Quale Banca? (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
Vincitori e Vinti - Il blog di Paolo Cardenà
https://www.facebook.com/paolocardenablog/posts/1770100469675660
Continua il tiro al piccione su Visco, come se la politica fosse del tutto estranea alle responsabilità.
Come se la politica non avesse vissuto, ciò che è successo negli ultimi anni, in modo inerziale per arginare il timore che un intervento deciso portasse alla distruzione del consenso politico (e dell’Unione bancaria europea).
Come se non fosse stata la politica stessa, almeno fino ad un certo punto della storia, ad esaltare il ruolo delle fondazioni bancarie nella partecipazione delle varie banche. Perché, in questo modo, la politica stessa avrebbe potuto controllare (come in effetti ha controllato) indirettamente le banche stesse, attraverso le consorterie di partito e attraverso la vergognosa commistione tra politica e finanza. Banchieri compiacenti legati a doppio filo con la politica, perché da questa, più o meno direttamente, nominati a ricoprire posizioni di comando nella finanza nazionale. Il corrispettivo pagato alla politica si è manifestato in vari modi: dalla distribuzione di risorse (attraverso la distribuzione degli utili , quando c’erano) alle fondazioni e da queste veicolate a favore di iniziative locali (neanche troppo) di scarso valore sociale, al fine di acquisire quote di consenso elettorale; oppure attraverso l’erogazione di linee di credito a favore degli amici degli amici o a favore del compagno di secondo, terzo e quarto letto di qualche amante del politico di turno. In questo modo i banchieri ripagavano la politica per il mantenimento dello status quo di un vergognoso sistema di privilegi e consorterie che è la palese espressione del malaffare imperante, figlio del connubio esistente tra finanza e politica. Proprio per mantenere in piedi la baracca, cioè per mantenere il primato della politica come elemento di controllo (indiretto) sul sistema bancario, invece degli aumenti di capitale necessari, è stato consentito alle banche di emettere tonnellate di obbligazioni subordinate, in modo da adeguare i coefficienti patrimoniali ai più stringenti requisiti di patrimonializzazione, senza tuttavia compromettere i livelli di partecipazione di alcuni gruppi di potere (e di interesse) nell’azionariato della varie banche. E quindi le obbligazioni subordinate sono state rifilate ai risparmiatori, nella speranza che non fosse accaduto nulla. Come è andata a finire è noto a tutti.
E’ evidente che Bankitalia abbia delle grandi responsabilità. Ma fare il tiro al piccione su Visco è rappresentativo della retorica, tutta italiana, di cercare un capro espiatorio da dare in pasto all’opinione pubblica. Se Visco è responsabile, altre responsabilità vanno ricercate anche (almeno) nei due precedenti governatori (Draghi e Fazio) e in tutta la nomenclatura politica e partitica che ha governato l’Italia negli ultimi 30 anni. Senza trascurare tutte le implicazioni derivanti dalla moneta unica, delle quali ho discusso diffusamente sul blog.
La Commissione di inchiesta sulle banche italiane dovrebbe solo giungere a queste conclusioni, perché le cose che avete appena letto costituiscono l’unica verità esistente. Tutto il resto è fuffa (o truffa, fate voi).

Pa: in tutto questo, i responsabili sono tutti a piede libero.
 

tontolina

Forumer storico
alcune banche italiane non smettono mai di derubare i clienti
Compravendita di diamanti, clienti ingannati: 15 milioni di multa a banche e broker

Offerti diamanti da investimento con modalità "gravemente ingannevoli": colpite la Intermarket Diamond Business (Idb) e Diamond Private Investment (Dpi), insieme alle banche Unicredit, Banco BPM, Intesa Sanpaolo e Banca Monte dei Paschi di Siena

30 Ottobre 2017
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Vendevano diamanti dicendo ai clienti che erano prezzati in base alle quotazioni di mercato, quando in realtà si trattava di prezzi fissati dai professionisti e nettamente superiori agli indici internazionali; per di più chiunque volesse poi rivenderli doveva sperare che i broker trovassero all'interno del loro circuito degli altri compratori, rendendo l'investimento molto "illiquido", difficilmente monetizzabile.

