Presente e futuro dell'arte. Facciamo il punto. (1 Viewer)

Account

Nuovo forumer
Un asettico saluto a tutti. Siamo in fase calante, così dicono e così spero, e tra qualche mese speriamo di poter dire di essere fuori dalla pandemia. Se possibile e se gradite, mi piacerebbe attribuire all'opera d'arte degli aggettivi senza i quali perderebbe molti dei suoi signigìficati finendo per ridursi ad un buon o brutto tentativo artistico e cortesemente vi chiedo aiuto. "Brucio" io il primo aggettivo per me assolutamente indispensabile: eterna. Perché questa richiesta? Perché immagino che, da persone responsabili e sensibili che siete, il vivere gomito a gomito con il pericolo di essere contagiati da un alito mortale, credo che abbia modificato alcuni valori e ridotto al limite ogni sfumatura portando l'analisi critica a considerare diversi aspetti della nostra realtà con una sintesi estrema, sintesi dettata dal concetto che più di ogni altro oggi si coglie quando a fine giornata ci vengono riferiti i morti e i guariti.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Propongo anche l'aggettivo "poetica". Molta arte del 900 non è affatto poetica. E' pur vero che esistono varie forme di poesia: lirica, epica, drammatica... Però, diciamo, se un opera non mi trasmette poesia, non resiste a lungo sul muro, nonostante magari si tratti di autore importante e di qualità. Viceversa, un'opera secondaria, o di autore non rilevante, può imporsi comunque per la propria poesia. E durare.
 

sans souci

Nuovo forumer
Tra l'eterno e il poetico, molti di voi conosceranno sicuramente Massimo Recalcati, psicoanalista che scrive in maniera approfondita – anche – di arte dal punto di vista della sua professione, entrando quindi, o meglio cercando di entrare nella mente dell'artista attraverso la disanima quasi al microscopio delle sue opere.
Ebbene, in un testo critico su Giovanni Frangi, artista che ammira molto essendo per di più suo amico – e garantisco senza alcuna piaggeria anche se non è del tutto semplice seguirlo per una trentina di pagine – Recalcati ricorda un brano di Giovanni Agosti quando, visitando insieme ad un amico la Quadriennale di Roma, racconta:

...Così abbiamo fatto il nostro giro fra le tante conformistiche trasgressioni e i tanti precipitosi ritorni all'ordine. Abbiamo visto, come in qualunque mostra di arte contemporanea, i collage di mutande e reggipetti, le fiamme ossidriche, un po' di santini, le strisce monocrome, le gigantografie del Che e dei nonni, i materassi, le scritte in inglese, le fotografie trattate con gli acidi, gli ingrandimenti di qualche patta o di qualche gettone telefonico, molti animali di plastica, bandiere e fotocopie, le coccarde antivirus, la riproduzione su supporti diversi di codici a barre, delle piante della metropolitana di New York e l'insopportabile controparte figurativa, dipinta o scolpita, di tutto questo: architetture in rovina, rebus metafisici, fanciulle anni trenta, ville romane, trionfi di frutta neosecenteschi, bronzi atletici e terracotte barocche...
Qua e là, per la gioia degli accalappiati, i multimediali e gli interattivi, mai molto evoluti però e spesso non funzionanti. Al Palazzo delle Esposizioni tante cose sembravano altro, rifacimenti minori di invenzioni che da ragazzi ci avevano educato o divertito: finti Pascali e finti Kounellis e finti Ontani, pseudo Gilbert&George e pseudo Tony Cragg e pseudo Richard Long. Dopo una mezz'ora, ci siamo ritrovati tutti e due davanti alle Tangenziali Est di Giovanni Frangi. Due grandi tele del '66, dello stesso formato, con dominanti gialle e verdi, che rappresentavano la periferia di una città....


In queste due opere - commenta Recalcati - Agosti e il suo amico incontrano la possibilità stessa che la pittura possa continuare ad esistere.
…....

Ho riportato questo brano, a parte l'intrinseca piacevolezza, perché spiega più e meglio di tanti trattati la condizione dell'arte ai nostri giorni: alcune perle in mezzo a tanto pattume.
Così, credo, come sia stato e sarà in tutte le epoche senza crearci impossibili aspettative o rifiuti in blocco.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Tra l'eterno e il poetico, molti di voi conosceranno sicuramente Massimo Recalcati, psicoanalista che scrive in maniera approfondita – anche – di arte dal punto di vista della sua professione, entrando quindi, o meglio cercando di entrare nella mente dell'artista attraverso la disanima quasi al microscopio delle sue opere.
Ebbene, in un testo critico su Giovanni Frangi, artista che ammira molto essendo per di più suo amico – e garantisco senza alcuna piaggeria anche se non è del tutto semplice seguirlo per una trentina di pagine – Recalcati ricorda un brano di Giovanni Agosti quando, visitando insieme ad un amico la Quadriennale di Roma, racconta:

