ratio, che sostituisce il vecchio Core Tier 1 Ratio.
Per spiegare il Core Equity Tier 1 Ratio è necessario partire dal concetto di Tier 1 Capital. Si tratta della componente più pura del patrimonio di una banca. Esso è composto dal capitale sociale, che deve essere interamente versato, dagli utili accantonati e dalla riserve. Esso non comprende invece gli strumenti innovativi di capitale e una parte degli strumenti “quasi equity”.
Per calcolare il core tier 1 ratio è necessario fare il rapporto fra il tier 1 capital e gli impieghi (ovvero gli impegni della banca, che stanno nell’attivo dello stato patrimoniale, e sono ad esempio i finanziamenti, prestiti, mutui, ecc) che però devono essere ponderati singolarmente per il rischio. Ad ogni categoria di soggetto (privato, pubblico, ecc) corrisponde infatti un diverso coefficiente di ponderazione.
Ad oggi le normative Europee in materia impongono un CET1 Ratio dell’8%, ciò significa che una banca potrà effettuare investimenti ponderati per il rischio pari a 12,5 volte il proprio capitale.
Considerando i dati disponibili ad oggi in rete, la situazione degli istituti italiani è rappresentata di seguito.


Si ricorda inoltre che ai fini di una più approfondita valutazione patrimoniale degli istituti dovrebbero essere valutate anche le altre componenti che costituiscono il patrimonio di vigilanza (il Capitale aggiuntivo di classe I e il capitale di classe II) a cui dedicheremo prossimamente un approfondimento.
Altri indicatori di analisi della salute patrimoniale di una banca sono i seguenti:
Il Current ratio ovvero il rapporto fra Attivo a breve termine e Passivo a breve termine;
Il Grado di copertura delle immobilizzazioni ovvero il rapporto fra Capitale proprio e attività consolidate;
Il Rapporto di indebitamento ovvero il rapporto fra Passività totali e (Passività totali + capitale netto);
L’ Indice di autonomia finanziaria ovvero il rapporto fra Mezzi di terzi e capitale proprio;
Il Gross ratio ovvero il rapporto fra Crediti dubbi verso la clientela e crediti verso la clientela.
Infine consigliamo di tenersi sempre aggiornati riguardo le notizie di cronaca giudiziaria e di approfondire le valutazioni nel caso in cui la propria banca inizi ad avere problemi con le autorità del settore.
 

tontolina

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intervista alternativa
Non Abbiamo Bisogno delle Banche - Intervista a Norris Koppel, founder di MONESE

https://www.youtube.com/watch?v=PZgM-p9LJJ0


Pubblicato il 28 ago 2015
C'è una nuova banca, che nasce sull'idea che i soldi dei clienti non si toccano, mai, e che chiunque abbia un indirizzo debba poter aprire un conto in pochi minuti, dal suo smartphone, senza complesse operazioni di verifica, senza procedure di valutazione della sua affidabilità creditizia, perché in fondo una banca deve darti servizi finanziari di base: tenere al sicuro i tuoi soldi (soprattutto da se stessa), darti una carta di debito per gli acquisti nei negozi e su internet e poco altro, seguendo la convinzione che i servizi finanziari sono un diritto fondamentale dell'uomo cui il 45% della popolazione mondiale ancora oggi non ha accesso.
Norris Koppel, fondatore di Monese, che ha vissuto in prima persona la sensazione di essere rifiutati da un sistema bancario che non ti riconosce, oggi lancia una "non banca" dedicata ai "folli, ai disadattati, ai ribelli", cui si può accedere da un telefonino in pochi minuti avendo da offire in cambio solo un indirizzo nella comunità europea.
L'ho intervistato con voi, da Londra, perché è giusto che chi innova vada premiato.
Buon racconto.

APPROFONDISCI SUL BLOG: http://www.byoblu.com/post/2015/08/28...
 
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tontolina

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Banca Popolare di Vicenza, azionisti e dipendenti pagano il disastro Zonin

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Lobby
Dopo le maxi-perdite e svalutazioni del 2014, dopo il taglio di quasi il 25% del valore delle azioni (non quotate), l'istituto serve un’altra tegola ai suoi soci. In seguito agli accertamenti ispettivi della Bce, la banca vicentina chiude il semestre con una perdita di oltre 1 miliardo di euro ed è costretta a effettuare un nuovo aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro. Ecco com'è andata
di Paolo Fior | 28 agosto 2015