Dopo due istruttorie, l'Autorità perla concorrenza "ha ritenuto gravemente ingannevoli e omissive le modalità di offerta dei diamanti da investimento da parte di Intermarket Diamond Business - IDB S.p.A. (IDB) e Diamond Private Investment - DPI S.p.A. (DPI), anche attraverso gli istituti di credito con i quali rispettivamente operavano: Unicredit e Banco BPM (per IDB); Intesa Sanpaolo e Banca Monte dei Paschi di Siena (per DPI)". E ha fatto scattare le sanzioni:
in un caso 9,35 milioni (2 milioni per IDB; 4 milioni per Unicredit; 3,35 milioni per Banco BPM);
nell'altro caso, 6 milioni (1 milione per DPI; 3 milioni per Banca Intesa; 2 milioni per MPS).

L'Agcm si è mossa insieme al Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, che ha svolto alcune perquisizioni, e ha triangolato le informazioni con la Consob, l'Autorità dei mercati.

Dettaglia l'autorità: "I profili di scorrettezza riscontrati per entrambe le società hanno riguardato le informazioni ingannevoli e omissive diffuse attraverso il sito e il materiale promozionale dalle stesse predisposto in merito:
a) al prezzo di vendita dei diamanti, presentato come quotazione di mercato, frutto di una rilevazione oggettiva pubblicata sui principali giornali economici;
b) all'andamento del mercato dei diamanti, rappresentato in stabile e costante crescita;
c) all'agevole liquidabilità e rivendibilità dei diamanti alle quotazioni indicate e con una tempistica certa;
e d) alla qualifica dei professionisti come leader di mercato".

Come spiega l'Athority, durante le indagini è emerso che "le quotazioni di mercato erano i prezzi di vendita liberamente determinati dai professionisti in misura ampiamente superiore al costo di acquisto della pietra e ai benchmark internazionali di riferimento (Rapaport e IDEX); l'andamento delle quotazioni era l'andamento del prezzo di vendita delle imprese annualmente e progressivamente aumentato dai venditori; e le prospettive di liquidabilità e rivendibilità erano unicamente legate alla possibilità che il professionista trovasse altri consumatori all'interno del proprio circuito". Le banche sono state il canale attraverso il quale i diamanti sono finiti nelle tasche dei clienti: "L'Autorità", si legge nella nota, "ha accertato che gli istituti di credito, principale canale di vendita dei diamanti per entrambe le imprese, utilizzando il materiale informativo predisposto da IDB e DPI, proponevano l'investimento a una specifica fascia della propria clientela interessata all'acquisto dei diamanti come un bene rifugio e a diversificare i propri investimenti. Secondo l'Autorità il fatto che l'investimento fosse proposto da parte del personale bancario e la presenza del personale bancario agli incontri tra i due professionisti e i clienti, forniva ampia credibilità alle informazioni contenute nel materiale promozionale delle due società, determinando molti consumatori all'acquisto senza effettuare ulteriori accertamenti".
 

tontolina

Forumer storico
Accordo raggiunto su Basilea 4: le banche italiane più colpite
Davide Pantaleo, PUBBLICATO: 2 novembre 16:52

Ad ottobre è stato raggiunto il via libera sul testo finale che sarà approvato in via definitiva il prossimo mese. Meno penalizzati gli istituti italiani: l'impatto maggiore è su Banco BPM.


Raggiunto accordo su Basilea 4: output floor al 72,5%
Il settore bancario non sembra essere condizionato dalla notizia relativa all'accordo raggiunto su Basilea 4, ossia sulle sulle nuove regole relative a capitale e liquidita. Ad ottobre è stato raggiunto il via libera sul testo finale sarà approvato in via definitiva a dicembre.

Il punto cruciale riguarda quello dell’output floor che definisce il floor per i RWA, ossia per le attività ponderate per il rischio, e quindi il beneficio massimo dei modelli interni.
La soglia dell'output floor è stata fissata al 72,5%: in sostanza i RWA calcolati con i modelli interni non devono essere inferiori al 72,5% di quelli calcolati con il metodo standard.

Le stime di McKinsey e le considerazioni di Equita SIM
A livello europeo è stato stimato da McKinsey, in un report diffuso ad aprile scorso, un maggior assorbimento di capitale per 120 miliardi di euro. Le banche più colpite saranno quelle che hanno un rapporto RWA/attivo molto basso, quindi in termini relativi gli istituti di credito italiani saranno meno penalizzati.

