Presente e futuro dell'arte. Facciamo il punto. (1 Viewer)

sans souci

Nuovo forumer
A proposito del futuro prossimo del mondo dell'arte, traggo dal blog di Carlo Franza la situazione attuale dei maggiori musei americani:

Il MoMA licenzia in tronco tutti i dipendenti del Dipartimento Educativo e non è il solo museo a tagliare il personale.

Poche sorprese, è solo il modello americano. Ci notifica l’agenzia “Americans for the Arts” che l’impatto dell’emergenza Covid-19 sul mondo dell’arte negli Stati Uniti è economicamente quantificabile in una perdita di 4,5 miliardi di dollari, e ciò solo fino ad ora. Per avere un quadro ampio dell’enorme danno economico, occorre sapere che l’arte e la cultura rappresentano il 4,5% del PIL dell’intera nazione, con un giro di 878 miliardi di dollari e un bacino di 5 milioni di posti di lavoro; che in queste ultime settimane si sono drammaticamente ridotti.

Non è poco, mentre qui in Italia molti artisti non si rendono ancora conto del dramma cui andranno incontro.
Alla luce dei segni meno-meno, storditi dai numeri che fanno impallidire, e da un futuro prossimo terrorizzante i musei americani hanno deciso di dar via ai tagli al personale. E badate bene, non sto parlando di gallerie e piccoli centri d’arte, ma di istituzioni gigantesche, come il Guggenheim di New York, il MOCA e il LACMA di Los Angeles, che aveva investito 750 milioni di dollari per il suo ambizioso piano di ristrutturazione.
Lo SFMoMA di San Francisco ha licenziato ben 300 impiegati.
E anche il MoMA di New York, il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea più importante e potente al mondo ha dato il via al suo triste percorso di licenziamenti; basti sapere che al dipartimento educativo lo staff ha ricevuto l’ultimo stipendio il 30 marzo 2020. E se la situazione è oggi questa, cosa succederà dopo, quando la situazione tornerà – se tornerà- a normalità? Ecco cosa si legge nella mail inviata a tutti i dipendenti, licenziati a tambur battente da un giorno all’altro:Tutti gli altri impegni futuri vengono annullati e nessun ulteriore pagamento sarà fatto”; più amara la conclusione della lettera per quando dovesse in futuro il Museo riaprire: “passeranno mesi, se non anni, prima di poter tornare al budget necessario per riattivare i servizi di formazione del dipartimento”. E’ certo che un museo senza formazione e senza didattica, è come avere un corpo senza sangue.

Ci informa “l’American Alliance of Museums”che i musei negli Stati Uniti stanno attualmente perdendo almeno 33 milioni di dollari al giorno; dato impressionante che lascia sbigottiti tutti e che allarma ancor prima di verifiche in atto perché il patrimonio del MoMA ammonta a 1 miliardo di dollari, alla luce dell’ultima dichiarazione dei redditi. Questo dato lascia vedere che questo museo non è con l’acqua alla gola, e il direttore del MoMA Glenn D. Lowry, ha uno stipendio di 2,2 milioni di dollari circa, più diversi bonus.
Ma questi sono dati che vivevano prima dell’emergenza Covid-19. Il museo era rimasto eccezionalmente chiuso per quattro mesi anche nel 2019, per consentire il completamento dei lavori di ristrutturazione, un progetto da 400 milioni di dollari.
Si osservi che non sono pochi quattro mesi di chiusura per un museo che, ogni anno, guadagna circa 30 milioni di dollari per i biglietti, per una incidenza sul bilancio di circa il 14%. C’è da dire che la chiusura potè avvenire anche grazie a una munifica donazione di 200 milioni di dollari proveniente dall’estate di David Rockefeller, derivata dalla vendita di parte della collezione in asta da Christie’s. E poi non è da trascurare che chairman del MoMA è Leon David Black, CEO del gigante della private equity Apollo Global Management, che gestisce oltre 300 miliardi di dollari. E poi è lo stesso Leon David Black contro la cui filantropia tossica si è scagliato più volte Michael Rakowitz. Ed è sempre quel David Black che investe in società di contractors, mercenari, armi e prigioni. Ma queste sono notizie a latere che fondamentalmente c’entrano poco col museo se non per l’ennesimo investimento e lo spietato profitto. Mi chiedo, può essere questo glorioso modello americano essere preso a termine di paragone per la gestione dei nostri musei, applicandone simili strategie e simili politiche culturali ?
 

