Quale Banca? (1 Viewer)

tontolina

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COME SCEGLIERE LA BANCA SICURA

- Il sito Rischio Calcolato elabora trimestralmente una classifica in merito... ecco l'ultima.

La vita è fatta a scale... c'è chi scende, c'è chi sale!

Come Scegliere Bene la Tua Banca Italiana Sicura.(Post Fondamentale, Edizione TERZO Trimestre 2014) - Rischio Calcolato
 

tontolina

Forumer storico
Tre anni per le
grandi fondazioni bancarie che hanno partecipazioni in banche quotate e cinque anni per le piccole che, avendo partecipazioni in istituti non quotati, potrebbero avere piu' difficolta' a liquidare l'investimento.
Sono questi i tempi dettati dal protocollo d'intesa fra Acri e ministero dell'Economia per far si' che le fondazioni bancarie non abbiano piu' del 30% del patrimonio concentrato in un singolo investimento, generalmente la banca conferitaria.
Il tema riguarda una fetta importate degli 88 enti presenti in Italia
e, in particolare, di Compagnia San Paolo e Fondazione CariVerona che hanno oltre il 50% del patrimonio investito rispettivamente in Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Ma tocca da vicino anche tanti piccole e piccolissime fondazioni bancarie che alla fine hanno comunque detto si' alla riforma. Non solo
il consiglio dell'Acri, ma anche il Comitato consuntivo delle piccole e medie fondazioni, si e' espresso favorevolmente sul protocollo
 

tontolina

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Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca

ONE MORE TIME

pubblicato in data 23 apr 2015 | Scarica in PDF | Stampa | Invia a un amico

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Molti lettori mi hanno scritto chiedendomi del mio silenzio relativamente alle vicende che hanno colpito improvvisamente nelle due scorse settimane tutti gli azionisti di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Per chi non ne fosse a conoscenza o vive in un’altra regione diversa dal Veneto, questi due istituti di credito mediante il loro Consiglio di Amministrazione hanno provveduto a svalutare rispettivamente del 23% il valore delle azioni portandole

da 62 a 48 euro per la banca vicentina

e da 39 a 30 per quella trevigiana.

Queste due banche sono passate ad inizio 2014 sotto l’occhio vigile della BCE la quale per le banche quotate aveva già a suo tempo intrapreso azioni volte al rafforzamento patrimoniale delle banche in osservazione mediante accantonamenti prudenziali, dismissioni di partecipazioni e cessione di filiali.

Con il 2015 è arrivato il redde rationem anche per le banche non quotate che come sapete autodeterminano il valore delle proprie azioni.

Iniziamo pertanto con calma.
Chi perde denaro investendo in azioni, qualunque esse siano, deve stare zitto ed abbassare il tono della conversazione in quanto per definizione l’investimento in azioni può produrre in situazioni molto spiacevoli anche la totale perdita del capitale investito.

In secondo luogo, sono ormai anni che ne parlo nei vari post, nei seminari, all’interno dei report e anche mediante numerose videoclip in YouTube: pertanto di inchiostro se ne è riversato a sufficienza in tempi non sospetti.
Quello che è accaduto per me non è affatto sorprendente, anzi mi stupisco che queste banche siano riuscite per così tanto tempo a convincere i propri azionisti che il valore che attribuissero alle loro azioni fosse in linea a quanto stesse accadendo invece ai competitors quotati.

Mi stupisco anche di come in questi ultimi anni proprio dialogando con numerosi funzionari e dirigenti di tali banche vi fosse una cieca convinzione che il valore di queste azioni che andavano proponendo fosse congruo e soprattutto true and fair. Proprio qui si entra nella terra di mezzo ovvero chi opera sui mercati finanziari riconosce quasi fosse un mantra un assunto che cita come il mercato abbia sempre ragione.