Quest'oggi gli analisti di Equita SIM hanno presentato alcune considerazioni, segnalando in primis che la convergenza verso il livello del 72,5% era già stata citata dal Financial Times alcuni giorni fa e quindi non dovrebbe essere una totale sorpresa. Il quotidiano inglese scriveva però che le banche francesi erano molto contrarie a questa proposta, quindi probabilmente hanno ottenuto un’applicazione molto graduale tra il 2021 e il 2027.

Gli impatti previsti sui bancari di Piazza Affari
La SIM milanese fa notare inoltre che l’output floor è solo una parte della regolamentazione, per cui bisogna aspettare anche la decisione sugli input floor oltre che sui rischi operativi.
Gli analisti ricordano che tra le banche italiane Unicredit ha stimato un effetto negativo di 150 punti base sul Common Equity Tier 1 legato all'introduzione dell’output floor al 75%, ma se quest'ultimo fosse al 72,5%, come dall'accordo raggiunto, l'impatto dovrebbe essere leggermente meno negativo.

Secondo Equita SIM le stime per singola banca sono particolarmente complicate, ma secondo la simulazione degli analisti si va da un impatto minimo negativo nell'ordine di 30 basis points per Ubi Banca, ad uno di 140 punti base per Unicredit.

Mediobanca: più penalizzate le banche del nord Europa
Al pari di quanto evidenziato dalla SIM milanese, anche Mediobanca Securities segnala che le banche italiane, insieme a quelle spagnole, saranno meno colpite dalle regole previste da Basilea che andranno ad impattare maggiormente sugli istituti di credito del nord Europa e in particolare su quelli danesi e svedesi.
Gli analisti di Mediobanca hanno calcolato che l'impatto aggregato sugli istituti europei sarà del -2% sul Common Equity tier 1 ratio.

Gli effetti attese sugli istituti di credito italiani
Guardando alle banche italiane, la più penalizzata sarà Banco BPM, con un effetto negativo del 4,7%,
mentre per Intesa Sanpaolo si parla del 2,5%,
arrivando ad Unicredit e Ubi Banca per le quali l'impatto è stato stimato nell'ordine rispettivamente dell'1,9% e dell'1,6%.
Sul podio a livello europeo sarà una banca italiana che non rientra tra le blue chips e si tratta di Credem, per la quale gli esperti di Mediobanca hanno calcolato un impatto pari a zero.
 

tontolina

Forumer storico
Banca Etruria, sentenza storica: gli azionisti devono essere risarciti dagli 'Ente ponte'
06 novembre 2017 11:32 Cronaca Arezzo


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Dopo un giudizio brevissimo durato soli quattro mesi, con ordinanza in data 31.10.17, il Tribunale di Ferrara ha condannato la Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara s.p.a., ossia l'ente ponte creato per la cessione della vecchia Carife alla Banca Popolare dell'Emilia Romagna, al risarcimento di tutti i danni subiti da un risparmiatore che aveva comprato azioni, pari alla somma versata (€ 19.209,64), oltre rivalutazione monetaria, interessi e spese.
La ragione della condanna sta nella violazione da parte della vecchia Carife di alcune norme del Testo Unico Finanziario e del Regolamento Consob attuativo della Direttiva Mifid.
Importante soprattutto la circostanza che il Tribunale abbia respinto l'eccezione di difetto di legittimazione passiva sollevata dalla difesa Nuova cassa di Risparmio, osservando che questa risponde di tutti debiti della vecchia, compresi quelli derivanti da vendita di azioni o obbligazioni, purché conseguenti nullità o inadempimento.
Per gli avv.ti Giovanni Franchi, Stefano Di Brindisi e Lucia Caccavo, che hanno seguito l'investitore è una tappa fondamentale per la tutela degli azionisti di tutte le quattro banche, Carife, Carichieti, Banca Marche e Banca Etruria finite in amministrazione straordinaria, I quali, nessuno escluso, hanno la possibilità di recuperare i denari perduti. Ed analoga probabilità hanno gli obbligazionisti subordinati, che non hanno ricevuto, per qualche morivo il rimborso.
Sempre per gli avv.ti Franchi, Di Brindisi e Caccavo tale provvedimento dimostra che non è vero che non vi è altra strada che la costituzione di parte civile nei processi penali avviati contro amministratori e sindaci di quelle società. L'ordinanza pronunciata dal Tribunale di Ferrara dimostra che la via maestra è quella del giudizio civile, da avviare dopo aver dato corso alla mediazione obbligatoria.