...Così abbiamo fatto il nostro giro fra le tante conformistiche trasgressioni e i tanti precipitosi ritorni all'ordine. Abbiamo visto, come in qualunque mostra di arte contemporanea, i collage di mutande e reggipetti, le fiamme ossidriche, un po' di santini, le strisce monocrome, le gigantografie del Che e dei nonni, i materassi, le scritte in inglese, le fotografie trattate con gli acidi, gli ingrandimenti di qualche patta o di qualche gettone telefonico, molti animali di plastica, bandiere e fotocopie, le coccarde antivirus, la riproduzione su supporti diversi di codici a barre, delle piante della metropolitana di New York e l'insopportabile controparte figurativa, dipinta o scolpita, di tutto questo: architetture in rovina, rebus metafisici, fanciulle anni trenta, ville romane, trionfi di frutta neosecenteschi, bronzi atletici e terracotte barocche...
Qua e là, per la gioia degli accalappiati, i multimediali e gli interattivi, mai molto evoluti però e spesso non funzionanti. Al Palazzo delle Esposizioni tante cose sembravano altro, rifacimenti minori di invenzioni che da ragazzi ci avevano educato o divertito: finti Pascali e finti Kounellis e finti Ontani, pseudo Gilbert&George e pseudo Tony Cragg e pseudo Richard Long. Dopo una mezz'ora, ci siamo ritrovati tutti e due davanti alle Tangenziali Est di Giovanni Frangi. Due grandi tele del '66, dello stesso formato, con dominanti gialle e verdi, che rappresentavano la periferia di una città....


In queste due opere - commenta Recalcati - Agosti e il suo amico incontrano la possibilità stessa che la pittura possa continuare ad esistere.
…....

Ho riportato questo brano, a parte l'intrinseca piacevolezza, perché spiega più e meglio di tanti trattati la condizione dell'arte ai nostri giorni: alcune perle in mezzo a tanto pattume.
Così, credo, come sia stato e sarà in tutte le epoche senza crearci impossibili aspettative o rifiuti in blocco.
Ho conosciuto la pittura di Frangi in modo simile, appesa in una delle tante fiere d'arte che ormai non mi fa più voglia frequentare. Ed ho avuto le stesse reazioni di Agosti-Recalcati, sia riguardo l'elenco d'opere-fuffa, sia riguardo la sorpresa positiva di fronte al lavoro del nipote di Testori (Frangi, appunto), che non conoscevo. E che forse meriterebbe un 3d a sé ...

Il solo grande difetto di Frangi è forse che la sua prima grande mostra a Conegliano gliela organizzò, se non sbaglio, il Goldin ... :eplus:
 

vecchio frank

could be worse...
Ho conosciuto la pittura di Frangi in modo simile, appesa in una delle tante fiere d'arte che ormai non mi fa più voglia frequentare. Ed ho avuto le stesse reazioni di Agosti-Recalcati, sia riguardo l'elenco d'opere-fuffa, sia riguardo la sorpresa positiva di fronte al lavoro del nipote di Testori (Frangi, appunto), che non conoscevo. E che forse meriterebbe un 3d a sé ...

Il solo grande difetto di Frangi è forse che la sua prima grande mostra a Conegliano gliela organizzò, se non sbaglio, il Goldin ... :eplus:
Il peccato originale
Tra l'eterno e il poetico, molti di voi conosceranno sicuramente Massimo Recalcati, psicoanalista che scrive in maniera approfondita – anche – di arte dal punto di vista della sua professione, entrando quindi, o meglio cercando di entrare nella mente dell'artista attraverso la disanima quasi al microscopio delle sue opere.
Ebbene, in un testo critico su Giovanni Frangi, artista che ammira molto essendo per di più suo amico – e garantisco senza alcuna piaggeria anche se non è del tutto semplice seguirlo per una trentina di pagine – Recalcati ricorda un brano di Giovanni Agosti quando, visitando insieme ad un amico la Quadriennale di Roma, racconta:

...Così abbiamo fatto il nostro giro fra le tante conformistiche trasgressioni e i tanti precipitosi ritorni all'ordine. Abbiamo visto, come in qualunque mostra di arte contemporanea, i collage di mutande e reggipetti, le fiamme ossidriche, un po' di santini, le strisce monocrome, le gigantografie del Che e dei nonni, i materassi, le scritte in inglese, le fotografie trattate con gli acidi, gli ingrandimenti di qualche patta o di qualche gettone telefonico, molti animali di plastica, bandiere e fotocopie, le coccarde antivirus, la riproduzione su supporti diversi di codici a barre, delle piante della metropolitana di New York e l'insopportabile controparte figurativa, dipinta o scolpita, di tutto questo: architetture in rovina, rebus metafisici, fanciulle anni trenta, ville romane, trionfi di frutta neosecenteschi, bronzi atletici e terracotte barocche...
Qua e là, per la gioia degli accalappiati, i multimediali e gli interattivi, mai molto evoluti però e spesso non funzionanti. Al Palazzo delle Esposizioni tante cose sembravano altro, rifacimenti minori di invenzioni che da ragazzi ci avevano educato o divertito: finti Pascali e finti Kounellis e finti Ontani, pseudo Gilbert&George e pseudo Tony Cragg e pseudo Richard Long. Dopo una mezz'ora, ci siamo ritrovati tutti e due davanti alle Tangenziali Est di Giovanni Frangi. Due grandi tele del '66, dello stesso formato, con dominanti gialle e verdi, che rappresentavano la periferia di una città....


In queste due opere - commenta Recalcati - Agosti e il suo amico incontrano la possibilità stessa che la pittura possa continuare ad esistere.
…....

Ho riportato questo brano, a parte l'intrinseca piacevolezza, perché spiega più e meglio di tanti trattati la condizione dell'arte ai nostri giorni: alcune perle in mezzo a tanto pattume.
Così, credo, come sia stato e sarà in tutte le epoche
senza crearci impossibili aspettative o rifiuti in blocco.
Quoto in toto.
Io Recalcati lo conoscevo più che altro per le imitazioni che ne faceva Crozza nel suo programma su La9. Non sapevo che scrivesse anche di arte, e quanto hai riportato sopra mi induce ad approfondire la faccenda. Anche a me piace molto Frangi, e vedo che qui sono in buona compagnia.
 

sans souci

Nuovo forumer
Frank, ti consiglio un testo di Recalcati "Il mistero delle cose" nel quale psicoanalizza nove artisti in maniera monografica: Morandi, Burri, Vedova, William Congdon, Celiberti, Kounellis, Claudio Parmiggiani, Papetti e Frangi.

Un pochino di lettura necessariamente lenta, almeno per me che non ho studiato Jacques Lacan, ma apre orizzonti immensi nella lettura di un'opera.
Ad esempio Kounellis mi era sempre sembrato molto sopravvalutato, ma dopo la lettura di Recalcati lo guardo con altri occhi. Siamo però ad un livello di concettualità - e relative spiegazioni - che normalmente mi è distante, ritenendo forse a torto che alla fine spetta al singolo spettatore ricavare quanto "sente" nella lettura di un'opera, con pochissimi input a latere..
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Ah, ora capisco chi è quel Recalcati :rotfl:
A me Lacan lo hanno invece riversato nelle orecchie (nel cervello no, ha fatto poca strada, solo un po' l'Image du miroir) quando studiavo in Francia (al tempo era una specie di self-Erasmus). Una cultura parolaia che mi terrà purtroppo lontano dal libro consigliato dal buon @sans souci
Come è stato detto, perché l'italiano ti creda profondo basta non farsi capire. Funziona anche in Francia.
Poi c'è un altro modo di sembrare profondi: sottolineare con la voce una parola ogni due o tre, e così sembra chissà che cosa.

Esempio: noi oggi non parleremo di cucina, ma tratteremo di cibo, che è diverso. L'uomo non necessita di alimento, figuriamoci, ma ricerca disperatamente la sostanza, anzi, la soddisfazione della sostanza ecc ecc :bla: (esempio inventato: si provi però a leggere con la sottolineatura della voce: pare Hegel :pollicione: ed è nulla - e qui la sottolineatura invece s'impone :clava:)
 

Loryred

Forumer storico
Recalcati mi ha suscitato sensazioni contrastanti, inizialmente credo il tema fisse il rapporto genitori-figli o fenomeni giovanili non mi è spiaciuto, poi ho iniziato a trovarlo ripetitivo e involuto, Crozza è un genio nel cogliere i difetti, e mi riconosco nel commento di Gino.

Si ricade in quello stile "fuffesco" in piano Leopolda-style, autocompiacimento e frasi ad effetto tanto radical chic, la comunicazione che finisce per mangiarsi il contenuto. Non sapevo si occupasse d'arte e non so se lo leggerei.
Frangi lo conosco davvero poco ma credo abbia un suo perchè anche se non propio nelle mie corde, ma ammetto che il giudizio è prematuro.
 
Ultima modifica:

Users who are viewing this thread

Alto