Cris70

... a prescindere
secondo me una via di mezzo.
la lanci li come una provocazione ma poi stai alla finestra ad aspettare se qualche stato o emiro ti telefona
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Questa discussione era nata prima del Covid, forse è il caso di riprenderla senza troppo fissarsi sugli ultimi avvenimenti, in cui il massimo genio degli artisti fu mettere la mascherina a statue e simili, proprio una grande creatività :corna:
Dal punto di vista dello spettatore ho comunque scoperto (per me) che esiste una interessante correlazione tra movimento fisico e godimento dell'arte. Semplificando, prima uno (io :-D ) si muove nel mondo, poi si affaccia alla finestra dell'arte, sta fermo e vede di ricevere qualcosa. Questa postura lo mette in condizione di essere piuttosto esigente, potendo concentrarsi tutto sull'opera. Invece, già con la scultura viene richiesta una partecipazione attiva di movimento, ancor più nelle installazioni e riguardo alle architetture. Appare poi curioso che la condizione di chi ammira un quadro somigli nella passività a quella di chi guarda un film (o assista a uno spettacolo teatrale od operistico).
Viene da chiedersi quanto quest'approccio possa venir mantenuto in futuro, visto che molti artisti puntano al coinvolgimento fisico dell'osservatore.
Anche nei riguardi del mondo, possiamo avere due atteggiamenti opposti: modificarlo, usandolo o distruggendo qualcosa, cioè cambiandolo; oppure cercare di conoscerlo, e quindi lasciandolo il più possibile come è. Pertanto il paradosso che ne deriva è che quanto più l'autore provoca la nostra partecipazione e risposta in movimento, tanto più egli stesso si nasconde, in quanto il nostro agire impedirà di conoscerlo per come egli è.
(PS :stop: se non si è ben capito il sottolineato, rileggere lentamente :ombrello: ... ) :rottentomato:
.
 

Hounagemella

Nuovo forumer
Buonasera ! Chiedo qui perché non ho altri appigli . Possiedo una tavoletta di cioccolato di Vanessa beecroft . Lo so , sembra impossibile ma è cosi. Non credo che sia opera catalogata perché era la" bomboniera " del suo matrimonio è per la nascita di suo figlio. Secondo me ne son restate poche perché gli ospiti , per la maggior parte , le hanno mangiate. Io invece sono stata previdente! È interessante? Ha un valore economico nel mondo dell'arte anche senza una ipotetica tracciabilità?

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Cris70

... a prescindere
Buonasera ! Chiedo qui perché non ho altri appigli . Possiedo una tavoletta di cioccolato di Vanessa beecroft . Lo so , sembra impossibile ma è cosi. Non credo che sia opera catalogata perché era la" bomboniera " del suo matrimonio è per la nascita di suo figlio. Secondo me ne son restate poche perché gli ospiti , per la maggior parte , le hanno mangiate. Io invece sono stata previdente! È interessante? Ha un valore economico nel mondo dell'arte anche senza una ipotetica tracciabilità?

Vedi l'allegato 558543

Vedi l'allegato 558544

Ciao, non se è una burla ma potrebbe anche essere vero. Nel mondo dell'arte se ne vedono di tutti i tipi.
A parer mio anche tu avresti fatto bene a mangiartela. Comunque sia rimane un bel ricordo
Escludo possa avere un qualche valore.
Dimenticavo, benvenuta/to :accordo:
 

Hounagemella

Nuovo forumer
Scusate , sono nuova e faccio peraltro casino col computer . La tecnologia è davvero molto lontana da me . Comunque non è una bufala : è davvero andata così . Ero fra gli invitati ! Grazie comunque della risposta . Io continuo a tenerla in frigo insieme ad un'altra di Trump !
 

Barlafuss

Forumer storico
Non so che dire, è una curiosità, nient'altro. Poi c'è sempre qualcuno che può essere interessato. Ma non è un'opera d'arte, è una barretta di cioccolato. Eccolo qui, è scritto. Prova a metterla in vendita, si sa mai.
 

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