Fonte: Ufficio Stampa
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A.D. 2015

tontolina

Forumer storico
Bce deleteria... Persecuzione a senso unico.
Zelo maniacale contro gli Npls e tolleranza assoluta per i titoli derivati.
il problema poi è che tutti gli anni cambiano le regole......
secondo la signora.... le banche che fanno credito sono poche.... e vorrebbe vedere che non ce ne fossero proprio e con queste regole ci riuscirà
 

tontolina

Forumer storico
NPL: la BCE ha proposto ma non ha IMPOSTO
Scritto il 9 novembre 2017 alle 10:50 da Danilo DT

Come spesso accade, si tende a fare confusione quando ci sono delle novità che all’apparenza hanno un taglio molto “vincolante”, cosa che invece deve essere discussa.
In questi giorni si parla molto delle nuove proposte della BCE sulla gestione delle sofferenze bancarie, ovvero gli NLP (non performing loans).
SOTTOLINEO la parola PROPOSTE. Perché tutti stanno dando per VINCOLANTI le direttive BCE, mentre vincolanti non solo. Riprendiamo l’articolo del Sole si stamattina:

(…) L’ufficio legale del Parlamento europeo ha dato ieri parere negativo all’iniziativa dell’istituto monetario, sostenendo che la Bce avrebbe oltrepassato il suo mandato, proponendo regole obbligatorie erga omnes, e non relative a singoli istituti di credito. (…)

Quindi appare chiaro: si contesta di aver proposto regole che oltrepassano il mandato, ma non ci sono al momento imposizioni. La motivazione della contestazione è ovvia e ci interessa da MOLTO vicino: la proposta BCE introdurrebbe nuovi requisiti patrimoniali, aggirando per così dire la legislazione comunitaria e in particolare il regolamento noto con l’acronimo inglese CRR, ma soprattutto imporrebbe a molte banche l’obbligo di ricapitalizzarsi.

Per chi non avesse seguito l’argomento qui sul blog (CLICCATE QUI) ricordo che queste nuove regole propongono che i crediti non garantiti poi passati in sofferenza debbano essere coperti totalmente da accantonamenti nel giro di due anni. Se invece si tratta di crediti garantiti anch’essi diventati sofferenze, vale lo stesso ragionamento ma con un target temporale di copertura ben più ampio: infatti l’accantonamento dovrà essere effettuato entro 7 anni (il che permetterebbe alle banche di gestire la cosa con pi tranquillità).
ATTENZIONE: con questo non vi sto dicendo che la proposta BCE sarà accantonata. Vi dico solo che nulla è certo ed è chiara l’apertura di un tavolo di trattative che trova da una parta la BCE che vuole risolvere il problema NPL per stabilizzare definitivamente il sistema bancario. Dall’altra troviamo invece tutte quelle banche cariche di sofferenze che hanno iniziato da poco le pulizie ma che, come vi ho detto mille volte, hanno ancora tanto lavoro da fare. E nemmeno a farlo apposta, le banche con maggiori NPL sono quelle dei paesi più deboli dell’Eurozona: Italia, Grecia, Portogallo, Spagna.



Quindi, siamo alle solite: un attacco all’Europa più debole. Ma è un attacco giustificato in quanto deve essere fatto finalmente ordine nei bilanci delle banche, soprattutto italiane.
La soluzione?
Per certi versi pare semplice, in realtà non lo è per nulla. Basterebbe arrivare a CEDERE questi NPL e liberarsi della parte malata del bilancio. Il problema diventa a questo punto duplice: a chi vendo gli NPL? Beh, su questo possiamo dire che ci sono tanti istituti “specializzati” che potrebbero anche comprarli. Ma c’è il secondo problema: a che prezzo? E qui si scatena il putiferio. E’ difficilissimo poter fare delle valutazioni corrette e coerenti. Si è quindi obbligati a fare stime “politiche” che si aggirano in area 25-30 che porterebbero nelle banche dei problemi, visto che le coperture non sono sufficienti.