Pertanto se numerose banche quotate in cinque anni perdono oltre il 75% del valore della loro quotazione, mentre banche non quotate non solo lo mantengono ma addirittura lo aumentano, è chiaro che siamo in presenza di una bolla che prima o poi sarebbe dovuta scoppiare. Un secondo elemento di criticità è legato alla liquidità e liquidabilità che connotano queste azioni, nei due anni precedenti i fatti ora richiamati dalla cronaca finanziaria è indubbio di come vi fossero oggettive difficoltà a liquidare tali azioni proprio nella consapevolezza da parte di alcuni detentori che si stava detenendo un fiammifero acceso.



Purtroppo per loro tali azioni non hanno un mercato significativamente liquido e la banca in questione non ha alcun obbligo di trasformarsi in market maker e fare da controparte.


Mi sono pervenute richieste di vari legali che rappresentano centinaia di azionisti che si considerano gabbati e pertanto intendono agire nei confronti dei rispettivi organi di amministrazione proprio facendo leva su questo aspetto ovvero che i titoli non potessero essere liquidati a prima vista.
Non sono un avvocato, ma temo che non vi siano molte possibilità di vincere a meno che non si riesca a dimostrare che alcuni azionisti, i cosidetti amici degli amici, sono recentemente riusciti a liquidare le azioni nonostante ci fossero code di richieste di vendita inevase da tempo.
L’attuale contrazione di valore di tale azioni ritengo comunque che non possa essere considerata l’ultima perdita per chi ancora oggi le detiene.

Sappiamo che queste banche presto si dovranno trasformare prima in società per azioni, quindi abbandonare il sistema di voto capitario, e successivamente si dovranno anche quotare, alcune è plausibile saranno spinte a fondersi per aumentare i livelli di patrimonio ed al tempo stesso razionalizzare i costi operativi a tutto vantaggio del risultato di esercizio oppure addirittura acquisite da controparti straniere.

Quindi quando assisteremo alle operazioni di quotazione o di fusione (magari anche ostile) ulteriori spiacevoli sorprese potrebbero attendere gli azionisti dietro l’angolo.

Per chi mi scrive che cosa si potrebbe fare, la risposta è telegrafica: niente. Avete perso denaro dando fiducia, senza tante riflessioni, ad un management il cui operato è più che discutibile in numerosi fronti come già fatto notare in passato.
Non è un caso che le due banche in questione ora dovranno tenere testa anche a faide intestine per l’emersione di una nuova governance societaria.

Mi piacerebbe parlare più liberamente di questi argomenti ma non ci si può permettere di menzionare l’operato di questo o quel funzionario o dirigente (pur conoscendoli) in quanto potrei essere passibile di denunzie varie sotto ogni fronte, che poi state sicuri si concluderebbero in un nulla di fatto vista la mia consistenza probatoria. Ulteriori consigli non ve ne dò perchè ho visto che non li ascoltate: quanto rido ogni volta che incrocio alcuni attuali azionisti a cui ancora due anni fa dicevo di liberarsi quanto prima delle azioni e loro, facendo spallucce, mi rispondevano che non avevo ben capito il piano industriale che era in corso o le operazioni di rafforzamento patrimoniale o la valenza delle nuove emissioni obbligazionarie. Vi potrete sempre nascondere dietro a un fiammifero, ma solo per poco tempo.

Quanto accaduto in Veneto nel mondo bancario apre invece il vaso di pandora in quanto la scelta di diminuire il valore delle azioni rappresenterà una strategia che potrebbe con grande facilità essere percorsa anche da altre banche non quotate come casse rurali, crediti cooperativi o altre banche popolari nei prossimi anni.