Una banca “semplice e snella”, si autodefinisce la Banca popolare di Vicenza nel piano industriale 2015-2020 che verrà approvato a settembre. E a guardare i conti semestrali si capisce il perché di quella definizione: dopo le maxi-perdite e svalutazioni del 2014, dopo il taglio di quasi il 25% del valore delle azioni (non quotate), la banca ancora presieduta da Gianni Zonin serve un’altra tegola ai suoi azionisti. In seguito agli accertamenti ispettivi della Bce, la banca vicentina chiude il semestre con una perdita di oltre 1 miliardo di euro, ratios di vigilanza quasi dimezzati ed è costretta a effettuare un nuovo aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro. “Semplice e snella” è un eufemismo per dire che non è rimasto sostanzialmente più nulla, se non gli sportelli e poco altro.
Dalle risultanze degli accertamenti del team ispettivo della Banca centrale europea è emerso che la Popolare di Vicenza ha erogato finanziamenti per 974,9 milioni ai propri clienti per fargli comprare azioni della banca. Un fatto gravissimo che ha ripercussioni molto pesanti sul patrimonio dello stesso istituto: la Vicenza è stata costretta a iscrivere a bilancio una riserva indisponibile di 611,6 milioni di euro e ad accantonare ai fondi per rischi e oneri per 339,7 milioni di euro. Dalle verifiche sono emersi inoltre altri profili di rischio connessi a posizioni specifiche per ulteriori 26,5 milioni. Detto questo, su indicazione della Bce, la banca ha dovuto applicare un “filtro prudenziale”, riducendo di fatto i fondi propri di oltre 622 milioni di euro.
Quanto al clamoroso risultato semestrale, che evidenzia un rosso “monstre” di 1,053 miliardi di euro, è stato in buona parte determinato da nuove rettifiche di valore sui crediti per 703 milioni di euro, rettifiche di valore sulle attività finanziarie disponibili per la vendita e sulle partecipazioni per altri 119 milioni, nuovi accantonamenti a fondi rischi e oneri per oltre 380 milioni e, infine, ulteriori rettifiche sugli avviamenti di Banca popolare di Vicenza e di Banca Nuova per complessivi 268 milioni. Avviamenti che sono stati svalutati dell’81,5% del valore residuo.




Come conseguenza i coefficienti patrimoniali sono letteralmente crollati: il Common equity Tier 1 è sceso al 6,81% dal 10,44% di fine 2014 e il Total capital ratio è precipitato al 7,63% dall’11,55%.

A fronte di ciò dovrà essere realizzato un nuovo aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro e gli azionisti che saranno chiamati a sottoscriverlo entro primavera saranno gli unici a pagare davvero per i “giochetti” fatti dai vertici dell’istituto sulle azioni e sui bilanci della banca che – come hanno dimostrato le verifiche ispettive – non riflettevano la realtà dei fatti, cioè erano falsi.


Curioso che per anni la Banca d’Italia non si sia accorta di nulla e che – a fronte della gravità dei comportamenti emersi che hanno messo a serio rischio la stabilità patrimoniale della banca – non si sia provveduto al commissariamento o alla rimozione dei responsabili, a partire dal presidente Zonin.


A pagare sono stati invece i correntisti cui indebitamente erano state addebitate spese e commissioni negli scorsi esercizi che in questo semestre la Popolare di Vicenza si è vista obbligata a restituire: a questo e alla minor incidenza “della commissione di istruttoria veloce” si deve il crollo della voce “Altri proventi netti” che è passata dai 28 milioni del 30 giugno 2014 a un dato negativo di 104mila euro.


E a pagare il conto salato della gestione Zonin saranno presto anche i dipendenti: la banca “semplice e snella” raccontata dal nuovo piano industriale, sarà infatti una banca con meno organico. Per la gestione degli esuberi, si prevede infatti l’apertura del confronto con le organizzazioni sindacali subito dopo l’approvazione del piano industriale.


Detto questo, il problema principale all’orizzonte è quello di dare la Vicenza in sposa a qualcuno. Cosa che con ogni probabilità si tradurrà in ulteriori tagli di organico e di ulteriore perdita di valore delle azioni, il cui valore è ancora fantasiosamente fissato all’astronomica cifra di 48 euro per azione.
 

tontolina

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Banche: Fidt si finanziera' sul mercato per rilevare istituti in crisi


Borsa Italiana - ‎16 ore fa‎




(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Cernobbio, 04 set - Il Fondo Interbancario di tutela dei depositi punta a finanziarsi sui mercati per completare la dotazione di risorse necessaria a rilevare i tre istituti in crisi dell'Italia centrale. Lo riferiscono ...

Fondo salva-banche da 1,5 miliardi. Un meccanismo per evitare l'alt Ue

La holding sarà finanziata da prestiti a tasso di mercato
Banca Marche, CariFerrara e Popolare dell’Etruria saranno «salvate» dal Fondo interbancario di tutela, che ha già dato il via libera all’ingresso nel capitale di Carife e che da tempo sta esaminando i dossier di Marche e Etruria. Lo strumento al quale si starebbe lavorando è però innovativo, anche per rispondere alle perplessità di Bruxelles sull’operazione effettuata lo scorso anno su Banca Tercas, che ha in corso un’istruttoria per sospetti di aiuti di Stato. Il funzionamento La soluzione i...
 

tontolina

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JP Morgan: ecco le banche europee che avranno bisogno di altri 26 miliardi di euro

Stampa Invia Commenta (0) di: WSI | Pubblicato il 08 settembre 2015| Ora 09:05


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Capitali per 137 miliardi euro distrutti.
Perchè?
Due le banche italiane da tenere sotto osservazione: MPS e
Unicredit.
Ingrandisci la foto Il capitale extra di cui avranno bisogno le banche europee, stando ai conti di JP Morgan.