Guardate questo grafico…siamo in buona compagnia…anzi ottima





E queste sono gli NPL delle banche italiane, grafico non aggiornatissimo ma rende l’idea.



E tanto per rinfrescarvi la memoria, un confronto tra big banks europee sul texas ratio.
E qui dominiamo… Anche se occorre dire, le nostre due grandi banche, ovvero Unicredit e Intesa San Paolo, non dovrebbero subire conseguenze (obbligo di nuove ricapitalizzazioni) dagli addendum BCE.



Quindi, capite benissimo che il problema c’è, lo sappiamo da tempo ma sappiamo anche che non è facilmente risolvibile. E il braccio di ferro porterà molto probabilmente alla classica “via di mezzo” che sarà anche di tipo “politico” ma darà un po’ più di ossigeno al tessuto bancario, anche se le pressioni della BCE per una risoluzione il più possibile immediata del problema NPL saranno di certo confermate.

STAY TUNED!

Danilo DT
NPL: la BCE ha proposto ma non ha IMPOSTO | IntermarketAndMore


(Clicca qui per ulteriori dettagli)
 

tontolina

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BCE: i conti correnti non saranno più protetti Video
Annuncio spiazzante della Banca Centrale Europea, ecco quali i rischi futuri e le alternative.
BCE: i conti correnti non saranno più protetti


Dopo le polemiche suscitate dall'addendum sui requisiti per l'ammortamento delle sofferenze bancarie, sul quale c'è stato un parziale ridimensionamento da parte della Presidente della Vigilanza Bancaria, Daniél Nouy proprio qualche settimana fa, una nuova proposta della #bce promette di far discutere e di suscitare numerose polemiche.
L'istituto di Francoforte avrebbe, infatti, proposto di mettere fine al sistema che garantisce le giacenze dei conti correnti bancari, almeno fino ad un importo massimo di 100 mila euro. Questo era stato ideato sulla scorta delle crisi finanziarie del secolo scorso, sopratutto quelle del 1929 e del 1987, per evitare una massiccia corsa agli sportelli che poteva mettere in ginocchio l'intero sistema finanziario.

Ma cerchiamo di capire meglio quali sarebbero le motivazioni che hanno spinto la Bce a fare una proposta così forte.

La proposta della BCE
La clamorosa proposta è contenuta in un paper di 58 pagine, in cui tra l'altro si suggerisce ai risparmiatori di cominciare a pensare come diversificare più efficacemente i loro investimenti, pubblicato lo scorso 8 novembre 2017. Secondo l'istituto europeo, infatti, l'ormai ben avviata ripresa economica permette una maggiore flessibilità degli investimenti che dovrebbe riguardare tutte le componenti della società civile, quindi anche i piccoli risparmiatori con giacenze inferiori ai 100 mila euro.

In sostanza, la Bce suggerisce di passare dai criteri estremamente rigidi attualmente in vigore a un sistema di deroghe discrezionali decise dall'autorità competente.

Ma questo, di fatto, segnerebbe la fine della garanzia sui depositi in caso di fallimento di una #banca o di attivazione della procedura di bail - in. Anche se, all'interno del paper, la Bce precisa che l'autorità competente da una parte potrebbe consentire dei prelievi giornalieri di importo limitato da stabilire in base alla direttiva europea sui depositi DGSD, aggiungendo di predisporre alcune salvaguardie dei diritti dei correntisti ma più che altro in termini di trasparenza nelle comunicazioni.

I rischi concreti di una simile misura
La Bce si rende conto dei rischi molto concreti che una misura di tale portata potrebbe comportare, tanto che, sempre nel paper che contiene la proposta, tiene a precisare che verrà consentito un periodo di transizione nel quale i correntisti, a seguito di specifica richiesta, potranno prelevare entro 5 giorni un somma adeguata alle loro esigenze quotidiane.

E' evidente come una simile misura, anche con tutte le cautele predisposte, potrebbe essere percepita a livello psicologico come un vulnus alla protezione garantita dal proprio conto in banca. Cosa che potrebbe scatenare, comunque, la temuta corsa agli sportelli. Lo scopo della proposta della Bce, infatti, è dichiaratamente quello di spingere i risparmiatori ad una diversificazione dei loro investimenti [magari portando i risparmi in Svizzera....]. E questo proprio allo scopo di ridurre al massimo i rischi.
 

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