Pertanto iniziatevi a chiedere se ha ancora oggi senso investire in asset che non sono liquidi, il cui valore non soggiace alle leggi di mercato e soprattutto se questo asset rappresenta la quota di proprietà di una banca il cui management ha ben compreso le sfide che attendono l’intero settore dei servizi bancari entro i prossimi cinque anni.
 

tontolina

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Le Banche devono Avvisare i Correntisti che i Loro Soldi Saranno Usati per Salvarle (Banca d’Italia)

Di FunnyKing , il 22 aprile 2015 68 Comment


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(Cipro è troppo avanti….)​
Bene ora ve lo dice Banca d’Italia.
Dal 1 Gennaio 2016 il sistema Cipro è il nuovo normale i correntisti delle Banche sono ufficialmente fra i soggetti che potrebbero essere chiamati a contribuire al slavataggio delle banche italiane. A dirlo è il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, mica il vostro catastrofista preferito mr Fk.!
Quindi…. scegliere la propria banca italiana BENE diventa fondamentale (la mitica guida di RC è qui)
Poi… ci si chiede come mai la Svizzera scoppia di liquidità.
da Agi
(AGI) – Roma, 22 apr. - Le banche “devono informare la clientela del fatto che potrebbero dover contribuire al risanamento di una banca”, ha detto il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, durante un’audizione alla commissione Finanze del Senato. Il Fondo di risoluzione unico, previsto dal Meccanismo di risoluzione unico, pienamente operativo dal primo gennaio 2016, dovra’ essere dotato di “un adeguato backstop pubblico europeo, attivabile in breve tempo. Le risorse comuni eventualmente anticipate dal Fondo dovranno essere comunque recuperate ex post a carico degli intermediari, coerentemente con un quadro normativo che ha l’obiettivo di attribuire al settore privato l’onere di sostenere i costi della crisi”. Nella vicenda Mps, palazzo Koch e’ “vittima”. “Non ci sono stati ritardi della vigilanza sul Monte dei Paschi” ha risposto Visco alla domanda di un senatore sulle vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’istituto senese, nel corso di un’audizione in commissione Bilancio. “Abbiamo individuato i problemi e poi trasmesso le carte all’autorita’ giudiziaria che nei suoi tempi e modi interviene”. La Banca d’Italia, ha aggiunto il Governatore, ha rispettato tutte le necessita formali nell’interazione con Mps, ma se c’e’ un’attivita’ delittuosa Banca d’Italia ne e’ vittima”. (AGI) .
Ed era ora……soldi in banca? Beh dipende dalla banca belli miei.
 

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QUEI DATI DELLA REUTERS CHE SFATANO (ALMENO IN PARTE) IL MITO DI WARREN BUFFETT


Eh il Maestro Warren! Eh io sono un cassettista come Buffet! Eh lo stock picking: come lo fai lui non lo fa nessuno al mondo!



Un articolo della Reuters di qualche tempo fa, sfata -almeno in parte- il mito dell'infallibilità papale di Buffett (ma in pochi lo sanno).

Mettiamola così:

Buffett, nel 2009, aveva il 27% circa della Berkshire Hathaway;
La Berkshire Hathaway, aveva 26 miliardi di dollari circa, investiti in 8 società che sono state oggetto di bailout, ovvero sono state salvate -con soldi pubblici- dal fallimento.
Il governo USA, ha aiutato queste società tramite il TARP, con 100 miliardi di dollari, mentre tramite la FDIC ha garantito circa 130 miliardi degli strumenti di debito da loro emessi.
Ecco la lista completa.




Buffett in questo caso, investendo in queste società ha perso la scommessa, ma non ha perso i soldi: quelli li han messi i cittadini.
Morale:
Son tutti bravi a fare i capitalisti a rischio zero (parafrasi del "Son tutti froci col culo degli altri").
P.S. In molti non arrivandoci, fanno la seguente obiezione: ma il Tarp ha portato degli utili al governo. Vero. Ma la questione è un'altra e riguarda il timing. Se non ci fosse stato il governo a salvare quelle aziende, oggi, molto probabilmente, Buffett avrebbe un monolocale a Desenzano. Anche perché l'assurdità sta nel fatto che, maggiore è la posta in gioco, maggiore è il rischio (in termini assoluti), maggiore è il profitto (potenziale), ma quando i rischi fanno la loro apparizione, interviene lo Stato ed all'azionista resta solo il maggior profitto.
Ad ogni modo, un capitalismo serio presuppone l'accettazione dei fallimenti, altrimenti non si tratta più di libero mercato, ma di socialismo finanziario.