ROMA (WSI) - Le banche più grandi dell'Europa potrebbero aver bisogno di capitali extra per un valore di 26 miliardi di euro. E' quanto riporta il Financial Times, segnalando uno studio di JP Morgan che esamina l'impatto dell'"armonizzazione" delle leggi sulle 35 principali banche europee.

"Una cosa certa è che le banche saranno costrette a erogare prestiti - ha detto all'FT Kian Abouhossein, che ha guidato il team che ha scritto l'analisi, di 189 pagine - Prevediamo tagli ai dividendi prima di aumenti di capitale".

Il tutto a causa di cambiamenti della legislazione sul settore finanziario.

Da un lato, la Bce ha impiegato gran parte del suo primo anno nelle vesti di autorità di controllo del comparto, valutando modi per impedire alle banche dei 19 paesi dell'Eurozona di adottare regole nazionali discrezionali, al fine di calcolare i propri capitali in modo differente, a seconda della loro nazionalità.

Dall'altro lato, la Commissione di Basilea sulla supervisione bancaria sta lavorando separatamente su proposte che, se approvate, limiteranno il raggio di azione degli istituti in diverse aree.

Il team di JP Morgan ritiene che i cambiamenti normativi avranno l'effetto di ridurre i ratio Common Equity Tier 1 combinati delle 35 principali banche di 1,5 punti percentuali, entro il 2018. Il che significa che 137 miliardi del loro capitale verrà distrutto.

L'analisi di JPM si focalizza su quanto capitale gli investitori - più che le autorità di regolamentazione - pretenderanno, secondo le stesse banche. Tredici banche, in base a questa premessa, avranno bisogno di 26,4 miliardi di capitale extra. La maggior parte delle banche riuscirà a centrare i ratio di capitale CET1 compresi tra il 10% e il 15%, ben al di sopra del minimo richiesto dalle autorità.

Nel suo studio, il colosso Usa ha sottolineato che le banche in difficoltà potranno decidere dunque di ridurre i loro bilanci, di riclassificare alcuni asset finanziari e/o di detenere una quota più elevata degli utili che conseguono. La banca austriaca Raiffeisen Bank International - per cui si prevede una necessità di capitale extra per 1 miliardo di euro, per un valore pari al 30% del suo valore complessivo di mercato - è l'unica banche che secondo JP Morgan dovrà, causa il cambiamento delle regole, dovrà provvedere al problema con un aumento di capitale.

Abouhossein ha riferito che qualsiasi altra banca per cui si prevede un buco superiore al 5% del suo valore di mercato alimenterebbe i timori degli investitori, con il titolo che sarà dunque scambiato a sconto.
Del gruppo fanno parte le francesi Credit Agricole, Société Générale e Natixis, l'italiana UniCredit e la spagnola Santander.
Secondo JP Morgan, inoltre, Credit Agricole, Société Générale e Santander vengono considerate come le tre banche che, con una probabilità maggiore rispetto alle altre, dovranno tagliare i loro dividendi. (Lna)

Fonte: Europe’s banks could need €26bn in extra capital, says report
 

tontolina

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LE BANCHE A RISCHIO BAIL IN
Nell’elenco, pubblicato sul sito di Bankitalia, risultano:
Istituto per il credito sportivo
Cassa di risparmio di Ferrara
Banca delle Marche
Bcc Irpina
Cassa di risparmio di Loreto
Banca popolare dell’Etna
Banca padovana credito cooperativo
Cru di Folgaria
Credito trevigiano
Banca popolare delle province calabre
Cassa di risparmio della provincia di Chieti
Banca di Cascina
Bcc Banca Brutia
Bcc di Terra d’Otranto
Banca popolare dell’Etruria e del Lazio
 
Banco Santander è una banca spagnola che fa parte del Gruppo Santander. Le sue origini risalgono alla società bancaria creata nel 1857 dall’unione di mercanti di Cantabria. Di conseguenza, la sede della banca è ancora nella città di Santander, anche se la sede operativa si trova a nella Città Finanziaria di Santander a Madrid. Nel 1999 è nato il Banco Santander Central Hispano, fusione del Banco Santander con il Banco Central Hispano, ma il suo nome è cambiato nel 2007 per l’originale. I servizi della Banca Santander sono rivolti a diversi settori: privati​​, banking personale, società commerciali, banche private e istituzioni. numero verde Santander
 

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