Altra obiezione è: il fatto che le aziende siano state salvate e con esse i soldi di Buffett, dimostra l'abilità di quest'ultimo nel fare le scelte. Eheheh certo.... perché quando Buffett investì, molto prima del 2009, nelle aziende di cui sopra, compreso nel prezzo delle azioni gli avevano forse dato la garanzia di un Tarp futuro?
Se fosse stata applicata la vera dottrina del capitalismo e dell' accettazione dei fallimenti, si sarebbe potuto dire tranquillamente che Buffett avesse sbagliato le proprie scelte, investendo in aziende poi finite gambe all'aria.







Pubblicato da FRANCESCO MARIA PELLEGRINI a 23:51
 

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Arrestato a Milano finanziere svizzero a capo presunta multinazionale riciclaggio

Arrestato a Milano finanziere svizzero a capo presunta multinazionale riciclaggio Di Reuters


MILANO (Reuters) - La Guardia di Finanza di Busto Arsizio ha fermato nei giorni scorsi il finanziere svizzero Filippo Dolfus De Volckesbersg ritenuto il vertice di una "multinazionale del riciclaggio innestata nel sistema produttivo italiano e in grado di 'sommergere' grandi ricchezze".
Lo si legge in una nota diffusa dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Varese, che precisa che "il nucleo principale della holding imprenditorial-criminale è risultato essere costituito da una decina di soggetti, alcuni dei quali titolari di studi professionali, mentre il numero degli indagati aumenta".
I finanzieri scrivono di aver identificato, allo stato, "65 fra persone fisiche e giuridiche titolari di rapporti bancari che hanno operato con 115 conti bancari in 12 diverse banche, di cui una italiana e 11 estere". Sono state quindi "mappate 421 persone fisiche e giuridiche italiane ed estere che hanno avuto rapporti con l'organizzazione".
"Il volume accertato dei movimenti finanziari dell'organizzazione, che rappresenta solo una minima parte di quello effettivo, attualmente ammonta a circa 800 milioni di euro - continua il comunicato della Gdf - Ma se queste operazioni si rapportassero alla totalità dei conti trattati dall'organizzazione e al periodo di operatività dell'organizzazione stessa, circa 40 anni, probabilmente si raggiungerebbero somme nell'ordine di molti miliardi di euro".
Dolfus De Volckesbersg, fino al 2012 nel cda della Corner Bank di Lugano, è oggetto di una ordinanza di convalida di fermo firmata dal gip milanese Franco Cantù Rajnoldi, nell'ambito di una inchiesta condotta dal pm Robero Pellicano con l'ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio transnazionale. Il legale del barone, l'avvocato Roberta Guaineri, ha preferito non rilasciare commenti al momento, precisando che il suo cliente "avrà modo di chiarire la sua posisione in seguito".
Al finanziere svizzero, scrivono i finanzieri e si evince dall'ordinanza di convalida del fermo, si è arrivati dopo l'arresto nel 2013 di un commercialista italiano. L'inchiesta era partita anni fa nell'ambito della complessa vicenda Imi-Sir.
"Dollfuss - si legge ancora nella nota - è accusato di aver provveduto nel corso degli ultimi decenni, dal suo quartier generale di Lugano, attraverso un articolato e ben collaudato sistema, ad assistere la propria facoltosa e selezionata clientela italiana, nel trasferire all'estero ed
occultare ingentissime somme di denaro che, nella gran parte dei casi, si sospetta essere frutto di delitti di appropriazione indebita, evasione fiscale, corruzione o riciclaggio perpetrati in territorio italiano".
 

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